Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Trottola__5    26/08/2012    8 recensioni
Questa storia non è una storia, questa storia è 23 storie. Questa storia è la storia dei settantaquattresimi Hunger Games, che noi conosciamo, raccontati dalle parole di Katniss; però non dimentichiamoci che, insieme a lei c’erano altri ragazzi: come hanno vissuto questi ragazzi la loro partecipazione al reality? Scopritelo. Ogni capitolo sarà un momento di questa edizione, vissuta da uno dei 23 tributi “dimenticati”. Perché, anche se quella di Katniss è sicuramente la storia più interessante e, probabilmente, la più importante, ci sono anche altre 23 campane che, possono, che devono, che meritano di essere ascoltate.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DISTRETTO:7
SESSO:Maschio


 

ARRIVO A CAPITOL CITY



They shout it, they clap it, they watch it, they kill, me.

Loro urlano: i cittadini di Capitol City urlano: spalancano la propria bocca, storpiano la propria faccia, nascosta sotto  una pelle tatuata e martoriata, quasi quanto i distretti, e urlano, con tutta l’energia che hanno in corpo.
Urlano perché i tributi sono arrivati.
Urlano perché io sono arrivato.
Li ho sentiti stamattina, quando mi sono svegliato: attraverso  il finestrino, munito di uno spessissimo vetro, penso insonorizzato, e mi sono sembrati sussulti di una vita che non ho più, mi sono sembrati i singhiozzi di mia madre e i gemiti della mia Olive, mi sono sembrati le urla della mia anima.
Invece la nostra accompagnatrice mi ha informato, con una voce tanto eccitata che, probabilmente, usa solo quando trova un paio di scarpe nuove, che eravamo  arrivati al capolinea.
“Sono già morto- ho pensato- bene, non ho sofferto più di tanto”
Ma non ho impiegato più di un minuto per capire che non ero ancora stato trafitto da una di quelle terribili armi che il Capitol mette a disposizione per i suoi tributi,
non ho impiegato  più di un minuto per capire che non avevo ancora sofferto abbastanza,
non ho impiegato più di un minuto per capire che ero stato ottimista: no, non ero morto, ero semplicemente appena arrivato a casa dei miei carnefici,
non ho impiegato più di un minuto a capire, che il peggio deve ancora venire.
Devo combattere, e non sono preperato; devo sopravvivere, e non sono addestrato.
Un sorriso mi affiora guardando il pubblico.
Si tatuano, si colorano, perché vogliono essere diversi l’uno dall’altro, perché vogliono essere unici, eppure ai miei occhi sono tutti ugualmente ridicoli, eppure ai miei occhi sono tutti ugualmente letali.

Loro saltano: i cittadini di Capitol City saltano, perché finalmente la noia è terminata, perché finalmente l’anno è passato, perché finalmente i giochi riprendono e le danze si riaprono.
Immagino che ieri le piazze cittadine fossero gremite: perdersi la mietitura sarebbe stato qualcosa di inconcepibile, qui.
Da noi si fa di tutto per evitare; un paio di anni fa due ragazze avevano  così tanta paura, che non si sono presentate: una delle due è stata estratta.
I pacificatori l’hanno uccisa due ore dopo.
Morte per morte…lei ci ha guadagnato perché, almeno, non ha sofferto.
Io soffrirò, e anche parecchio.
Ma non ora: ora devo sventolare la mia mano in aria e salutare tutti gli sponsor.
Mi devo far notare, perché la mia estrazione non è  eccezionale, nulla  in  confronto al ragazzo del 2: tributo volontario, oppure al 12: la ragazza che si per la sorella.
Oro per il Capitol, fuoco per me.
Per me, che nessuno ha mai preso più di tanto in considerazione, per me che ho una vita relativamente felice: due genitori eccezionali, tre sorelle che hanno scampato le proprie mietiture, tanti amici e una ragazza...per me, che, nonostante tutto, ho qualcuno per cui vivere.
Importa? No!
La felicità, la normalità, non fanno audience: serve violenza, servono lacrime, serve ferocia, serve mentire, e io non so mentire: so fare un sacco di altre cose, ma mentire, proprio non mi riesce: non posso sembrare aggressivo, o farei ridere le galline del distretto 10, non posso sembrare feroce, perché sembrerei un imitazione fatta male di qualche sanguinario favorito, non posso scoppiare a piangere perché, allora sì, che sembrerei  un buffone…l’unica cosa che mi resta da fare è sorridere, sorridere beffardo alla morte che incombe sulla mia testa, sorriderle e pensare che, almeno fino a ieri, la mia vita non è stata così male.

Loro applaudono, i cittadini di Capitol City applaudono, quando scendiamo dal treno.
Applaudono due possibili eroi, applaudono due probabili morti, applaudono due ombre.
Due ombre di quello che eravamo, due ombre di vita, che non riusciranno a reggere tutto ciò, sulle deboli spalle che il fato ha destinato a loro.
Applaudono come se non ci fosse un domani, però almeno loro oggi possono vivere, io no.
Li vedo, i nostri mentori: spenti, aggressivi, compassionevoli.
Johanna ci spinge insistentemente: è una vincitrice, dovrebbe godersi la vita, essere felice, invece sembra che non ne abbia più nemmeno una, di vita, sembra che non abbia più nemmeno voglia di provarci, ad essere felice.
È una persona aggressiva, poco amichevole, sta sempre sulle sue e ho la netta sensazione che ci odi.
Allora perché l’ho colta più volte con uno sguardo, fisso su di noi,  carico di tristezza e rammarico?
Perché non  è sicura di riportarci indietro?
No, deve esserci qualcosa d’altro, qualcosa che non dice e che tiene stretto nel suo cuore, come il più intimo dei segreti .
Non lo voglio scoprire, questo segreto, non lo voglio sapere, questo arcano, perché ha l’aria di essere terribile.
E allora vado avanti, con la testa alta e la paura nel cuore, consapevole che non c’è vita, dopo gli Hunger Games, consapevole che la fame porta solo morte: innocenti o colpevoli, bambini o anziani, la fame non guarda in faccia nessuno, se non la sua migliore amica: la morte.

Loro guardano: i cittadini di Capitol city guardano, per tutta la vita guardano, senza vedere alcun che.
Guardano qualcuno che gli tatua il corpo.
Guardano il presidente fare un discorso, uno a caso.
Guardano 24 ragazzi uccidersi tra di loro.
Guardano.
Guardano.
Guardano e non vedono: la distruzione, l’ingiustizia, la sofferenza.
Guardano.
Guardano.
Guardano e non pensano: alla distruzione, all’ingiustizia, alla sofferenza.
Guardano.
Guardano.
Guardano e non vivono, ma come possono buttarsi via in questo modo?
Guardano.
Guardano.
Guardano e mi uccidono: con uno sguardo, con un urlo, con un applauso.
Ecco che io muoio,
mentre loro urlano,
mentre loro saltano,
mentre loro applaudono,
mentre loro guardano...

 


N.D.A:
rieccoci...scusate il ritardo, ma ho dovuto dedicare un po' di tempo alla mia altra fic
"May odds be always in our favour"
però... rieccomi per voi...
aspetto che mi diciate cosa pensate del capitolo, cosa vi ha trasmesso?
Io non penso sia uscito male, però il primo resta il mio preferito!!!
Tanti baci e abbraccioni!!!
la vostra amata (??????????????) Trottola__5

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:

Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)  































 


 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Trottola__5