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Autore: Alissyachan    26/08/2012    0 recensioni
"-Seguimi.-
Disse autoritaria l'ungherese che, presa la prussiana, si stava dirigendo verso la parte opposta alla sua dimora, facendo rimanere Julchen di stucco e a rimproverarla per il suo comportamento poco "magnifico". Ma sinceramente? Ad Elizaveta non poteva importare meno di quanto le sue azioni potessero essere considerate poco magnifiche da parte dell'albina!"
[Fem!Prussia + Ungheria]
[Accenni di AustriaFem!Prussia e AustriaUngheria]
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Info:
1. Non è la prima fiction che scrivo ma è la prima riguardante questo fandom e, devo ammetterlo, l'accoppiata Prussia (sia femmina che maschio) Ungheria (sia femmina che maschio) non mi aggrada tranne se vista come migliori amici, perciò non aspettatevi scene romantiche tra le due;
2. E' da molto tempo che non scrivo e sono a conoscenza di non avere grandi doti di scrittrice ma ho voluto provare a pubblicare questa fiction, dopo tanto tempo, per... non so, semplicemente perchè mi andava probabilmente (?);
3. Accetto le critiche, sul serio, basta che siano costruttive.



I personaggi di Hetalia non sono di mia invenzione, ma di Himaruya. Se fossero di mia invenzione probabilmente la SpaMano sarebbe dichiarata e altre belle cose sarebbero successe;


ATTENZIONE: probabile presenza di OoC.

---

≈RIVALS≈
Female! Prussia (Julchen) + Ungheria (Elizaveta);
Light Austria x Prussia + Light Austria x Ungheria;
Hetalia AU.







3. Rivals. - What we were supposed to be;
 
I mesi passarono e più di una volta le due ragazze si erano ritrovate a fare "gite fuori programma", anche fino a tardi, andando a mangiare qualcosa ogni volta che ne avevano la possibilità, passeggiando assieme, comprando gelati quando una delle due era giù di morale o quando la temperatura diventava più calda e perciò sentivano il bisogno di qualcosa di rinfrescante. Insomma, non si sapeva come, ma le due erano rimaste, sì, rivali in amore ma stavano facendo nascere - o era già nata?- una forte amicizia e tutto sembrava andare per il meglio e senza intoppi.

Ma, come detto in precedenza, il destino scherza e non si può mai sapere che pieghe farà prendere alla vita.
 


Appoggiata allo stipite della porta della classe, Julchen guardava Elizaveta che, intenta a tentare di parlare con la sua cotta, non si era ancora accorta dello sguardo della prussiana su di sé. Ella sospirò, portandosi una mano tra i capelli e grattandosi la cute con la punta delle unghie, ricoperte di smalto nero. Tirò fuori, poi, il cellulare e scrisse un messaggio diretto proprio alla ungherese: "Passeggiata. Sta sera. Non accetto "no". Non sono magnifici."; si rimise l'apparecchio in tasca e andò a sedersi, infine, al suo solito posto mentre la mora controllava chi le avesse potuto scrivere durante l'orario scolastico e, ovviamente, non si stupì di leggere il nome dell'albina al posto del mittente.
Lanciò una rapida occhiata alla rivale, notando lo sguardo perso con il quale guardava fuori dalla finestra e decise che no, un rifiuto non sarebbe stato possibile.
 
La prussiana era fuori dal cancello, appoggiata al muretto, in attesa che l'ungherese si facesse vedere e sperando che lo facesse al più presto: le giornate si erano accorciate moltissimo e stava iniziando a fare buio. Lei odiava il buio, le metteva disagio e paura.
Si strinse appena nelle spalle, borbottando qualcosa di incomprensibile, prima di sentirsi prendere per la spalla da una mano ferma, forte e probabilmente sconosciuta.
Sobbalzò e si lasciò sfuggire un urletto terrorizzato, guadagnandosi una risata beffarda da parte dell' "aggressore".

-Spaventata, Jul?-


-Fanculo, Liz!-
 
Si portò una mano all'altezza del cuore e respirò profondamente: maledetta ungherese!
Le lanciò una occhiataccia storta, sperando che questo l'ammonisse dal fare più una cosa del genere, ma il suo gesto riuscì solo a guadagnare altre risate da parte della mora.
Mise il broncio.

-La vuoi finire?!-

-Mhn, fammici pensare per un attimo...-

-Liz, vaffanculo.-

E la mora sbuffò, allora, lasciando cadere la risata e le prese in giro rivolte verso la prussiana per concentrarsi sulla ragione per la quale ella aveva voluto che andassero a farsi una passeggiata, quella sera.

-Mi dovevi parlare, per caso?-

Julchen la guardò per la prima volta, forse in mesi, con serietà e, questo sguardo così innaspettato, lasciò basita l'ungherese che, presa alla sprovvista, non era ancora riuscita  a pronunciare nessun'altra parola.
 
-Non qui.-
 
-E dove?-

-Seguimi.-

Ben presto le due si ritrovarono in un parchetto isolato, con poca illuminazione, e con pochi giochi per bambini. Elizaveta si guardò attorno, leggermente preoccupata, e si portò una mano all'altezza del petto.

-Jul?-

Ella sospirò, facendo un leggero movimento con la testa e avvicinandosi ad una delle due altalene per poi sedervici sopra e iniziare a dondolarsi piano, senza mai staccare i piedi, come lo sguardo, da terra.
 
-Dopodomani parto per la Germania.-
 
Disse infine.

-Cos'hai detto?-

Elizaveta non sapeva che cosa dire: era una notizia troppo importante e detta in maniera troppo diretta per poter essere metabolizzata subito.

-Hai capito bene, Elizaveta.-

Abbassò lo sguardo, non riuscendo più a sopportare la figura dell'albina nel suo campo visivo. Partiva, eh? Non dovrebbe sentirsi così distrutta dalla notizia, infondo. Cioè, loro erano pur sempre rivali e se lei se ne andava, beh, avrebbe avuto più speranze con il suo amato, no? E allora, si chiese, come mai il suo cuore era così pesante? Era davvero diventata così importante?
 
-Quella volta alla gelateria.-

-Cosa?-


 -Ricordi?*-
 
-Si, ricordo.*-

-E' stata la prima volta che io e te abbiamo camminato fianco a fianco.*-

La mora rimase zitta mentre Julchen alzava lo sguardo verso il cielo. Il suo sguardo, perso in chissà quali pensieri, era fisso sulle poche stelle che riuscivano ancora a brillare nonostante le forti luci della città e non sembrava volersi spostare da quel panorama.
 
-E' ok se vuoi dimenticare la mia esistenza.*-

L'ungherese alzò lo sguardo, rimanendo in silenzio, in uno stato di shock. Cosa? Perchè? Perchè dovrebbe fare qualcosa del genere? Non le era neanche passato per la testa!

-Perchè dovrei farlo?-

-Perchè sono troppo magnifica per rimanere impressa nella memoria delle persone..?-

-Mi dispiace ma... no. Non ti dimenticherò*.-

Julchen, allora, spostò lo sguardo dal cielo alla mora e le sorrise timidamente, riuscendo ancora a trattenere le lacrime che volevano scenderle con prepotenza. Ma lei era magnifica, magnificamente forte e non si sarebbe mai mostrata più debole di quello che si era già dimostrata davanti ad Elizaveta in altre occasioni.
Scosse la testa: Dio, non si sarebbe mai immaginata che si sarebbe affezionata così tanto ad una persona come l'ungherese. Le scocciava ammetterlo ma, in realtà, più che ad una rivale lei pensava alla mora come ad un'amica preziosa. E, Dio, da quando era diventata sentimentale?!
Sospirò.

-E' meglio andare, sai? La magnifica ha bisogno delle sue dodici ore di sonno per poter essere perfetta.-

Fece per alzarsi, ma la voce di Elizaveta la fermò.
 
-E se rimanessimo ancora un po'? -

La guardò, inclinando la testa e facendo cadere i capelli chiari mollemente sulle spalle, senza dare importanta a come stessero al momento. Fece un ampio sorriso.

-Vuoi proprio rovinare la mia bellezza, eh?-

E rise, rimanendo seduta sull'altalena, venendo ben presto raggiunta dalla mora che, ancora in silenzio, si sedette sull'altalena gemella ed iniziò a dondolarsi come fosse una bambina di cinque anni. Lo fece anche la prussiana e, ben presto, tra loro due si creò una sorta di competizione a chi riusciva a raggiungere il punto più alto possibile: ovviamente vinse l'ungherese, anche se l'albina non lo avrebbe mai ammesso. Nella sua versione dei fatti, sarebbe stata solo fortuna per Elizaveta. Lei era troppo magnifica per poter perdere, infondo!

-Ora è meglio andare, però.-

La mora annuì, non trovando la forza di dire qualcosa per paura di poter far trasparire la sua tristezza per la partenza dell'altra in maniera ancora più evidente di quella che già non era. Non doveva piangere, non poteva permetterselo, o il tutto sarebbe diventato troppo reale per lei da sopportare. Quando era successo? Quando si era affezionata così tanto? Quando?!
Camminarono per alcuni minuti prima di ritrovarsi ad un bivio che avrebbe portato le due a dividersi per chissà quanto tempo. Si guardarono.

-Sei... sei stata un'ottima rivale*.-

-A-anche tu. Complimenti per avermi tenuto testa nonostante non sia magnifica quanto me!-

Ed Elizaveta sorrise, così come Julchen, prima di dirsi addio e separarsi definitivamente.
Nessuna delle due si voltò di nuovo verso l'altra: era impossibile perchè entrambe sapevano che se l'avessero fatto, avrebbero visto la debolezza e le lacrime di quella che una volta era una rivale ma che poi, infine, era la migliore amica che potessero avere.




Fin.

---

Angolo dell'autrice:

Ed eccoci, infine, con il terzo e ultimo capito di questa fiction che spero sia piaciuta.
Devo dire la verità: mi sono divertita a scriverla, rileggerla e pubblicarla e mi scuso in caso ci siano errori di grammatica! So che può essere noioso.
Grazie ancora a chi ha commentato, a chi commenterà, a chi ha favorito, ha chi ha messo tra le fiction seguite o tra quelle ricordate questa mia piccola creazione. Grazie di tutto, davvero.

Baci,

Alissyachan

Ps:
*= frasi ispirate dal testo della canzone a cui mi sono ispirata per scrivere questa fiction, ovvero: Akatsuki Arrival, cantata da Miku Hatsune e Luka Megurine e coposta da Last Note.

  
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