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Autore: CathLan    27/08/2012    4 recensioni
Reading and Leeds festivals 2011 revival.
-«E come mai sei qui?» ricomincia, proprio quando le braccia di Morfeo mi stanno raggiungendo.
Mi stringo nelle spalle. «Musica e fumo.»
«Io sono qua con degli amici, non c'ero mai stato prima.»
Altra estenuante calma. Mi chiedo quando ricomincerà a sovraccaricarmi di domande, ma non accade nulla. Solo fruscio di un corpo che si muove nell'ombra e il dolce odore della vaniglia che si intensifica affittandomi le narici a tempo indeterminato.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Call it destiny

 

 

Reading and Leeds festivals 2011 revival.
Prompt: Batteria scarica.
Rating: Giallo/arancione.
Genere: Erotico.
Personaggi: Louis Tomlinson, Harry Styles; Larry Stylinson.
Note: AU
Tipo di coppia: Slash.

 

Buona lettura

 

C'è odore di fumo, erba, terra, sesso, sudore, alcol e musica. E questa cosa mi fa letteralmente impazzire.
Mi tuffo col sedere a terra e afferro dal pacchetto di Lucky Strike la metà della canna che mi è avanzata prima. L'accendo e la porto alle labbra, aspirandone il sapore dolciastro. E' un toccasana, improvvisamente mi sento felice, ho una voglia matta di ridere, ma mi trattengo. Non mi è mai piaciuto spalancare la bocca se non per motivi a sfondo erotico.

«Quindi tu sei Louis, ho capito bene?» ripete il ragazzino dai capelli sconvolti, spaparanzato sul mio sacco a pelo. La penombra della tenda e l'effetto dell'erba lo fanno apparire ancora più sensuale, se possibile. Ma forse è solo perché è mezzo nudo e seduto in una posizione improponibile. O forse sono proprio i suoi occhi che un momento prendono il colore dello smeraldo e quello dopo del cielo in tempesta.
«Esatto» rispondo senza troppa enfasi, buttando fuori il fumo in una nuvoletta che per qualche istante ci annebbia la vista.
Lui annuisce e i ricci ramati seguono il movimento rapido, avanti e indietro, come molle. «Io sono Harry» annuncia sorridendo. Le guance vengono risucchiate da due fossette che probabilmente alle mamme fanno venire tenerezza, ma che a me fanno solo venire voglia di baciarlo e baciarlo. E baciarlo di nuovo. Proprio come alcuni minuti fa.
«Cosa hai detto che ti serviva?» l'ho dimenticato. In qualche modo ho scordato il motivo della sua visita notturna. E' passato tutto in secondo piano un istante dopo che le nostre pelli si sono scontrate bollenti.
Lui fa spallucce e afferra un iPhone, che nascosto dagli steli d'erba non avevo ancora notato. «Batteria scarica» scrolla il cellulare e alzandosi su un gomito mi spalma in faccia lo schermo.
Strizzo gli occhi e tiro l'ennesima boccata. Di nuovo quell'assurda voglia di rotolarmi nel prato dal ridere mi assale, ancora la rinnego. «Nel mio borsone c'è un carica batterie a energia solare» indico col mento un punto imprecisato nel buio e lui si alza, portandosi dietro l'odore di vaniglia e orgasmo che lo segue come un'ombra.
Si china e la vista che mi concede mi fa rizzare i capelli sulla nuca. Improvvisamente non ho solo voglia di spanciarmi, ma anche di spogliarmi dei jeans che ho appena infilato. C'è un caldo assurdo qui dentro, ho bisogno d'aria. Mi guardo intorno e dannazione, quando abbiamo chiuso la cerniera? «Trovato?» chiedo lasciando perdere. Pensare è stranamente più difficile del solito.
«Sì», si raddrizza, ruota su se stesso e si allarga in un sorrisone che parte da un orecchio e arriva senza alcuna difficoltà all'altro. Ha una bocca veramente enorme.
Rimango senza fiato e ci metto alcuni secondi a riaccendere i neuroni. «Bene.»
«Quanti anni hai?» mi domanda il ragazzino, grattandosi un pettorale che di pettorale non ha praticamente nulla. Le sue forme sono ancora così simili a quelle dei bambini che mi sento una specie di maniaco. Ma diamine, il modo in cui si è dato da fare non ha niente di infantile o delicato.
«Diciannove» ultima boccata e la canna è finita. La spengo contro il terriccio e la mollo lì. «Tu?»
«Diciotto» lo dice orgoglioso, come se dalle sue labbra rosse di baci fosse uscito un numero a tre cifre.
«Capito», solitamente la mia loquacità potrebbe superare perfino quella di un bambino in piena fase “cos'è questo? E perché?”, ma in questo momento il cervello è in tilt. Nessun pensiero ne segue un altro in fila, si corrono semplicemente incontro sbattendosi contro.
«E cosa fai nella vita?»
Ho la vaga impressione che questo interrogatorio non finirà mai. Mi rassegno e poggio la testa sulla mia giacca appallottolata a mo' di cuscino. «Vorrei diventare una specie di attore» biascico senza convinzione, portandomi un avambraccio davanti alla faccia.
«Io lavoro nella panetteria di famiglia, le mie mani sono magiche con la farina!» annuncia soddisfatto delle sue stesse qualità.
Mi mordo la lingua prima di poter dire “e non sono con quella” e grugnisco qualcosa che può essere interpretato in qualsivoglia modo.
Harry sembra capire e si zittisce. Un po' di soddisfazione mi aleggia nel petto quando finalmente il silenzio ci sovrasta, dando pace alla mia povera testa.
«E come mai sei qui?» ricomincia, proprio quando le braccia di Morfeo mi stanno raggiungendo.
Mi stringo nelle spalle. «Musica e fumo.»
«Io sono qua con degli amici, non c'ero mai stato prima.»
Altra estenuante calma. Mi chiedo quando ricomincerà a sovraccaricarmi di domande, ma non accade nulla. Solo fruscio di un corpo che si muove nell'ombra e il dolce odore della vaniglia che si intensifica affittandomi le narici a tempo indeterminato.
Delle dita, calde e affusolate, mi afferrano il braccio e sono costretto a togliermelo dal volto, portandolo lungo il fianco nudo. Alzo le palpebre e lui è proprio sopra di me, accucciato sulle ginocchia, il viso a qualche centimetro dal mio. I suoi occhi splendono al chiarore di luna come candele e brillano più delle stelle. Arriccia le labbra e aggrotta le sopracciglia.
«Cosa c'è?» la voce mi esce gracchiante e allora mi schiarisco la gola, ripetendo un'altra volta la domanda.
Il ragazzino fa spallucce e mi soffia addosso, facendomi annusare l'odore d'orgasmo e menta che da oggi diverrà il mio profumo preferito. «Lo rifacciamo?» nel suo tono c'è ancora impresso il sesso, è roco e basso, mi carezza il ventre come una piuma di vetro.
«Non sei stanco?» sono le quattro di notte, sinceramente a questo punto potremmo anche semplicemente sdraiarci e dormire.
Scrolla il capo energicamente e comprendo. Mi alzo facendo perno sugli addominali e arrivo a sfiorargli le labbra con le mie. «A quanto pare abbiamo uno stallone qua» ci parlo sopra, ad ogni lettera le nostre bocche si lambiscono facendomi bollire il sangue nelle vene.
«Siamo giovani» usa come scusante, facendo spallucce.

Con un movimento fulmineo si issa su di me e mi afferra il volto con le mani, stringendomi le guance con i palmi caldi. Oh, che inferno questo posto! Il suo bacino schiaccia il mio, la sua erezione preme vogliosa contro la mia carne. Improvvisamente i bottoni di questi dannatissimi pantaloni sono diventati una tortura, così come la risata che convulsa mi contorce i polmoni pregando di uscire.
«Io ho finito i preservativi, ne avevo due e li abbiamo usati prima» ammetto, sperando ogni Santo del Paradiso che il ragazzino abbia fatto scorta o ne abbia fregato almeno uno ai suoi amici.
Arriccia il naso dritto e alza un sopracciglio. «Per chi mi hai preso?» mormora, spingendosi addosso al mio membro eretto per prendere una bustina grigia dal mio zaino. «Ne hai altri tre!» dice stizzito, sventolandola come un trofeo sopra le nostre teste scompigliate.
«Non sono miei» ammetto decisamente confuso. Da casa ne avevo presi solo due, non avevo calcolato nemmeno di usarli entrambi. Quando io ed i miei compari una settimana fa avevamo deciso di recarci al Leeds non avevo la minima intenzione di passare la notte ad accoppiarmi come un riccio, anzi. Non era proprio nelle opzioni, soprattutto non con un ragazzino.
«Va bene» dice tanto per darmi il contentino. Ruota gli occhi e con i denti strappa l' involucro, traendone un profilattico giallo evidenziatore.
«Giuro che questi non sono miei!» una traccia di risata mi scivola sulla lingua librandosi nell'aria densa. «Non comprerei mai una cosa del genere! Di quel colore poi..»
Harry ridacchia a sua volta e srotola il condom, fissandomi con una luce particolarmente accesa nelle iridi ora color verde foglia. «Magari era proprio destino che dovessimo consumare la notte in questo modo.»
Porto le dita alla sua nuca e lo trascino giù, verso di me. «Quindi era destino anche che ti si scaricasse l'iPhone e che il tuo vicino di tenda fossi proprio io?» non posso fare a meno che pronunciare la frase con una vena ironica.
«Sono un tipo che ci crede nel destino, io» ribatte serio, mordendomi lascivo il mento dove è già spuntato un filo di barba. «Tu no?»
«No», mi abbasso di poco e faccio incastrare le nostre bocche avare. La sua lingua mi scorre sui denti e poi scivola dentro, slittando sulla mia. Le mie dita tirano i suoi ricci morbidi e le sue perlustrano curiose il mio petto ansante, tracciando ogni singola linea come un pennello su una tela. Ci stacchiamo un solo istante per riprendere fiato e colgo l'occasione per continuare, concedendogli il beneficio del dubbio: «Ma probabilmente potrei cominciare a crederci a queste cazzate, sai Curly boy?»
«Dovresti, davvero.»
Sì, forse comincerò davvero a credere a queste stronzate del destino. E chissà come, grazie a qualche stella cadente o desiderio espresso soffiando sulle candeline il suo numero di telefono finirà magicamente nella mia rubrica e lo chiamerò, per caso, senza farlo nemmeno apposta. E magari usciremo anche insieme e finiremo a rotolarci tra le coperte, proprio come stanotte. Ma sempre per caso, grazie naturalmente al fortuito destino. «Comincio già a crederci.»





 

  
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