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Autore: REAwhereverIgo    24/08/2012    4 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ricattatore!

Rimase impietrita a fissare il suo blocco, stretto nelle mani del ragazzo, e si sentì morire.

Ecco, la cosa peggiore che poteva capitarle era successa, adesso poteva anche andare a casa e suicidarsi.

Dove l’hai trovato?” sussurrò. Fabio sorrise e mise in cartella il quaderno.

E’ un mio segreto, tu non te ne preoccupare” le rispose.

Rea avrebbe volentieri cancellato dalla faccia del ragazzo quell’espressione soddisfatta lanciandogli contro l’astuccio, ma capiva, anche in quel momento di panico, che non sarebbe stata una mossa saggia.

Restituiscimelo” ordinò, cercando di mostrare una sicurezza che non aveva.

No, per il momento lo terrò io, poi si vedrà” decise lui. La rossa strinse i denti e cercò di rimanere tranquilla, evitando di sputargli.

Dimmi cosa vuoi per ridarmelo e lo avrai” promise. Fabio sembrò quasi considerare l’idea di avanzare una qualche richiesta, poi rise sommessamente.

Che ne dici se ne parliamo dopo la scuola, magari a pranzo?” le propose.

Eeeh?” esclamò lei, dimenticandosi di dirlo a bassa voce. La professoressa la guardò male.

“Stevens, qualche problema?” domandò. Rea arrossì sotto gli occhi divertiti di tutti.

N-no, semplicemente sono riuscita a capire quel passaggio che non mi tornava” rispose imbarazzata. La donna addolcì leggermente l’espressione sul viso e tornò a concentrarsi sull’esercizio.

Sai, lentiggine, se non ti controlli un po’ rischi che il tuo segreto venga a galla. Fidati di me: è meglio se ne parliamo fuori di qui” le sussurrò Fabio, notando che Maria stava ascoltando la loro conversazione. La ragazza strinse i denti e cercò di arrivare indenne alla fine della giornata scolastica.

 

 

Ho fame, non vedo l’ora di arrivare a casa!” esclamò Laura, facendo lo zaino.

Mamma stamani mi ha detto che ci faceva trovare pronte le lasagne. Buone!” la informò Emma.

Rea, che adorava la pasta al forno della madre, rimase zitta. Nessuna delle sue sorelle aveva seguito lo scambio di battute tra lei e Fabio perché entrambe stavano cercando di seguire la spiegazione e, a parte per  il momento in cui lei aveva urlato, non le avevano minimamente prestato attenzione.

Andiamo, dai” la spronarono. Lei tergiversò un secondo e guardò di sottecchi il ragazzo, che la stava aspettando pazientemente appoggiato al muro. Strinse i denti e prese un bel respiro.

Non vengo con voi a casa, ho… ho… ho altro da fare” balbettò. Tutte e due la fissarono con occhi sgranati: in quattro anni di scuola era la prima volta che non tornava a casa con loro.

E dove vai?

Con chi, soprattutto?!” le domandarono. Iniziò a rigirarsi le mani con fare nervoso e le guardò supplicante.

Sentite, poi vi racconto tutto, lo giuro, ma ora non fatemi parlare” le implorò. Aveva notato che Maria, Ginevra e Matilde le stavano ascoltando con fare molto interessato, nonostante cercassero di non essere viste.

Laura si scambiò un’occhiata confusa con la sorella e alzò le spalle.

Ok, come vuoi, ci vediamo dopo” la salutò.

Che cosa?  Ma io lo voglio sapere ora!” si ribellò Emma. La bionda la trascinò via e la fulminò con lo sguardo, zittendola.

Rea sospirò sollevata, ma si rese subito conto della situazione instabile in cui si trovava e l’ansia l’assalì di nuovo.

Andiamo?” le chiese Fabio, avvicinandosi con calma. Lei annuì, incapace di parlare. Sentiva il viso andarle a fuoco e la rabbia possederla se pensava che la stava ricattando.

Mentre erano in corridoio, furono fermati dalle tre ragazze che prima stavano origliando la conversazione.

“Ehi, guarda un po’! Andate a pranzo insieme, oggi?” chiese Matilde.

Lui rimase zitto e la fissò con un sopracciglio alzato, mentre Rea scosse la testa e sorrise agitata.

No, figurati! È che Fabio ha… degli appunti che mi servono di matematica e mi ha proposto di passarmeli, solo che li ha a casa e sto andando a prenderli” inventò sul momento.

“Ma scusami, Emma non è bravissima in matematica? Non te li può dare lei?” fece presente Maria.

Lei si dette dell’idiota e deglutì a vuoto, senza sapere cos’altro dire.

“Visto che li dai a lei, perché non li presti anche a noi?” propose Ginevra.

“Già, così magari ci dai anche altri appunti, visto che noi non siamo molto brave a prenderli. Quelli che scrivevi oggi nell’ora di chimica per esempio” la sostenne la prima.

Nel frattempo, Maria si era avvicinata allo zaino che Fabio teneva sulla spalla destra e si era messa ad armeggiare con la cerniera.

“Mi fai vedere cosa hai scritto, così controllo per bene quali pagine mi mancano?” gli chiese.

Il ragazzo le lanciò uno sguardo truce e si spostò bruscamente, facendole male alla mano con il movimento della cartella piena di libri. Lei lanciò un gridolino e arretrò, poi si controllò il dorso: era rosso.

“Ma sei scemo?!” gli chiese con la voce isterica. Entrambe le sue amiche iniziarono a chiederle come stava, se aveva bisogno di ghiaccio… esagerarono terribilmente quando le dissero che forse doveva andare al pronto soccorso.

Tocca ancora le mie cose senza chiedermelo e giuro che la prossima volta farò sul serio” la minacciò. Prese Rea per un braccio e la trascinò fuori dalla scuola, ignorando gli sguardi allibiti degli altri studenti.

Solo quando furono piuttosto lontani la lasciò andare e la guardò sorridendo triste.

Scusami, non avrei voluto che tu assistessi” le disse. La ragazza rimase zitta. Nel vedere la sua titubanza, lui si portò una mano alla testa e si scompigliò i capelli, nervoso.

Sul serio, mi dispiace. Mi sono arrabbiato e non ho ragionato” si scusò ancora. Gli venne il dubbio che lei volesse fuggire, invece scosse semplicemente la testa.

Se lo sono meritate, tranquillo” lo rassicurò. Quando la guardò, lei aveva un grosso sorriso soddisfatto stampato sul volto, e la prima cosa che il ragazzo pensò fu che le donava.

Non sei arrabbiata?” le chiese.

Arrabbiata? Perché hai trattato male quelle tre? Figuriamoci! Io non le posso sopportare, mi vengono i nervi se penso a quanto sfruttano il loro potenziale fisico per raggirarsi tutti i ragazzi nel raggio di cinquanta chilometri! È una cosa spregevole e avvilente, soprattutto per chi appartiene al genere femminile” rispose. Non aggiunse di proposito il piccolo dettaglio che lei non avrebbe mai potuto sfruttare i maschi solo perché era brutta. Non voleva umiliarsi fino a quel punto.

Sospirando di sollievo, Fabio ritrovò la sua faccia tosta.

Perfetto, ora che abbiamo chiarito direi che dobbiamo discutere del pagamento del tuo quaderno. Magari davanti a una pizza” disse. Solo al sentir nominare il suo blocco, Rea tornò nervosa e tesa come una corda di violino. Solamente ora si ricordava come mai era con lui.

Non potremmo, invece, parlarne subito e salutarci?” propose speranzosa. Il ragazzo rise e le dette un piccolo colpo sul naso con l’indice.

No, mia cara lentiggine” negò. Poi si avvicinò un po’ di più.

Per me è una situazione troppo favorevole per non approfittarne” sussurrò. Rea non sapeva se era più forte il desiderio di allungarsi e baciarlo o quello di dargli un pugno sul naso.

Comunque, lo seguì, docile come un cagnolino. Non sapeva nemmeno dove stavano andando, non stava minimamente considerando la strada. Nella sua testa risuonava un allarme rosso, che le intimava di stare lontana da lui qualsiasi cosa succedesse.

Era un ragazzo. Era bello. Era affascinante. Non aveva nemmeno la più insignificante possibilità che si interessasse a lei e che si innamorasse, per cui tanto valeva stringere i denti e combattere contro il batticuore che le offuscava il cervello quando erano insieme. Non era sicuramente la prima volta che cercava di soffocare i suoi sentimenti prima ancora che nascessero, giusto? Ci aveva provato con Roberto (anche se quella cotta era durata per mesi), poi ci era riuscita con Giacomo e, infine, doveva esserne capace con Fabio.

Siamo arrivati” le annunciò lui, riportandola alla realtà. Si trovavano davanti ad una piccola paninoteca, con l’insegna colorata e divertente. Trasmetteva allegria.

Il ragazzo le fece strada, aprendo la porta ed entrando.

Mamma!” gridò, andando verso il bancone. Rea quasi ebbe un infarto.

Papà!” continuò a chiamare. Due signori sorridenti e con l’aria stanca apparvero dalla cucina.

“Fabio, come mai arrivi così tardi oggi? Ti aspettavamo almeno mezz’ora fa” lo accolse la donna, abbracciandolo.

Ho avuto qualche problema con delle compagne di scuola, niente di importante” minimizzò lui.

“Hai fame? Ti cucino qualcosa al volo” gli chiese l’uomo.

Veramente siamo in due” fece notare il ragazzo, indicando Rea. I suoi genitori la squadrarono, mettendola piuttosto in imbarazzo.

S-salve” balbettò lei in saluto.

“E’ la tua ragazza?” s’informò il padre. Lei si sentì avvampare.

No!” esclamò senza pensarci. Si rese conto solo dopo della gaffe fatta e si zittì, fissando interessata il pavimento. Dal canto suo, Fabio rise.

No, figurati. È una mia amica. Dobbiamo parlare di un progetto scolastico e l’ho portata qui a pranzo. Per voi non è un problema, vero?” spiegò.

No di certo! Mettiti pure comoda, cara, noi arriviamo subito!” le promise la madre, sorridendo calorosa. Era così rassicurante che lei si sentì quasi a suo agio. Quasi.

Il ragazzo la raggiunse dopo aver posato lo zaino dietro al bancone e si sedette accanto a lei.

Allora, cosa ti va di mangiare?” le chiese, facendo finta di consultare il menù.

N-non ho molta fame… in realtà vorrei che chiudessimo subito la faccenda del quaderno. Ti prego, restituiscimelo! Sono disposta a tutto per riaverlo” lo implorò. Sapeva di non essere brava nelle trattative, ma era troppo preoccupata per avere un piano serio in mente.

Fabio posò il menù sul tavolo e si appoggiò con la testa sulle mani, incrociandole sotto al mento. Sorrise.

Ma davvero? Senti, senti, dev’essere piuttosto importante” iniziò a prenderla in giro.

Lo è, ed è per questo che tu non avresti dovuto vederlo” confermò lei. No, decisamente non aveva la faccia da poker.

Quindi posso chiederti un prezzo alto per restituirtelo. Interessante” ragionò. Rea fu assalita dal panico, ma non ribatté perché il padre del ragazzo andò da loro a portare una gigantesca pizza fumante.

“Ecco, questa potrete dividerla. Penso che ne basti una sola, ma se vi serve altro chiamateci” disse. Strizzò l’occhio alla rossa.

“So che non avete ordinato niente, ma questa è la specialità della casa e ci siamo permessi di portarvela comunque” si scusò. Lei rise.

Si figuri, anzi vi ringrazio” rispose.

L’uomo si allontanò e Fabio si mise a tagliare il cibo.

Che buon odore” commentò Rea, annusando l’aria.

Lo so. questa è la pizza migliore dei dintorni” la avvertì.

Lo dici solo perché questo posto è tu…” non riuscì a finire la frase, perché lui le aveva infilato un enorme pezzo di pizza calda in bocca. Quasi si strozzò per la sorpresa, ma poi sgranò gli occhi.

Cavolo, è buonissima!” esclamò, cercando di non fare troppo danno con la mozzarella fusa che le cadeva dalle mani.

Te l’avevo detto” le fece presente lui, soddisfatto.

 

Venti minuti dopo, entrambi si erano più che saziati.

Con lo stomaco pieno posso pensare meglio ad una richiesta come pagamento per il tuo quaderno” disse.

Senti, sul serio: dimmi ciò che vuoi e giuro che farò di tutto” lo implorò.

Sai che potresti essere sfruttata sessualmente, con una promessa simile?le chiese malizioso, avvicinandosi pericolosamente. Rea arrossì e indietreggiò con la sedia.

Non… non ho intenzione di scambiare con te favori sessuali!” esclamò. Fabio la fermò, tirando a sé la seggiola e sussurrando.

Perché no?” domandò serio.

F-Fabio… che diavolo stai insinuando?” balbettò. “Allontanalo, allontanalo, allontanalo, allontanalo…

Non so. Tu che dici?” ribatté. Era sempre più vicino, ma fu solo quando sentì il suo respiro sulle labbra che lei dette un colpo con le mani al tavolo per spostarsi. Sorpreso, il ragazzo le lasciò andare la sedia, che si inclinò pericolosamente all’indietro.

Presa alla sprovvista, Rea percepì tutto il suo corpo ribaltarsi con la seggiola, ma, fortunatamente, qualcosa la fermò. Sentì una specie di colpo sulla sua schiena, poi la caduta si arrestò.

Ma che…?” aprì gli occhi e vide Fabio che, per evitare che lei si facesse male, aveva allungato una mano, recuperando la sedia a pochi centimetri da terra, ma facendola battere sul suo polso. Nonostante lo schianto, strinse i denti e resse sia lei che il mobile, cercando di non farle sentire quanto avrebbe volentieri urlato dal dolore.

La ragazza si alzò velocemente quando capì cos’era successo, consapevole di non essere una piuma e che un colpo del genere al braccio, per quanto forte uno potesse essere, doveva fare male.

Maledizione, potevi lasciarmi cadere!”. Si inginocchiò accanto a lui e gli spostò un poco la maglietta: dove aveva preso la botta era tutto livido e gonfio, e, quando provò a muoverlo leggermente, lo sentì mugolare.

Sei un idiota” lo accusò. Fabio sorrise mentre lei andava dai suoi genitori a prendergli un po’ di ghiaccio.

“Cos’è successo?” sentì chiedere da sua madre. Rea spiegò a grandi linee l’accaduto, sorvolando sui loro discorsi e sul perché si era spinta indietro.

Tutti e tre gli andarono intorno poco dopo, controllandolo, ma fu solo la ragazza a rimanere lì per reggergli la busta con i cubetti.

Ti sei fatta niente?” s’informò lui, cercando di non gemere dal dolore.

Io?” chiese lei, senza capire.

” confermò. Rea arrossì e scosse la testa.

No, grazie” rispose.

Meglio così” commentò Fabio, sorridendo. La ragazza cercò di non badare a quello che stava provando in quel momento, sperando con tutta sé stessa che fosse solo l’agitazione del momento e non altro.

Scusami” disse improvvisamente l’altro.

Eh?” esclamò la rossa.

Non volevo essere scortese, prima. Mi piace quando diventi rossa e volevo vedere le tue guance infiammarsi sotto le lentiggini” ammise ridendo.

Sei un idiota” lo accusò, premendo apposta un po’ più forte sul livido per togliergli dalla faccia quel sorriso ebete.

Ngh, fai piano!” gemette lui. Allentò un po’ la pressione e si mise a sedere vicino a lui, tenendo il suo braccio sulle gambe.

Comunque ero seria. Favori sessuali esclusi, io sono disposta a qualsiasi cosa per riavere il mio quaderno” esordì.

Perché?” le chiese Fabio. Rea distolse lo sguardo e fissò il muro.

Se qualcuno leggesse quel romanzo, diventerei lo zimbello della scuola. Nemmeno Laura o Emma sanno di questo, ed è bene che rimanga un segreto. Anche tu devi stare zitto, ti scongiuro” spiegò.

Il ragazzo lasciò cadere la testa indietro e guardò il soffitto.

Qualsiasi cosa?” domandò.

Qualsiasi cosa” confermò lei. Abbassò gli occhi e la fissò intensamente.

Allora dovrai essere la mia schiava personale per un’intera settimana”.

 

 

  
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