Nota: se possibile leggetela con la canzone “here without you”
dei three doors down. È
stata la mia fonte di ispirazione ^^
UNA NOTTE SERENA
Erano le 11 passate. Temari si
stava preparando per andare a dormire infilandosi la canottiera e i minuscoli
pantaloncini che le permettevano di sopravvivere alle notti infuocate di Suna.
La stanza era completamente avvolta dall’oscurità, se non
per il leggero bagliore della falce di luna che si stagliava nel cielo limpido
incastonato di stelle.
Era sul punto di stendersi quando
sentì bussare alla porta. Incuriosita andò ad aprire.
“Gaara!” esclamò quasi urlando
dalla sorpresa. Il ragazzo con i capelli rossi la squadrò un istante da qualche
centimetro più in alto, e Temari arrossi leggermente
ricordandosi del suo abbigliamento non esattamente presentabile.
Nonostante Gaara fosse il suo
fratellino, per diverso tempo erano stati poco più che estranei.
Poi la sua attenzione venne rapita
dai suoi occhi. Aveva l’aria più malinconica del solito. Il suo sguardo quasi
sempre congelato in un espressione di austerità, ora
le sembrava…… addolorato.
“cosa fai qui a quest’ora Gaara?” gli chiese più tranquillamente. “tu… di solito… di notte…”
tentennò facendo girare lo sguardo per la stanza in difficoltà.
Per tutta risposta lui la sorpassò e si lasciò cadere
pesantemente sul letto di lei chiudendo gli occhi.
Ok, a questo punto Temari era decisamente preoccupata, e anche un po’ irritata
dal suo mutismo. “insomma… si può sapere che cavolo ti prende!?”
chiese questa volta con più vigore puntandosi i pugni sui fianchi.
Il ragazzo le rivolse una veloce occhiata e, forse per il
fatto che i suoi bei occhi verdi erano cerchiati in quel modo dalla stanchezza,
la fecero sussultare un attimo dalla paura.
Gaara ripose di nuovo la testa sul
cuscino, e Temari si pentì di aver avuto paura… aveva
promesso a se stessa che avrebbe fatto di tutto per smettere di avere paura di
suo fratello.
“Oggi mentre ero in giro per il villaggio… ho incrociato una
persona” disse lui di colpo destando l’immeditata attenzione della ragazza. Era
anche stupita che le venisse a raccontare la sua giornata.
“era un ragazzino” continuò Gaara.
“lui… mi ha detto che anche se sono diventato il Kazekage….
Non mi apprezzerà mai” lo sguardo di Temari si
intristì immediatamente e si avvicinò di un paio di passi al letto “ha detto
che…. Quattro anni fa ho ucciso i suoi genitori…. Che non mi perdonerà mai…. E
che mi odia.” La stanza venne
immersa in un silenzio stritolante dopo quelle parole. Gli occhi verdi del
ragazzo era puntati dritti sul soffitto. Nascondevano un desiderio antico… un desiderio troppe volte soffocato… di mettersi a piangere.
Temari si sedette piano sul letto
accanto al suo fianco. Lo guardò dolcemente e fisso. Fino a costringerlo a
guardarla.
“Gaara… ci saranno ancora per
molto tempo persone che ti odieranno…. Devi cercare…. Di accettarlo..” chissà perché quelle parole le
erano sembrate molto più confortanti quando le aveva pensate. Ora che le aveva dette pareva quasi che avesse voluto muovergli
un’altra critica.
“sai… ho provato per tutto il giorno a ricordarmi il viso dei genitori di
quel bambino” riprese il rosso tornando a guardare il soffitto “ma non ci sono
riuscito… neanche un dettaglio” “sono passati 4 anni” tentò la ragazza, che non
sapeva proprio come potesse consolarlo di una cosa del genere “non è una
giustificazione” ribatté lui immediatamente zittendola.
“per ogni persona che ho ucciso… non ho solo quella colpa….. devo portare addosso anche il dolore delle persone a loro
care che restano” “Gaara, quelle persone venivano di
volta in volta da te per ucciderti!” ribatté Temari
“tu dovevi” “io forse dovevo morire” la interruppe lui di nuovo. “perché non
riesco neanche a ricordare i visi di tutte quelle persone”
sollevò piano una braccio e si
portò la mano a nascondere li occhi “mi dispiace”
sussurrò appena.
A Temari quelle parvero in
assoluto le scuse più sincere che avesse mai sentito.
Sorrise impercettibilmente alla figura del suo fratellino
che si copriva gli occhi, e che quindi non poteva vederla.
Mosse lentamente una mano, e fece una cosa che non aveva mai
fatto. Si avvicinò a Gaara..
e lo sfiorò… per fargli una carezza.
Lui tolse immediatamente la mano dagli occhi e la guardò mentre lei non accennava a smettere di accarezzargli
i capelli.
Gaara non ricordava di essere mai
stato tanto vicino a Temari
più di ora. Nonostante spesso fossero entrati in contatto fisico, per caso o
per dovere, gli sembrava la prima volta che veniva
davvero… toccato… da lei.
“Temari” la chiamò lui dopo
qualche istante “hai mai desiderato che io morissi?” le chiese. La ragazza
bionda si fermò all’istante e ritrasse la mano.
Si morse un attimo il labbro continuando a guardarlo. “la
verità, Temari” la pregò lui.
Lei abbassò gli occhi a fissarsi le gambe accavallate, alla
ricerca di un po’ di coraggio.. “c’è stata…. Una
volta” sussurrò senza guardarlo dopo qualche istante di silenzio. Le sue stesse
parole le facevano già sufficientemente male, senza che ci fosse il bisogno che
incrociasse i suoi occhi. “la prima volta che.. ho
visto Shukaku” esalò rabbrividendo dentro al solo
pensiero di quel essere mostruoso.
“solo una volta?” chiese Gaara
sorpreso. Temari a questa domanda alzò il viso di
scatto. Era talmente abituato a sentirsi augurare la morte… che riteneva POCO il fatto che sua
sorella una volta lo avesse pensato? “mi dispiace Gaara
perdonami” gli disse avvertendo il bisogno di lasciare ai suoi occhi la
possibilità di sfogarsi. Il ragazzo si alzò a sedere. “come è possibile…. Solo
una volta” ripeté incredulo.
Temari lo guardò un istante, poi posò
delicatamente la mano sulla sua poggiata vicino alla sua coscia. “Gaara..” cominciò con dolcezza “tu
hai ucciso… nostro padre… e tanta altra gente.. ma… nelle nostre vene scorre lo
stesso sangue… sei mio fratello, e io… ti assicuro che in passato ho provato
con tutte le mie forze ad odiarti… ma non ci sono riuscita. E ho continuato… lo
stesso… e nonostante tutto… a preoccuparmi per te..
sei il mio fratellino” aggiunse facendo per la prima volta davanti a lui un
piccolo sorriso.
Sorriso che si allargò un po’ quando
vide l’espressione stupefatta di Gaara. Così… era
così carino… e sembrava per la prima volta il ragazzino di quindici anni che
era.
Dopo qualche istante Temari si
alzò in piedi e lo guardò mentre si appoggiava con la
schiena al muro. Il suo sguardo sembrava un po’ più tranquillo adesso.
“è molto tardi sai?” gli disse non capendo perché parlava a
bassa voce se erano entrambe svegli.
“solo per stanotte” esalò il ragazzo… solo per stanotte
posso rimanere qui con te?” gli chiese innocentemente lui sollevando di nuovo
gli occhi verdi su di lei. Temari arrossì un po’ a
una proposta del genere “ma… insomma… Gaara… di notte” “stai tranquilla” intervenne lui “ non mi
addormenterò… io non dormo mai. Non aver paura” le disse. Tutti sapevano cosa
sarebbe successo se solo si fosse addormentato.
Ma Temari scosse la testa
sorridendo “come potrei avere paura di qualcosa… se so
che il mio fratellino veglierà tutta la notte?”
E per un attimo, la ragazza poté giurare di aver visto
qualcosa di molto simile a un sorriso… increspare le labbra di Gaara, nella penombra della stanza.
In silenzio salì sul letto, e ancora un po’ insicura per
quella che si era rivelata una notte davvero fuori dall’ordinario,
si stese accanto a lui.
Poggiò la testa sulla sua spalla, mentre lui rimaneva seduto
e con gesti molto incerti le avvolgeva le braccia intorno al corpo.
Con una mano le accarezzò i capelli biondi.
Quelle stesse mani create per uccidere, la stavano sfiorando
con delicatezza.
Temari ancora non riusciva a
credere a quello che era successo quella sera, ne
tanto meno alla posizione in cui si trovava. Era stata la prima volta che lei e
suo fratello avevano davvero parlato….
Gaara sentiva il suo cuore, quel
cuore che non aveva smesso di sanguinare da quando era
nato… fare un po’ meno male… quella
notte….
Dopo una decina di minuti Temari
stava dormendo profondamente. Gaara invece, come ogni
notte era sveglio, sveglissimo.
A un tratto una figura si affacciò alla porta. Un ragazzo
parecchio alto e robusto con una zazzera spettinata di capelli castani. “Temari si può sapere che succede qui? Con chi chiacchieri?” bofonchiò stropicciandosi gli occhi assonnato.
Si bloccò di colpo nel vedere la scena che gli si parava
davanti.
Lo shock lo svegliò del tutto.
Quella non era certo una scena che si vede
tutti i giorni.
Gaara lo guardò fisso leggermente
in imbarazzo.
Avrebbe voluto che se ne andasse sulle prime. Se con sua
sorella prima di quella sera non aveva mai comunicato, con suo fratello
maggiore proprio non era mai andato d’accordo.
Per diversi istanti si fissarono.
Poi Kankuro si passò stanco una
mano sulla faccia e sui capelli.
“ho l’impressione di essermi perso qualcosa sai Gaara?”
ancora silenzio.
Poi il ragazzo moro si mosse e, con grande sorpresa del più
giovane si stese anche lui sul letto di Temari
accanto alla ragazza sull’altro lato.
Con scarsa grazia si accomodò incrociando le braccia dietro
la testa e si voltò verso i due.
Gaara lo guardò sorpreso ancora di
più dalla piega che le cose avevano preso.
“se poi non è di troppo disturbo per lei Kazekage,
domani mi piacerebbe sapere che cosa è successo qui..
stasera” disse Kankuro a bassa voce ma con un ghigno
stampato in faccia.
Il rosso si limitò ad annuire.
Poi Kankuro allungò distrattamente
un braccio, fece una piccola carezza a Temari che
dormiva profondamente, e poi, dopo un attimo di esitazione, si sporse un po’
per scompigliare i capelli del fratellino.
Poi riportò le braccia a fargli da cuscino e chiuse di nuovo
gli occhi.
Gaara lo guardò con espressione
stranita da quel grossolano gesto d’affetto altamente
inaspettato. Neanche un minuto dopo Kankuro
cominciò a russare e lui storse il naso.
Forse dopo quello che era
successo.. poteva provare a considerarsi un po’ meno mostro di prima.. e
provare a perdonarsi un po’..
Quella, per Gaara, fu la notte di veglia più serena della sua vita.