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Autore: bluebox    26/08/2012    8 recensioni
“So che è difficile da credere ora, ma parlerai con noi. Crollerai e ci dirai tutto quello che sai su John il Rosso… canterai come un uccellino.”
“No amore, non lo farò.”
Le stampò un bacio sul capo e uscì dalla sala interrogatori lasciando un alone di mistero su quanto era appena successo.
Questa è la mia prima fanfiction su The Mentalist, spero che vi piaccia, mi raccomando recensite, si accettano critiche e complimenti. Buona lettura. Emy
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-E adesso passiamo alla notizia che ha sconvolto l’intera California; il famoso serial killer conosciuto come John il Rosso sarebbe stato ucciso da un consulente del California Bureau of Investigation-
-Patrick Jane, consulente del CBI, avrebbe ucciso con un colpo di pistola John il Rosso, lo spietato serial killer colpevole di ben oltre trenta omicidi, salvando la vita all’agente speciale Teresa Lisbon-
-“La fine della carriera di John il Rosso era alle porte” ha dichiarato il direttore del CBI Gale Bertram, “Il distretto ha sempre creduto nelle capacità di quest’uomo” ha aggiunto parlando di Patrick Jane, il consulente che ha ucciso il serial killer-
 
“E con questo sono sette!”
Van Pelt portò gli occhi al cielo. Da più di un’ora e mezza Rigsby stava giocherellando con il telecomando saltando da un canale all’altro ed esultando ogniqualvolta sentisse la parola John o consulente.
Si voltò verso la collega intenta a riordinare delle pratiche e con estrema euforia asserì “CNN, CBS ed ABC, sono solo alcune delle più importanti emittenti che parlando di noi!”
“Non parlano di noi, parlano di Jane” ribatté la rossa benché sapesse che l’entusiasmo di Rigsby andasse ben oltre qualsiasi osservazione.
“Si ma Jane è un consulente del CBI quindi si può dire che stanno parlando anche di noi… ” balzò in piedi muovendosi per il bullpen “Diventeremo famosi!”
Van Pelt si portò una mano sul viso come per coprirsi dall’imbarazzo per il comportamento infantile dell’uomo. Questa volta però doveva essere onesta; le bambinate di Rigsby erano quasi divertenti ora che avevano chiuso uno dei casi più difficili degli ultimi dieci anni. Si, ci sarebbe potuta passare su. Rise per il suo pensiero e continuò a riordinare i documenti.
“Ti prego dimmi che non si è messo di nuovo in testa di diventare famoso” Cho era apparso alle sue spalle con in volto un’espressione mista tra lo sconforto e il turbamento. Insomma non che normalmente avesse un’espressione diversa.
“Lo conosci troppo bene” asserì la donna ridacchiando.
“Un giorno di questi gli sparerò” detto questo seguì il collega per cercare di limitare la figuraccia con il resto dell’ufficio.
Ormai Van Pelt era piegata in due dalle risate tuttavia il suo sguardo finì sull’orologio appeso alla parete dinanzi a sé. Le lancette segnavano le 10.30.
“Cavolo è tardissimo! Ragazzi dobbiamo andare alla riunione!” urlò verso i due.
 
La sala congressi era colma oltre ogni misura. Vi erano gli agenti del CBI e i colleghi dell’FBI, tutte le figure rilevanti nel mondo della giustizia, compresi giudici, avvocati e il capo procuratore in persona. Naturalmente le schiere di giornalisti e cameraman erano un dettaglio immancabile se l’evento era organizzato dal direttore Bertram.
Seduti in prima fila con delle espressioni fiere Van Pelt, Rigsby e Cho lanciavano dei segni di vittoria a Jane e Lisbon seduti sul palco di fronte. L’uomo ricambiava con ampi sorrisi e occhiolini mentre il capo al suo fianco sembrava non apprezzare quei comportamenti poco professionali.  
“Jane!” sussurrò tirandogli una gomitata.
“Che c’è?”
“Abbiamo davanti tutte le figure più autorevoli di Sacramento, vuoi smetterla di fare ammiccamenti?”
“Meh!” replicò continuando a dispensare sorrisi. La donna non provò nemmeno a replicare. Tornò a fissare un punto vuoto che non fosse riempito da una telecamera o un giornalista.
“E poi ci sono delle belle donne in sala… ”
Lisbon si voltò e lo fissò con aria impassibile “Ok, smettila.”
Jane non poté fare a meno di ridere, adorava la sua Lisbon gelosa e autoritaria.
Bertram si alzò e raggiunse il microfono, si schiarì la voce. Improvvisamente il silenzio calò e le luci si spensero per rinascere in un piccolo fascio luminoso puntato sul palchetto. Puro stile Bertram, di sicuro aveva organizzato tutto già da molto tempo.
 
“Oggi siamo qui riuniti a causa di un grande evento, un evento che rimarrà nella storia come la morte della più grande mente criminale di tutta la California. Come tutti sapete quest’uomo, questo psicopatico, conosciuto come John il Rosso, ha ucciso più di trenta persone a partire dal 1998. Le sue vittime erano soprattutto donne sole in casa di notte, un perfetto bersaglio per un assassino senza scrupoli. Tra queste donne ci sono anche Angela Jane e la piccola Charlotte Jane. Si, hanno entrambe lo stesso cognome poiché erano la moglie e la figlia del nostro consulente Patrick Jane.”
 
Jane abbassò lo sguardo sentendo quelle parole, la donna al suo fianco gli pose una mano sul braccio e gli rivolse uno sguardo dolce, consolatorio.
 
“E questo, lasciatemelo dire, è stato il più grosso errore che abbia potuto compiere, mettersi sulla strada di un uomo col cuore infranto dal dolore. Dopo dieci anni d’indagini supportate dal team dell’agente speciale Teresa Lisbon, costanti ricerche e pericolosi faccia a faccia con alcuni complici di questo serial killer, Patrick Jane è arrivato a John il Rosso, uccidendolo e soprattutto salvando la vita di un agente.”
 
Un applauso rimbombò nella sala, anche il capo procuratore batteva le mani compiaciuto.
 
“Oggi siamo in grado di dare un nome a questo assassino: Jordan Morris, quarantasei anni, agente speciale dell’unità quattro dell’FBI. Un agente dell’FBI, infiltrato in uno degli enti investigativi più organizzati e specializzati dell’America. Un perfetto nascondiglio per rimanere inosservati. Finalmente la California è libera da questo cancro ed è solo grazie ad un uomo e le sue capacità di osservazione. Per questo voglio chiamare qui il signor Jane per conferirgli questo distintivo e nominarlo agente onorario del Bureau.”
 
I tre colleghi in prima fila trasalirono alla vista del badge luccicante con tanto di nome inciso su. Lisbon guardò l’uomo con aria sorpresa e con un enorme sorriso stampato in volto. Jane sembrava pietrificato.
“No, no non posso Lisbon, è troppo”
“Avanti Jane te lo meriti!”
“Ma è un distintiv… ”
Bertram si voltò verso il consulente e con il solito tono che assumeva quando delle telecamere lo riprendevano asserì “Signor Jane, nella sua carriera ha ricevuto più pugni in volto che elogi, credo che un distintivo non le farà male questa volta” Rise scatenando l’ilarità dell’intero pubblico.
Jane tentennò poi con passo deciso andò a ritirare il riconoscimento. “Ehm… credetemi per la prima volta mi mancano le parole. Vorrei solo ringraziare gli agenti Lisbon, Rigsby, Van Pelt e Cho perché senza il loro aiuto non sarei mai riuscito ad arrivare a John. Naturalmente un ringraziamento sentito è rivolto anche tutti quelli che mi hanno sopportato per anni senza cedere al desiderio di spararmi” sorrise alzando verso i presenti il distintivo.
Una donna in tailleur con i capelli legati in uno chignon e un blocchetto stretto nelle mani si alzò tendendo il braccio sinistro in alto come fosse una ragazzina pronta a un’interrogazione. Era chiaramente una giornalista, aveva un’aria fiera e risoluta tipica di chi è del mestiere. Sorrise rivolgendosi a Jane quando questo le fece un gesto con il capo come per darle parola.
“Signor Jane, tutti sappiamo a grandi linee com’è stata condotta l’operazione; Dopo che l’agente Lisbon è stata rapita lei è andato a salvarla da solo, affrontando il serial killer senza alcun timore. Devo dire che è stato molto coraggioso, complimenti. Non se ne vedono molti di uomini come lei di questi tempi”
L’uomo piegò di lato il capo arrossendo lievemente e sorridendo lusingato.
“Ciò nonostante pare che oltre a John il Rosso sia stato ucciso anche un altro uomo. Alcune fonti affermano che si tratti di Virgil Minelli, ex capo del CBI, in pensione da circa cinque anni. Potrebbe fare chiarezza, dirci se le voci sono fondate?”
Jane esitò a rispondere. Era meglio lasciare certe questioni delicate al direttore o ai suoi superiori. Tuttavia l’uomo al centro dell’attenzione in quel momento era proprio lui, non poteva sfuggire questa volta alla morsa letale dei media. Si voltò a fissare Bertram che si limitò ad annuire con il capo.
“Si, si tratta di Virgil Minelli. Le notizie trapelate erano giuste.” Rispose freddo, limitando le sue parole al minimo indispensabile.
La donna però non parve accontentarsi di quella risposta concisa così dopo aver scarabocchiato sul suo blocchetto chiese ulteriori spiegazioni.
“Può dirci qualcosa in più? Era legato al serial killer? Aveva un ruolo fondamentale nella vicenda?”
Sospirò “Minelli era un complice di John il Rosso, questo credo si sia capito anche senza spiegazioni. Il CBI non ha molti dettagli sulla sua collaborazione con John, se durasse da anni o fosse solo un avvenimento recente. Per quanto ne sappiamo la sua presenza nel distretto potrebbe essere stata programmata col solo scopo di spiarci e renderci un facile bersaglio. Mi sono sempre considerato un amico di Minelli. Lo ritenevo uno degli uomini più affidabili e incorruttibili, e per questo mi sento in colpa. Se solo mi fossi accorto prima del suo doppio gioco avrei sicuramente evitato molti grattacapi al Bureau e soprattutto la morte di validi e coraggiosi agenti.”
“Crede di sapere i motivi per cui abbia scelto di seguire uno spietato serial killer?”
“Non posso dirlo con certezza. Ognuno di noi ha le sue ragioni per fare quello che facciamo. Credo che avesse paura. Paura di diventare il suo prossimo bersaglio, paura di mandare in frantumi un’intera vita di sacrifici. Per questo ha scelto di fiancheggiare il nemico. Non aveva alcuna arma per poterlo fronteggiare.”
“Grazie per aver risposto alle mie domande” la donna si sedette soddisfatta. Dietro di lei la sagoma di un uomo seguito da un cameraman si apprestava a prenderne il posto.
“Signor Jane, l’arma utilizzata per uccidere John il Rosso era sua?”
“Oh no” sogghignò aprendosi i lembi della giacca “Vede? Sono completamente disarmato. Il CBI si guarda bene dal foderarmi di armi.”
“Quindi di chi era la pistola?”
“Di John, era la sua pistola” rispose sommessamente. Una donna balzò in piedi sventolando il braccio come se fosse una bandiera.
“Che tipo di relazione c’è tra lei e l’agente Lisbon?”
Jane fissò sottecchi il capo che aveva assunto un’espressione quasi impressionata. Aveva gli occhi spalancati e muoveva la bocca come se volesse suggerirgli le parole da utilizzare.
Riprese a fissare la giornalista. “Oh una molto speciale… ” trattenne a stento un risolino.
“Di tipo romantico?” lo esortò la donna che aveva preso a saltellare sul posto. Di sicuro scriveva per qualche rivista di gossip.
“Se lei per romantico intende ricevere l’intera cancelleria del CBI in testa, beh si” sfoderò un sorriso a trentadue denti. Non altrettanto fece la giornalista.
     
 
Dopo un’ora e mezza di imbarazzanti domande e un discorso lungo e noioso del capo procuratore, le porte finalmente si aprirono. In testa alla folla seguito da giornalisti che non si davano ancora per vinti, Jane saggiò l’aria fresca che riempiva gli ampi corridoi. I presenti defluivano fuori dalla sala congressi. Agenti e avvocati gli stringevano la mano congratulandosi per la sua impresa. Era così imbarazzato che le uniche parole che fuoriuscivano dalla sua bocca erano grazie e non deve mi creda ogniqualvolta qualcuno si spingesse un po’ in la con i complimenti. Lisbon si era distaccata da quel tripudio di vaneggiamenti giornalistici. Era poggiata alla parete con le braccia conserte e osservava divertita la scena. Patrick Jane che arrossiva? Glielo avrebbe rinfacciato per il resto della sua vita. I suoi occhi posati su di lui vedevano per la prima volta un’immagine diversa. Non c’era un consulente, un falso sensitivo o persino un novello agente, c’era solo un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti che aveva finalmente sconfitto il male che lo perseguitava.
Riuscì a scrollarsi di dosso la calca che si disperdeva lentamente lungo i corridoi. Raggiunse la donna che nel frattempo si era mossa verso di lui.
“Avvocati. Non sapevo potessero essere avvoltoi anche fuori dal tribunale.”
“Avvoltoi di genere femminile a quanto pare” lo guardò sottecchi.
“Sul serio Teresa? Da quando mi controlli?” rise fissandola negli occhi.
Lisbon gli strinse le mani e si avvicinò al suo volto.
“Da quando tu hai iniziato a chiamarmi Teresa”
Jane si staccò, fece due passi indietro e con espressione sarcastica le sventolò il dito indice sotto il naso.
“Agente Lisbon non è la prima volta che la chiamo con il suo nome. So che questo le causa imbarazzo perché le ricorda il suo soprannome, Santa Teresa giusto? Tuttavia credo che dopo tanti anni di lavoro insieme sia un mio diritto poterlo fare, insomma mi dica qualcosa!”
Lisbon gli mise una mano sulla bocca interrompendo la sua infinita litania.
“Anch’io” disse sorridendo.
Jane corrugò la fronte, si guardò intorno in cerca di un collegamento logico con la marea di parole illogiche che aveva appena pronunciato.
“Non era il genere di risposta che intendevo… ma… anch’io cosa?”
“Sto semplicemente rispondendo a ciò che mi hai detto ieri in quella stanza di ospedale… ”
Ripensò attentamente alle esatte parole che aveva pronunciato il giorno precedente alla ricerca di un periodo al quale si potesse adattare quella risposta. Improvvisamente una frase in particolare gli si palesò nella mente, si sbagliava o le aveva detto -Teresa io ti amo- ? Assunse un’espressione sorpresa.
“Oooh! Tu?… oh!” fu tutto ciò che riuscì a elaborare.
Lisbon ridacchiò, adorava Patrick Jane senza parole.
“Io si…” replicò nel suo stesso modo.
“Beh allora non le dispiacerà se… ” si avvicinò lentamente.
“Oh no nessun disturbo”
Si scambiarono un intenso bacio, molto più appassionato rispetto al giorno precedente. Intorno a loro questa volta non vi era il gelido ambiente scarno, privo di qualsiasi osservatore, ma un’intera mandria costellata da più di cento occhi tra cui quelli di giornalisti e cameraman. Tuttavia questi non sembrarono dare molta importanza a quel gesto. Forse non ci vedevano niente di speciale, insomma la gente si bacia di continuo, cosa c’è di strano? Beh per qualcuno nel CBI c’era eccome quella stranezza, qualcuno nascosto dietro i muri del bullpen, qualcuno che casualmente aveva tre paia di occhi, naturalmente distinti in tre individui ben separati.
“Ragazzi li vedete?” asserì la chioma rossa.
“No dove sono? C’è troppa gente!”
“Proprio lì davanti, vicino alla sala interrogatori tre.”
“Io non vedo nulla!”
“Se ti abbassassi ad altezza umana forse riusciresti e vederli” sentenziò il coreano.
“Non è colpa mia se sono alt- oh! Oh! Si! Li vedo!”
“Non sono bellissimi?” continuò la donna portandosi le mani al volto.
“Oh si, vorrei vederli stanotte”
“Cho!” lo richiamò per aver rovinato il momento magico.
“Ah a proposito… mi devi ben cinquanta dollari amico mio”
“Cinquanta? No non se ne parla.”
“E invece si, ricordi quando hai detto che non lo avrebbero mai fatto in pubblico?”
“Si Rigsby, ma l’ho detto un anno fa, non vale più adesso”
“Cosa? Vale eccome!”
 
Lisbon si staccò da Jane e si rivolse in direzione dei tre confabulatori. “Se non la smettete di borbottare niente ferie a Natale e straordinari per tutto il mese!”
I tre emersero dalla scrivania con sorrisi stampati in volto ed espressioni indifferenti. Si tiravano delle gomitate quasi per limitare il danno. Era incredibilmente divertente vederli bisbigliare cercando di non farsi sentire.
“Che cosa stavano dicendo?” chiese, spostando il suo sguardo dai tre amici al volto sorridente della donna.
Lisbon arricciò il naso sentendosi per la prima volta nella sua vita più intelligente dell’ex consulente “Non sei tu il mentalista?”
Jane tentennò “Beh ero preso da altro” sorrise malizioso.
Si fissarono per un po’ contemplando la perfezione di quel momento. Si sentivano invincibili ma allo stesso tempo ancora troppo fragili per immergersi in quella che era una comune vita lontana dalla persecuzione per eccellenza. Temevano che all’improvviso John riapparisse dal nulla e che la loro fatica non fosse servita a niente. Lo pensavano senza scambiarsi ad alta voce quell’assurdità infantile. Il lupo era ormai morto e loro erano decisamente troppo cresciuti per ragionare come bambini.
Lisbon interrupe quel momento di contemplazione “Allora, pronto per una nuova vita?”
“Non immagini nemmeno quanto… tuttavia…” assunse un’espressione pensierosa.
La donna aggrottò la fronte “Tuttavia? Tuttavia cosa?”
“Tuttavia starmi dietro ventiquattro ore su ventiquattro a badare alla mia splendida persona potrebbe essere molto stancante. Non credi?”
“Ah perché fino ad oggi cosa ho fatto? E poi chi l’ha detto che sei splendido?”
“Meh, sappi che non ti darò pace.” Fece un passo indietro “Ah e se proprio lo vuoi sapere dopo la nostra avventura di ieri ti ho vista troppo stanca, decisamente fuori allenamento” scattò all’indietro dandosela a gambe levate.
Lisbon strabuzzò gli occhi e puntò i piedi. Poi iniziò a inseguirlo sogghignando “Dove credi di andare? Sei un agente adesso, devi farmi rapporto!”
 
“Visto? Cinquanta dollari”
“Scordatelo”  
 
 

Fine
 


Non potete nemmeno immaginare come mi senta in questo momento. Insomma la mia prima fanfiction su questo sito è già finita. Forse è meglio mettere da parte i sentimenti per un attimo XD. Spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto e sopratutto più in generale che l'intera fic sia stata di vosto gradimento. Voglio ringraziare immensamente tutti coloro che hanno recensito e seguito la mia storia, ma anche tutti coloro che hanno solo letto. Un grazie importante va alla mia amica Annarita che ha letto la fic e sopratutto ha sopportato i miei deliri su The Mentalist XD. Un grandissimo bacio, ci vediamo alla prossima storia. Emy :))) 

  
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