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Autore: Ili91    26/08/2012    3 recensioni
[Sakura Hanazono, Yukimura/Kano, Altri]
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciano, e decide di fare qualcosa in proposito.
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Sakura Hanazono, Shouichirou Yukimura, Soutarou Kanou, Takumi Usui
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Three-point Plan - Prologo Titolo: Three-point plan
Personaggi: Soichiro Yukimura, Sotaro Kano, Sakura Hanazono, Altri
Pairing: Yukimura/Kano
Genere: Commedia, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Shonen-ai, What if? (lieve, lieve, nel senso che, anche se è ambientata a marzo, quindi manca poco alla fine del secondo anno di Misaki, lei e Usui in questa storia non stanno ancora insieme e la loro relazione è ai livelli dei primi volumi)
Introduzione alla storia: 
È da poco passato il White Day, la primavera si sta avvicinando e, spinta da questi periodi così romantici, Sakura si convince che Yukimura e Kano si piacciono, e decide di fare qualcosa in proposito. 
Tratto dalla prologo:
«Penso che Yukimura e Kano si piacciano» esclamò Sakura Hanazono improvvisamente.
[...]
Sakura si portò le mani al cuore e sospirò estasiata. «Come sono carini!»
Misaki inclinò la testa da un lato, poi riportò l'attenzione su di lei. «Penso che tu stia esagerando. A me sembrano solo buoni amici, nulla di più.»
[...]
Il sorriso sul volto di Sakura si allargò e sollevò una mano stretta a pugno verso l'alto. «Che il piano cominci!»
Note dell'autore:
- Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
- Anche se è ambientata a marzo, non sono presenti spoiler di alcun genere.
- Capitolo: 2/4 - N° parole: 2869   


Three-point plan

1
Piano 1: com'è stretto questo ripostiglio

«Qui Sakura. Kano è in biblioteca e sta facendo i compiti, o, almeno, è quello che sembra. Passo.» Sakura premette il pulsante del walkie-talkie che aveva “preso in prestito” al fratello minore.
«Qui Misaki. Mi sto avviando verso l'aula del consiglio. Tra qualche ora dovrebbe passare Kano per tornare a casa insieme a Yukimura come accade di solito. Passo.»
«Visto, che vi dicevo? Tornano a casa insieme, e spesso, è evidente che ci sia qualcosa tra loro. Passo.» Ci aveva visto giusto, decisamente.
«Abitano vicino, non mi sembra poi tanto strano.»
«Ma Kano lo aspetta quasi tutti i giorni!» replicò Sakura, infervorandosi. «Ehi, aspetta un minuto! Misaki, non hai detto passo! Passo.»
«Scusa.» Ci fu una pausa di silenzio. «Passo.»
«Avete finito?» si intromise Shizuko. «Qui Shizuko. Come diamine ho fatto a finire in questa situazione? Beh, comunque Yukimura sta lasciando ora la sua classe e ha tutta l'aria di dirigersi verso l'aula del consiglio. Passo.»
Dallo scaffale della biblioteca dietro cui si era nascosta, Sakura vide Kano scribacchiare qualcosa su un quaderno e poi gettare uno sguardo all'orologio da polso. Le uscì un sospiro estasiato. «Fa i compiti mentre aspetta il suo rag... amico. È così dolce!» Si riscosse, non doveva distrarsi in quel modo. «Ci aggiorniamo tra qualche ora, quando Kano lascerà la biblioteca. Shizuko, Misaki, attendete il mio segnale per quando questo accadrà. Passo.»
«Bene. Passo...» Shizuko sospirò. «E chiudo.»
***
C'era qualcosa di strano, quel giorno, Sotaro ne era certo. A parte la costante e spiacevole sensazione di essere sorvegliato, aveva notato che la biblioteca non era deserta come accadeva di solito a quell'ora, ma era presente una delle amiche del presidente Ayuzawa, la Senpai Hanazono.
Era arrivato in biblioteca circa un'ora prima e, esclusa la bibliotecaria, non c'era anima viva. Come al solito, aveva tirato fuori i quaderni e si era messo a studiare, poi però, ad un certo punto, da dietro uno scaffale era sbucata fuori la Senpai e aveva preso posto al tavolo di fianco al suo, aprendo davanti a sé un libro.
D'accordo, il fatto che una ragazza – rabbrividì al solo pensiero – fosse in biblioteca a studiare, anche se non era mai accaduto prima, non era poi così strano, ma sapeva di essere un buon osservatore e aveva notato che erano ben poche le pagine a cui aveva prestato attenzione da quando erano lì. Inoltre, quando era convinta che fosse preso dal suo quaderno di matematica, l'aveva più volte sorpresa – senza che lei ci facesse caso – a spiarlo.
Che cosa diavolo stava succedendo?
Forse avrebbe dovuto farle notare di averla scoperta, ma, se si fosse sbagliato, sarebbe stato molto imbarazzante.
Sospirò e riprese a concentrarsi su matematica per alcuni minuti prima che la curiosità lo spingesse ad osservare, con la coda dell'occhio, cosa stesse facendo la Senpai Hanazono. Lo stava guardando, constatò. Di nuovo. A questo punto non rimase sorpreso, ma cominciò a preoccuparsi sul serio, per quanto la ragazza non rappresentasse esattamente una minaccia.
«Devi dirmi qualcosa?» le chiese all'improvviso.
Lei saltò sulla sedia e lo fissò con aria colpevole. «No! Certo che no!» Abbassò lo sguardo imbarazzata, poi cominciò a raccattare le sue cose velocemente e abbandonò la biblioteca rossa in volto.
Ancora confuso, ma decisamente più tranquillo, Sotaro poté riprendere a svolgere i suoi compiti senza più interruzioni.
***
Quando lasciò la biblioteca, il cuore le batteva come un tamburo nel petto.
Sakura si appoggiò con la schiena al muro del corridoio per avere il tempo di ritrovare la calma e riorganizzare le idee.
Era una pessima spia! Aveva cominciato quell'attività da pochissimo tempo, ma aveva già rischiato di farsi scoprire.
Prese un respiro profondo.
Nulla era perduto, si disse, tentando di rasserenarsi. Kano non sapeva nulla del piano, se lei e le sue amiche fosse state discrete, sarebbe filato tutto liscio come l'olio.
Gettò uno sguardo all'orologio a muro posizionato in alto, circa a metà del lungo corridoio, pentendosi di non essersene procurata uno da polso.
Secondo Misaki, entrò un'ora Kano sarebbe andato nell'aula del consiglio.
Era ora di pensare alla seconda parte del piano.
***
Shoichiro sollevò lo sguardo dai registri e posò la penna sulla superficie del banco. Si guardò intorno e notò che era stato tanto preso dal suo compito di vicepresidente da non aver notato nemmeno che più della metà del consiglio studentesco era andato a casa.
Qualcuno bussò, perciò l'attenzione di Shoichiro fu attirata in direzione della porta.
Kano riempiva la soglia e lo osservava con espressione di attesa.
«Ciao!» lo salutò allegramente lui, sbracciandosi, mentre l'altro ricambiava più pacatamente. «Arrivo tra un attimo.» Richiuse i registri e li portò alla cattedra per consegnarli al presidente Ayuzawa.
«Ah, grazie, Yukimura» disse lei prendendoli. «Senti...» Si torse le mani con fare nervoso e smise di guardarlo dritto negli occhi.
«Sì?» Che cosa le prendeva?
«Prima di andare... potresti riportare quelli nel ripostiglio degli attrezzi?» Indicò un angolo dell'aula, dov'erano stati lasciati una scopa, un secchio e tutto l'occorrente per pulire.
«Certo, non c'è problema» affermò affabile, chiedendosi come avrebbe fatto a trasportarli da solo: quasi sicuramente avrebbe dovuto fare avanti e indietro almeno due volte.
«Hai bisogno di aiuto?» Kano aveva appoggiato lo zaino di fianco a quello di Shoichiro e si era avvicinato a lui.
«Magari! Mi salvi di nuovo, Kano. Grazie.»
L'altro arrossì e non replicò.
«Forse Sakura ha ragione» commentò il presidente Ayuzawa alle sue spalle.
«Come dice, scusi?» Si voltò a guardarla.
Lei minimizzò con un cenno della mano. «Nulla. Andate pure.»
Shoichirò annuì con il capo. «Forza, Kano, diamoci da fare.»
***
«La lasciate sempre spalancata la porta?» chiese Sotaro.
Lui e Yukimura avevano appena raggiunto il ripostiglio degli attrezzi riuscendo a trasportare tutti in una volta gli strumenti per pulire. La porta era aperta verso l'esterno, a più di novanta gradi rispetto alla soglia, e per questo era possibile vedere quanto il ripostiglio fosse piccolo e poco illuminato.  
«Sì.»
«Eh, davvero? Come mai?» Era sorpreso. La sua domanda iniziale era per lo più ironica, non immaginava fosse davvero così.
«Gira la voce che la porta sia difettosa e si blocchi» spiegò l'altro senza voltarsi. «Sarà meglio fare attenzione.»
Yukimura entrò nel ripostiglio e armeggiò con gli attrezzi che aveva in mano, nel vano tentativo di riuscire ad accendere la luce.
Sotaro inclinò il capo verso l'alto e vide un filo collegato ad una lampadina, che pendeva dal soffitto.
Yukimura rinunciò al suo proposito e si spostò verso il fondo della stanza, mentre Sotaro, con le braccia ancora più cariche di roba dell'altro, lasciò perdere in partenza.
Cominciarono ad accatastare in modo ordinato gli attrezzi – Yukimura era un tipo preciso.
Improvvisamente, la porta scricchiolò sinistramente e si chiuse sbattendo rumorosamente. Seguì il basso suono di una chiave nella toppa, ma Sotaro si disse che doveva esserselo immaginato, perché non era possibile che qualcuno volontariamente li avesse chiusi dentro, giusto?
Nella stanza, senza più l'ausilio della luce proveniente dalle finestre del corridoio, calò il buio.
Lui e Yukimura si voltarono simultaneamente verso la soglia del ripostiglio. Il secondo lasciò cadere malamente la scopa che aveva in mano, che cadde con un tonfo, e si precipitò alla porta. Abbassò la maniglia più volte, senza risultato. «Non... non si apre.»
Sotaro evitò l'ostacolo della scopa con un piccolo saltello e si portò al fianco dell'altro.
Provò anche lui ad abbassare la maniglia e spingere con forza, ma non servì a nulla. Era inutile, era bloccata.
O chiusa a chiave?
Il pensiero si formò nella sua mente prima che potesse impedirselo. Ma chi avrebbe mai potuto complottare per rinchiuderli dentro una stanza? E, soprattutto, perché?
No, davvero, aveva visto troppi film. Quell'ipotesi era assurda ed era molto più utile concentrarsi sul come uscire da quella brutta situazione.
***
«Non avremmo dovuto farlo» sospirò Misaki, appoggiandosi allo schienale della sedia.
«Non preoccuparti. Ho lasciato nel ripostiglio anche una bottiglietta e una merendina, che vuoi che sia rinchiusi per qualche ora a parlare?» Sakura prese una sedia e prese posto di fianco alla sua amica, accavallando le gambe.
Dopo averli chiusi a chiave nel ripostiglio, Sakura aveva raggiunto le sue amiche nell'aula del consiglio, dove, al momento, erano rimaste solo loro.
«Quello che non mi spiego è a cosa potrebbe servire tutto questo» disse Shizuko, seduta vicino a Sakura.
Quest'ultima si girò a guardarla. «Che vuoi dire?»
«Ora, Yukimura e Kano trascorreranno del tempo insieme, ma cos'ha di diverso rispetto alle volte in cui accade volontariamente?»
Sakura sollevò gli occhi al cielo. Le sue amiche di amore non capivano proprio nulla. «L'atmosfera, tanto per cominciare. Voglio ricordarvi che l'obiettivo non è farli innamorare, ma fargli comprendere che lo sono già.»
«L'atmosfera, dici sul serio?! Un ripostiglio stretto, poco illuminato e polveroso con l'entusiasmante compagnia di attrezzi per pulire? Il massimo del romanticismo, non c'è che dire!» replicò Shizuko con sarcasmo.
Lei sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Era l'unico posto disponibile che non fosse frequentato a quest'ora e si potesse chiudere a chiave. Ho potuto anche utilizzare il pettegolezzo che gira sul fatto che la porta tenda a bloccarsi.»
Shizuko si rivolse a Misaki. «A proposito... ma è vero?»
«Certo che no! Dev'essere una voce messa in giro da qualche studente che direbbe qualunque cosa pur di non rispettare il proprio turno di pulizia.»
Sakura scrollò le spalle. «Poco importa se la voce sia vera o meno, l'importante è che possiamo utilizzare questa scusa per giustificare il fatto che siano rimasti chiusi dentro.» Appoggiò il mento sul palmo della mano e sorrise. «Chissà cosa stanno facendo in questo momento.»
***
Sotaro tirò il filo per accendere la lampadina implorando che non fosse fulminata. Per fortuna, questa funzionava e la luce illuminò il ripostiglio.
La lampadina oscillava un po' e non era molto forte, ma perlomeno rendeva possibile vedere meglio la stanza in cui erano rinchiusi, e possibilmente escogitare un modo per uscirne.
Scoccò un'occhiata ad Yukimura, che si guardava intorno in modo frenetico e sembrava ad un passo da una crisi di panico. Infilò le mani tra i capelli e impallidì visibilmente. «Non abbiamo portato con noi i cellulari, non potremmo avvertire nessuno che siamo qui! Non ci troveranno più! E io non rivedrò i miei genitori e mia sorella!» cominciò a blaterale.
«Lo sapranno presto.»
Yukimura sollevò il capo, gli occhi erano già lucidi. «E come?»
Sotaro si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla. «Il presidente sa che siamo qui. Quando vedrà che è troppo tempo che ci siamo allontanati, verrà a cercarci. Andrà tutto bene.» Ci credeva sul serio a quello che aveva detto, ma anche lui era nervoso e preoccupato; solo che, se si fosse fatto prendere dal panico, non sarebbe stato di nessun aiuto.
Yukimura annuì. «Hai ragione, il presidente arriverà presto e ci tirerà fuori di qui. Dobbiamo avere fiducia in lei.»
Sotaro si avvicinò alla porta e prese a studiare la toppa. «Potremmo provare a scassinarla con qualcosa. C'è niente qui dentro che potremmo usare?»
«Dici sul serio?»
«Conosci un modo migliore per occupare il tempo?»
***
Shoichiro si lasciò cadere sul pavimento, la schiena a ridosso del muro e le gambe allungate in avanti. Espirò stancamente, aveva anche la fronte imperlata di sudore e necessitava il prima possibile di usufruire di un bagno.
Alla sua sinistra giacevano gli strumenti con cui lui e Kano avevano tentato invano di scassinare la porta: una vecchia penna impolverata – chissà da quanto tempo era stata smarrita in quel ripostiglio -, il tubicino dello spruzzino per pulire varie superfici e una molletta.
Attualmente, Kano stava provando con un filo di ferro che avevano scovato dietro l'armadio accostato alla parete in fondo al ripostiglio. Il risultato, come nei tentativi precedenti, non era esaltante.
«Non usciremo mai da qui» gemette disperato, stringendosi le ginocchia al petto.
L'altro aumentò la stretta intorno al filo di ferro, le sue nocche diventarono bianche. «Se non ce la faremo da soli, verrà il presidente prima o poi» tentò nuovamente di rassicurarlo Kano.
Faceva sempre così, si disse fra sé e sé Shoichiro, tentava di proteggerlo. «Scusami, è colpa mia. Sapevo che la porta aveva dei problemi, ma non ho pensato di bloccarla con qualcosa per impedire che si chiudesse.»
«Che sciocchezza! Mi avevi avvertito del difetto della serratura, ma nemmeno io ho pensato di fare qualcosa in proposito.» Riportò l'attenzione sulla porta e riprese a muovere il filo di ferro, per far scattare la serratura.
Piangersi addosso non gli sarebbe servito a nulla. Si alzò in piedi e raggiunse l'armadio di fronte a lui. «Provo a vedere se riesco a trovare qualcos'altro da utilizzare per uscire di qui.» Aprì una delle ante e frugò al suo interno. Si ritrovò fra le mani un sacchetto che recava il logo di un supermercato e che conteneva quelli che sembravano essere una bottiglietta d'acqua e una merendina al cioccolato. «E questi cosa ci fanno qui?» esclamò più a sé stesso che a Kano.
Quest'ultimo si fermò e si girò a guardarlo. «Che cos'hai trovato?»
Shoichiro lo raggiunse e gli mostrò il contenuto del sacchetto.
«Devono essere qui da poco, la data di scadenza della merendina è molto lontana. Quello che non mi spiego è perché lasciarli qui, soprattutto se intatti» commentò Kano, con espressione pensierosa.
Fino a quel momento aveva avuto altro per la testa e non ci aveva pensato, ma Shoichiro doveva ammettere che era davvero assettato e gli sarebbe piaciuto attingere da quella bottiglietta d'acqua. Però non era sua, anche se era stata abbandonata, quindi sarebbe stato un atto alla stregua del furto. C'erano attenuanti per le persone rinchiuse in ripostigli per tempi dalla durata indefinita?
Kano sollevò gli occhi al cielo. «Sei hai sete, bevila. Non credo che nessuno avrebbe da ridire vista la situazione. Eventualmente, quando saremo fuori di qui, ti metterai a posto la coscienza ricomprandola.»
Lui fissò l'altro a bocca aperta. Che faceva, gli leggeva nel pensiero? Titubante, annuì. «Tu ne vuoi?» chiese, allungandola nella sua direzione.
«No, grazie.»
Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma aveva la sensazione che la situazione si stesse facendo pesante e tesa. Dovevano davvero uscire il prima possibile da quel ripostiglio.
***
Misaki apprese l'ora con espressione scioccata. «Due ore! Credo che sia proprio ora di tirarli fuori da lì!»
Sakura, ancora seduta al suo fianco, annuì. «Sì, sono d'accordo. Sicuramente sarà successo qualcosa in due ore. In caso contrario, ho in mente il piano di riserva. E il piano di riserva del piano di riserva.»
Shizuko si alzò e le altre due la imitarono. «Sì, sì, va bene, ma ora sbrighiamoci. Ho già perso abbastanza tempo per oggi con questa storia.»
«Ti ricordi come devi procedere, Misaki?» le chiese Sakura.
Visto che aveva raccontato a lei e Shizuko di essere stata quasi scoperta da Kano, avevano deciso che solo Misaki sarebbe andata a liberare i due malcapitati.
Lei annuì con il capo, mentre metteva in ordine le sue cose e le riponeva nella sua cartella. «Sì» affermò e sventolò un paio di chiavi appese ad un dito.
«Ci vediamo domani!» la salutò Sakura e agitò la mano.
«Ciao, Misaki» disse Shizuko e seguì l'altra.
Misaki sospirò. Forza, doveva solo risolvere la situazione e poi sarebbe potuta tornare a casa. Meno male che quell'extraterrestre maniaco di Usui si era tenuto alla larga per qualche ora.
Prese le chiavi e uscì dall'aula.
***
«Ho sete anch'io, ora. Mi passeresti la bottiglia d'acqua, per favore?»
Sotaro e Yukimura avevano abbandonato ogni proposito di fuga, convinti di averle provate tutte. Era da circa mezz'ora che si erano seduti sul pavimento, uno di fianco all'altro, con la schiena appoggiata all'armadio e lo sguardo puntato verso la porta.
Yukimura allungò un braccio alla sua destra. «Tieni» disse con tono atono, non da un ragazzo esuberante come lui. Ormai erano stanchi entrambi e volevano solo tornare a casa.
«Grazie.» Sotaro svitò il tappo dalla bottiglia e bevve qualche sorso.
Era poco lucido, ma sapeva che c'era qualcosa di strano in quella storia.
«Yukimura, Kano, siete qui?» chiamò una voce famigliare dal corridoio.
Yukimura si rianimò subito e si alzò immediatamente in piedi. «Sì, presidente. La prego, ci aiuti, siamo rimasti chiusi dentro» spiegò disperato.
Sotaro si portò al fianco dell'altro, a pochi passi dalla porta.
In quel momento non gli importava di tutte le stranezze che erano cominciate dall'incontro con Hanazono in biblioteca, ci avrebbe pensato più tardi.
«Ho portato con me la chiave, forse così si aprirà» disse il presidente con tono incerto.
La chiave venne infilata nella toppa e la serratura scattò. Poco dopo la luce tornò ad illuminare l'angusto ripostiglio.
***
«Avanti, racconta!» esclamò Sakura appena vide Misaki il giorno dopo; si erano incrociate davanti al cancello d'entrata del liceo Seika. «Qual è stata la loro reazione quando li hai liberati?» aggiunse a voce più bassa, per evitare che qualcuno nelle vicinanze potesse ascoltare la loro conversazione. «Erano imbarazzati, oppure complici?»
«Sollevati, direi.»
Il sorriso di Sakura si spense. «Solo?» chiese, delusa.
Misaki scrollò le spalle. «Mi dispiace, ma non ho notato altro. Erano solo contenti di essere stati liberati.»
Sakura sbuffò, ma non si perse d'animo. «Beh, non importa. Il mio piano prevede altri due punti e per il prossimo chiederemo la collaborazione di Usui.»
L'altra sbarrò gli occhi. «Cosa?!»


Nota: Mi sono presa una licenza poetica per quanto cocerna un eventuale fratello minore di Sakura. Non riesco proprio a ricordarmi se ce l'abbia davvero o no.

Spazio Autrice: Buongiorno!
Eccomi tornata con il primo capitolo!
Come avete potuto vedere, il piano viene descritto in maniera un po' ironica ed è fallito miseramente. Nel prossimo vedremo se Usui saprà fare un lavoro migliore. 
Spero che vi sia piaciuto.
A presto.
Ilaria
   
 
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