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Autore: Sofy_m    24/08/2012    7 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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capitolo 15


Padre e figlia.



Castle prese un profondo respiro e si voltò verso la sua musa. Kate teneva gli occhi fissi a terra e aveva le guance arrossate.
Lo scrittore si guardò intorno cercando di recuperare il controllo, fortunatamente nessuno sembrava aver fatto caso a loro.
-Scusami Kate...- sussurrò debolmente. -Non so... Non so cosa mi sia preso... Ho perso il controllo. Non era mai successo prima.- disse ripensando a tutte le donne che aveva avuto. Nessuna gli aveva mai fatto quell'effetto.
La detective sollevò la testa, gli occhi verdi grandi, attenti.
-Io non voglio che succeda così, Kate.- continuò. -Penso davvero ciò che ti ho detto prima. Scusami.
La donna fece vagare il suo sguardo per tutta la spiaggia. La piccola Savannah stava giocando a riva con la sabbia insieme a suo padre, gli australiani si scambiavano dei passaggi con un pallone da calcio, le due ragazze italiane giocavano con i racchettoni, Alexis prendeva tranquillamente il sole.
-Io... raggiungo tua madre al ristorante, ok?
Rick annuì. -Arrivo anch'io.- abbassò lo sguardo verso il suo costume. -Ma forse è meglio se prima mi faccio un'altra doccia fredda.- disse sorridendo.
-Vuoi che ti aspetti?- chiese dolcemente Beckett.
-Meglio di no se vuoi che la doccia faccia effetto.- rispose lui continuando a sorridere.
Lei annuì e tornò verso i loro asciugamani.

Camminando verso il ristorante non riusciva ancora a crederci. Lei, Kate Beckett, la miglior detective di New York, aveva perso il controllo in una spiaggia pubblica, davanti a tutti! E tutto per colpa di Richard Castle!
Incredibile.
Non riusciva più a riconoscersi, cosa le stava succedendo? Non aveva mai provato nulla di simile con nessun altro uomo, era sempre stata attenta e razionale, mentre lui... lui la mandava fuori di testa, minava al suo autocontrollo.
Le sue grandi mani calde che le accarezzavano il corpo, le sue labbra morbide che le baciavano la pelle, le sue braccia forti che la stringevano, i loro bacini attaccati... solo al pensiero il suo corpo venne percorso da un brivido e la detective fu costretta a prendere un profondo respiro. Doveva liberare la mente da quei pensieri.
Quando era tornata una quindicenne in piena crisi ormonale?
In quel momento sentì per un attimo la mancanza del dottor Burke, forse lui sarebbe riuscito a spiegarle cosa le stava accadendo.
Che fosse quello il grande amore di cui libri, film e canzoni parlavano tanto? Quello che credeva potesse esistere solo nelle favole prima di conoscerlo?
Sì, perchè prima di lui non ci aveva mai creduto. Ma lui, con il suo arrivo, aveva sconvolto tutte le sue certezze, da quelle più stupide a quelle radicate nel suo cuore.
E con il passare del tempo si era accorta di amarlo.
Sì, non importava quanto avesse cercato di negarlo a se stessa e agli altri, lei si era innamorata di quello scrittore. Il suo sorriso sincero, i suoi occhi azzurri come il cielo, le sue parole dolci e comprensive, la sua bontà, il suo affetto incondizionato, la sua fiducia verso il mondo, il modo in cui riusciva a farla sempre ridere e il suo modo di amare appassionatamente e senza limiti... per lei tutto ciò era diventato essenziale.
Ma Alexis aveva perfettamente ragione, ammetterlo la terrorizzava.

Castle entrò nel ristorante sistemandosi la maglietta bianca che aveva appena indossato. Si guardò intorno attentamente fino a quando non scorse la sua musa che gli dava le spalle, seduta ad un tavolo in fondo vicino alle finestre. Si passò una mano tra i capelli e la raggiunse con un sorriso.
-Katherine... Kristen, Lars.- salutò notando in quel momento i due ragazzi danesi seduti difronte a Beckett.
Kate, sentendolo, si voltò di scatto mentre il suo cuore perdeva un battito.
-Castle.- rispose cercando di non ripensare a ciò che era successo in spiaggia poco prima.
L'uomo, continuando a sorridere, le accarezzò una guancia e le posò un dolce bacio sulle labbra, poi si sedette vicino a lei.
-Salve signor Castle!- lo salutò la ragazza dai capelli biondi.
Lars guardò Beckett che aveva le guance arrossate. -A quanto pare non mi ero sbagliato detective.- disse con il suo strano accento.
Kate sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo.
-A che cosa si riferisce?- domandò lo scrittore curioso.
-Niente di importante signor Castle.- rispose il ragazzo. -Ordiniamo?
Gli altri tre annuirono.
-Kristen- iniziò la detective cercando di ignorare i brividi che le provocavano le dita leggere del suo partner sulla sua mano. -mi dispiace disturbarti ancora, speravo di non doverlo più fare, ma ho bisogno di sapere esattamente cosa sai di Akemi Yamato.
-Ok.- rispose sicura la ragazza. -Sinceramente non ricordo di averla mai vista, avevo nove anni a quell'epoca e raramente mio padre mi portava con sè al lavoro. Ricordo che aveva parecchi colleghi provenienti da varie parti del mondo, tra cui anche le due vittime e questa ragazza giapponese. Una volta, a casa, parlò molto bene di lei, disse che era determinata, sveglia e abbastanza ambiziosa e carina da poter raggiungere i suoi obiettivi. Penso che Akemi fosse piuttosto giovane, dubito avesse più di 25 anni.
-E poi, cos'è successo?- chiese Castle.
-Poi, dopo circa otto o nove mesi dall'apertura dell'impresa di mio padre, lei morì.
-Venne assassinata?
La ragazza danese scosse la testa. -Una mattina uno dei colleghi di mio padre trovò il suo corpo sul marciapiedi. Non mi ricordo bene le indagini, la polizia lavorò a lungo, ma alla fine stabilirono che si fosse trattato di un incidente. Akemi doveva essersi sentita male mentre andava al lavoro. In seguito a quell'episodio mio padre decise di chiudere la sua impresa e dedicarsi ad altro.
-Ok, grazie mille.- disse Kate chiudendo il taccuino. -Ma il signor Harada è convinto che sia stata uccisa e che i colleghi di tuo padre abbiano a che fare con tutto ciò. Hai un'idea del perchè?
Kristen scosse la testa. -No, non li ho mai conosciuti, ho sempre sentito parlare di loro da mio padre, ma comunque penso non ci siano mai stati problemi tra loro.
-Quando torneremo a casa pensi che se contattassi tuo padre potrebbe aiutarmi a ricostruire i fatti?
-Senza dubbio.- rispose la danese con un sorriso.
-Bene, basta così.- concluse Beckett vedendo avvicinarsi il cameriere con i loro piatti. -Del resto parlerò con il signor Harada.

Quando ebbero finito di pranzare musa e scrittore salutarono la coppia danese e si alzarono dal tavolo, dirigendosi verso l'uscita.
Castle fece passare un braccio intorno ai fianchi della detective, accarezzandole la pelle musa con la mano sotto la canottiera, e la strinse dolcemente a sè.
Kate sorrise. -Vediamo di mantenere il controllo scrittore, dopo la doccia di prima non vorrei attirare ancora l'attenzione...- gli sussurrò.
L'uomo la guardò perplesso. -Perchè, cos'è successo con la doccia?
Beckett sbuffò divertita.
Rick la strinse più forte a sè e si avvicinò con le labbra all'orecchio della donna. -Ah, già, ora ricordo...- sussurrò. Il suo respiro caldo sulla pelle fece venire i brividi alla detective. -L'acqua che scorreva sui nostri corpi, i baci, le mie mani sul tuo corpo...
La sua musa avvampò e lo spinse leggermente per allontanarsi dal suo corpo. -Smettila!- sibilò.
Castle scoppiò a ridere. -Sai sei proprio...- si interruppe improvvisamente.
Kate si voltò guardandolo. -Sono proprio...?
Lo scrittore non rispose. Si era pietrificato, con lo sguardo fisso davanti a sè e la mascella serrata. Sembrava furioso.
-Rick, che ti prende?
Il suo partner non rispose.
Beckett, preoccupata, seguì il suo sguardo e capì.
Davanti a loro, infondo al ristorante, Alexis si era appena alzata dal tavolo su cui aveva pranzato insieme a un ragazzo che Kate riconobbe come uno degli australiani e ora lo stava abbracciando. Il ragazzo le sussurrò qualcosa all'orecchio; la figlia dello scrittore sorrise e annuì.
Castle fece per dirigersi verso di loro ma venne trattenuto dalla detective. -Rick...- mormorò afferrandogli un braccio.
L'uomo si scostò velocemente per sfuggire alla sua presa mentre l'australiano usciva. Camminò a grandi passi verso la figlia.
-Rick!- cercò di fermarlo Kate.
La ragazza dai capelli rossi alzò lo sguardo ancora sorridendo, scontrandosi con lo sguardo freddo del padre. Alexis impallidì improvvisamente, capendo che Castle doveva aver visto la scena. -Papà...
L'uomo uscì dal ristorante velocemente.
-Papà!
-Rick!
Le due donne lo seguivano cercando di fermarlo.
Lo scrittore camminò a grandi passi fino alla loro suite, Alexis lo seguiva con i capelli rossi che le svolazzavano sulla schiena. Beckett, poco più indietro, li guardava preoccupata.
-Papà, che diavolo ti prende?!- sbottò la ragazza quando entrarono nella stanza e Castle lanciò le sue cose sopra il divano.
-Che mi prende?!- rispose lui arrabbiato. -Tu devi spiegarmi cosa ti prende! Sei impazzita per caso?
-Papà, ho solo pranzato con un amico!- Alexis era sbalordita, non si aspettava quella reazione.
-Amico...- Rick sorrise amaramente. -Al, dubito che voglia solo essere tuo amico!
La ragazza lo guardò arrabbiata. -Non puoi saltare subito alle conclusioni! Riley mi ha solo chiesto di pranzare con lui e io ho accettato. Abbiamo solo chiacchierato. E poi scusa, anche se fosse, dove sarebbe il problema?
-Dove sarebbe il problema? DOVE SAREBBE IL PROBLEMA?! E' troppo vecchio per te!
-Ha 24 anni!- rispose lei esasperata.
-Troppi per te, Al!
Alexis scosse la testa. -Tu e Kate avete sette anni di differenza!
-E' diverso! Io e Kate siamo due adulti!
-Beh papà, mi dispiace doverti informare, nel caso te ne fossi scordato, del fatto che sono un'adulta anch'io! E lui pure! E so badare a me stessa!- urlò con rabbia.
-Al, lo faccio solo per il tuo bene...- disse tristemente lo scrittore. -Non voglio che tu ti faccia del male.
-Papà, non sono più la tua bambina.- il tono di Alexis ora era più calmo. -Non puoi esserci sempre tu a coprirmi le spalle. E poi non capisco, ho già frequentato altri ragazzi e anche Ashley era più vecchio di me. 
Castle serrò la mascella. -E' diverso. Io... ti chiedo solo di stargli lontano.- disse cercando di farlo sembrare un ordine.
-Papà non ho intenzione di sposarmi o di scappare con lui!
-Potrebbe convincerti a fare qualche sciocchezza!
La figlia lo guardò con gli occhi sgranati. -E' questa tutta la fiducia che hai in me? Bene, ma ti ricordo che io non sono nè te nè Meredith, non mi farò mettere incinta dal primo che capita e non sposerò un uomo solo perchè penso sia la cosa più giusta da fare! Quello sei tu, non io! E dubito che Riley passi ogni notte con una donna diversa in cerca di divertimento come tu hai fatto per anni! Non credo sia mai finito sulla lista degli scapoli più desiderati, stampata nella prima pagina di qualche giornaletto scandalistico, e non penso perderebbe il controllo di sè in mezzo ad una spiaggia dimenticandosi che sua figlia potrebbe vederlo!- Alexis sputò fuori le parole con rabbia e con le lacrime agli occhi.
Beckett avvampò e abbassò lo sguardo, avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. Alexis li aveva visti.
-Io... ecco... forse è meglio se esco e vi lascio soli...- mormorò.
Padre e figlia si voltarono verso di lei sorpresi, come se si fossero entrambi dimenticati della sua presenza lì.
-Kate...- iniziò lo scrittore.
-Scusami Kate, non volevo tirarti in mezzo...- disse mortificata la ragazza. -Davvero, tu non c'entri nulla, scusami. Il problema è mio padre...- continuò tornando a guardare Castle che la fissava duramente. Non ricordava di aver mai avuto un litigio tanto violento con sua figlia e, nonostante cercasse di non darlo a vedere, le sue ultime parole l'avevano colpito come lame affilate e ferito.
-Sono contento di sapere qual è la tua opinione su di me.- rispose con tono neutro. -Meglio tardi che mai.
I due rimasero a studiarsi per qualche secondo in silenzio.
Kate riusciva a percepire la tensione che si era creata sulla sua pelle.
-Cosa ti ha detto prima di andarsene.- la voce del suo partner ruppe il silenzio.
-Mi ha chiesto di andare alla festa con lui questa sera.- rispose Alexis in un sussurrò senza abbassare lo sguardo.
Beckett vide i muscoli di Castle irrigidirsi. -Scordatelo.
-Perchè?!- chiese la ragazza disperata.
-Perchè no!
Al si girò verso la detective. -Kate...
Beckett sospirò. Aveva sperato di non venire coinvolta. -Rick...- disse dolcemente.
Lo scrittore la guardò ferito e deluso. -Stai dalla sua parte...
-Rick, ascolta...
L'uomo scosse la testa lentamente. -No Al, mi dispiace, ma il suo parere non vale, non è tua madre.
Alexis lo guardò sbalordita e dopo poco scoppiò in una risata amara. -Stai scherzando, vero papà? Mi stai dicendo che dovrei avere il permesso di mamma? Seriamente? Ti ricordo che a cinque anni, quando volevo scappare di casa e diventare grande, Meredith mi ha suggerito di uscire dalla finestra, prendere un taxi fino all'aeroporto e prendere un aereo per Los Angeles, senza dire niente a nessuno. Dubito che adesso mi direbbe di no. Oppure vuoi il parere di nonna? Scusa, ma mi fido più di Kate.
-Al...- sospirò Castle distrutto. Sua figlia aveva ragione, Meredith non era proprio una mamma modello.
-Papà, a me interessa il tuo di parere, non quello degli altri.- disse lei sincera.
-Il mio lo conosci già, ma sei una Castle e perciò farai di testa tua, vero?
La ragazza accennò un piccolo sorriso. -Vorrei solo sapere che hai fiducia in me papà.
Lo scrittore la guardò tristemente. -Al, io...- esitò abbassando lo sguardo.
Alexis annuì cercando di trattenere le lacrime. -Bene, direi che come risposta basta e avanza.- mormorò prima di uscire velocemente dalla stanza.

Kate guardò il suo partner lasciarsi cadere sul divano, distrutto, e prendersi la testa tra le mani; poi, lentamente gli si avvicinò e si sedette al suo fianco.
-Quando è cresciuta così tanto?- la voce dello scrittore era un sussurro incrinato. -Quando ha smesso di essere la piccola bambina dai lunghi capelli rossi a cui leggevo le favole ogni sera?
La detective sospirò appoggiando la testa alla sua spalla e una mano sul suo ginocchio. -Mi dispiace.- disse comprensiva.
L'uomo sollevò la testa guardandola disperato. -Quando si è accorta di volere un uomo nella sua vita diverso da me?
-Rick...- Beckett gli sorrise tristemente accarezzandogli una guancia. Vederlo nei panni del padre geloso e protettivo nei confronti della figlia le faceva capire ancora una volta quanto quell'uomo fosse fantastico. Amava Alexis con tutto se stesso, più di ogni altra cosa.
-Io... Lei è la mia piccola Alexis...
Kate lo abbracciò dolcemente, stringendolo a sè. -Rick, tua figlia ha la sua vita ormai, è adulta, ha i suoi sogni. E questo significa che dovrà allontanarsi da te. Un giorno avrà la sua famiglia, i suoi figli. Ma tu sei suo padre e sei l'unico uomo che amerà e di cui si fiderà per sempre, sa che sei l'unico non smetterà mai di credere in lei e che non la tradirà mai, mai.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante. -Lei mi odia.- disse poi ripensando a quelle parole che gli aveva urlato e che erano sprofondate come pesanti sassi nel suo cuore. -Io ho sbagliato tutto.
Beckett lo guardò come se fosse impazzito. -Non dire sciocchezze! Hai cresciuto una ragazza fantastica, da solo! Al è matura, intelligente, responsabile e simpatica. Per non parlare della sua bellezza. E' la miglior ragazza che io abbia mai conosciuto e questo ti fa onore Rick, non immagini quanto. Lei... non ti odia. Era solo arrabbiata, le hai detto che non ti fidi di lei e le hai dato della ragazza facile. Non pensa davvero tutte quelle cose, lei ti vuole bene. Te lo assicuro, so cosa significhi litigare con il proprio padre, specialmente alla sua età.
Castle sgranò gli occhi. -Non le ho dato della ragazza facile!- disse indignato.
-Ah, no? Ti assicuro che dalle tue parole sembrava così.
Rick si fermò un attimo a rifletterci. In effetti la sua musa poteva aver ragione. Si sentì malissimo. -Io mi fido di lei, è lui il problema.- mormorò stringendo i denti.
-Castle, a me Riley sembra un bravo ragazzo, è carino, educato e ci ha aiutati durante le indagini. E Alexis ha una buona opinione su di lui. E poi... è solo una festa, e ci saremo anche noi. Abbi fiducia in loro, o almeno in tua figlia.
Lo scrittore la studiò per qualche secondo, poi annuì sconfitto. -Va bene. Alexis è in gamba, sono orgoglioso di lei, è fantastica. E se è quello che vuole io starò dalla sua parte e cercherò di contenere la mia gelosia e... che c'è?- chiese vedendo il sorriso della sua musa che si allargava.
-Penso che dovresti dire tutte queste bellissime parole ad un'altra donna, non a me.
Castle sorrise a sua volta, poi le prese il viso tra le mani e lo avvicinò lentamente al suo, fino ad incontrare le labbra della donna. La baciò dolcemente fino a quando le guance di Kate si imporporarono e il bisogno di ossigeno divenne troppo forte.
-Tu...- disse emozionato recuperando fiato. -sei fantastica. Ti amo, Kate, più della mia stessa vita. Non vorrei nessun'altra donna al mio fianco che non sia tu.
Beckett, commossa, gli diede un altro dolce bacio. -E io non voglio nessun altro uomo che non sia tu. Ma ora vai, c'è un'altra donna che devi conquistare con le tue parole.

Castle camminava nervoso  sulla spiaggia, sapeva esattamente dove avrebbe trovato sua figlia, la conosceva meglio delle proprie tasche.
Salì sopra al primo scoglio, continuando ad avanzare, facendo attenzione a dove appoggiava i piedi, fino a quando la vide.
Era seduta sull'ultimo scoglio, quello più grande, e gli dava le spalle. Era rivolta verso il mare, le braccia che stringevano le ginocchia al petto, i lunghi capelli rossi come il fuoco che svolazzavano per colpa della brezza marina, il corpo scosso dai singhiozzi.
A quella visione Rick sentì qualcosa rompersi dentro di sè. Non si era mai sentito così male, gli sembrava di non riuscire a respirare.
Aveva fatto del male a sua figlia, l'aveva fatta piangere. Aveva messo sè stesso davanti a lei.
E ora, come un verme, stava andando a chiederle scusa.
-Al...- disse debolmente quando fu alle sue spalle.
-Che vuoi?- chiese duramente lei asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, continuando a guardare il mare.
Lo scrittore si sedette al suo fianco, cingendole le spalle con un braccio. -Mi dispiace, mi dispiace tanto Al, mi dispiace...- sussurrò chiudendo gli occhi mentre alcune lacrime calde scendevano anche sulle sue guance. -Scusa. Scusa se ti ho fatta arrabbiare, se ho fatto il padre stupido e geloso, scusa se non ti ho dimostrato la mia fiducia e se ti ho offesa e ferita. Non volevo, davvero. Sei la donna più importante della mia vita Al, e anche se vorrei dire che sei la ragazza più importante, devo farmene una ragione, sei cresciuta, sei una donna. Scusami davvero.
La ragazza gli gettò le braccia al collo scoppiando a piangere. -Oh, papà. Sono io che devo chiederti scusa, non volevo dirti quelle cose, non le penso davvero. Ero... solo arrabbiata.
Il padre le accarezzò dolcemente i capelli. -Non importa Al, davvero, è tutto ok.- le disse dolcemente guardando le onde blu del mare che si abbattevano violentemente sugli scogli. -Kate ha ragione, io ho piena fiducia in te. Se tu vuoi andare alla festa con Riley io non posso che ascoltarti e chiederti se ti serve un bellissimo vestito nuovo.
Alexis sorrise. -No papà, non serve, dovrei averne già uno... Ti fidi davvero di me?
L'uomo annuì, non aveva dubbi. -Sì, ciecamente, e scusami se prima non te l'ho detto.
-E' stata Kate a farti cambiare idea?
Suo padre annuì.
-Sono felice per te, per voi. Siete perfetti insieme papà, davvero.- le disse lei con la voce incrinata per l'emozione.
-Lo so. Lei è tutto ciò che ho sempre desiderato.
Padre e figlia rimasero in silenzio, ammirando il cielo azzurro.
-Posso davvero andare alla festa?- chiese Alexis dopo un po'.
-Certo, sei adulta, no?
La ragazza sbuffò divertita. -Sì, ma sarò sempre la tua bambina, perciò voglio sapere cosa pensi.
Castle sospirò. -Mi fa male vederti insieme ad un uomo diverso da me, ma va bene, è giusto. Ma ti chiedo lo stesso di stare attenta, ok? Vorrei che qualcun altro mi chiamasse papà prima di diventare nonno.
Sua figlia sgranò gli occhi. -Aspetta! Davvero? Tu e Kate volete un figlio?- chiese eccitata.
Rick rise alla sua espressione felice. -Stai calma!- ridacchiò. -No, non subito almeno, stiamo insieme da due giorni Al! Però... se le cose tra noi dovessero funzionare, più avanti, e se lei fosse d'accordo... mi piacerebbe.- ammise arrossendo. Era la prima volta, nella sua vita, che sognava di diventare padre. Con Alexis era stato tutto diverso, lui e Meredith erano giovani, non ne avevano neanche mai parlato, era stata tutta una sorpresa. Con Gina e le altre l'idea non gli era neanche mai passata per la testa. Ma con Kate... con lei era tutto diverso. Da quando aveva capito di essersene innamorato, molto tempo addietro, aveva iniziato a desiderare di tenere tra le braccia un bambino o una bambina con i suoi occhi verdi e i capelli mossi e castani.
-E' una bella cosa papà. Spero che un giorno si possa avverare, mi piacerebbe avere un fratellino o una sorellina. E comunque stai tranquillo, non ho intenzione di diventare mamma tanto presto!
Lo scrittore sorrise dandole un bacio sulla fronte. -Grazie pumpkin.



Angolo dell'autrice:
Ok, sinceramente questo capitolo non era previsto, ma scrivendo ho capito che mancava un momento tra Castle e Alexis. Loro nel telefilm hanno un fantastico rapporto e non mi sembrava giusto ignorarlo. Probabilmente non ce ne saranno altri di simili, spero vi piaccia comunque.
Sono riuscita ad inserire anche alcune parti Caskett e a parlare del caso almeno un po' :)
Ah, per quanto riguarda i sette anni di differenza tra Castle e Beckett mi sono basata sulle età dei due attori, non mi sembra che nel telefilm le specifichino mai. Alexis invece nella quarta stagione, se non sbaglio, dovrebbe avere diciotto, diciannove anni.
Il prossimo capitolo sarà più Caskett e ci sarà la festa.
Grazie mille per tutte le recensioni, mi rendono davvero felicissima :)
Un bacio,
Sofy_m

  
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