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Autore: Kaylight    08/03/2007    9 recensioni
8 marzo. Una parola che, per Draco Malfoy, non si ricollega alla comune definizione "Festa delle Donne", ma che gli ricorda in realtà tutte le pazzie commesse nella propria vita. Prima fra queste, sposarsi. E quando tua moglie si mette in testa che proprio in quell'8 marzo, il primo anniversario di matrimonio, TUTTA la famiglia deve essere presente, le cose si mettono piuttosto male... // Possiamo dire che questo primo capitolo sia una "introduzione" alle disgrazie che attendono Draco, per cui...siate clementi! ^^ Un bacio, Kaylight
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma buongiorno!! ^^ Rieccomi qui con un’altra delle mie solite pazzie: una ficcina piccolina che non vuole celebrare “ufficialmente” la festa della donna, come forse molte fic di oggi (ne ho lette alcune deliziose, davvero! ^^), ma qualcos’altro. Una “disgrazia” che ha colpito il nostro povero Draco che, indagando sulla pazzia ereditaria della sua famiglia, ci narrerà le sue sventure.
E’ una stupidaggine, lo ammetto, e probabilmente dopo un po’ la cancellerò perché non ha neppure una trama “precisa”come –Operazione baby-sitter- (che, tra parentesi, sto continuando)…ma oggi avevo voglia di scrivere, e così l’ho pubblicata. Come sempre, sono accette recensioni di ogni tipo, da quelle buone alle critiche (che mi sto anche facendo da sola, com’è giusto che sia ^^)
Detto questo, buon delirio e AUGURI A TUTTE LE DONNE!!

Una catastrofe di nome matrimonio

Assai spesso, nella vita, ci si ritrova a fare scelte di cui, la maggior parte delle volte, ci si pentirà davvero molto una volta ripresa coscienza.
Una volta ripresa coscienza perché, logicamente, tre quarti delle scelte “inopportune” compiute in questione vengono sempre più spesso commesse quando il povero ed ignaro individuo non è pienamente in sé.
Come me, ad esempio. Anche se, a tutti gli effetti, va specificata una cosa: io, Draco Lucius Malfoy, decisamente non ho perso la testa in precedenza e sicuramente non sto per perderla di nuovo.
Si sa: un Malfoy non può mai perdere la testa, no davvero. Noi Malfoy dobbiamo essere sempre l’incarnazione delle perfezione assoluta, dell’eleganza e della raffinatezza.
Un Malfoy che perde la testa? Ma per favore! Più facile che Potter riesca ad allacciarsi le scarpe da solo senza magia (e, credetemi, dubito fortemente che ne sia capace).
Ma allora come altro spiegarsi la mia più che equivocabile condotta degli ultimi anni, e la costante e preoccupante diminuzione dei miei sacri neuroni ogni giorno che passa?
Perché ovviamente, tanto per fare un esempio, sposare Ginevra Weasley non significa perdere la testa. No, assolutamente.
Eppure, quando dovetti dare il “lieto annuncio” ai miei genitori (i miei liscissimi capelli mi si drizzano in testa al solo ricordo), armato di pazienza e coraggio, non trovai altra spiegazione da dar loro se non una precoce perdita della ragione ed una inspiegabile quanto incurabile pazzia.
Cominciai a pensare che si trattasse di una malattia ereditaria della mia famiglia quando, anziché svenire o diseredarmi, mia madre scattò in piedi dalla sua poltrona, cinguettando assurdità come “Diventerò nonna!” o, peggio ancora “Il mio dolce bon-bon è diventato grande”. Ora, queste sono cose da trauma.
La reazione di mio padre, poi, mi lasciò ancora più basito: ero pronto al peggio, minimo ad un Cruciatus, e invece quel simpaticone del mio paparino si è limitato ad impallidire leggermente (più del solito, se riuscite a figurarvelo); e dopo ancora un attimo di confusione, la considerazione più intelligente che è riuscito a fare è stata “Bisognerà occuparsi al più presto del rinfresco”.
L’idea di un ricovero immediato al San Mungo ha sfiorato solo me??

Tutto questo solo per potervi farvi partecipi delle mie sciagure in quello che, Merlino solo sa come, è il giorno del mio primo anniversario di matrimonio con Ginevra Weasley in Malfoy.
E mentre la dolce mogliettina in questione scorrazza per la casa, spolverando a destra e a sinistra, per far sì che tutto , ma proprio tutto sia perfetto nel “giorno più felice della sua vita”, come lo ha definito lei, io non posso fare a meno di chiedermi cosa diavolo mi passasse in testa quando ho detto “Lo voglio”!
Anzi, meglio ancora: cosa mai può avermi propinato quella subdola di Ginny al posto della camomilla serale per convincermi a invitare i Weasley al completo a pranzo?!
Ora, non penserete che io non abbia opposto una strenua resistenza! O meglio, che io non abbia fatto di tutto per evitare di trovarmi la casa demolita da otto uragani dai capelli rossi.
Per mia grande sfortuna, dopo aver acconsentito ad avere mezza famiglia a pranzo (ripeto, sotto effetto di non so quale allucinogeno), non potevo di certo mangiarmi la parola data (estorta sarebbe più corretto) alla mia dolce coniuge, che aveva messo su quell’adorabile espressione da cucciolo ferito che solo lei sa fare (e che preannuncia di solito un pianto isterico capace di svegliare l’intero quartiere all’una di notte).
In un disperato tentativo di risparmiarmi questa agonia, lo ammetto, avevo proposto perlomeno di pranzare fuori in un lussuoso ristorante poco fuori Londra; in questo modo, da bravo padrone di casa, avrei preservato la mia sventurata dimora dalla visita attesa e assai gradita di quei demolitori ambulanti.
Ma Ginny no, voleva a tutti costi preparare un pranzo coi fiocchi lei stessa.
“Che gusto c’è, altrimenti?” si è giustificata con quell’aria da santarellina, sfogliando un voluminoso libro di ricette “Sarà molto più bello pranzare in casa, come una vera famiglia”
Io. I Weasley. Una famiglia . Sono tutte parole che non si incontreranno mai nella stessa frase.
Il suicidio, ora capirete, mi sembra l’unica via di fuga possibile a questa catastrofe imminente, che inizia in questo momento con un fatidico din dlon alla porta e minaccia di concludersi con la mia persona che si getta dalla finestra del quinto piano.
«Draaaaco, tesoro? Potresti gentilmente andare ad aprire?» la vocina allegra di Ginny, chiusa da ore in cucina con pentoloni e salse varie, mi fa venire i brividi.
Perfetto. Ora sono anche costretto ad aprire la porta ai Weasley, e ditemi se non c’è umiliazione peggiore. Cerco di farmi coraggio: sono sopravvissuto al banchetto delle nozze, ora posso anche aprire una stupidissima porta.
Il campanello continua a suonare con insistenza finché non apro la porta, con un sorriso quanto più falso possibile ed un «Buongior-» appena cominciato, che si blocca subito a metà non appena vedo chi c’è sul nostro pianerottolo.
Vi basti sapere che la chimica non mi è mai andata a genio, ma che sono tuttavia capace di fare una semplice calcolo: se Weasley+Weasley è una combinazione pericolosa (per il sottoscritto, si intende), basta aggiungere al composto due grammi dei miei genitori e si ottiene l’effetto di una bomba atomica.
Si può dire che questo sia il primo pensiero incoerente che mi viene in mente mentre, scioccato, osservo entrare tranquillamente in casa i miei placidissimi genitori: mia madre con uno smagliante sorriso a trentadue denti, e mio padre che a passo rapido si dirige a valutare lui stesso se la tappezzeria è abbastanza costosa per la casa del suo unico erede maschio.
Dire che rischio il collasso da un momento all’altro è davvero un eufemismo. Possiamo semplicemente spiegare il fatto che io non sia ancora morto in un modo: prima mi sfogo con mia moglie e poi mi concedo il lusso di svenire.
«GINNYYY!!!»
La testa rossa dell’adorabile mogliettina fa subito capolino dalla porta della cucina, prima che lei stessa mi venga incontro con un sorrisone soddisfatto; ha un guancia leggermente sporca di mostarda, in una mano impugna un mestolo e nell’altra un barattolino di pepe.
«Dimmi pure, caro» cinguetta, sbattendo le ciglia con aria innocente.
Ingenua! Pensa di poterla passare liscia. «Esattamente» ringhio a bassa voce, per non farmi sentire dai miei genitori che si sono tranquillamente accomodati in salotto «quando avevi intenzione di dirmi che sarebbero venuti anche i miei genitori a pranzo?!»
Ginny apre e chiude gli occhi come se le stessi parlando in marziano, prima di replicare leggermente stupita «…oh, non te lo avevo detto?» sfodera un sorriso allegro, concludendo soddisfatta «Bè, te lo dico adesso!». E sparisce di nuovo in cucina.
La tentazione di sbattere ripetutamente la testa contro il muro c’è eccome, ve lo assicuro; ora anche voi potrete capire quanto e come io dubiti della mia sanità mentale. Non posso davvero aver sposato una subdola viperetta simile!
Nel mentre che mi ritrovo nuovamente al riflettere sulle occulte ragioni del mio matrimonio, ecco che la testa di Ginny si sporge di nuovo dalla porta. «Ah, tesoro?» dice, col tono di chi si è appena ricordato qualcosa «Forse ho dimenticato di dirti che ho invitato anche i Potter…»
Tump!
Cari, ignari lettori, non pensate male. Io non sono svenuto, nossignore; non è di certo mio quel corpo dai corti e lisci capelli biondi accasciato sul pavimento dell’atrio, no, no.
Com’è vero che non ho sposato, che non amo , e che non adoro alla follia Ginevra Molly Weasley, quello non sono io.

FINE PRIMO CAPITOLO

Ovviamente, non intendo concludere così: la storia mi sembra “sospesa”, per così dire, e credo che continuerò a raccontare le sventure di quel simpaticone di Draco durante il pranzo nel secondo, ultimo (forse) capitolo. Dipende, in parte, anche dalle recensioni: spero che la fic vi piaccia, è senza pretese, e se con questo primo capitolo andrà bene, proseguirò. Fatemi sapere, ciao!! ^^ Kaylight
  
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