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Autore: Isabriel    24/08/2012    2 recensioni
Fan Fiction sul XIII Apostolo un po' "sopra le righe" scritta da due fans nel tentativo di colmare il vuoto che questa serie ha lasciato con la sua "fine".
E' stata scritta immaginando perchè Claudia abbia chiesto alla sua segretaria di annullare tutti gli
appuntamenti della settimana
Insomma,nessuno di voi moriva dalla voglia di chiedere a Claudia PERCHE'?!
La storia,dopo i primi tre capitoli si evolverà in un modo completamente diverso,buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E’ il tramonto di una serata autunnale, un uomo è seduto su una panchina con lo sguardo perso nel lago di una villetta in cima ad una collina.
Probabilmente è sedato, non riesce a pensare lucidamente e i suoi muscoli sono intorpiditi.
Si sforza per riflettere e dei vecchi ricordi tornano a galla…nonostante il suo sguardo rimane impassabile, una lacrima gli attraversa la guancia sinistra.
Se un osservatore esterno, fosse passato di lì per caso, avrebbe di certo pensato che niente in quel preciso istante, avrebbe potuto turbare la quiete del lago.
All’improvviso il suono di una campana, giunge dalla casa.
L’uomo sembra ridestarsi dai suoi pensieri, si alza dalla panchina, infila le mani nelle tasche dei pantaloni e a passo lento si dirige verso la villa.
In quegli ultimi giorni di prigionia, la campanella era il segnale che lo avvertiva: in quel caso dell’imminente cena e quindi della somministrazione delle innumerevoli pastiglie.
Aveva provato a ribellarsi una, due volte…ma alla fine si era arreso, sapeva che non c’era più niente da fare e che non aveva nessuna possibilità contro i suoi sequestratori.
Arriva alla villa e trova la porta spalancata.
Le finestre sono già tutte chiuse e l’ingresso è invaso da una luce spettrale.
La sua mente, che sembra aver riacquistato un po’ di lucidità per via dell’indebolirsi dell’effetto delle medicine, inizia a comporre strane teorie su cosa sta per accadere.
Dopo aver fatto pochi passi, raggiunge il salotto che collega le altre stanze.
Raccoglie tutto il fiato che ha in corpo e inizia a urlare.
Un urlo debole, poi si accorge che qualcuno gli sta impedendo di urlare.
Cade a terra, cerca di poggiarsi sui gomiti per girarsi di lato.
Quando ci riesce, vede di fronte a sè una figura alta e snella e una più piccola e tarchiata.
Ovviamente ,nonostante la vista sfocata, li ha riconosciuti: sono Serventi ed Esther.
L’uomo inizia a Parlare: “Vedi Stefano, si può dire che il tuo periodo di villeggiatura è giunto al termine. Sei un uomo inutile, nessuno è venuto a salvarti e nella tua vita non sei riuscito a combinare niente di buono.”
Un dolore acuto pervade tutto il corpo di Stefano.
Serventi: “in questo momento ti sto solo facendo un favore…sei solo, abbandonato da tutti…e meriti di morire!”
Il respiro dell’uomo accasciato a terra diventa affannato, le sue membra sono intorpidite e un improvviso gelo invade il suo corpo.

***

Sono le 8:00 di domenica mattina e Claudia è ancor a letto. Guarda distratta l'orologio che porta al polso e cerca di rimettersi a dormire, ma non riesce a riprendere sonno.
Innervosita si alza e inizia a prepararsi per la giornata. Non sente Gabriel da due giorni e la cosa le crea un po' d'ansia.
Sono quasi le nove quando decide di prepararsi la colazione, ma appena entra in cucina suona il campanello.
Lascia la caffettiera aperta sul tavolo e risponde al citofono.
Claudia: “Chi ?”
Alonso sperava di trovarla in casa.
Alonso: “Claudia, sono Alonso...mi offri la colazione?”
Claudia: “Sali”. Sorride.
Pochi minuti dopo Alonso si trova davanti alla porta dell'appartamento di Claudia con le appoggiata su un lato.
Claudia: “Questa cosa sta diventando un'abitudine.”
Alonso: “Che ci posso fare se il tuo caffè è il migliore di tutta Roma..”
Claudia: “...e pure bugiardo!”
Ridono.
Alonso: “Comunque il tuo caffè è veramente buono!”
Claudia: “Si si, come no! Dai entra o vuoi restare li fuori?”
Claudia si sposta leggermente di lato per permettere ad Alonso di entrare, poi chiude la porta dell'appartamento.
Claudia: “Alonso...ti devo chiedere una cosa. Come sta Gabriel? E' un paio di giorni che non lo sento e al telefono non risponde...”
Alonso, ancora voltato di schiena, fa una smorfia e cerca di non farsi notare da Claudia mantenendo un comportamento calmo e tranquillo.
Non si aspettava di arrivare a quella discussione così presto, pensava di tergiversare un po' prima.
Alonso: “Il ragazzo è...molto impegnato, sai Serventi e tutto il resto...”
Claudia aveva il presentimento che Alonso non fosse li per una visita “amichevole”, ma che
nascondesse qualcosa. Non per niente era una psicologa, nascondergli qualcosa era difficile.
Claudia: “Si si, lo so...ma almeno una telefonata. Come vanno le ricerche?”
Alonso: “Penso bene...cioè bene...credo.”
Claudia nota un po' di esitazione nella voce del vecchio prete.
Claudia: “Credi?”
Alonso: “Cioè ormai siamo alla fine...”
Questa frase fa gelare il sangue a Claudia.
Claudia: “Quanto “alla fine”, Alonso? E non mentirmi, tanto ho capito che c'è qualcosa che non va...”
Alonso si volta verso la psicologa con aria afflitta.
Alonso: “Non voglio mentirti Claudia, ma non chiedermi nulla...ti prego.”
Claudia: “Devi dirmelo Alonso! E' successo qualcosa? Gabriel sta bene???....”
Alonso fa un respiro profondo, ormai non riesce più a nascondere la verità, non è mai stato bravo a mentire.
Alonso: “Non lo sappiamo...”
Claudia: “Cosa???! Cosa non sapete, Alonso?”
Alonso: “Di Gabriel...”
Claudia non si sente molto bene e si siede, tremante, sul divano.
Alonso si avvicina spaventato.
Alonso: “Claudia! Claudia...stai bene?”
Claudia: “Si, sto bene...dov'è Gabriel, Alonso?”
Alonso: “Sentimi bene Claudia, se ti dico quello che so mi prometti che non farai nulla di stupido?...”
Claudia: “....tu dimmi dov'è Gabriel...”
Alonso: “Promettimelo prima...”
Claudia: “Te lo prometto...”
Alonso rimane silenzioso per qualche istante.
Alonso: “Gabriel sta sfidando Serventi...”
Claudia: “Scusa?...Come...”
Alonso: “Aspetta...non interrompermi...qualche giorno fa Serventi si è fatto vivo a casa del dottor Gaslini mentre Gabriel era in casa, gli ha riferito che si sarebbe fatto vivo ancora e che quando lo avrebbe visto di nuovo sarebbe stata l'ultima volta...per qualcuno dei due...”
Claudia: “Non me ne ha parlato...”
Alonso: “Non voleva farti preoccupare...”
Claudia: “Chi è con Gabriel?...”
Alonso: “Nessuno...”
Claudia: “Cosa??? Lo avete lasciato solo?...Voi...voi...” cerca di calmarsi, ma ormai gli è quasi impossibile.
Alonso: “Non potevamo Claudia!!!”
Claudia: “Dov'è? Almeno quello lo dovete sapere...”
Alonso: “E invece no, Gabriel non ce l'ha voluto dire...ha detto che era una cosa fra lui e Serventi, ci ha tagliato fuori Claudia, non l'abbiamo lasciato solo!”
Claudia: “Voi non dovevate lasciarlo andare!”
Alonso: “Veramente erano due contro uno, Isaia ha detto di si...”
Claudia: “Perchè la cosa non mi meraviglia?...hai provato a chiamarlo?”
Alonso: “Non mi risponde...”
Claudia: “...ho bisogno dell'acqua...”
Alonso: “Te la prendo io...”
Claudia: “No!...No, faccio da sola...”
Claudia si alza sul divano, ha le gambe molli e la testa che gli gira. Fa qualche passo, si avvicina alla porta della cucina, poi si sente mancare e si accascia sul pavimento.
Alonso si aspettava quella reazione e, seguendola pochi passi dietro di lei, riesce ad afferrarla e a trascinarla sul divano.

***

Gabriel aveva ricevuto le indicazioni del luogo di incontro con Serventi proprio quella mattina.
Non si era nemmeno recato in congregazione per avvisare gli altri, sapeva che se lo avesse fatto, loro non lo avrebbero lasciato andare da solo. Decise così di fare la cosa più semplice e veloce: lasciare un messaggio in segreteria ad Isaia, che fortunatamente aveva ancora il cellulare staccato: “Sto per andare da Serventi. Mi è stato detto di andare da solo, è una questione tra me è lui. Non voglio mettere in mezzo nessun altro, ne far rischiare la vita a nessuno di voi. Siate obiettivi, non potete far niente per combatterlo, solo io ne ho il potere. Questo sarà l’ultimo scontro, quello decisivo. Solo uno dei due ne uscirà vincitore…e francamente, spero di esserlo io. Ora devo andare, non vi dirò di più così non potrete raggiungermi. Di a Padre Alonso di raggiungere Claudia, ma di non dirle niente, deve solo tenerla in casa al sicuro. Quando tornerò farò la mia scelta… e se non dovessi tornare, ricordale che l’ho sempre amata e che avrei scelto lei” Gabriel sospira e chiude la conversazione.
Detto questo, si infila il giubbotto di pelle, indossa il casco e sale sulla sua moto.
Dopo alcune ore di viaggio arriva a destinazione. Serventi non sceglieva mai dei posti a caso,era una villetta sulle colline fuori Roma.
Ormai era pomeriggio inoltrato.
Il cielo, si era riempito di nuvole e in lontananza si sentiva il rumore di alcuni tuoni, segno del temporale in arrivo.
Decise di affrettare il passo.
Giunto davanti alla villa, trovò la porta socchiusa e decise quindi di entrare senza bussare…anche perché a cosa sarebbe servito? Serventi sarebbe giunto ad accoglierlo a braccia aperte? Sicuramente no.
La porta socchiusa, sottintendeva da sé , un invito ad entrare.
La casa non era molto illuminata, una luce fioca arrivava dal fondo del corridoio, decise quindi di camminare in quella direzione, guardando in tutte le direzioni per evitare di essere aggredito di sorpresa.
Durante il tragitto verso la stanza, l’odore acre che aveva sentito appena accennato quando era entrato in casa, diventava sempre più forte.
Giunto all’ingresso della stanza, gli bastò abbassare lo sguardo di poco per notare che, disteso sul pavimento, c’era un uomo di mezza età morto, con stampata in faccia una smorfia di dolore.
Gli ci volle poco per riconoscere quell’uomo: era il padre di Claudia.
Un impeto di rabbia gli attraversò il corpo.
Non era arrivato in tempo per salvarlo…doveva essere morto già da un giorno almeno e Serventi non aveva nemmeno avuto la decenza di spostarlo. Sicuramente l’aveva lasciato lì come avvertimento.
Una risata al di là della stanza lo risvegliò dalla sua riflessione personale.
Serventi iniziò a camminare a passo lento verso il centro della stanza, tenendo le mani dietro alla schiena, cercando di concentrarsi sulla figura di Gabriel.
Gabriel osservava l’uomo procedere.
Serventi: “tranquillo Gabriel, non c’è bisogno che mi guardi con quello sguardo preoccupato” disse spostando le mani da dietro la schiena e agitandole in aria “non sono armato, io e te non abbiamo bisogno di quelle stupide pistole, abbiamo ben altre armi con cui combattere”
Gabriel: “non è per quello che sono preoccupato…cosa mi dici del signor Munari? perché lo hai ucciso?”
Serventi abbassò lo sguardo sul cadavere e disse “Oh, lui? Niente mi annoiava…in più era una persona inutile, nella sua vita non ha mai combinato niente di buono, penso di avergli fatto solo un favore uccidendolo!” un ghigno comparì sul suo volto.
Intanto fuori aveva iniziato a piovere insistentemente, lampi e tuoni si susseguivano e all’improvviso un lampo fece saltare la corrente, spegnendo quel piccolo barlume di luce che illuminava la stanza.
Gabriel non aveva mai amato il buio e in quella situazione aveva un motivo in più per detestarlo, soprattutto perché non riusciva a vedere quello che succedeva attorno a sé.
Cominciò a respirare profondamente, mentre con le mani cercava il muro contro cui appoggiarsi con le spalle, quando un leggero venticello caldo gli sfiorò la fronte.
Serventi era ormai davanti a lui.
Quel respiro silenzioso gli aveva fatto venire i brividi.
Senza preavviso le luci tornarono e Gabriel riuscì finalmente a vedere Serventi che con uno scatto un po’ goffo, si spostò immediatamente lontano da lui.
Non servirono altre parole, la loro lotta finale ebbe inizio.
Non c’era bisogno di parole, armi o lanci di incantesimi con bacchette.
Era tutto un gioco di menti e di smorfie sui loro volti.
Un osservatore esterno non sarebbe riuscito a capire quello che stava succedendo, probabilmente li avrebbe presi per pazzi.
Serventi era consapevole del fatto che non aveva ancora recuperato del tutto le sue forze e che Gabriel era molto più potente di lui, tuttavia si era fatto convincere dal fatto che Gabriel non aveva molta esperienza in quel campo…forse allora, poteva avere una piccola speranza di poter vincere contro di lui.
Dopo vari scontri, rimbalzi in altre dimensioni –perché così le definiva Gabriel, non sapeva come chiamarle, dopo le scoperte fatte negli ultimi anni, tutte le sue certezze erano crollate…se esisteva quel tipo di “magia” come poteva essere ancora certo dell’esistenza dell’inferno e del paradiso? Se fosse uscito vivo da quella lotta, avrebbe cercato di approfondire la questione- Sia Serventi che Gabriel caddero a terra in ginocchio.
Gabriel strinse i denti, raccolse tutte le forze che gli erano rimaste e guardò Serventi dritto negli occhi.
Un lampo squarciò il cielo illuminandolo a giorno, quasi volesse segnare il termine di quella battaglia. Serventi infatti alzò lo sguardo ormai perso nel vuoto verso Gabriel, lanciò una risata scomposta e dopo qualche secondo si accasciò a terra con un forte tonfo.
Gabriel osservò la scena con la vista annebbiata e subito dopo Serventi, anche lui si accasciò a terra.

   
 
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