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Autore: cookiedough    27/08/2012    5 recensioni
"C’erano momenti in cu sembravo la persona più socievole di tutti altri invece, in cui chiudermi in me stessa diventava la mia specialità.
Ero un controsenso vivente, un cubo di Rubik mentale.
Nessuno sapeva mai cosa pensassi davvero."
Salve Gente!
Ecco la mia nuova FF.
mi piace scrivere, mi piace condividere ciò che scrivo, perciò mi piacerebbe trovare magari delle recensioni piccine piccine.
Mi auguro che l'intro. vi inviti a leggere, non pretendo molto, solo un parere.
Ok, inizialmente potrà sembrare una storia stupida, ma vedrete che con l'andare dei capitoli si farà più bella.
Sono la stessa autrice di 'Hope of a New life' [se vi va di leggerla segue il link]. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1011045&i=1
Ok, vi lascio che vado a scrivere ;).
Leggete e recensite!
Baci
-Glo.
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Lettrici!
Grazie per le recensioni, siete sempre molto carine ;)
Anche se so che lo spazio dell'autrice non lo legge quasi nessuno (xD) ci tengo a dire che se leggete il capitolo, un commento è sempre molo gradito.
Critica, complimeni o persino consigli a me vanno molto bene, mi piacerebbe vedervi più 'attive'.
Due recensioni mi fanno un po' intristire, ma ringrazio comunque chi si è preso quei due tre minuti per scrivermi.
Ok, basta melodrammi e vi lascio al capitolo...forse un po' di dramma centra xD.
Bene, hope you like it.

Chapter 7 : Empty, as if I could not have feelings.
 
Quel lunedì mattina mi svegliai alle 10.
Non avevo alcuna fame, mi sentivo solo stanca e parecchio confusa.
La sera precedente Chaz aveva provato infinite volte ad allacciare con me un contatto, ma io riuscivo solo a respingerlo o a far finta di non ricevere segnali.
Chaz era carino, simpatico e a volte persino dolce, ma con lui non c’era nulla.
Probabilmente era per la mia fobia di provare sentimenti per qualcuno che provavo da quella volta.

Era andata bene alla fine la serata, io non feci altro che starmene sui divanetti in velluto blu a guardare Chaz che mi mandava segnali d’amore, Ryan rimproverarlo e Justin provarci con una biondina da due soldi.
C’erano momenti in cu sembravo la persona più socievole di tutti altri invece, in cui chiudermi in me stessa diventava la mia specialità.
Ero un controsenso vivente, un cubo di Rubik mentale.
Nessuno sapeva mai cosa pensassi davvero.
Vivendo nel caos di LA, papà non si era accorto della mia strana personalità, lui faceva un lavoro che gli portava via molto tempo, forse troppo.

Si occupava di una rubrica molto interessante su una rivista importante.
Non sapevo bene di preciso che cosa facesse, so che alle volte portava a casa mucchi e mucchi di tavole da disegno.
Le prendeva in prestito dalle scuole, ma non le superiori come la mia, andava nelle accademie.
Era una rubrica che si occupava di quanto i ragazzi potessero avere sensibilità verso l’arte.
Amavo disegnare.
E anche scrivere a dir la verità.
Tornando al lavoro di papà.
Fotografava i disegni per poi stamparli e scannerizzarli per applicarli alla rivista.
Già, una specie di ricerca di talenti.
Mamma diceva che io di talento ne avevo.
Avevo disegnato tante volte il volto di Rosemary – mia madre – dopo la sua morte, volevo che il suo viso non se ne andasse dalla mia mente.
Ma li stracciai tutti, dalla rabbia, dal dolore.
Ricordo ancora, l’ultima frase che sentii pronunciare da mamma << Charlie, tesoro, starò via solo pochi minuti.>> e poi, prima di uscire per andare a comperare del disinfettante nuovo e dei cerotti mi urlò dalle scale <>
Non tornò più.

Quella volta l’avevo fatta grossa.
Avevo tredici anni e quella sera tornai dal campo estivo con un taglio enorme sul polpaccio.
Era stata tutta colpa di quel cretino del mio compagno di scuola che mi aveva fatto cadere vicino a dei vetri dandomi uno spintone durante una litigata.
Charles era mio padre anche comunemente chiamato Charlie.
Dopo che la mamma se ne andò, mi chiusi in me stessa, non parlavo più con nessuno, non avevo più amici.
Crescendo però sono ‘migliorata’, ho ricominciato a parlare di più ed essere più solare ed allegra.
Ma mi rendo conto di essere piatta.
Non provo più le emozioni che provavo prima, e non provo le emozioni che dovrei provare.
Non me ne resi conto ma ero seduta nel letto a pensare guardando il vuoto.
Mi capitava spesso.

“Ryan Ciao! Dov’è tua cugina?”
Quella era la voce di Chaz, ma perché era tanto ostinato?
Dopo le buche della sera prima, io mi sarei rassegnata.
E poi Ryan non tollerava tutto ciò.
Me lo ritrovai in camera sorridente e con un vassoio pieno di cose da mangiare.
C: Buongiorno Bella addormentata, il sole è alto, gli uccellini cantano e tu devi risplendere.
Come no.
I: ciao Chaz.
Mi pregò di mangiare almeno mezzo cornetto alla crema e un po’ di spremuta d’arancia, così lo feci felice.
C: oggi abbiamo deciso di andare tutti e quattro al parco marino, vieni?
L’idea mi piaceva e poi non avevo voglia di rimanere da sola.
I: ok. Per che ora si parte?
Chaz sorrise felice della mia risposta positiva e poi mi rispose con voce allegra.
C: tra tre quarti d’ora, il tempo che tu ti prepari e che noi maschi prepariamo il resto.
Annuii e lo cacciai via per potermi vestire.
Mi andava di passare una giornata al parco marino, anche perché ci ero stata solo una volta, in California con papà.
Volevo vestirmi semplice, senza troppe preoccupazioni, giusto un paio di shorts a vita alta in jeans chiaro, una canotta bianca, cintura e scarpe marroncine e una collana così, per completare il tutto. http://ak2.polyvoreimg.com/cgi/img-set/cid/55382645/id/NkpiNmFGRJ67fNJvrGciFQ/size/y.jpg
Capelli raccolti una coda ed ero pronta.
Scesi saltellando le scale e raccattai le mie cose mettendo tutto in una borsa capiente, una delle mie preferite.
Color panna di Chanel, i sedici anni si festeggiano solo una volta…ma ne vale la pena ;).
I: buon giorno zietti
M: giorno Lucy, come stai?
I: bene.
Vidi la zia abbastanza indaffarata a ripulire e sistemare la cucina, in effetti c’era un bel casino.
I: dove sono i ragazzi?
S: dovrebbero arrivare a momenti.
Sorrisi e andai a sprofondare nel divano morbido.
Presi il telecomando con le intenzioni di accendere un po’ di MTV ma arrivarono quegli scapestrati ad interrompere tutto.
Peccato.
C: Ehi, sei favolosa!
Risi allegramente, un po’ mi faceva pena.
I: Già, lo so.
R: Chaz, smettila di tormentare mia cugina e dammi una mano con la borsa dei panini.
Grazie Ryan.
Chaz non si risparmiò un occhiolino rivolto alla sottoscritta e se ne andò.
I: bella la vita, vero Superstar?
Odiavo il modo di comportarsi di Justin.
Era così abituato ad essere servito e riverito che se nessuno diceva nulla lui poteva marcire nel dolce far niente.
E poi era sempre assente, con la testa tra le nuvole, o meglio nel suo cellulare.
J: già.
Completamente inespressivo.

Ma da che pulpito Lucinda.
I: perché ti comporti così?
J: così come?
Roteai gli occhi al cielo implorando aiuto ma nulla, nessun segnale.
I: sei indifferente ad ogni cosa. Qualcuno potrebbe baciare la tua ragazza di fronte a te e tu…NULLA.
Lui mi guardò qualche secondo e poi riportò lo sguardo ad angry birds facendo un risolino stupido.
J: in realtà io non ho la ragazza, l’ho lasciata giusto un mese fa.

Perfetto.
I: era per dire Justin. Comunque VEDI COME FAI?!
Sospirò e mise via il cellulare.
Mi guardò arrabbiato, come se avessi toccato un tasto tanto dolente.
J: vuoi sapere una cosa Lucinda cara?
Incrociai le braccia al petto ero a tutt’orecchi.
I: forza spara.
J: ti dico solo, prova a guardare un po’ te stessa, voglio dire, chi è quello inespressivo? Ma ti vedi? Ci sono momenti in cu sembri essere su un altro pianeta! Ti parliamo e sembra che tu nemmeno ci sia. Pensi solo a giudicare gli altri per paura di giudicare te stessa! Ma vai a casa a piangere da mammina!
Si alzò e se ne andò fuori di casa.
La zia venne da me e mi abbracciò, mi abbracciò forte.
Aveva sentito probabilmente, anzi, ne ero sicura, Justin mi aveva urlato in faccia.
In quel momento volevo piangere.
Piangere fino ad esaurire le lacrime ma non ci riuscivo.
La mia espressione era come al solito assente.
Persa.
Fissa nel vuoto a cercare qualcosa che non c’era.

S: oh, cara. Non ti preoccupare. Justin  è un po’ impulsivo alle volte e spesso irritabile.
I: zia, puoi lasciarmi sola.
Annuii e se ne tornò in cucina a discutere con zio su qualcosa che riguardava probabilmente il mio comportamento.
Ma Justin in parte aveva ragione.
Ero vuota, come se non provassi alcun sentimento.
Forse era per quello che non riuscivo a piangere?
Forse avevo pianto troppo in passato?

Mi alzai e decisi che chiedere scusa a Justin sarebbe stato opportuno, magari lui avrebbe cambiato idea sul mio conto.
Ma alla fine cosa me ne fregava di ciò che lui pensava di me?

Questo è  quanto.
:D Beh, spero che abbaite apprezzato e che magari...anche solo tre paroline di recensione, me le lascere.
Dai, me ne vado che è meglio.
Ciaoo!
Baci baci, vi amo fansette ;)
-Glo
  
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