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Autore: rumandmonkey    26/08/2012    1 recensioni
Harry e Draco si incontrano a Hogwarts dopo la guerra e scoprono di avere qualcosa in comune.
Storia partecipante al contest 'Harry e Draco, perché ti amo'
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NICKNAME: rumandmonkey       
TITOLO: L’alba dopo la notte
AVVERTIMENTI:Slash, One-Shot
NOTE: La storia è ambientata in un ipotetico “anno di recupero” dopo la guerra in cui sia Harry                   
             che Draco hanno a che fare con i fantasmi degli anni precedenti.
 

Non sarebbe bello
Non farci più del male
Non sarebbe eroico
Non essere degli eroi
 
Non sarebbe strano
Essere più leggeri
E non aver paura
Se capitasse a noi
(Riprendere Berlino – Afterhours)

 
Tornare ad Hogwarts dopo la morte di Voldemort era stata dura per Harry. Aveva visto il posto che considerava la sua casa distrutto, aveva visto morire i suoi amici ed era tornato solo qualche mese dopo, quando la scuola sembrava di nuovo intera, quando i segni della battaglia erano stati cancellati o nascosti.
Harry era tornato perché voleva cancellare dalla sua mente il ricordo della scuola distrutta, delle grida dei suoi amici; voleva lasciare Hogwarts con dei ricordi felici, per quanto possibile. In più, aveva bisogno del M.A.G.O. per accedere al corso per diventare Auror.
 
 
Anche Draco era tornato, più per necessità che per volontà. I suoi genitori erano ad Azkaban - come sua zia Bellatrix -  e i suoi amici erano improvvisamente spariti. Il suo patrimonio di famiglia era stato confiscato e senza un M.A.G.O. non aveva nessuna speranza di costruirsi una vita dignitosa.
 
Quando Harry mise piede nel dormitorio per la prima volta si sentì strano. C’erano ancora Ron e Hermione lì con lui, ma si sentiva vuoto, inquieto. Spesso non riusciva nemmeno a dormire e aveva preso l’abitudine di gironzolare per i corridoi deserti mentre il resto della scuola dormiva.
 Non portava più il mantello con sé, come se sperasse che Gazza lo trovasse e lo costringesse a lucidare i trofei fino all’alba, tanto per ingannare il tempo, ma anche il custode si era stufato di rincorrere Pix e gli studenti e preferiva rimanere chiuso nel suo ufficio con la sua fedele amica Mrs. Purr.
Harry sentiva che non era rimasto più niente della vecchia Hogwarts ed era come se improvvisamente si fosse ritrovato di nuovo senza una famiglia, senza una casa.
Non riusciva a darsi pace.
 
Dopo qualche settimana di passeggiate notturne Harry notò qualcosa, o meglio, qualcuno camminare nel suo stesso corridoio.
Non si fermò, né accelerò il passo; continuò a camminare facendo qualche rumore per catturare l’attenzione della figura che veniva verso di lui. Sperava che stavolta Gazza lo avrebbe punito, così avrebbe potuto sfogare quella rabbia insensata che sentiva dentro di sé.
Azzardò di più: fece luce nel corridoio con la sua bacchetta e sfoderò un ghigno soddisfatto, che sparì in un secondo quando vide l’altro alzare la testa spaventato.
No, decisamente quello non era Gazza; era Draco, ma non sembrava più quello di una volta. Anche lui era diverso, pensò Harry, non aveva più certezze. Era più pallido che mai, magro, e il suo viso era stanco, come se non dormisse da giorni. Non lo guardò nemmeno negli occhi e non lo apostrofò col solito ‘Potter’ a cui l’aveva abituato in sette anni di continue provocazioni.
Sembrava tutto fuori posto.
“Malfoy”, lo chiamò, anche se in realtà non aveva niente da dirgli.
“Che vuoi?” il suo tono non era brusco, era solo stanco, vuoto, lontano dal Draco sarcastico e pungente che conosceva.
“Studente fuori dal dormitorio” mormorò Harry.
“Sei il sostituto di Gazza adesso?”
Harry rimase un po’ in silenzio, come se lo stesse studiando.
“No, solo che è strano vederti in giro a quest’ora. Dove vai?”
Sul volto di Draco comparve una pallida ombra del ghigno che sfoggiava di solito.
“Potrei farti la stessa domanda.”
Harry abbozzò un sorriso e, senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, iniziarono a percorrere il corridoio fianco a fianco, nella stessa direzione.
Rimasero in silenzio per un bel po’, mentre camminavano senza sapere dove fossero diretti. Ogni tanto Draco spostava lo sguardo su Harry e, alla pallida luce della sua bacchetta, studiava Harry.
Anche lui sembrava stanco; era pallido e in lui sembrava non esserci traccia di quell’allegria che lo aveva accompagnato anche nei momenti più difficili. Era diverso, non era più l’Harry a cui si era abituato.
Si chiese se anche lui fosse cambiato irrimediabilmente e non riuscì a darsi una risposta, perciò si chiuse ancora più profondamente nel suo silenzio e continuò a camminare al fianco di Harry, finché non lo vide fermarsi all’improvviso.
“Ti va una burrobirra?” glielo chiese tutto d’un fiato, proprio come aveva fatto con Cho qualche anno prima e non poté evitare di sentirsi leggermente in imbarazzo.
Draco lo guardò perplesso.
“Vuoi andare a Hogsmeade a quest’ora?”
“No!” rispose Harry, “tu però rispondi. Ti va o no?”
Draco sospirò. “Va bene, ti seguo.”
 
Harry lo condusse fino al corridoio del settimo piano e chiese alla Stanza delle Necessità un posto tranquillo dove passare le ore che mancavano all’alba in compagnia del suo nuovo compagno d’insonnia.
La stanza sembrava un tipico pub della Londra babbana e due boccali di burrobirra erano già poggiati sul piccolo tavolo. Harry invitò Draco ad accomodarsi e si mise seduto subito dopo di lui.
Avevano parlato come due vecchi amici, avevano ricordato il passato e – in alcuni momenti – erano riusciti persino a sorriderne.
All’alba erano tornati nei rispettivi dormitori e si erano dati appuntamento per la notte successiva.
 
Lo avevano fatto per un paio di settimane, finché non era diventato qualcosa di abituale. Non c’era più bisogno di darsi appuntamento, sapevano entrambi che l’altro sarebbe stato lì sempre alla stessa ora.
Draco era sempre puntuale, mentre Harry – per non smentirsi mai – arrivava non appena sentiva che Ron iniziava a russare più profondamente.
Una notte Draco rimase sulla porta ad aspettare Harry per tutta la notte, ma lui non arrivò. Si sentiva un idiota; era triste perché Harry non l’aveva raggiunto, era deluso e non si spiegava perché – in fondo non erano amici – e c’era quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che lo faceva stare male ogni volta che pensava a lui.
 
Harry non mancava un appuntamento. Certo, a volte arrivava tardi, ma alla fine si presentava sempre con l’aria trafelata e il respiro pesante di chi ha corso per le scale, ma bastava un sorriso imbarazzato per farsi perdonare da Draco.
Quella volta non ce l’aveva fatta: per la prima volta da quando era arrivato a Hogwarts aveva sentito il sonno rapirlo completamente ed era crollato prima di poter scrivere anche solo due parole per avvertire Draco che non sarebbe andato con lui nella Stanza delle Necessità.
Cadde in un sonno senza sogni che si interruppe solo alle prime luci dell’alba, quando un gufo iniziò a picchiettare insistentemente alla finestra del suo dormitorio.
Tentò di zittirlo, ma quello si agitava nervosamente come per fargli capire che recapitava un messaggio importante.
Harry srotolò la piccola pergamena attaccata alla zampa del volatile e lesse il messaggio:
 
“Ti ho aspettato tutta la notte. A dire il vero, ti sto ancora aspettando.
                                                                                                          D.M.”
 
Senza dubbio era di Draco e senza dubbio il messaggio significava che voleva vederlo. Ma perché l’aveva aspettato così a lungo?
Harry si precipitò fuori dal corridoio e corse fino al settimo piano, dove trovò Draco seduto a terra con la schiena poggiata mollemente al muro del corridoio.
“Draco”, lo chiamò.
Il ragazzo alzò la testa, ma non si mosse. Harry si inginocchiò per provare almeno a guardarlo negli occhi.
“Stai bene? È successo qualcosa?” chiese preoccupato.
“È successo che non sei venuto”, disse in tono vagamente acido, poi abbassò la voce, riducendola a un sussurro imbarazzato, “ed è successo che mi sei mancato.”
Harry non se lo aspettava: avevano chiarito e appianato molte questioni fra loro, ma non riusciva a immaginare che Draco gli avrebbe mai detto una cosa simile. L’Harry razionale era rimasto pietrificato, mentre l’Harry emotivo agiva indisturbato.
Tese una mano per accarezzare la guancia di Draco e si avvicinò per posargli un bacio delicato sulle labbra.
Draco rimase immobile e Harry si allontanò, come se si fosse appena scottato.
“Scusami io… sono un idiota, non so cosa mi sia preso” si alzò in piedi e prese un respiro profondo. “Dimentica tutto, mi dispiace.”
Draco saltò in piedi e lo afferrò per un polso.
“Non posso dimenticare e non voglio. Non voglio dimenticare che mi hai aiutato, non voglio dimenticare che sei corso qui per me senza nemmeno sapere che cosa volessi da te e soprattutto non voglio dimenticare che l’unica persona al mondo che riesce a farmi stare bene abbia desiderato baciarmi.”
Si avvicinò a Harry e lo baciò. Scoprì che gli piaceva mordere piano le sue labbra e passare le mani tra quei capelli neri e disordinati tanto quanto a Harry piaceva accarezzare la sua bocca morbida e stringerlo a sé.
 
Draco sorrise e poggiò la sua fronte su quella di Harry, guardandolo negli occhi con uno sguardo diverso da quello a cui l’aveva abituato negli ultimi tempi.
“Se c’è una cosa che voglio dimenticare di questa storia,” iniziò Draco, “è che non ho mai provato a baciarti prima d’ora.”
Harry rise.
“È folle! Abbiamo passato anni interi a odiarci quando potevamo fare questo!”
Draco tornò a baciare le labbra di Harry, prima con dolcezza poi con urgenza, come se avesse bisogno solo di lui per tornare a respirare; non esisteva più Hogwarts, non esisteva il ricordo della guerra, c’erano solo loro due in un corridoio deserto alle prime luci dell’alba, pronti ad affrontare il loro futuro insieme.


L'angolo di rumandmonkey: per la prima volta in vita mia non ho niente da dire. Forse è il caldo. Giusto 30 secondi di fiato per ringraziare rawrandbeer che l'ha betata. Thank you my leftcatgastrobetafriend. <3
 
 
 
 
 
   
 
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