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Autore: eva innamorato    26/08/2012    2 recensioni
"ei tu, la palla !" disse uno alquanto familiare, sia per la voce che per l'aspetto quando feci una mossa impercettibile per guardarlo con la coda dell'occhio. non rosposi , non volevo ,non ce n'era bisogno, non si era nemmeno degnato di chiedermi scusa o mi dispiace o magari ti ho fatto male ?? no, niente , e bene, la palla te la vai a prendere da solo. i miei pensieri vennero interrotti dal respiro affannato del ragazzo che si avvicinava " ei ma che sei sorda ? ti ho chiesto la palla, deficiete! " con un gesto lento, molto lento , prese la palla sbuffando e, allontanandosi,si scontrò con i miei occhi neri, talmente infuriati che mi sembrarono un esplosione di fuoco improvvisa al quale neanche loro avrebbero avuto il privilegio di resistervi.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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ciao a tutti, mi chiamo Mary, ho diciassette anni e sono tremendamente angoscita al solo pensiero di dover ricominciare a frequentare il liceo, precisamente il quarto anno, tra due giorni. sono uan ragazza timida e introversa, e riesco sempre ad allontanare tutti da me a causa di questa mia riservatezza. Sono una ragazza minuta, di quelle che vedi e hai paura di toccare per la loro fragilità, ho scuri occhi a mandorla con brillanti riflessi verdi, capelli lunghi,boccolosi, di una castano scuro leggermente schiariti su qualche ciocca a causa del sole estivo e una " bocca a cuoricino", così la definiva la mia migliore amica, Irene.

era un giorno come tanti , me ne stavo seduta lì, in quel posto ormai troppo familiare per i miei gusti, quasi insopportabile, eppure aveva quel non so che di magico e tranquillo che mi invogliava a tornarci ogni qualvolta mi sarebbe andato, era il mio posto, il mio posto più bello, l'unico dove riuscivo a esprimermi, a tirar fuori tutto di me su un semplice pezzo di carta bianco, così, solo per gioco. Ero seduta a gambe incrociate ai piedi di un pino ormai già secco, nonostante fosse solo settembre, tevevo il mio quadernino tra le mani e scrivevo, scrivevo tutto quello che mi passava per la testa: " perchè in questa vita ho dovuto interpretare la parte della -non considerata-, perchè mi ritrovo con questo carattere di merda pronto a far allontanare chiunque cerchi di dimostrarmi quel poco di affetto, perchè sono così malfidente, perchè? " si, un'infinità di domande, era sempre questo quello che scrivevo, ma mai ,mai avevo provato a dare una risposta a ciò, non ci avevo mai pensato o forse non ne avevo il coraggio, però , nonostante tutto mi ritenevo migliore di "quelle", si, le chiamavo così, quelle che si trovavano ovunque , principalmente a scuola , pronte a darla al mondo in cambio di fama , orgoglio e bo, non so se a questo punto debba dire anche Piacere,ma dubito. Credo che in ogni scuola sia così, le "quelle " si trovano ovunque e non a caso si accoppiano, momentaneamente, con i "quelli" , gli stronzi ,ma belli, che mostrano solo la loro parte esteriore e forse, a parer mio, fanno anche bene , perchè se mostrassero quella interiore, bhe, come dire, si umilierebbero da soli.

"ei tu, la palla !" disse uno alquanto familiare, sia per la voce che per l'aspetto quando feci una mossa impercettibile per guardarlo con la coda dell'occhio. non rosposi , non volevo ,non ce n'era bisogno, non si era nemmeno degnato di chiedermi scusa o mi dispiace o magari ti ho fatto male ?? no, niente , e bene, la palla te la vai a prendere da solo. i miei pensieri vennero interrotti dal respiro affannato del ragazzo che si avvicinava " ei ma che sei sorda ? ti ho chiesto la palla, deficiete! " con un gesto lento, molto lento , prese la palla sbuffando e, allontanandosi,si scontrò con i miei occhi neri, talmente infuriati che mi sembrarono un esplosione di fuoco improvvisa al quale neanche loro avrebbero avuto il privilegio di resistervi. si, era familiare, frequentava la mia stessa scuola, forse sarebbe dovuto andare all'ultimo anno, non me ne importava molto, da quanto ricordavo doveva essere uno di "quelli " non ne sapevo neanche il nome e sinceramente non m'importava per il semplice fatto che tutte le ragazze, conoscendolo, erano rimaste affascinate dal suo modo di fare, dal suo essere così stronzo ... e nel giro di una settimana ci erano andate tutte a letto e se ne vantavano anche, ma io no, io non ero come loro, io ero indifferente al suo passaggio, quasi infastidita, possiamo anche dire che odiavo lui e il suo gruppetto, ma non sarebbe cambiato molto dato che io a scuola non venivo considerata, ero una delle tante , nè amata, nè odiata.

ero a terra , sangiunante , credevo di aver perso i sensi e invece riuscivo ancora a vederlo, si avicinava e... mi svegliai,il suono di quella sveglia rimbombava nelle mie orecchie e con un gesto veloce e deciso la feci cessare di infastidirmi. un incubo, uno dei tanti, ormai era diventata la norma, mi sarei spaventata di più se un giorno mi fossi svegliata dolcemente, senza sangue, rumori assordanti e pre-coma immaginario. decisi di alzarmi, e scendere a far colazione. dal bigliettino che trovai sul tavolo della cucina capii che mio padre evidentemente era già uscito , dalla scomparsa della mamma aveva preso il suo lavoro più seriamente e continuava a ripetere di volerci bene, a me e mio fratello, ma, al di fuori di queste parole , raramente il suo interesse era rivolto a noi, era già tanto se ancora vivevamo tutti e tre sotto lo stesso tetto e ci davamo il buongiorno la mattina e la buonanotte la sera, sempre. Si, avevo un fratello, diciamo fratellastro, nato da una precedente relazione di mio padre. si chiama harry, doveva frequentare l'ultimo anno e, per sfortuna mia era uno di "quelli", uno che ce le aveva tutte per lui , tutti i giorni, non riuscivo ad odiarlo come gli altri solo perchè era il mio fratellastro, ma , sinceramente , non riuscivo a trovare un senso alla sua vita, uno scopo,un filo logico, niente , era solo il classico puttaniere invidiato da tutti e voluto da tutte . raramente , quando ci scambiavamo quanche parola era anche carino nei modi di fare con me, ma non mi è mai importato più di tanto perchè per me sarebbe rimasto per sempre solo il ragazzo che condivideva la mia stessa casa, con il quale , per pura coincidenza , ci ritrovavamo entrambi a condividere lo stesso papà. Anche se dovevo ammettere che il motivo per cui nessuno gli resistiva era perchè riusciva ad averla semrpe vinta, era sfacciato e dannatamente bello, soprattuto quando , per far colpo e sentirsi figo, ondeggiava lentamente quei suoi boccoli castani che mettevano in perfetto risalto lo smeraldo dei suoi occhi, l'opposto dei miei. "Mary muoviti, è già tardi!" i miei pensieri vennero interrotti dal rumore della porta d'ingresso che sbatteva, per la forza utilizzata ho anche pensato che il muro avrebbe potuto cedere, ma mi ricredetti poco dopo, trovandolo lì, fermo come sempre. Era Harry che usciva e mi aveva frettolosamente ricordato che stavo facendo tardi il mio primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, appartenevamo a due mondi completamente diversi e, come sempre, mi lasciò lì, seduta su quel tavolo ad addentare un cornetto. Corsi contro voglia a lavarmi e vestirmi, dopo dieci minuti già ero pronta , jeans abbastanza strappati, felpone nero e stivaletti abinati, mi truccai, quel poco che bastava per rendere meno visibili le occhiaie di prima mattina, sciolsi i capelli e li lascii così, che cadevamo spettinati sulle mie spalle. Diedi un'occhiata allo specchio arricciando il naso, quasi per il disgusto, non tanto per il mio aspetto, non ero male, ma per la scuola ,non volevo, non potevo, sarei voluta tornare sotto quel pino come quasi tutti i giorni , ma invece no, sarei dovuta andare a scuola, sfortunatamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
  
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