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Autore: Manuela_    23/08/2012    0 recensioni
"Non ho mai permesso a nessuno se non a poche persone di farmi conoscere bene, con la conseguenza di essermi ritrovata da sola e so di aver sbagliato in questo".
La vita di una ragazza qualunque può essere stravolta in un attimo, facendola diventare fragile. Così, una volta lontana da tutti, ripensa al passato e alle sue ombre, trovando tra quei pensieri uno spiraglio di luce, che la condurrà a riprendersi la sua vita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un passo verso la luce


Inaccettata, incompresa. Non riesco a capirne il motivo. Ma non è questo che mi preoccupa, infatti ci sono cose peggiori di questi sentimenti, come le cicatrici che porto sulla pelle, orribile ricordo di quel giorno. Ma non posso dimenticarlo per il semplice fatto che è evidente, un incubo che mi fa svegliare di colpo la notte e mi fa piangere durante il giorno.
Tutto questo per colpa di uno sconosciuto che mi ha trovata, o forse dovrei dare la colpa a me che ero uscita, anche se adesso è inutile questo atteggiamento infantile perchè ormai è successo.
Era un venerdì, nel tardo pomeriggio, stavo tornando a casa da sola dopo un'uscita al cinema con le mie amiche e in strada c'era solo qualche passante, più che altro in macchina. All'improvviso vidi un ragazzo che poteva avere circa 20 anni attraversare la strada e venirmi incontro. Fu questione di un attimo e mi ritrovai quasi al buio in un luogo chiuso. Mi faceva male la testa, forse ero stata colpita ed ero svenuta. Rividi lo sconosciuto di prima in piedi occupato a fare una chiamata di cui non capii le parole, perchè troppo confusa. Chiuse la conversazione e si accorse che mi ero svegliata, a quel punto si avvicinò a me con uno sguardo indefinibile e l'unica cosa che riuscii a fare io fu un urlo soffocato dalla sua mano quando intuii cosa aveva intenzione di fare. Quello che successe dopo preferirei non fosse accaduto mai perchè è indescrivibile, ma soprattutto un orrore.
Mi svegliai forse il giorno dopo e mi accorsi che ero nello stesso posto di dove ero finita prima di chiudere gli occhi, a differenza che a farmi compagnia c'era solo la polvere e nient'altro, non lo sconosciuto. Poco alla volta, mentre cercavo di alzarmi da terra tutto il corpo iniziò a farmi male, mi accorsi del mucchio di lividi e anche di qualche taglio e pensai che sarebbe stato più giusto non tornare a casa per qualche giorno, finchè non fossi stata un pò meglio. Presi come scusa per i vestiti malmessi il fatto che avevo dormito fuori e avevo preso parte a una rissa. Non dissi nulla a nessuno di quella notte e i miei genitori mi misero in castigo per mesi interi per "essere stata un'irresponsabile e averli fatti preoccupare a morte, non sarei dovuta stare fuori così tanto da casa e che se avessi tardato di un giorno avrebbero avvertito la polizia", queste furono le loro parole.

Temo che dovranno rinchiudermi in casa per il resto della mia vita se ci ritorno perchè è da troppi giorni che sono fuori, ma farebbero bene questa volta perchè l'ho fatto di mia volontà, per cercare un posto fuori da quelle quattro mura che mi faccia sentire bene, che mi permetta di tornare a sentirmi felice, come quando ero piccola e giocavo con i miei amici senza preoccuparmi del mondo perchè non mi interessava. Purtroppo, per ora è solo una speranza, quello che sento è soltanto il solito vuoto, nulla di più.
È ormai tardi e con il buio della notte mi vengono in mente mille ricordi, ma anche mille preoccupazioni. Non ho mai permesso a nessuno se non a poche persone di farmi conoscere bene, con la conseguenza di essermi ritrovata da sola e so di aver sbagliato in questo. Inoltre non ho fatto altro che ferire quei pochi amici che avevo trascurandoli semplicemente perchè le mie lamentele e i miei complessi erano più importanti di loro. Ma fortunatamente, quando accantonavo tutto ciò passavo dei momenti meravigliosi con loro come fanno tutti gli adolescenti tra di loro, passando il tempo a ridere e scherzare. Quella parte mi manca, soprattutto ora che ho la consapevolezza che non la rivivrò più. Un vento gelido mi risveglia da tutti quei pensieri e mi fa capire che sarebbe meglio se trovassi un posto dove dormire stanotte.
Mentre proseguo sul marciapiede, vedo un uomo anziano che adagiato per terra su un bordo della strada cerca di dormire e di coprirsi con quel poco che ha, ovvero un pezzo di cartone improvvisato come coperta. Più avanti in un vicolo luminoso che porta alla strada principale, delle ragazze che potrebbero avere massimo qualche anno in più di me se ne stanno lì con vestiti vistosi e aderenti e forse troppo rossetto, ad aspettare che qualche macchina si fermi davanti a loro. Guardo tutte quelle persone e immagino come debba essere la loro vita, senza un futuro certo, senza la possibilità di essere felici, senza un posto in cui sentirsi protetti, al sicuro, ma soprattutto senza qualcuno accanto, su cui contare, su cui fare affidamento, a cui raccontare la propria noiosa e solita giornata e a cui voler bene. Sento, nei loro sguardi persi e rassegnati, tutti quei desideri, quei sogni mai realizzati, quella voglia di poter dire un giorno "ci sono anch'io!". È proprio negli occhi di quelle persone che trovo la verità : io non sono sola. Non sono sola come ho pensato di essere finora, ho a casa delle persone che mi aspettano, degli amici a cui chiedere scusa, ma sempre lì a volermi bene, nonostante i miei sbagli, ho dei sogni ancora da realizzare e un futuro da costruire. Non posso permettere che la mia vita smetta di essere quello che desidero che sia, solo per colpa di uno sconosciuto che aveva intenzione di divertirsi in un modo troppo esagerato, una sera. Non dovrei essere qui.

Fortunatamente ho un pò di soldi con me in modo che possa prendere un taxi per arrivare a casa. Durante il tragitto medito sulla grandezza della mia stupidità nel gesto che ho compiuto andandomene via senza preavviso, ma anche su cosa dire ai miei una volta che avrei suonato il campanello. Mi immagino già i loro sguardi di accusa su di me e al solo pensiero un brivido mi scuote.
È proprio come pensavo, ma invece di starmene impietrita davanti alla porta mi metto a ridere, sorrido come non avevo mai fatto nell'ultimo paio di mesi, per il sollievo di rivedere quei volti così familiari di fronte a me. Passano i minuti e solo dopo quando smettono di lanciare rimproveri a vanvera cerco di aprire bocca ma con il loro sguardo fulminante addosso capisco che sia meglio ritirarmi in camera.
Per alcuni giorni non faccio che annuire alle loro richieste e subire le loro giuste punizioni, andare a scuola e non parlare con nessuno, ritirarmi in un angolo e pensare a come dirlo. Sì, perchè pensarci è facile, ma trovare il coraggio e il modo per farlo è tutta un'altra cosa. Poi, quando vedo che questo silenzio non aiuta né me né gli altri, penso che sia la cosa giusta da fare.
Tornata da scuola, prendo un bel respiro di incoraggiamento e vado da mia madre, in cucina, e inizio a prendere la parola dicendo : " Se l'ultima volta sono stata via da casa per due settimane l'ho fatto per conseguenza alla prima volta che mi sono assentata per alcuni giorni." Lei si gira e mi guarda male, ma io proseguo, "Mi dispiace di aver fatto preoccupare tutti voi, ma mi trovavo in una situazione difficile, infatti ho fatto un grandissimo sforzo a parlarne ora. Vedi, ci sono cose che non si dicono perchè troppo importanti e altre perchè si è troppo deboli e non si ha il coraggio di esprimerle ad alta voce. Il secondo caso riguarda me..." Si avvicina a me e mi dice : "Qualunque cosa sia avresti potuto dirla, lo sai che siamo stati sempre dei genitori aperti a qualsiasi cosa tu abbia voluto dire." La interrompo e continuo con il mio discorso che mi ero preparata da tempo : " Questa volta è diverso, perchè non si trovano le parole...vedi..." mi interrompo ma riprendo subito e pronuncio lentamente ogni parola in modo che possa ascoltare bene. "Io...Sono stata violentata." Il resto lo tiro fuori tutto d'un fiato, raccontando tutti i particolari e mostrandole le cicatrici. Mia madre si dimostra comprensiva e disposta ad ascoltarmi, infatti cerca di non muovere neanche una mano per non interrompermi.

Non so dove abbia trovato la forza di parlare ma questo mi ha aiutata a sentirmi meglio, infatti ora è come se mi avessero tolto un enorme macigno dalla testa. Ho ritrovato fiducia in me stessa e riesco a capirmi meglio, ora il prossimo passo da fare è farmi perdonare dai miei amici e dimostrarmi disponibile a stare con loro, in fondo se lo meritano. Ho anche intenzione di conoscere nuova gente e non temo più quello che pensano di me gli altri, perchè devo pur vivere la mia vita in pace. Inoltre, non sono più in castigo ora che i miei sanno la verità ma ho, comunque, degli orari da rispettare poichè lo spavento che ho fatto prendere loro è stato enorme. Quello che cercavo poco a poco lo sto trovando e mi sento più libera, anche se, a volte, di notte l'incubo che mi ha perseguitato per mesi ritorna a trovarmi, ma è soltanto qualcosa di lontano e sbiadito e non mi fa più paura, dato che ho capito che, in fondo, se si ha un problema è meglio affrontarlo subito altrimenti diventa insopportabile e, tra l'altro, qualcuno disposto ad ascoltare si trova sempre. Ora è meglio che mi muova altrimenti faccio tardi, non ho intenzione di far aspettare troppo la mia amica. Di corsa scendo le scale e mi chiudo la porta alle spalle, lasciandomi dietro anche il passato, mentre di fronte a me trovo un sole splendente pronto a riservarmi una bella giornata da passare, ma soprattutto un futuro migliore da vivere.

  
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