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Autore: NanaK    27/08/2012    6 recensioni
Mi chiamo Penelope e ora vi racconterò la mia storia. Preparatevi ad ascoltare qualcosa di tanto surreale che spesso mi chiedo se non sia stato tutto un sogno. Il Titanic era appunto chiamata la nave dei sogni, ma di certo mai avrei creduto che potessi salirci. Tutto cominciò una sera di aprile, il dieci aprile 2012..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

< Io sono.. >. Lo guardai timorosa.

< Si..? >. Mi incoraggiò a continuare con un gesto della mano.

< Ecco.. io sono una persona.. >. Capii che si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere. Presi un profondo respiro e dopo un attimo non ce la feci più.

< Io non appartengo a quest’epoca. Vengo dal 2012, precisamente dall’Italia del 2012: dove non esistono carrozze, ne abiti di questo genere, né crinoline, ma ci si muove con le automobili, si ascolta la musica alla radio o con un i-pod, si guarda la tv, si usa l’aspirapolvere, la lavastoviglie, l’idromassaggio, la piastra per capelli. E poi ancora la motosega e.. >

< Ferma, fermati un secondo. Cosa diamine stai dicendo? >.

Lo guardai ammutolita. Sentivo le lacrime troppo vicine. Ma cosa stavo facendo?

< Io, beh, ero intenta a scrivere nella mia stanza, poi credo di essermi addormentata perché tutto era buio e infine quando mi sono svegliata ero qui, sdraiata al sole sul ponte del Titanic, cosi mi sono detta “ oh andiamo, lo sanno tutti che è affondato cento anni fa, è sicuramente tutto un sogno ”, ma ora so che non lo è Jack, ma.. >

< Aspetta, bloccati > mi ordinò serio. Ora che ricordo quel momento devo ammettere che una persona estranea a quello che stavo vivendo poteva capire ben poco dal mio discorso. Evidentemente ero troppo sconvolta allora.

Io tacqui, cercando disperatamente di calmarmi.

< Da quel poco che ho capito.. Tu verresti dal futuro? >

Annuii, incapace di parlare.

< Eri nella tua stanza, ti sei addormentata e ti sei svegliata qui >

Annuii di nuovo. Lui rimase zitto per una manciata di secondi, che a me parvero ore. Che avevo fatto, avevo rovinato tutto, tutto! Cercò i miei occhi, ma non riuscivo a reggere il suo sguardo azzurro.  Avevo paura, una fottuta paura di essere derisa da lui.

< E’ la verità Penelope? >.

< Si, te lo giuro Jack >. Nonostante i miei sforzi la voce mi uscì rotta dal pianto.

< E.. hai detto che il Titanic è affondato da cent’anni dal tuo punto di vista? >. Mi scoccò un’occhiata penetrante e leggermente ansiosa. Mi morsi il labbro inferiore, indecisa se rivelare tutto ciò che sapevo o non rischiare.

< Si.. Credo che si scontrerà contro un iceberg >

< Credi? >. Mi chiese alzando un sopracciglio.

< No, ne sono sicura >.

< E’ assurdo.. >. Rimasi zitta, il cuore sospeso. Un’improvvisa folata di vento ci investì, evidenziiando ancor di più l’innaturale silenzio che si era creato tra di noi. Con la coda dell’occhio vidi che non mi guardava. Osservava il mare, le sopracciglia aggrottate, le labbra piegate in una smorfia. Oh lo sapevo, lo sapevo. Sicuramente stava pensando ad un modo gentile per cercare di farmi ricondurmi alla ragione. E poi di squagliarsela in tutta fretta. La sicurezza che avevo avuto poco prima di iniziare il mio brillante discorso era completamente svanita. Incapace di sopportare la tensione che aleggiava mi voltai di scatto e cominciai a correre, le lacrime che scendevano copiose sul mio viso. La piccola parte razionale del mio cervello si chiese da quando ero così emotiva, ma non le porsi molta atenzione. Avevo fatto solo poche falcate che mi sentii strattonare indietro e subito dopo non capii più niente, perché due labbra calde si erano posate sulle mie, non dolci e delicate come erano state finora, ma decise e passionali, quasi roventi. Ancora oggi mi chiedo se fosse normale che una persona potesse farmi quell’effetto: non riuscivo a percepire altro che lui, non ragionavo più, dimenticavo tutto, l’unica cosa che esisteva in quei momenti era lui.

E infatti non fui io a staccarmi per prima, come sempre d’altronde.

Non si allontanò da me, ma poggiò la sua fronte sulla mia, e con una nota amara nella voce mi disse

< Perché diavolo devi sempre farti rincorrere? >.

Lentamente stavo rimprendendo posseesso delle mie facoltà intelletive. Lentamente.

< Pen. Pen guardami >

Ubbidii.

< Ti credo. E’ una cosa totalmente folle, ma ti credo. Solo.. dammi qualche minuto per affrontare la cosa d’accordo? >.

In quel momento mi sentii scoppiare. Non so definire bene la sensazione che mi pervase, ma era qualcosa di meravigliosamente bello.

< Si, va bene Jack > risposi tirando su col naso. Sorrise.

< E ora vedi di raccontarmi per bene come stanno le cose >.

 

-             -       -        -       -

 

< Quindi se ho capito bene, la nave affonderà tra due giorni esatti >. Il colore del tramonto era bellissimo. Eravamo ancora lì, io e Jack. Gli avevo spiegato tutto, tutto ciò che sapevo e mi sentivo molto più leggera e tranquilla.

Annuii all’ennesima volta che mi faceva questa domanda. Poi mi stiracchiai mentre sentivo il suo sguardo su di me.

< Lo sapevo che c’era qualcosa di strano in te > disse infine con un mezzo sorriso.

< In che senso? >

< Non riesco a spiegarlo. E’ qualcosa che ho percepito e basta. Sei ancora un mistero. Anzi ora più di prima >

< Cosa aspetti a scoprirmi allora? >. Lui mi guardò alzando un sopraciglio, poi scosse la testa.

< Dobbiamo fare qualcosa >

< Lo so > dissi < Jack.. >

< Penelope > mi interruppe < Sai che nessuno ci crederà se diciamo che tra quarant’otto ore un iceberg farà colare a picco il Titanic vero? >.

< Cos’altro potremo fare? >

< Qualcosa ci verrà in mente. Per ora limitiamoci ad andare a letto. La notte porta consiglio no? >

< Mmm > borbottai poco convinta.

Decidemmo di cercare Fabrizio e Tommy per stare un po’ con loro prima di rientrare in cabina. Ormai era diventato quasi normale averlo vicino e sapevo che questo non andava affatto bene. Mi stavo abituando troppo a quella situazione, a quel modo di vivere che non sapevo nemmeno se fosse reale o no. Ma la cosa peggiore era che mi stavo abituando a Jack. All’essere guardata da lui, toccata da lui. Amata da lui? A quel pensiero un brivido piacevole mi percorse la schiena e proprio in quel momento incontrai il suo sguardo: era così intenso che per un attimo mi chiesi se non mi avesse letto nel pensiero. Il rossore si diffuse sulle mie guancie e all’improvviso trovai le mie scarpe molto interessanti. Passammo la serata con i nostri due amici, dopo che li trovammo nel mirino di una festa, allegri come al solito e ovviamente un po’ brilli come al solito.

< Dai Penny, vieni a ballare con Zio Fabri! > esclamò prendendomi la mano e facendomi alzare dalla panca dove mi ero seduta.

< A tuo rischio e pericolo ! > risi scuotendo i capelli. Un’ora dopo ero sfinita, gli occhi lucidi e mi sentivo andare a fuoco per il gran caldo che faceva. Alcune ciocche di capelli mi si erano persino appiccicate al viso per il sudore. Ma ero cosi contenta che non me ne curavo più di tanto. Mi fermai un momento appoggiandomi alla parete e guardando soddisfatta la gente che ballava e cantava.

< Stanca? > il caldo timbro della voce di Jack mi penetrò nel cervello.

Mi voltai appena alla mia sinistra e lo vidi incredibilmente vicino.

< Si.. > sussurrai guardando le sue labbra con occhi persi.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

Rientrammo in cabina nel silenzio della notte. Era vuota. Parlavamo senza dirci niente. Come mosse da vita propria le nostre mani si cercarono, si trovarono. Mi attirò a sé con forza, lasciando che il mio corpo aderisse al suo. Ormai i miei ormoni impazziti avevano preso possesso di me, lasciando che il mio respiro accellerasse e il mio cuore battesse sempre più veloce. Sapevo cosa stava per succedere e rimasi sorpresa nel constatare quanto in realtà lo desiderassi.

< Hai paura? > disse e per la seconda volta pensai che mi leggesse nel pensiero.

< No > risposi con sincerità, assaporando ogni suo bacio sulla mia pelle.

Gli tolsi la camicia bianca che indossava, non senza un leggero tremore, mentre lui e le sue magnifiche labbra scendevano sempre più giù su di me. Lentamente il piacere cominciò ad aumentare.

 Davvero, non avevo paura.

 Era la cosa più giusta, più naturale che potessi fare.

Con lui.

 

 

Ciao a tutti! Eccomi reduce da tre viaggi consecutivi, stanca, ma soddisfatta delle mie vacanze. So che vorreste linciarmi, ma spero che il nuovo capitolo vi faccia dimenticare la vostra furia <3 Purtroppo non mi sembra all’altezza degli altri, in questo periodo ho pochissima ispirazione. In ogni caso vi aspetto in tanti e ringrazio tutti i lettori che mi sostengono sempre. Se non ci foste voi avrei già abbandonato da tempo.

Cercherò di aggiornare più in fretta >_<

Un bacione enorme,

vostra Hime02

   
 
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