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Autore: Eliot Nightray    26/08/2012    1 recensioni
Cosa accadrebbe se un orgoglioso e burrascoso italiano come Romano dovesse fronteggiare un triangolo amoroso di cui sua sorella è il vertice? Scopritelo in questa avventura scritta a quattro mani piena di risate e lacrime. Caterina vargas scritta da Eliot Nightray e Romano Vargas scritto da The awesome tomato
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nekotalia, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Caterina Florentia Vargas

-          Senti sono le sette ed io devo preparare la cena..
-          COSA?
-          Che c’è adesso?
-          Ma a che ora ceni?
-          Alle otto come chiunque, perché scusa a che ora ceni tu?
-          Alle cinque…
Caterina lanciò all’inglese uno sguardo misto di stupore e terrore, non era normale come cosa, anzi. Arthur la seguì in cucina mentre Caterina saltellava qua e là da un armadietto all’altro e gli ci volle un po’ prima di parlare.
-          Io..
-          Che vuoi?
-          NIENTE devo andare, quindi vado
-          Potevi dirlo senza urlare e che diavolo. Ci vediamo domani giusto? Vienimi a prendere alle cinque, non più tardi.  Notte , vedi di asciugarti per bene quando sei a casa.
-          N…n…notte a ricordati che non ti stavo cercando prima, non era a causa tua che ero infuriato
-          Ok ,ok ora però vai che ha smesso di piovere.

Caterina seguì l’inglese , camminandogli accanto , fino alla porta e rimasero come due pesci lessi a fissarsi davanti all’uscio aperto.  Il ciuffetto di Caterina danzò agilmente nell’aria e Arthur non poté che ridere davanti a quella strana danza. L’altra invece gli tirò un calcio così forte da cacciarlo direttamente sulla strada. Chiuse l’uscio per poi riaprilo ed urlargli contro di essere puntuale. Rimase a fissare la porta aperta mentre il ciuffetto continuava imperterrito nella sua danza , avere un ciuffetto così vitale non era molto divertente. Se ne tornò alla sua cucina, alle sue canzoni. Davanti ad una pentola di acqua bollente Caterina canticchiava a bassa voce , con la finestra in parte aperta così da lasciar entrare l’odore di terra bagnata. Era un odore familiare per lei, le ricordava la pineta e le lunghe passeggiate fatte sotto la pioggia. Ripensando alla pioggia Caterina si ricordò di essere fradicia.  Si sfilò la felpa e la gonna e le lasciò ammonticchiate assieme alla camicia di Arthur, l’imbecille OVVIAMENTE se ne era dimenticato. Corse in camera e nuovamente dovette usare un asciugamano per risistemarsi i capelli. Appena finito tornò giù con un abito leggero che portava sempre in casa. Francia e Spagna potevano essere veramente dei rompi scatole a volte, fortuna che non avevano visto Arthur in quel negozio. Si batté la mano contro la fronte mentre il pensiero dei due cretini alla sua ricerca le ritornava in mente. Di certo avevano chiamato Romano e quello doveva essersi decisamente infuriato. Afferrò il telefono e compose il numero di Francis, ma dall’altra parte udì soltanto un “no, ti prego la faccia” che la fece riattaccare immediatamente. Non pensava che quei due avessero una relazione o che comunque che si divertissero a fare strani giochi francesi. L’acqua già iniziava a riscaldare e Caterina pensò che fosse il momento più adatto per distendersi sul divano e godersi la luce soffusa del salotto. Se c’era una cosa che preferiva del rinascimento era l’assenza di lampade e neon, per lei candele ed olio erano più che sufficienti per starsene in casa la sera. Il telefono suonò e fu costretta ad interrompere la sua tanto ricercata pace.

-          Vee
-          Oddio… Veneziano per una dannatissima volta parla in modo decente
-          Vee ciao, come stai?
-          Come cazzo vuoi che stia?
-          Mi spiace.. senti mi ha detto Germania
-          Oh il Crauto
-          … che Inghilterra ti ha chiesto di uscire, un appuntamento che cosa adorabile
-          Uno parli come una donna, due non è un appuntamento
-          Vee, devi raccontarmi tutto poi, se vuoi un consiglio chiama
-          COSA?
-          Ciao
-          Fanculo  

 
Romano Lovino Vargas
 
Finito di torturare il francese, Romano si diresse verso la sua auto ancora furioso, era circondato da cretini che non sapevano nemmeno tenere d’occhio una persona sola.
-          Roma, dove vai adesso?
-          Me ne torno a casa, è quasi ora di cena!
-          Ma… e tua sorella?
-          Sicuramente se ne sarà già tornata a casa, quella non sgarra nemmeno di un secondo quando si tratta di cibo.
-          In effetti, ora che mi ci fai pensare, hai ragione.
-          Certo che ho ragione, è mia sorella!
-          Senti Roma, perché non mi inviti a mangiare a casa tua? Ci divertiremo~
-          Levati dai coglioni e già che ci sei, portati via quell’ammasso informe.
-          Intendi Francia? Ok, però mi devi promettere che un giorno mi inviterai da te! È da tantissimo che non vengo più!
-          Vedremo bastardo, ora sparisci!

Detto questo, Spagna se ne andò portandosi in spalla il suo amico e Romano, fu finalmente libero di tornarsene a casa per prepararsi la sua cena. Salì in macchina e sfrecciò verso casa senza, ovviamente, rispettare i limiti di velocità. Ad un tratto, gli suonò il cellulare.

-          Ciao Sud, il fantastico me stava pensando ad una cosa!
-          Perfetto, adesso ti metti anche a pensare!
-          Molto divertente Sud, davvero… comunque, volevo chiederti se ti andava di uscire questa sera, sai no, tanto per rilassarsi un po’.
-          E chi cazzo si riesce a rilassare con te in giro?!
-          Deduco che sei fin troppo incazzato, ok allora ci sentiamo, ci-
-          Alle nove a casa mia, se arrivi in ritardo, giuro che te ne pentirai!
-          Kesesese! Va bene, ci vediamo dopo Sud!
-          A dopo. Ciao.
-          Ciao
!

Arrivato a casa, pensò subito a preparare la cena, mise l’acqua sul fuoco e si mise a preparare il sugo per la pasta, utilizzava solo le verdure che aveva raccolto nel suo immenso orto dietro casa, non avrebbe mai accettato di andarle a comprare, era ancora preoccupato per la sorella ma decise di distrarsi cantando qualche canzone allegra delle sue regioni.
 
Caterina Florentia Vargas
 
Se ne tornò in cucina e mangiò con calma inforcando piccole mazzette di spaghetti, poi se ne tornò in salotto. Spense la candela, appoggiò il vino e strette il telefono fra le dita, avrebbe voluto chiamare Romano dirgli che cosa era successo con Arthur e col ciuffo, ma non ci riuscì, non trovava la forza di chiamarlo. Non aveva paura di suo fratello, non ne aveva mai avuta, però certe volte la somiglianza dei loro caratteri comportava la nascita di un blocco, un muro invisibile che la costringeva a stringere i denti e girare i tacchi. Era una cosa assurda certo, ma la loro relazione era fatta così, si amavano in modo sconsiderato , ma non potevano fare a meno di urlarsi in faccia. Il telefonò squillo e Caterina alzò appena in tempo per sentire la voce di Antonio prima di riattaccare con forza. Spagna le aveva portato via il fratello e benché fossero passati anni ed avesse sempre trattato Romano con i guanti provava ancora dell’astio nei suoi confronti. Ancora una volta il trillo del cellulare la costrinse ad abbandonare la scia dei suoi pensieri. Francia, ancora lui?

-          Oh oh oh
-          Francia non fare il francese, ti prego so che hai appena passato una fantastica serata con Antonio , ma fammi il sacrosanto piacere di riattaccare
-          Con Spagna? A vorrei, ma lui non vuole me e comunque chiamo per Inghilterra..
-          È appena andato via, lo stavi cercando
-          OH OH LO SAPEVO, il mio intuito non fallisce mai voi due era..

La linea cadde tutto perché la stretta sul cellulare si era fatta troppo forte. Ecco il disastro sarebbe scoppiato il giorno dopo durante il meeting, tutti avrebbero parlato della dolce serata di Centro Italia con Inghilterra. Francis avrebbe infiorettato la cosa aggiungendo i dettagli più repellenti il tutto condito con un fratello incazzato e uno scozzese felice. Sbatté la testa contro il tavolo mentre la sua mente volava al giorno dopo. Spippolò col telefono per inviare un messaggio vocale, almeno Romano sarebbe stato tranquillo o così sperava. Pigiò un paio di tasti, staccò la batteria, ma alla fine preferì sbattere il telefono contro il pavimento.

-          Fanculo al telefono. Caro Romano sono viva, quel coglione di Spagna ha cercato di trascinarmi via assieme a Francia, non so perché, comunque ho incontrato Inghilterra. Era fradicio da capo a piedi così l’ho fatto entrare in casa per darsi un’asciugata e beh adesso Franci lo sa. Quindi preparati perché domani scoppierà una catastrofe. Con amore Cate.
-          Dlin messaggio inviato correttamente?
-          Eh? NO! Stupido telefono, con una stupida memoria NO perché mi fai questo. Stupido Giappone dovrà vedersela con me. E ora?

Si ficcò le mani nei capelli annaspando quasi in cerca di aria, che fare? Inconsciamente afferrò le chiavi della moto ed uscì fuori per raggiungere Romano. Il telefono giaceva ancora a terra, successivamente avrebbe trovato un modo cruento per vendicarsi anche con quello. Sfrecciò rapida fra le macchine accerchiata da fari e clacson. Dopo un po’ rallentò, dopotutto Romano stava mangiando e lei avrebbe fatto irruzione nella sua casa, poteva anche essere in dolce compagnia. Scese dalla moto e quando intravide Spagna si ficcò subito il casco per ripartire, ma la cosa non bastò.

-          Hola
-          Ciao… si ehm.. ciao me ne vado
-          PERCHE’???
-          Che fate? – questa volta fu Prussia a fare capolino fra i due
-          Oh oh oh – ed ecco Francia
-          Misericordia… come si sol dire potrebbe andare peggio
-          Cherì non essere così negativa puoi spassartela con noi tre
-          Yeah che culo. Direi che devo proprio andare
-          Italia mi sembri arrabbiata ed io ho la soluzione, è una magia. Fu so so so
-          Che fa questo idiota?
-          Ti fa sorridere no? – commentò Prussia scuotendola per la spalla.

Nell’arco di pochi secondi se li trovò tutti ammassati su di lei, Francis aggrappato alle spalle, Prussia alla testa ed Antonio ciondolante sulla sua mano. Voleva morire, voleva farsi seppellire in un posto lontano per poi rinascere come zombie per perseguitarli.
-          Oh – iniziò Francis- chiamiamo Roma dai!
-          No vi prego
-          Troppo tardi

 
Romano Lovino Vargas
 
Finalmente la sua amata pasta era pronta, l’odore era fantastico e Romano si sedette tutto soddisfatto al suo tavolo sul quale, c’era una bottiglia del suo vino preferito, la serata si preannunciava perfetta. Mentre si stava gustando il suo piatto, gli squillò il telefono.

-          Chi cazzo è che rompe adesso?! Francia? Ma che diavolo?

Non rispose nemmeno e mise il cellulare da parte, il francese lo faceva incazzare solo parlando, figuriamoci quando lo interrompe mentre mangia! Un’altra telefonata, questa volta da Spagna… ignorò anche quella.
-          Ma che diavolo vogliono quei due?!

Fece cadere la chiamata, così per fargli capire che non voleva essere disturbato ma dopo nemmeno un minuto, lo chiamò Prussia

-          Che cazzo volete? Sto mangiando!
-          Scusa Sud è che… abbiamo tua sorella…
-          Cosa?! – si alzò di scatto dalla sedia e fissò il vuoto, era furioso
-          L’abbiamo vista in moto e gli altri due le sono corsi subito in contro, volevamo chiamarti per stare un po’ tutti assieme, una serata tra amici!
-          Adesso vengo lì e vi ammazzo tutti!
-          Ma io-
-          Tu vedi di non fare allungare le loro luride manacce su di lei e magari ti risparmio, capito fottuto bastardo?
-          Hahaha! Ok, ci vediamo dopo, ciao!

Non fece in tempo a riattaccare che era già corso in camera a cambiarsi, mise la prima cose che gli capitarono sotto mano e sfrecciò alla macchina, arrivò da loro in pochissimo tempo e ovviamente, non era andato là per farsi una bella chiacchierata tra amici.
  
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