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Autore: epiclove    26/08/2012    1 recensioni
D'improvviso, Brittany udì dei passi accelerare nella propria direzione e si preoccupò. Quel giorno non glielo poteva rovinare nessuno, nemmeno quella che sembrava una dog-sitter. Ma la ragazza non intendeva fermarsi e le venne addosso. C'era un confine estremamente sottile tra sopportazione e odio. Santana lo aveva varcato di netto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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< Prendi le tue cose e vattene da casa mia, lurida peccatrice >
< No mamma, ti prego, non lo fare! Io non mi schiodo da qui, tu devi ascoltarmi! > urlò disperata Santana, con le lacrime che le marcavano le borse sotto gli occhi.
< Se non te ne vai di tua spontanea volontà giurò che ti butto fuori di peso > disse la madre di Santana, senza nemmeno riuscire a guardarla.
< Mi disgusti! Vuoi davvero cacciarmi di casa per un motivo così idiota? Ho solo 15 anni, dove andrò a vivere? >
< Questo è un problema tuo >
< Bene. Però ti invito a riflettere su questo: tu, stai cacciando me di casa, proprio me, che sono tua figlia. Allora... chi delle due marcirà all'inferno? Dopo che me ne sarò andata tu vai pure a piangere da quel dannato figlio di puttana che io amo chiamare 'patrigno'. Sì, va da lui. E, mi raccomando, con le tue amiche urlami pure alle spalle finché sul viso non ti sarà cresciuto il coraggio di smentire l'orgoglio >
Così, una persa 15enne Santana, si perse per le strade del Queens, senza voltarsi mai indietro.
 
Mentre aveva finito di badare all'ennesimo bambini piagnucoloso, Santana si concesse una passeggiata per le strade di Manhattan, accompagnata dai propri pensieri, con protagonista, Brittany Pearce.
Era quasi infastidita di averla sempre in testa, ma non riusciva a scacciare via il suo così raro sorrise che, al solo pensiero, gliene spuntò uno proprio sul volto.
Mentre camminava con le mani dentro la sua felpa preferita, si imbatté in una persona.
Questa persona, non era sola, bensì, era accompagnata da due uomini con aria tutt'altro che raccomandabile.
Non ne capì la ragione, ma sapeva di doverlo inseguire, ne sentiva il bisogno fisico.
L'uomo, con un volto più che familiare, si fermò a parlare con i tizi che lo circondavano, impedendo a Santana di ascoltare.
Dove aveva già visto quella persona?
Vuoto. 
Vuoto totale.
Quando smisero di confabulare, Santana si rimise sulle loro tracce e la loro aria era sempre più furtiva. 
Indossavano tutti quanti delle giacche di pelle nera con sotto, per quello che sembravano a Santana, delle tuniche dello stesso colore.
Era come se qualcosa le stesse dicendo che doveva andare da loro, proprio come accadde a Brittany nei riguardi di Santana.
Questi tre uomini fecero un ulteriore pausa per scambiarsi qualcosa... ma non riusciva a vedere niente essendo buio pesto.
Il freddo era tagliente ma Santana non era intenzionata a fermarsi.
Ma i tre uomini, lo fecero.
Santana si rese conto, non solo di essersi persa, ma di ritrovarsi di fronte ad un prato.
Possibile che fosse Central Park? 
Decisamente no.
Santana cercò di aguzzare la vista che però non sembrò migliorare granché.
Non poteva avvicinarsi troppo, ma, per quello che riusciva a vedere, i tre uomini... erano diventati trenta.
Erano un gruppo numerosissimo e Santana si sentì sempre più confusa e curiosa.
I trenta uomini si tolsero le giacche di pelle e iniziarono a blaterare cose totalmente incomprensibili per Santana.
Sembrava una lingua aliena, e all'improvviso, uno degli uomini appiccò un fuoco, ma non aveva l'aria di un incendio... aveva l'aria di... sì.
Santana capì. 
Non solo si rese conto di aver capito l'identità della persona, ma aveva anche capito cosa stessero facendo.
Prese dalla tasca destra dei jeans il proprio cellulare e si mise a filmare per qualche minuto.
Poi, subito dopo aver salvato il video, fece una telefonata.
< Pronto, parlo con Blaine Anderson? Oh, ciao Blaine, sono Santana. Ho bisogno di te > disse, subito prima di riattaccare.
  
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