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Autore: loveislouder_    25/08/2012    4 recensioni
«un altro fottutissimo giorno di sofferenza.
spesso mi chiedo chi finirà prima, se io o questa situazione. immagino che finirò io, non mi manca molto.»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio spiraglio di luce in un’esistenza così buia.

Un altro fottutissimo giorno di sofferenza. Spesso mi chiedo chi finirà prima, se io o questa situazione. Immagino che finirò io, non mi manca molto.
Io non ho niente. Amici, famiglia, sogni, niente. Sono intelligente, sono giovane, forse persino bella. Eppure sono costantemente sola. Ma d’altronde, chi mai si avvicinerebbe a una come me?
E mi ritrovo qui. Nella soffitta di una malridotta casa abbandonata. Nella soffitta di casa mia. I miei genitori sono morti quando io avevo dieci anni, vivevamo qui. Non che fossimo una famiglia felice, anzi. Litigavano sempre e mi picchiavano per sfogarsi. Forse  è anche per rimorso quindi, che mia madre si sparò un colpo in testa. E che qualche mese dopo mio padre sparì.
Non mi aspetto niente da questa vita, se vita si può chiamare questa eterna sofferenza che patisco.
Credo che la gente abbia persino paura di me, e non ha tutti i torti.
Sono scheletrica, pallida, piena di piercing, di tatuaggi, di cicatrici. Mi vesto solo di nero..
Forse perché la mia vita è di questo colore. Nero.
I miei genitori non mi mancano. Non mi hanno mai fatto stare bene. Però vorrei qualcuno che mi abbracciasse, che mi volesse bene, che mi tendesse la mano per aiutarmi a venir fuori da questo buco nero che mi ha risucchiato.
Mi alzo dalla sedia, e barcollando scendo al piano di sotto.
Eccola lì, sul tavolo, la mia adorata bottiglia di vodka, ancora mezza piena.
La afferro e esco di casa, voglio farmi un giro.
Oggi il tempo è nuvoloso, come sempre.
Fa freddo, ma non ho soldi da mesi e i pochi che ancora rimangono mi servono per l’alcool. Quando li avrò finiti, mi lascerò morire.
Sovrappensiero, sbatto contro qualcuno.
Un ragazzo, ha dei bellissimi occhi nocciola.
- Scusami, io, ti ho fatto male? – chiede dolcemente, scuoto la testa e continuo a camminare. Sento i suoi passi dietro di me, non m’importa. Mi starà seguendo perché gli faccio pena o perché vuole violentarmi. È lo stesso, tanto ormai.
Mi fermo e mi siedo su una panchina, non mangio da giorni, non ho più energie. Meglio.
Lui si siede accanto a me.
- Io mi chiamo Liam, piacere – sussurra, ha una voce così melodiosa.
- Che cosa vuoi, Liam? – chiedo scorbutica, senza guardarlo negli occhi.
- Vorrei sapere il tuo nome – dice, e poi sorride. E per un attimo il mio mondo sembra illuminarsi.
- Elodie – odio il mio nome, sembra quello di un pesce rosso.
- Hai un nome interessante, Elodie. – sì, interessante quanto un pugno nello stomaco.
Rimango zitta, prima o poi se ne andrà.
- Grazie,  a me piace il tuo. – ma cosa sto blaterando? Devo essere impazzita, ho appena ricambiato un complimento.
Lo vedo sorridere, il mio mondo s’illumina ancora. Ogni volta che lo vedo sorridere, sento un qualcosa. Emozione, Elodie, si chiama emozione. Si, ma io non provo emozioni, almeno credo.
Mi prende la mano, il mio corpo viene scosso da un brivido.
- Che bel tatuaggio. Cosa vuol dire? – chiede indicando la scritta in arabo nella parte interna del mio avambraccio.
No. Quel tatuaggio no.
- C’è scritto ‘Ti amo’ in arabo. – oh, Dio. Gliel’ho appena confessato. L'avevo fatto per un ragazzo, ne ero follemente innamorata. Poi anche lui mi ha abbandonata.
- Mi piace tantissimo, adoro i tatuaggi. Ne hai altri? – certo, ne ho altri quattro.
- Si. – rispondo, e sento la mia bocca allargarsi. Cosa sto facendo? Oh cazzo. Ho appena sorriso.
- Posso vederli? – avverto una punta di malizia forse?
Mi vedo annuire, ma come glieli mostro? Di certo non mi spoglierò per strada.
Invece, eccomi lì ad alzarmi la maglietta come una deficiente.
Indico un punto laterale del mio busto, coperto dal reggiseno.
Lui lo alza delicatamente, lì c’è scritto il mio nome in cinese.
Lo sento scorrere con le dita sul tatuaggio.
- C’è scritto il tuo nome. – conosce il cinese?
- Si, come hai fatto a leggerlo? – che ragazzo pieno di sorprese.
- Conosco l’alfabeto cinese. – che stupida, se no come avrebbe fatto?
Rimetto giù la maglietta per poi scoprirla sulla spalla, riluttante.
Remember to smile. Che tatuaggio stupido. In inglese poi, che se vuoi dire che significa ‘vaffanculo’ nemmeno puoi perché si capisce.
Sorride, gli piace.
- Sembra un controsenso, non credo che tu sia una tipa molto sorridente. – ha ragione, l’ho fatto in un pub quando ero ubriaca tre anni fa, mi ero fissata con queste frasi da tossicodipendente depressa.
- Lo so, ma non ero…molto lucida, ecco – bene, ora sa che sono un’alcolista.
Mi aspetto di vederlo scappare a gambe levate, invece lui resta lì.
- Ti capisco. – si alza la manica della t-shirt a scoprire la scritta ‘Don’t worry, be happy’ – questo l’ho fatto a Ibiza, ero ubriaco fradicio. – mi confessa – hai altri tatuaggi? – oh, tesoro. Certo che li ho.
Scosto i capelli e gli mostro il penultimo, dietro l’orecchio. Un piccolo sole, che avrebbe dovuto portare luce nella mia buia esistenza.
Lo osserva e sorride, a quanto pare lui ama farlo.
Poi mi scopro la caviglia e gli mostro un piccolo simbolo, una rosa.
Il tatuaggio più vecchio che ho, non so neanche perchè me lo sono fatto.
- Sono finiti – gli dico, e sorrido di nuovo.
- Sono splendidi. – si sta avvicinando a me o è una mia impressione?
Sempre più vicino, macchè starò sognando.
Le sue labbra sfiorano le mie.
- Sei bellissima, Elodie. – il suo fiato scalda il mio collo.
- Anche tu. – non ci credo. Mi ha appena detto che sono bellissima.
Per un attimo mi sento..bene.
Lo fisso, mi sembra un angelo.
Il mio spiraglio di luce in un’esistenza così buia.
Poi la luce del mattino penetra nella stanza e mi sveglio.
  
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