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Autore: Charlotte Doyle    07/03/2007    2 recensioni
Hogwarts decide di dare un'altra possibilità a Draco. E a Narcissa. Fanfiction scritta per hp_ficexchange su LJ.
Genere: Drammatico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fanfiction scritta per hp_ficexchange su LiveJournal, sulle richieste di Fuchsia.

Le richieste erano le seguenti:

1. Dalle 3 alle 5 cose che vorresti ricevere: Narcissa Malfoy, Mrs Purr, una Mary Sue un po' schizzata
2. Dalle 3 alle 5 cose che non vorresti ricevere: no Post-Hogwarts, no Draco/Ginny, no Fenrir Greyback
3. Rating: qualunque

Il titolo della storia è tratto da un brano del musical Spring Awakening, che ha debuttato a Broadway alla fine del 2006. Tuttavia la mia fanfiction non ha nulla a che vedere con il suddetto musical, se non forse per l'atmosfera.

Un ringraziamento a Kit_05, che ha lanciato l'exchange; a Fuchsia, per la traccia; e ai miei beta-reader, Juuhachi Go, Andrew e soprattutto Diletta, che mi ha salvato da una crisi di nervi nel bel mezzo della scrittura (prematura) del capitolo finale.

Il titolo del capitolo è una parodia di Incontriamoci a St. Louis (Meet Me in Saint Louis), famoso musical degli anni ’40 diretto da Vince Minnelli, con Judy Garland. Nessun collegamento reale con il testo, in ogni modo (sempre che a Hogwarts non si tenga una fiera annuale in primavera).

Altre note a fine capitolo.




The Guilty Ones
Una fanfiction (di)sgraziata di CharlotteDoyle

1 – Incontriamoci a Serpeverde

“Draco, io non penso che sia così grave,” disse Pansy, prendendo una mano di lui tra le sue e portandosela sul grembo. “Anzi, potrebbe anche essere vantaggioso. Per te, dico.”
Draco liberò la mano e scosse la testa. “Non puoi capire,” disse.
Pansy si rabbuiò in volto.
“È sempre così, non è vero? Non posso capire. Non mi vuoi mai dire niente, perché ‘non posso capire’. Mi fai male, Draco. Vorrei che tu-“
“Ah, smettila di lamentarti,” disse lui, alzandosi. “Vado a farmi un giro.”
E scomparve dietro la porta di pietra della Sala Comune.

Una passeggiata era quello che gli serviva. Ma appena fuori dal territorio di Serpeverde trovò sua madre di guardia, rigida, le braccia conserte.
“Che cosa ci fai qui?” disse la donna al figlio. “Torna indietro.”
“No,” disse Draco. “Faccio quello che voglio.”
Fece per oltrepassarla, ma lei gli afferrò un braccio e lo portò di fronte a sé per guardarlo in faccia.
“Purtroppo non è così. Ho il potere di costringerti a fare quello che voglio io, qui dentro,” disse. “E lo farai, Draco. Torna nel tuo dormitorio. Mettiti a dormire.”
E poi aggiunse, debolmente: “Sarai stanco.”
Imprecando sottovoce (la donna sembrò scandalizzarsi, ma lui non ci fece caso), il ragazzo fece dietrofront e si diresse di nuovo verso la Sala Comune di Serpeverde.
Non aveva voglia di dover spiegare qualcosa a Pansy, quindi una volta entrato puntò direttamente alla sua stanza, senza guardare in faccia nessuno.
Lì c’era solo Theodore Nott, un libro aperto tra le mani, che non degnò il suo compagno della minima attenzione. Draco lo ringraziò dentro di sé per questo, e si affrettò a ficcarsi sotto le coperte. Dormire, sì: forse era quella l’unica soluzione.

Questa scena fortemente melodrammatica vorrebbe fare da prologo alla nostra storia, ma senza spiegare niente di quello che è successo nel mezzo. Cosa fosse avvenuto perché Draco e Narcissa si ritrovassero a Hogwarts, nel settembre 1997, dopo l’attacco dei Mangiamorte alla scuola, sembra creare un motivo di forte disturbo per la trama.

Riprendiamo dunque da Il Principe Mezzosangue, pag. 536 (versione italiana):

"(...) Io posso aiutarti, Draco..."
"Non può, invece," ribattè Malfoy. "Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà. Non ho scelta."
"Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell'Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban... Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui... Passa dalla parte giusta, Draco... tu non sei un assassino..."
Malfoy fissò il Preside, sbalordito.
"Ma sono arrivato fino a qui, no?" disse lentamente. "Credevano che sarei morto, e invece sono qui... Ho la bacchetta in pugno... Lei è qui, a chiedermi pietà..."
"No, Draco" ribatté Dumbledore, tranquillo. "È la mia pietà, non la tua, che conta adesso."
Malfoy non parlò. Aveva la bocca aperta, e la mano con la bacchetta tremava ancora. Harry credette di vederla abbassarsi...

A quanto pare, la generosa offerta era ancora valida settimane dopo, quando i Malfoy furono costretti ad accoglierla pur di sfuggire alla morte per mano di Lord Voldemort.
Tutto merito di Potter, che garantì per loro nonostante uno fosse stato complice della morte di Dumbledore, e l’altra della morte di Sirius Black.
Tutto merito di Potter, che aveva un cuore tanto grande.
Puah.

*

Ma erano salvi, e dunque niente più importava ormai: lui e sua madre non dipendevano più dalla pioggia e il bel tempo di Voldemort; avrebbero potuto rimanere nascosti e felici per sempre.

Nei suoi sogni.

Nella realtà, l'estate a casa Tonks era stata insopportabile, e Draco non vedeva l'ora di tornare a scuola. La zia Andromeda, traditrice del suo sangue, si era offerta di nasconderli per riabilitarsi nei confronti della Famiglia, e Narcissa aveva bene accettato questa cosa, tanto che la prima volta che si erano rincontrate dopo tanti anni l'una si era buttata tra le braccia dell'altra. Sentendole parlare in seguito, Draco aveva sospettato che in realtà sua madre non avesse mai troncato realmente i rapporti con sua sorella: la zia sapeva tutto di lui, dal suo numero di scarpe al nome della sua ragazza. Avendo chiesto spiegazioni a proposito, gli fu risposto che la zia Andromeda era una sensitiva, ma ovviamente lui non ci credette, perché era stato detto con il tono che si usa con i bambini piccoli quando li si prende in giro.
Ecco, il fatto che sua madre facesse comunella con la zia proprio non gli piaceva, soprattutto quando lui era il centro delle loro discussioni.
L'altra cosa che non gli piaceva era il marito di zia Andromeda, il Sanguesporco. Prima di tutto non sapeva come chiamarlo (non si sarebbe mai abbassato a "zio"), e poi conversare con lui lo metteva a disagio: Ted Tonks aveva quell'aria bonaria da cetriolino sottaceto che dà le pacche sulle spalle non appena si presenta l'occasione, e Draco aveva delle spalle molto fragili. Inoltre, di lui sapeva solo che coltivava funghi magici, e non è che questo lo aiutasse, visto che aveva individuato subito la prima consumatrice di quei funghi: sua cugina.
No, Nymphadora non la poteva proprio soffrire. Aveva imparato a odiarla sin da quando lo avevano ficcato nella stanza ch’era della ragazza prima che andasse a vivere da sola, e questo significava che Draco la notte si ritrovava a fare incubi terribili, dove la voce di Lord Voldemort doppiava i cantanti dei gruppi di bassa lega figuranti sui poster che la cugina aveva lasciato appesi al muro. Oltretutto lei aveva preso quel suo accordo con l’Ordine come una sorta di conversione mistica, e adesso era così contenta di avere un cugino che ogni volta che veniva a casa cercava di attaccare bottone per fare amicizia.
“Conosci questo gruppo? Se vuoi ti faccio ascoltare un disco.”
Davvero, a prescindere dalle buone intenzioni, carissima cugina. NO, non li voglio ascoltare i tuoi maledetti dischi!
Questo almeno fin quando anche lei non si mise nei guai con la famiglia. Ed era stato l'unico sollievo di Draco: da quando Nymphadora si era presentata con il suo nuovo ragazzo a cena, Andromeda e Narcissa avevano smesso di preoccuparsi di lui e avevano preso a discutere solamente di quanto fosse poco sano che una ragazza tanto promettente finisse per rovinarsi la vita per amore di uno che, non solo era un lupo mannaro, non solo aveva il doppio della sua età, ma neanche aveva l'ombra di un quattrino in tasca. Che futuro avrebbe potuto darle?
Non fosse stato per il suo stato continuo di completa apatia, Draco avrebbe anche partecipato volentieri ai "minuti d'odio". Avrebbe voluto fornire tutti i particolari della personalità disturbata di Remus Lupin quando insegnava a Hogwarts: di come fosse solito dare la cioccolata agli studenti per ingraziarseli, e anche di come passasse pomeriggi interi da solo con Potter, che allora, come lui, aveva solo tredici anni.
Ma era rimasto zitto, e aveva goduto dei litigi madre-figlia che si svolgevano di settimana in settimana.
Non che i rapporti tra lui e Narcissa fossero migliori, intendiamoci: ma quantomeno loro non urlavano. Non così spesso. D’accordo, diciamo che per litigare aspettavano di essere da soli, se no si limitavano a chiudersi in un dignitoso silenzio. Da quando suo padre non c’era, si era ritrovato a pensare Draco, sua madre si prendeva un po’ troppa confidenza con lui, che già, be’, tanto valeva non ascoltarla proprio.
Sua madre era sempre stata solita perdonargli tutto, e quindi ci rimase male quando, arrivato il primo settembre, lui pronto a tornare a scuola (miracolosamente riaperta grazie all’aiuto di una persona molto influente), lei lo salutò con tanta freddezza, quasi non ne avesse voglia. Insomma, litigi a parte, erano pur sempre in guerra. Uno dei due avrebbe potuto, puff, sparire all’improvviso, e allora perché mantenere vivo il rancore di una discussione finita male?
Stava quasi per farsi un esame di coscienza, quando scoprì che in realtà non sarebbero rimasti separati tanto a lungo. Anzi, eccoli già riuniti.

“Salutate i nostri nuovi professori di Trasfigurazione e Difesa Contro le Arti Oscure,” aveva detto la professoressa McGonagall, che quell’anno era Preside. “Mary Dunn, Narcissa Malfoy.”
Con un allevamento di tonni avrebbe ottenuto meno bocche aperte.

Che poi, era una mania quella di assumere persone sempre più incompetenti per il ruolo. Da quando sua madre sapeva insegnare!?
Draco allora fece una cosa che non aveva mai fatto, neanche in tutti quegli anni di Dumbledore, pieni di buonismo e di castelli in aria: si alzò dal tavolo di Serpeverde, impassibile in volto, e fece la sua uscita indignata dalla Sala Grande.

Narcissa allora pensò: Mio figlio diventerà un attore famoso, un giorno.
E si appuntò di chiamare la sua vecchia amica Blanche Crawford per controllare che ci fosse un posto disponibile nei suoi corsi di teatro.

*

Quella notte Malfoy sognò un drago dorato che volava sul Grand Canyon. Lo vide scendere in picchiata, fino a schiantarsi contro il suolo.
Poi, eccolo davanti un grande fuoco. Attorno a lui una tribù di nativi americani; dicevano di essere Sioux. Il loro capo, uno stregone, si alzò in piedi e disse: “Avrò il tuo scalpo, Malfoy.”
E tutti gli indiani si alzarono e cominciarono a correre intorno al fuoco, cantando: “Avremo il tuo scalpo, Malfoy, augh!”
E lo stregone rideva, rideva.
Draco fece appena in tempo a riconoscere l’uomo come Theodore Nott.
Poi, niente più.
Bianco bianco bianco.


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Note
1* Visto che utilizzo i nomi originali, l’unica cosa che ho cambiato dalla traduzione italiana è stato un “Silente”, modificato in “Dumbledore”.
2* La pioggia e il bel tempo: da La pluie et le beau temps, una raccolta di poesie di Jacques Prévert.
3* Ho scelto di tradurre il termine Mudblood (l’insulto per i maghi di origine Babbana) come Sanguesporco piuttosto che mezzosangue, per non confondere con i maghi nati da un mago e una Babbana o viceversa. È una traduzione piuttosto usata nel fandom italiano; Fangosangue sarebbe stata molto più vicino al termine originale, ma non lo usa nessuno e oltretutto fa morire dal ridere, piuttosto che inorridire.
4* L’idea dei funghi magici è mia, ma il fatto che sia Nymphadora la consumatrice mi è stata "suggerita" da Twinstar in una qualche discussione sul forum di EFP.
  
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