Una
simpatica compagnia
Tutti gli invitati alla cena arrivarono a casa Flame alle cinque e mezzo, ora che aveva indicato Larxene. Aveva proposto di stare un po’ in veranda a parlare
per poi spostarsi all’interno per mangiare. Non era così elettrizzata da quando
Axel l’aveva suggerita al professor Vexen per quello studio dei medicinali come sua assistente
personale.
In realtà, era quasi più emozionata pensando al fatto
che Roxas stava per arrivare e che lei avrebbe fatto
una gigantesca sorpresa al suo migliore amico. Odiava che lui stesse ancora male
per quell’idiota di Saix, anche perché lui non
meritava il suo dolore, quindi era decisa a fare il possibile perché ritrovasse
un po’ di armonia.
“Sono arrivati!”
gridò Demyx, vedendo le macchine apparire dal
vialetto.
Uno dopo l’altro gli otto invitati entrarono in casa,
e tutti si scambiarono baci e abbracci affettuosamente.
“Larxene,
tesoro, sei un fiore!” la salutò Marluxia. I
suoi capelli rosa si notavano da lontano, così come il suo ego gigantesco, ma
lei gli voleva bene.
“Grazie, grande capo,
anche tu non stai male” lo ricambiò sorridendo.
Passò i dieci minuti successivi a salutarli uno per
uno: Xemnas e la sua pelle abbronzatissima anche
d’inverno; Xigbar e Xaldin,
che ormai erano inseparabili; Laxaeus, il gigante che
stava sempre zitto; l’emo Zexion, che era venuto sorprendendo tutti quanti; il
professor Vexen; e infine, il menefreghista Saix.
“Ho messo il tavolino
circolare in giardino, ci sono già le bevande per l’aperitivo se volete”
li istruì.
“C’è l’alcool?”
s’informò Luxord.
“In quantità
industriali” rispose lei, serafica.
“Allora andiamo a bere,
gente: ho bisogno di ubriacarmi!”
Roxas
stava andando a casa di Axel con Sora. Aveva insistito
affinché lui lo seguisse, anche perché proprio non ce la faceva ad andare là da
solo, aveva troppa… cosa? Paura? No, forse è meglio dire che era emozionato al
pensiero di rivedere il ragazzo.
“Sono simpatici, questi
tuoi amici?” domandò suo fratello mentre erano in macchina. Li stava
accompagnando il nonno, che però non aveva smesso di tossire da quando erano
partiti.
“S-sì, diciamo di
sì” rispose lui, poco convinto.
“Ehi, bambini, siamo
arrivati, la casa è quella” li avvisò l’uomo, indicando la
villa.
Il biondo notò subito che c’erano un sacco di persone
intorno all’edificio e questo non fece altro che accrescere la sua tensione.
Però Larxene gli aveva detto che non c’erano problemi
se andava.
“Caspita, devono essere
ricchissimi!” esclamò Sora.
Il nonno si fermò e li fece
scendere.
“Vi aspetto qui, ok?” chiese. Loro annuirono e si avviarono
insieme verso quel gruppo di persone urlanti.
Roxas
si zittì automaticamente quando furono praticamente in mezzo a tutta quella
gente: come suo solito, non era capace di parlare tranquillamente in presenza di
troppe persone, gli veniva l’ansia.
“Ehi, ciao
ragazzino!” lo salutò la padrona di casa facendosi largo tra gli
incitati.
“Scusami, forse è meglio se
torno domani…” disse a bassa voce. Lei rise e
gli dette una pacca sulla schiena.
“Ma figurati, vieni
pure! Axel ha il tuo
skate, vado a chiamarlo!” lo
rassicurò.
Il biondo rimase in mezzo a una decina di sconosciuti
e cercò con la mano il braccio del fratello, che però non trovò. Si guardò
intorno allarmato: dov’era Sora?
“Xion! Guarda, ci sei anche tu! Che ci fai qui?” lo sentì
parlare.
“Sono qui dai miei
cugini, ieri ho anche incontrato tuo fratello. Come mai siete
tornati?”
“Lo skateboard di Roxas è rimasto qui e siamo venuti a riprenderlo”
spiegò ridendo. Li vide parlare senza problemi e si chiese come diavolo facesse
lui a sentirsi così a suo agio tra gente sconosciuta.
“Ehi, e tu chi
sei?” gli chiese una voce alle sue spalle. Si voltò e vide un uomo con
una benda sull’occhio fissarlo incuriosito.
“Ah-ehm… io sono
Roxas” rispose, tendendo la
mano.
“Non mi ricordo questo
nome.
Sei nuovo del gruppo?”
domandò.
“No, sono qui per
riprendere…”
“Xigbar, non mi
mettere sotto inchiesta l’ospite! È qui per Axel e basta!” lo sgridò
Larxene, tornando in
giardino.
“Veramente sono qui per il
mio skate” precisò lui.
“Che ha Axel, ergo sei qui per lui. Forza, è in
laboratorio che finisce di lavorare, seguimi” gli ordinò.
Anche se controvoglia, il biondo le andò dietro senza
fiatare, sentendo la bocca asciutta.
“Ecco a voi il nostro
laboratorio!” lo presentò lei, aprendo una porta. Dietro c’era una stanza
non molto più grande della cucina ma decisamente più ingombra: provette, fiale,
contenitori di varie forme e dimensioni erano disposti in modo disordinato (o
così pareva) sui vari scaffali. C’era un lieve puzzo di
bruciato.
“Scienziato, c’è qui Roxas!” esclamò Larxene.
Axel
spuntò da dietro un enorme mobile bianco. Sorrise non appena lo
vide.
“Ehilà, Roxas! Come stai?” lo accolse sorridente. La sua migliore amica lo aveva avvertito solo un
minuto prima dell’arrivo del ragazzo e lui sapeva benissimo che l’aveva fatto
apposta. Se avesse avuto tempo, l’avrebbe strozzata, ma ormai tanto valeva fare
finta di nulla.
“Bene,
grazie. Sono qui solo per riprendere lo skate” disse.
“Lo so, infatti la tua tavola è di sopra, al sicuro in camera mia.
Con la casa invasa da dodici persone, ho dovuto salvarla” lo informò. “Camera sua?!” pensò il
ragazzino, sentendo il cuore battere velocemente al sol
pensiero.
“Bene, io vi lascio
soli. Ci vediamo tra poco” li salutò Larxene, uscendo dal laboratorio.
“Scusa il disordine, ho
avuto qualche problema con un paio di elementi incompatibili tra loro
e…”
“Sono esplosi?”
suppose il biondo.
“Esatto, facendo un gran
baccano e tanto fumo. Diciamo che non sono molto fortunato
ultimamente” si scusò
ridendo. Si tolse camice e guanti, appendendoli a un gancio
al muro e rimanendo con un paio di jeans strettissimi e una maglietta rossa
attillata. “Oddio!”
“Vieni, ti restituisco ciò
che è tuo” lo guidò, uscendo dalla stanza.
Si sentiva il vociare delle tredici persone fuori
dalla casa anche con la porta chiusa e Roxas si sentì
a disagio a pensare che erano lì dentro da soli. Magari
avrebbero potuto… “NO!”
Entrò nella camera dove si era svegliato la mattina
precedente e vide il suo skate appoggiato al muro.
“Ecco qua!” esclamò
Axel, chinandosi per prenderla. “Che bel sedere…”
“A te” gli disse
passandogliela.
Il biondo sorrise e la strinse tra le mani,
riconoscente.
“Grazie, vi ho disturbati
proprio molto in questi giorni” commentò, un po’
imbarazzato.
“Figurati, l’abbiamo fatto
volentieri” minimizzò il rosso, con un gesto della mano. Lo fissò negli
occhi, rimanendo incatenato a quel verde acceso che sembrava quasi
finto.
“Ehm… sssì, forse è meglio andare” suggerì Axel, riscuotendosi. Roxas
sobbalzò, preso alla sprovvista, e annuì. Era fin troppo facile perdere il senso
della realtà con quell’uomo intorno, doveva stare attento.
“Ehi, rimaniamo qui a
cena!” esclamò Sora quando uscì di casa.
“Cosa?” chiese il
biondo, andando nel panico.
“Sì, Larxene mi ha chiesto se volevano mangiare qui e io ho
domandato a nonno se andava bene. Ci ha dato il
permesso, viene a riprenderci più tardi!” spiegò
felice. L’altro strinse i
denti e cercò di non cedere alla tentazione di ammazzarlo su due
piedi.
“Che… bellezza”
disse, sputando fuori le parole.
“Ragazzi, abbiamo due
ospiti in più! Salutateli
tutti!” gridò Larxene,
passando un bicchiere di aperitivo anche a loro.
“Benvenuti!”
urlarono tutti all’unisono. Il castano mandò giù in un solo sorso la bevanda,
mentre Roxas iniziò a berla poco per
volta.
“Buona!” commentò
il gemello.
Furono presentati alla combriccola al completo.
Andando in ordine di comparizione: Xemnas era quello
abbronzato e super fico; Saix era quello sfigurato;
Vexen era il professore matto; Laxaeus era il gigante silenzioso (metteva paura); Zexion era l’emo egocentrico;
Marluxia era quello con i capelli rosa, l’ombretto e
decisamente gay; Xaldin e Xigbar erano la coppia affermata (ma quanti gay c’erano in
quel gruppo?); Demyx era il ragazzo di Larxene (che Roxas aveva già consociuto), mentre Luxord suo
fratello; Xion la cugina. Infine c’era Axel, che gli fece l’occhiolino, vedendolo un po’ in
difficoltà.
“Stai tranquillo, se hai
bisogno ti aiuto io” gli sussurrò in un orecchio quando riuscì ad
avvicinarlo. Lui lo ringraziò con lo sguardo.
Si misero a sedere dopo aver bevuto un bel po’ di
aperitivo e metà dei commensali era già brilla. Il ragazzo ringrazio la sua
capacità innata di reggere l’alcool e sorrise, poi guardò il fratello e un po’
della sua positività scomparve: Sora era praticamente ubriaco e stava
intrattenendo Xion e Demyx
con discorsi assurdi riguardo alla scuola, facendoli ridere di cuore. scosse la testa sconsolato e si chiese come avrebbe fatto a
spiegare a sua nonna come mai aveva preso la sbornia.
“Allora, Roxas, che cosa fai tu?” gli chiese Marluxia sorridendo.
“Studio” rispose
lui, secco.
“Che classe
fai? La prima superiore?” lo prese in
giro Xigbar.
“Veramente tra un mese
inizio la quinta, ma grazie per l’arguta osservazione” lo freddò,
guardandolo male. L’uomo rise.
“Hai la lingua
tagliente, ragazzino, mi piaci!” si complimentò.
“E dopo che farai?”
domandò, seriamente interessato, Axel.
“Non lo so, ho molte idee,
ma anche tanti dubbi. Probabilmente
scienze o medicina” rispose con un’alzata di
spalle.
“Sul serio?” si stupì
il rosso. Lui arrossì e annuì.
“Ma pensa tu che
casualità” commentò una voce fredda e distaccata. Lui si girò verso Saix con i brividi sulla schiena.
“Anche tu uno
scienziato? Anche il nostro
amato Axel studia chimica, sai?” gli fece presente.
“Sì, lo so” rispose,
intimidito da quella voce glaciale.
“Potreste lavorare
insieme, non credi? Sarebbe così… divertente” lo stuzzicò. Il ragazzino rimase immobile mentre quelle parole,
che di per sé non significavano nemmeno più di tanto, rimanevano sospese
nell’aria.
“Saix, se devi aprire
quella boccaccia solo per dire fesserie, allora sta’ zitto!” gli intimò
il rosso, fulminandolo con lo sguardo. Roxas ringraziò
che ci fosse lui perché, contro quell’uomo sfigurato, non avrebbe saputo come
comportarsi.
Quando la tensione fu svanita e lui non li
considerava più, il rosso lo fissò con sguardo
supplichevole.
“Ti chiedo di perdonarlo, ha
un carattere un po’… uhm… non ho aggettivi al momento ma ti prometto che ne
troverò” si scusò. Quel sorriso gentile fu una ricompensa più che
generosa e lui ricambiò.
“Niente,
figurati”
La serata passò piacevolmente e anche lui si lasciò
andare, bevendo un po’ di vino e spumante. Non sapeva dire se ci fosse altro, ma
ogni tanto qualcuno gli riempiva il bicchiere e lui lo
svuotava.
Alle undici e mezzo suo nonno non era ancora andato a
prenderlo e lui iniziava a preoccuparsi. Sora era ormai in casa mezzo svenuto da
più di un’ora e tutti gli altri invitati erano ubriachi. Se li avesse visti in
quella compagnia li avrebbe chiusi in casa a vita.
In aggiunta, anche lui si sentiva un po’ brillo e non
riusciva quasi a tenere gli occhi aperti.
“A-Axel…”
chiamò, biasciando un po’ il nome. Non si era nemmeno reso conto che lo stava
portando in camera a dormire.
“Che c’è?” gli chiese
il ragazzo, posandolo sulle lenzuola, accanto al fratello.
“Devo chiamare mio…
nonno” balbettò. Sentiva gli occhi chiudersi.
“Ci penso io, stai
tranquillo” gli assicurò.
“Shai, sei gentile… a
mala pena mi conosci e mi aiuti taaanto… mi piasci” gli disse, iniziando a perdere i sensi. Il rosso sorrise e gli posò un bacio sulla
fronte.
“Anche tu mi piaci, piccolo Roxas” sussurrò,
fissandolo. Stava succedendo qualcosa di strano, se ne rendeva conto: aveva
passato con quel ragazzino non più di sei ore e si sentiva legato a lui in modo
indissolubile. Era come un filo legato doppio alle loro vite, che li univa senza
scampo. Scosse la testa per quei pensieri assurdi, uscendo dalla camera per
lasciarlo dormire. Spense la luce e si chiuse in laboratorio: avrebbe passato
un’altra nottata in bianco, di questo era sicuro.
"Chiedo
scusa per la buffa coppia Xaldin-Xigbar, ma è un'idea
nata da quella mente malata di mia sorella minore... quando giochiamo insieme a
Kingdom Hearts li scambia sempre e ieri, quando stavo
scrivendo questo capitolo, mi ha detto "porca puzzola (testuale), io non li
sopporto... Rea, nella tua yaoi
falli mettere insieme, per favore, almeno se dico l'uno o l'altro è la
stessa!" e quindi ecco qui la neonata coppia più assurda degli ultimi dieci
anni! Perdonatemi il colpo di matto, ma mi ha fatta troppo ridere e mi è
piaciuta l'idea... un bacio a tutti, a presto"