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Autore: Giu1996    25/08/2012    2 recensioni
Il ricordo più felice di Harry Potter?
Ginny vestita da sposa.
Ormai sono passati diversi anni dalla sconfitta di Voldemort e se Harry dovesse usare l'incanto Patronus certamente il suo ricordo più felice sarebbe quello di sua moglie all'altare.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Il Patronus è una forza positiva, una proiezione delle cose di cui si alimenta il Dissennatore: la speranza, la felicità, il desiderio di sopravvivere.. -

Seduto sul mio divano la mia mente mi catapulta a quella sera fredda di gennaio del mio terzo anno ad Hogwarts.
Mi ricordo ancora perfettamente le parole del professor Lupin, nonostante siano passati diversi anni ormai.
La prima volta che cercai di produrre un incanto Patronus fu un disastro. Finii col cadere disteso per terra. Anche gli altri tentativi non andarono molto meglio ma ricordo di aver voluto continuare a provare. Non intendevo ricadere dalla scopa un’altra volta durante una partita di Quiddich.
Quell’episodio adesso mi fa sorridere.. Che volo che feci!
Comunque la mia testardaggine venne ripagata. Riuscii a compiere il mio primo Patronus: un cervo maschio.
La mia fonte di salvezza, quella grande ombra argentea.

Se non sbaglio pensai al mio primo incontro con Hagrid. Quello sì che era un ricordo felice.
Da quel momento seppi di essere un giovane mago, ma cosa più importante sarei andato lontano dai Dursley.

-Funziona soltanto se ti concentri con tutte le tue forze su un ricordo molto felice-

Il professor Lupin. Non posso fare altro che avere una stretta al cuore al suo solo pensiero. Disteso, immobile accanto a sua moglie.
Entrati a far parte dei delitti compiuti da Voldemort. Adesso sono in un mondo in cui nessuno può più ferirli.
La sconfitta di Voldemort.
Quello sì che è un bellissimo ricordo.
La fine di tutto.
L’inizio di una nuova vita.
La cicatrice che brucia ormai è solo un ricordo passato.

Ma il mio nuovo pensiero felice adesso va verso la donna che sta scendendo le scale. È andata a mettere a letto il piccolo James.

Così splendente. Ginny
Se un Dissennatore provasse ad entrare adesso dalla finestra di casa nostra saprei con certezza come scacciarlo, saprei con certezza quale ricordo potrei pensare prima di urlare ‘Expecto Patronum!’

Sono passati due anni.
Ginny con quei suoi lunghi, lisci e luminosi capelli rossi. Il marchio Weasley.
Aveva i capelli raccolti in uno chignon alto dal quale partiva un lungo velo. Indossava un magnifico vestito bianco che le lasciava scoperte le spalle.
La mia piccola grande strega si era trasformata in qualcosa di unico.
Non ho mai visto e non vedrò mai creatura più splendida al mondo. Né in quello magico né in quello babbano.
Avanza verso di me mentre una musica suonava in sottofondo.
Ricordo solo lei, c’eravamo solo io e lei.
Quasi non mi accorsi della massa enorme di gente che sedeva in sedie dorate per assistere al matrimonio.
Quasi non mi accorsi di Ron e Hermione in prima fila.
Quasi non mi accorsi di tutta la magia nella quale eravamo immersi e circondati.
Avevo occhi solo per lei.
Quel ‘sì’ che ci legò per sempre.
Quel suo bacio dolce.
In quell’attimo si fermò il mondo. Come per magia. No. Non era magia questa. Era semplicemente lei. Eravamo semplicemente noi, niente di più.

-Ehi a cosa stai pensando?- mi scuoto e scopro di non essere più al matrimonio.
Sono nel salotto della mia casa e mia moglie mi sta osservando con la testa piegata di lato.
-Perché?
-Hai un’aria strana. Fissavi il vuoto.

La guardai con dolcezza.

-Pensavo a quanto sono stato fortunato il momento in cui ho scoperto di amarti, pensavo che vorrei rivivere ogni singolo giorno della mia vita per quanto terrificante possa essere stato, rivivere ogni incubo, ogni orrore se tutto questo mi portasse nuovamente a te.  

Lei mi fissa e vedo una lacrima rigarle la guancia.
-Tu sei Harry Potter, avresti potuto avere qualunque donna, non hai mai avuto veramente bisogno di me.

Mi alzo l’abbraccio e le sussurro:
- Senza te non sarei niente.
  
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