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Autore: Axolizzata_31    23/08/2012    2 recensioni
Autismo. E' una cosa che forse molti i voi non conoscono. Io lo sò cos'è. Non sono io la persona autistica, no. Ma è lui. Il bambino che nacque con la febbre.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era nato. Ma non piangeva. Aveva la febbre. Dopo una settimana uscì da quell’ospedale,e io lo andai a trovare. Lo presi subito in braccio. Fu una specie di ‘amore a prima vista’. Era un bimbo magnifico,ed io,già sentivo che era speciale.
Il bimbo iniziò a crescere,io cercavo di stargli il più vicino possibile. Volevo bene a lui e volevo anche molto bene alla madre. La conoscevo da quando ero nata. Era una delle amiche più strette di mia madre e quindi ero cresciuta anche con lei.
Ricordo ancora le parole che disse:
“Anto,faglielo prendere in braccio.”
“No dai,ho paura”-Dissi io.
“Non preoccuparti,ci sono io vicino a te”-mi disse la madre del bambino.

Mi poggiò un lenzuolino bianco sulle braccia e io presi il bambino. Era bellissimo. Sorridevo,ero contenta. Ero la prima ragazzina tra le figlie delle amiche ad averlo preso in braccio,ed ero anche la più piccola. Ero molto orgogliosa di questa cosa.
Sapevo che quel bambino aveva qualcosa in più rispetto agli altri. Ed era vero. Aveva anche un nome,solo che alcune persone lo considerano qualcosa forse,che rende inferiore le persone: l’autismo.
Il bambino cresceva. Iniziò ad avere alcuni sintomi di questa ‘cosa’ ma noi ne venimmo a conoscenza solo dopo più di un anno. Dopo degli esami che ebbe il bambino,mi arrivò un messaggio con scritto: “E’ autistico. “
Quel punto mi terrorizzò. Mi dava quella sensazione di mancanza d’uscita. In effetti era così,non si può fuggire all’autismo,e non ci si può curare. Ma si può vivere con l’autismo. Basta seguire le cure giuste,avere pazienza e tanto tanto bene verso la persone affetta. Per quanto riguardava me,quel bene,c’era. Ed era anche tanto. Per quel bambino,il mio bene era infinito.
Il bambino pur crescendo,non dava nessun segno di parola concreta,solo qualche cosa tipo “Degdè”. Si incantava spesso e si isolava. Ma era tutta opera dell’autismo. Eppure,io sapevo che quel bambino ce la poteva fare,lui prima o poi avrebbe parlato. Non mi sarei data pace,fin quando non l’avrebbe fatto. 
  
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