Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Iris Fiery    27/08/2012    5 recensioni
Watson ha una nipote, figlia del primo e unico matrimonio della sorella. Una sera viene chiamato: lei, la nuova amante e la piccola hanno un incidente.
Trauma Cranico è la diagnosi per Cheryl, ora orfana. Watson si presenta in ospedale e decide, con Sherlock, ti tenerla con loro.
Ma Cheryl non è come le altre. E' un genio, perché ragiona come Sherlock.
Inizialmente con astio e poi con amore, Holmes stesso si avvicina a lei, scoprendo lati di sé ancora inesplorati.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Like animals<< Non è carino questo vestito? >> Dice John, segnando una vetrina, mentre la pioggia primaverile copre i nostri soprabiti pian piano. È passato un anno, da quando vivo con loro. Un anno. Dovevo andarmene da qualche mese, ma John ha insistito. Dice che Sherlock sta bene con me. E io con lui.
Il mio trauma è stabilizzato. Una volta a settimana mi presento in ospedale, e mi controllano. Ogni tanto ho perdite di sensi, debolezza e poco altro. La midriasi non è passata. Non lo noto. Per di più, non sopporto quei momenti in cui il cervello si spegne e non riesco ad usare gli arti. Formicolii ovunque. Fastidio. Dolore.
<< Lo vogliamo prendere? >> Sorrido appena, guardandomi allo specchio. Un abito al ginocchio, dallo sfondo bianco. Sopra vi sono stampati fiori dai colori primaverili. Corpetto a cuore senza spalline. Gonna a tubino, sopra al ginocchio. Femminile. Non ci sono abituata. Ma a lui fa piacere. << D’accordo. >> Paga, mentre lego i lunghi capelli rossi in una coda alta. Ed usciamo. Odore di primavera. Odore di rinascita.

25 giugno. << Stasera la London Symphony Orchestra suonerà alla Royal Albert Hall. >> Struttura divertente. Sferica. Si stringe verso l’alto, assomiglia molto al Pantheon di Roma. Elegante. E costoso. << Lo so. >> Dice Sherlock, guardandolo. Logicamente. << Ho comprato quattro biglietti. Così può venire anche Sarah. >> << Eh? >> Lo guardo, stranita. Perché, alla fine: Sherlock ama la musica classica. Ma non ama uscire. << Quando andate, quindi? >> << Se inizi a prepararti ora, puoi essere pronta. >> Sorride. Ironia. Io? Io, Sherlock, Sarah e John? È una battuta, questa?

<< Sei pronta, Cheryl? >> << No. >> Mi guardo allo specchio. Assolutamente no. Decisamente non uscirò con quest’abito, gli occhi truccati e i capelli sciolti. Decisamente e ASSOLUTAMENTE no.

<< Ti donano i vestiti normali. >> << Grazie, mancava la tua ironia Holmes. >> Lo guardo. Soprabito nero. Vestito elegante nero. Bello come sempre, ammetto. Come sempre. Da quando mi sono trovata a vivere qui, ho notato come il tempo cambi Sherlock. Impercettibilmente, ma lo cambia. Il suo volto ha avuto qualche ruga, ad esempio. Attorno alle sue labbra si sono formate piccole pieghette. Alcuni dei suoi capelli sono diventati bianchi candidi. Poco altro. Sherlock non cambia. Una magia.
Saliamo sul taxi. Sarah ci prova apertamente con mio zio (profumo abbondante, trucco esagerato, scarpe troppo alte). Andrebbe bene per zio? Negativo. Troppo schematico lui. Troppo naif lei. Naif? Non è termine da me.
<< Non ti vedo allegra. >> << Perdonami Sherlock, mi sento un idiota così. >> << Io ti trovo bellissima. >> Sorrido, poggiando la spalla a lui. È la verità, per lui. Importa questo, alla fine.

Sediamo in una cuccetta per noi. Terza fila degli spalti. Siamo solo noi quattro. Perfetto. Gli uomini sono eleganti, le donne anziane. Tutti con fogli, libretti, binocoli. Non si chiamano binocoli quelli per il teatro? Certo che si chiamano così. Hanno una misura di tre per dieci, e qui tutti ne sono provvisti.
Non parlano. Fissano il palco su cui le donne e uomini stanno suonando, diretti da Valerij Abisalovic Gergiev, di nascita russa. Ha avuto molte onorificenze. Gran direttore (ha una faccia antipatica. Non mi piace.).

Sono due ore che siamo qui. Due. Per quanto io ami questa musica, mi annoio (la donna della cuccetta sotto sta russando. Dorme nascosta sotto la veletta). Mi annoio. Sono stanca. (Portare la veletta la prossima volta che si viene a teatro).
<< Non ti piace? >> Domanda sherlock. Pone una domanda. Ma sa già la risposta. << Finirà tra tre ore, Cheryl. >> << Stai scherzando? >> Lo guardo, con occhi sconvolti. Aperti. Terrorizzati. So quanto dura una Concert Hall, ma sentirlo dire da lui crea la realtà. (Ricordarsi di rifiutare degli inviti).
Appoggio la testa a Sherlock. Sulla spalla (è morbida). A lui piace questo posto, probabilmente vivrebbe tra pareti impresse di musica e storia. Mistero. Tranquillità. È strano per noi essere qui. Da quando sono venuta a vivere con loro (a movimentare tutto, dice John), non abbiamo mai passato attimi tranquilli. Normali. Essere qui e guardare uno spettacolo. È così piacevole.

Basta, devo uscire. Mi alzo da lì dopo un’altra ora passata nell’apatia ed esco. Ho bisogno di una sigaretta (cattiva abitudine appresa). Maledizione a Sherlock e i suoi cerotti anti fumo. Lo stacco dal braccio, buttandolo via. Non serve. Negativo. Il vizio c’è e oramai rimane. Sigarette alla menta. Rilassano, e sono leggere (nicotina: 0,6 mg. Catrame: 6 mg. Monossido di carbonio: 8 mg.). L’ultimo dato non è buono. Non importa.

Mi siedo su un gradino. Faccio qualche altro tiro. La nicotina si brucia in fretta, la carta diminuisce. Il filtro diventa sempre più vicino, il gusto acre. La mente vola e si rilassa.
È un po’ che non vedo Michael. So che non è finita. Lui non fa finire le cose. Me lo ha detto, o meglio, scritto. Ci siamo incontrati, in una libreria. Non era lì per caso, sapeva che mi trovavo in quel posto. Leggevo sulle immersioni. John mi ha portato ai caraibi, una volta. Stavo annegando. Come annegare con le bombole d’ossigeno? Non ne ho idea, ma l’adrenalina mi ha fatto risalire velocemente.
Poi mi ha portato in Africa, nella savana. Stavo leggendo sugli animali. E Michael era lì. Lui è stato spesso in Africa, mi ha raccontato di tante cose. Aveva cercato di uccidermi, ma ora sembrava un agnellino. Sono andata in Africa e sono stata punta da un insetto. Ho poca fortuna.
L’ultimo viaggio l’ho fatto con Sherlock, invece. È stato strano. Abbiamo dormito nella stessa camera, ma in letti separati. Abbiamo parlato poco. Ma è stato stupendo. Siamo andati in Islanda. Doveva incontrare suo fratello (tipo strano, come lui. Come me.). Perché l’Islanda? Non lo so. Ma erano bellissimi i paesaggi innevati. Ho sciato, non l’avevo mai fatto. È divertente.

<< Non ti piace la musica classica? >> Michael sorride affianco a me, mentre mi prende una sigaretta. L’accende. (Profuma di vaniglia. Odora sempre di vaniglia, lui). << Mi piace, ma tre ore sono troppo anche per me. >> Sorride. Silenzio. Piacevole silenzio. Prima della tempesta, logicamente. << Ora finiremo le nostre sigarette e poi sai che è l’ora dello scontro. >> << Lo deducevo. >> Sorrido appena, facendo l’ultimo tiro. Le spegniamo.
Poi ci alziamo. Ci allontaniamo insieme, come in uno scontro animale. Ci fissiamo, alla stessa distanza. E ci prepariamo. Doveva arrivare, questo giorno.

Non sono fatta per stare tranquilla.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Iris Fiery