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Autore: Eliessa    26/08/2012    1 recensioni
Elena e Marco Argenti e Davide Castelli. Tre persone, una sola famiglia.
Ma un arrivo improvviso ribalta la felicità, l’amore e la stabilità di quella famiglia.
Elena non è così forte come pensava di essere.
Marco le sta accanto, è una delle poche persone che riesce tutt’ora a starle accanto.
Davide è arrabbiato con sé stesso. Un passato che si rifà vivo dopo 25 anni, un passato che non sapeva di avere. Un passato estraneo a lui ed a chi gli sta accanto.
Una vita da affrontare.
Cosa ne sarà di Elena e Davide? Riusciranno a superare l’ennesimo ostacolo?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11.
L’ATTESA DEL RITORNO




 
I giorni passavano. Le condizioni di Elena miglioravano.
Miglioravano tanto da permettere ad Elena di lasciare il reparto di terapia intensiva.
Frequenti erano le visite del marito, del fratello, dei colleghi e soprattutto di Anna e Luca che cercavano di starle il più vicino possibile.
Stare il più vicino possibile non soltanto a lei ma anche a Marco e Davide, infatti non poche furono le cene che Anna improvvisava per non fargli passare le serate da soli. E così i due insieme a Sabrina si ritrovavano a casa dei coniugi Benvenuto. Un modo come un altro per passare la sera, per non pensare alla casa vuota che li attendeva, senza la voce di Elena.
Ogni sera, o per una scusa o per un’altra finivano per cenare lì.
-Ma voi non potete fare così. Praticamente a casa noi non ci siamo mai.- disse a cena Marco, rivolto ad Anna e Luca.
-Vorrà dire che quando Elena sarà di nuovo a casa, verremo noi da voi.- rispose Anna.
-Guarda che ti prendo in parola.-
-E fai bene. Appena Elena si riprenderà tutte le sere verrò a casa vostra.-
-E noi vi aspetteremo.- disse Marco. Continuarono la cena e verso le undici lasciarono quella casa per dirigersi alla loro. E quella sera a casa di Elena e Marco si sarebbe fermata anche Sabrina per l’ennesima volta. Una volta arrivati tutti e tre in casa, si diedero la buonanotte e poi si chiusero nelle loro stanze.
-Sabrì.- iniziò la discussione sottovoce Marco. –Perché invece di passare solo qualche notte qui, non ci passiamo tutte le notti?-
-Che… che mi vorresti dire?- chiese lei.
-Che potremo vivere insieme. Abbiamo trent’anni, direi che alla fine non è un passo così azzardato.-
-Mi stai chiedendo di convivere con te, quindi.-
-Perché scusa, non è quello che già facciamo? Sei sempre da me, pranzo, cena, qualche volta ti fermi anche a dormire… Se vuoi possiamo fare una prova, nessun documento, niente di ufficiale, ma solo un periodo di convivenza per vedere come va.-
-Ma io non ho bisogno di nessuna prova. Se tu mi dici che vuoi sposarti, io l’accetto di più.-
-Allora te lo chiedo ora, vuoi sposarmi?-
-Si.- rispose Sabrina baciandolo.
-Ti chiedo solo di aspettare giusto il tempo che Elena si riprenda.-
-Tutto il tempo che vuoi. Nessuno ci mette fretta.- disse la ragazza facendogli l’occhialino. –E poi sai che ti dico? Che questa stanza mi sembra perfetta per noi.-
-Perché, tu veramente riusciresti a vivere in questa casa, con mia sorella e mio cognato. È un casino stare qui.-
-Ed è proprio per questo che mi piace. Mi piace perché siete untiti, siete una famiglia solida, se c’è un problema tutti aiutano tutti, a prescindere dal sacrificio che bisogna fare, ma allo stesso tempo ognuno di fa i fatti suoi, nessuno s’intromette nei fatti dell’altro, ed anche se sa ciò che non dovrebbe sapere fa finta di non saperlo.-
-Ti amo.- riuscì a rispondere Marco a quel discorso.
-Anche io.- sussurrò Sabrina all’orecchio del fidanzato.
[…]
Da quando Elena fu ferita passarono due settimane. Due settimane in cui tutti a turno, i colleghi del Decimo, Marco, Davide e Sabrina, si alternavano per non farla mai sentite sola.
Elena e Sabrina, che non tanto si conoscevano, sfruttarono quelle due settimane per approfondire la loro conoscenza ed Elena aveva capto che Marco aveva accanto una persona squisita, generosa, altruista, socievole e qualità migliore di tutte, Marco le aveva raccontato del suo passato eppure non l’aveva giudicato, né l’aveva lasciato. Anzi, l’ammirava perché poteva avere quello che tutti desiderano i soldi, ma capendo l’origine di essi, mollò tutto. Lasciò tutto senza pensarci su due volte. Non voleva essere un criminale.
Due settimane dopo Elena tornò a casa. Nessuna festa di benvenuto, ma senza mettersi d’accordo i colleghi erano andati a casa sua per accoglierla dopo un periodo triste e doloroso.
E Davide che conosceva la situazione, essendoci già passato, non poteva non essere felice per la moglie.
Lui, al tempo, fu abbandonato da Elena perché non riusciva a vedere il suo uomo, il suo amante, sotto le cure della moglie; lei invece aveva accanto le persone che più l’amavano.
I medici però le avevano dato un mese di convalescenza, e questa era un “trauma” per Elena.
Stare a casa e non andare al distretto, beh no, quella non era la vita che faceva per Elena.
Dopo un pomeriggio di festeggiamenti, se così lo vogliamo definire, Marco e Sabrina comunicarono ad Elena e Davide la loro decisione.
-Ele, noi avremo deciso di sposarci.-
-Stai scherzando?!- rispose Elena meravigliata.
-No, non sto scherzando. Aspettiamo la tua completa guarigione per organizzare tutto; ma tanto alla fine saremo sempre qui.-
-E lo sapevo. Chi ti molla a te.-
-Chi ce molla a noi, vorrai dire.- la corresse Marco.
-Eh beh, sfido chiunque. T’ho cresciuto si può dire.-
-Appunto.- disse dando un bacio sulla guancia alla sorella.
-E domenica picnic io e te. Io, te, la tenda ed il lago.- continuò Elena.
-Non sarebbe il caso di aspettare?- chiese Marco preoccupato per la salute della sorella, anche se non aveva nulla.
-Marco mio, già devo stare lontana dalla mia scrivania e questo mi deprime che non hai idea, se mi dici che non posso neanche usciere, muoio.-
-D’accordo, come vuoi te.-
-Ma sto picnic a cosa si deve?- chiese Davide.
-Davide, Sabrina, con tutto il rispetto che abbiamo per voi, con tutto l’amore che proviamo per voi, questo picnic è solo per noi. Ogni tanto abbiamo bisogno anche noi di un momento tutto per noi.-
-Tranquilla.- rispose Davide.
-Lo so Elena.- rispose Sabrina. –Ed invidio il rapporto che avete. Magari l’avessi io con mio fratello. A dividerci c’è l’oceano e molte volte quello che chiedo è avere un rapporto con mio fratello come il vostro.-
-Mi dispiace.- disse Marco. –Ma il nostro rapporto è unico.-
-Vabbeh, allora se voi uscite insieme, io esco con lei.- disse Davide rivolto a Sabrina. –O per caso sei geloso?- chiese a Marco.
-Guarda Dà, sai meglio di me che è normale essere gelosi, ma non sono un tipo ossessivo e poi figurati se sono geloso di te. Ricorda, se fossi geloso di lei, dovrei diciamo impedirle di andare a Milano dai suoi zii. Sai quanti uomini incontra? Ma se siamo fuori io e lei e vedo qualcuno che la fissa, beh allora sono io a fissare quello. Geloso si, ma nel giusto.-
E così, tra discorsi vari su gelosie, partenze e viaggi, anche quella sera passò felicemente.
La prima sera felice dopo molto tempo.
Dopo cena, Elena si ritrovò finalmente a dividere il letto con il suo uomo e finalmente poterono parlare.
-Davide, hai saputo qualcosa di Giulia?- chiese Elena
-No, da quando è stata portata in carcere no. Luca mi aveva chiesto se le volevo parlare quando era in commissariato, ma ho rifiutato. Ho solo chiamato Pamela, questo si, per raccontarle personalmente l’accaduto, ma non l’ho vista, non so se è scesa, non so nulla. Non voglio più sapere nulla di lei. Mi ha fatto non poco male. Stavo cercando di diventare padre, e quando avevo imparato ad amare mia figlia ho ricevuto una pugnalata al cuore, ma veramente.-
-Ha sbagliato, il suo comportamento non può essere giustificato, ma è pur sempre tua figlia. Dovresti andare da lei.-
-Mi dispiace, ma ora no. Non ci riesco.-
-Ti capisco, ma se vorrai andare a trovarla…-
-Lo so, ho capito. Ma io non riesco ad andare l’assassina di mia moglie, anche se è mia figlia.-
-Guarda che sono viva ancora.- disse Elena dandogli un pizzicotto. –Ti sto dicendo che potresti perdonarla, anzi devi.- continuò a dire.
-Ma io l’ho già perdonata. Non gliel’ho detto esplicitamente, ma in cuor mio l’ho perdonata. Ti ripeto Ele, quello che mi ha fatto rabbia è che proprio mia figlia mi abbia dato un dolore così grande. Ti amo.- continuò Davide.
-Anche io Davide. Anche io.-
-Però ti prego, non farlo mai più. Non lasciarmi mai più, ho passato la notte più brutta della mia vita…-
-La stessa che ho passato io quando sei stato ferito. Ora capisci il dolore che ho provato, e quanto al tempo mi costò averti detto addio? Quanto mi è costato mollare tutto dall’oggi al domani?-
-Si, ora lo capisco.- rispose Davide.
-Ora però abbracciami, voglio sentirti accanto.- e così Davide, accontentò Elena e dopo quasi tre settimane tornarono a dormire insieme.
   
 
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