«Signore, c'è l'ispettore Lestrade nel suo ufficio. Chiede di poterla incontrare» disse Anthea, non appena Mycroft Holmes entrò nella sede governativa.
L'uomo aggrottò le sopracciglia.
Che poteva mai volere l'ispettore Lestrade da lui?
«Grazie mille, Anthea. Contatta Jenkiss. Credo che dovrò spostare l'appuntamento con lui alle 17.00».
La segretaria guardò sorpresa l'uomo.
«Ma signore, si tratta del Ministro della Difesa. Sono settimane che non fa che ripetere quanto importante sia il vostro incontro per il benessere della nazione».
Mycroft si avviò verso il suo ufficio.
«Sono cero che se la questione è così urgente, Philip potrà benissimo occuparsene finché non sarò arrivato».
Anthea annuì, contattando immediatamente i due uomini.
Come la sua assistente gli aveva detto, Lestrade era nell'ufficio ad attenderlo.
«Ispettore Lestrade, che sorpresa. Prego, si accomodi» gli disse Mycroft, stringendogli la mano e prendendo posto alla scrivania.
«Allora, mi dica. A che devo la visita?».
Lestrade sembrava molto nervoso.
«Ecco, ero venuto per scusarmi».
Mycroft lo fissò, senza riuscire a capire.
«Scusarsi?» ripeté.
«Sì, per lo spiacevole incidente accaduto con Sherlock. Insomma, dopo quanto suo fratello aveva fatto per Scotland Yard è imperdonabile il fatto di averlo creduto...».
Sospirò.
«La verità è che non c'è stato alcun incidente. A nessuno piacciono i "So - tutto - io", e giù a Scotland Yard le cose non sono diverse. Per di più, Sherlock aveva un modo di fare...».
Mycroft annuì, annoiato.
Era mai possibile che Sherlock riuscisse a infastidirlo anche "da morto"?
Certo, in quella situazione non lo faceva direttamente; ma era comunque coinvolto, in un modo o nell'altro.
«E quando i miei colleghi hanno intravisto la possibilità di "fargliela pagare" per le figure che faceva loro fare... Beh, si sono scatenati contro di lui. Era più facile credere che fosse un bugiardo, un rapitore… Persino un idiota, piuttosto che ammettere che era davvero migliore di noi tutti messi insieme».
Rimase in silenzio.
«Avrei dovuto fare di più per aiutarlo. Per questo sono qui a scusarmi con lei».
Mycroft si riscosse, ricordandosi improvvisamente del favore chiestogli dal fratello al cimitero.
Congiunse le dita.
«Forse può ancora fare qualcosa, Lestrade...»
*
«Sei sicura di volermi aiutare a trovare gli uomini di Moriarty?» chiese Sherlock.
«Sicurissima. Potrebbe essere divertente» replicò Irene.
Sherlock scrollò le spalle.
«Sì, suppongo di sì».
Si guardò intorno.
«Credo che per prima cosa lascerò il tuo appartamento. Potresti aver bisogno di un luogo dove incontrare i tuoi "vecchi colleghi", e con me qui avresti parecchie cose da spiegare. Sarebbe terribilmente imbarazzante».
La Donna annuì.
«In che stato è ora l’appartamento di tuo fratello?»
«E' ancora inutilizzabile per buona parte. Tornerò al piano originale e mi sistemerò in un albergo sotto falso nome, sperando di non farmi riconoscere».
Irene scosse il capo.
«Non credi che desteresti qualche sospetto se ti presentassi solo in un hotel? Puoi aver anche tagliato i capelli, esserti fatto crescere la barba e non avere più il tuo buffo cappello...»
«Non era il mio cappello!» sibilò l'uomo stizzito.
«...Ma sei comunque apparso sui giornali e su Internet. Attireresti immediatamente l'attenzione» continuò lei, ignorandolo.
«E quindi che cosa proponi?»
«Verrò all'hotel con te. Una coppia dà meno nell'occhio di un uomo solo, in questa città».
Sherlock non rispose.
«Oh, avanti! Si tratterebbe di dividere la stanza solo finché non avrai finito di sistemare completamente l'appartamento di Mycroft. Non mi dirai che hai paura di me» ammiccò la donna.
Il detective sospirò, rassegnato.
«La tua idea potrebbe essere buona, Irene»
«Oh, potrebbe?»ghignò lei.
Sherlock la fulminò con lo sguardo, ma si rifiutò di rispondere.
La Donna rise.
«Conosco un hotel dove nessuno si intromette negli affari altrui»
«Un vero toccasana per i tuoi, di affari» replicò lui, innocente.
*
Irene e Sherlock entrarono nella maestosa hall di un hotel all'ombra del Louvre.
«Salve» disse Irene al direttore, in tono affabile.
«Buongiorno, signori. Desiderate?»
«Siamo appena arrivati a Parigi, e…».
Il direttore sorrise.
«Viaggio di nozze?».
Irene dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere alla vista dell'espressione assunta dal detective al suo fianco.
«Una specie...» disse semplicemente.
«Allora sono certo vogliate...»
«Due singole».
Il direttore guardò confuso Sherlock, rivolgendo poi lo stesso sguardo anche ad Irene, in cerca di spiegazioni.
«Abbiamo litigato, durante il viaggio» rispose Sherlock con un sorrisetto.
L'altro uomo annuì, convinto dalla risposta del detective.
«Purtroppo le camere singole sono al completo, signore».
Irene prese Sherlock sotto braccio, sorridendogli divertita.
«Pare che dovremo riappacificarci, tesoro».
«Ne è sicuro?» continuò l'uomo, ignorandola.
«Purtroppo sì. Abbiamo ricevuto una prenotazione consistente per via di una convention, signore».
La notizia parve interessare Sherlock.
«Quante persone?».
Il direttore lo guardò, sospettoso.
«Sono un appassionato, e mi piacerebbe tantissimo potervi assistere. Se l’argomento fosse di mio interesse, è chiaro» mentì il detective.
«Una quarantina, forse meno. Ma purtroppo si tratta di una convention privata»
«Che peccato... Sarà per la prossima volta».
Sherlock si guardò intorno.
«Ascolti, potrei dare un'occhiata ai nomi dei partecipanti?» chiese, spiccio.
«Signore, c'è la privacy. Ed inoltre non vedo il motivo per cui...».
Irene si protese verso il direttore, gli occhi che mandavano scintille maliziose.
Conosceva diversi metodi per ottenere le informazioni che desiderava.
«Questo dovrebbe aiutare ad aggirare il problema».
La Donna si voltò giusto in tempo per vedere Sherlock allungare un assegno da mille euro al direttore, il quale gli passò immediatamente il registro.
«Bene» disse il detective porgendoglielo nuovamente, dopo aver fotografato per precauzione la lista delle persone presenti alla convention.
«Chissà. Magari una di queste persone sarà così gentile da cedermi il suo posto» continuò allegramente, mettendo finalmente così a tacere la curiosità del direttore.
«Credo che una doppia sia perfetta».
Fece l'occhiolino all'altro uomo.
«Abbiamo appena fatto pace».
Un ENORME grazie a Maximilien, che ha recensito questa FF e che continua a seguirla =D