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Autore: london04    10/03/2007    3 recensioni
se qualcuno vorrà leggere questa ff, dovrà solo saper di non dover tenere conto degli eventi avvenuti nel sesto libro, ok?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Solo una settimana

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tipiche giornate di persone poco simili tra loro.-

Era il 23 luglio di uno degli anni più caldi che il globo terrestre avesse registrato da anni, dal 1861 per l’esattezza, come era scritto in prima pagina sul Times, il quotidiano più letto dai londinesi che al momento, alle sette e trenta del mattino, era appena stato deposto o meglio lanciato da un ragazzo in bicicletta accanto la porta di una palazzina in Kennedy street, una via al sud di Londra.
Al quarto piano di questa palazzina una sveglia cominciò a sintonizzarsi sulla solita radio che in quel preciso momento stava mandando in onda uno dei successi di quell’estate, You give me something di James Morrison.
Un braccio evidentemente privo d’occhi cercò di spegnere la radio e di uscire dal letto ma non c’entrò il bersaglio e la proprietaria del braccio lo lasciò cadere nel vuoto, che privo di appoggio, si portò dietro anche la sua proprietaria.
“ accidenti!! La solita storia!”
Ginny Weasley, la proprietaria di quel braccio, si rialzò a fatica e diede uno sguardo all’odiata sveglia.
“ un giorno o l’altro dovrò pure imparare a coordinarmi!!”
pensò, abbastanza scocciata ma divertita dalla sua stessa situazione.
Erano quasi 7 anni che viveva in quell’appartamento e altrettanti erano passati da quando aveva comprato quella sveglia, ma non c’era niente da fare, ogni mattina si alzava cadendo dal letto, che fosse in ritardo o che fosse in anticipo.
Di buon umore nonostante tutto, cominciò a canticchiare la canzone e si diresse verso il bagno, dal quale uscì solo dopo essersi fatta una doccia ed essersi spazzolata i lunghi capelli rossi, che decise , per comodità, di legare in una coda.
Poco dopo fu pronta, e addentando un paio di toast alla marmellata, spense la radio, prese le chiavi di casa, la chiuse, ed uscì dalla palazzina per dirigersi al suo lavoro.


Circa un centinaio di km più a nord della via appena descritta un giovane dai capelli neri mossi e un po’ lunghi, con in più un piccolo di accenno di barba, si stava allenando in una palestra di un edificio completamente all’oscuro di qualsiasi vista babbana, il dipartimento di addestramento per i giovani Auror.
Il giovane, conosciuto meglio come Harry Potter, fece un paio di giri di campo, una cinquantina di flessioni e infine decise che era giunta l’ora di andare a raggiungere gli altri, per fare colazione. Infatti la sua sveglia era suonata molto prima di quella degli altri proprio perché detestava la palestra ingombra e piena di gente, che a volte la usava solo come punto di incontro per chiaccherare e distrarsi, mentre a lui piaceva proprio perché ci si poteva allenare senza troppa confusione, con gli attrezzi giusti e lo spazio adeguato, cosa che non poteva immaginare di poter fare nella sua stanza, o meglio nella sua camera che faceva si e no 4per4, come diceva il suo migliore amico, Ronald Weasley, anche lui giovane Auror.
Si avviò verso la sala mensa e prese posto fra i suoi due migliori amici; Ron e Hermione Granger, come sua abitudine, tanto che a volte gli sembrava ancora di essere ancora ad Hogwarst.
“ ‘giorno”
mugugnò il rosso, ancora mezzo addormentato.
Lo stesso mormorio provenne da Hermione, che Harry guardò un po’ sorpreso; era abbastanza inconsueto vederla addormentata o poco sveglia, soprattutto quando il giorno prima era stato il suo giorno di ferie.
“ che c’è? Dormito male, ragazzi??!”
“è?” chiese Ron, aprendo a metà un occhio a metà e ficcandosi nell’altro un cucchiaino, di sproposito naturalmente. “no no, benissimo”
“già, una meraviglia!”confermò Hermione, versandosi la terza di caffé da quando Harry era entrato nella Sala.
Harry non osò pensare a quale quota fosse , sapendo che lui era arrivato in ritardo.
“ si, si come no e le mucche volano. Su ragazzi, si può sapere cosa avete?! Cioè, ieri sera Ron aveva un incarico, quindi non posso pensare niente di male, tipo scappatelle notturne….”
Detto questo si beccò un’occhiataccia da Hermione e uno sguardo a mo di scusa di Ron.
“ bè, in effetti mi hanno rievocato l’incarico proprio mentre mi stavo preparando, così sono passato a prendere Hermione e ci siamo andati a fare un giro al mare…”
“ okay, ora ho capito tutto, scusate ma mi stavate facendo preoccupare, però la prossima volta ditemelo: ieri sera noi due abbiamo..”
ma non potè finire la frase perché Hermione, del tutto sveglia oramai, e leggermente rossa, gli spiattellò un toast in piena faccia.
Il moro aspettò che il toast scivolasse lungo il mento e poi assaggiò la marmellata ancora rimanente sul mento.
“ mm……ottima marmellata di lamponi, non c’è che dire!”
Hermione sbruffò e Ron gli versò un po’ di caffé, al che brindarono tutti e due mentre la ragazza alzò gli occhi al cielo chiedendosi cosa avesse fatto di male per beccarsi un migliore amico e un ragazzo del genere.


Intanto, l’altra ragazza che abbiamo incontrato poco fa, era seduta su una panchina di un parco dietro casa sua e aspettava l’apertura del locale in cui lavorava come cameriera.
Aprì la sua borsa a tracolla e ne fece uscire il suo oggetto più prezioso, una macchinetta fotografica professionale, che aveva ricevuto in regalo per il suo 19simo compleanno.
Cominciò a scattare un paio di foto, senza un vero obbiettivo in mente, ma attenta ai dettagli. In genere le sue foto ritraevano persone e volti, la parte del corpo che più amava fotografare.
Adorava catturarne e immortalarne l’espressione, che fosse distratta, triste, giocosa, o sorpresa, mentre il suo obbiettivo scattava la foto e per una volta essa sarebbe rimasta per sempre così com’era.
Sentì la voce del padrone del locale che la chiamava a gran voce e depose la macchinetta nella borsa, dove sarebbe rimasta fino alle 13, l’ora di pausa, durante la quale la prendeva ed andava alla ricerca di altre persone o altri volti da rendere immortali, o almeno eterni sulla sua carta da foto.
Attraversò la strada, entrò nel locale, salutò i suoi colleghi, lasciò la borsa in un angolo e si mise il grembiulino rosso.


Mentre Ginny annotava le ordinazioni su un taccuino e faceva attenzione a non far cadere nulla dal suo vassoio, Ron ,Harry ed Hermione erano seduti nella sala riunioni del dipartimento, aspettando le istruzioni per i giorni successivi.
Le istruzioni in genere riguardavano eventuali attacchi di mangia-morte o cose minori, come giri di sorveglianza o controlli su persone poco fidate. Ultimamente però, le situazioni ,in tutta Inghilterra, si erano calmate e persino gli auror avevano meni impegno e meno lavoro da svolgere.
Questo giustificava l’incarico disdetto ieri sera alla recluta rossa.
Harry vide affidarsi un pò di perlustramenti verso la regione sud del paese, mentre Ron aveva il suo giorno libero e Hermione sarebbe rimasta nel laboratorio di ricerca, per finire alcuni esami.
Li salutò e si smaterializzò in un paesino molto carino, dove decise di attivare il suo sensore di magia oscura e di non farsi notare troppo dagli abitanti. Harry si mise le mani in tasca e cominciò a fischiare, pensando che quello fosse l’incarico più leggero affidatogli da tempo.


Finalmente l’ora di pausa era arrivata e Ginny fù più veloce di un fulmine a slacciarsi il grembiulino e a prendere la sua borsa, con la quale uscì di tutta fretta dal locale per dirigersi a cinque isolati più a sud, dove aveva un appuntamento molto importante. Per se e il suo futuro.
Con il fiatone e la fronte sudata, Ginny arrivò sul retro di un locale ampio e con grandi finestre.
“ buongiorno, signorina Weasley, vedo che è in ritardo.”
Esclamò non proprio cordialmente il signore con cui aveva appuntamento.
“ si, mi scusi signor Brancks,” si affrettò a rispondere Ginny
“allora, potrei sapere la ragione per la quale mi ha dato appuntamento? Immagino la stessa cosa: vuole il locale qui dietro alle mie spalle per la mostra delle sue fotografie mensili. E la mia risposta è la solita, certo. E la cifra è la stessa. Insomma voglio dire questa storia và avanti da quasi 5 anni ormai. Perché mai aveva tutta quella eccitazione al telefono ieri sera?”
Ginny sorrise; quel signore un po’ scorbutico e con due baffi alla Poirot era l’uomo al quale doveva l’interessamento per la fotografia e a tutto quello che era derivato dopo da essa: le gioie nel vedere le sue foto esposte, la fitta di dolore e il sentimento di orgoglio ferito quando alcuni le guardavano con disprezzo e la criticavano oppure la sensazione di euforia quando alcuni, guardandole, si riconoscevano, e si commuovevano, comprandole.
Ed era per tutto questo che la giovane rossa era riconoscente a quell’uomo, perché era stata lui a spronarla e a dirle che aveva talento per la fotografia, mentre un giorno al suo locale aveva voluto guardare le sue foto e lei gliele aveva mostrate, un po’ timida, ma orgogliosa e con un sorriso enorme quando lui le aveva offerto il suo locale per mettere in mostra le foto.
Lui stesso infatti le prime volte non le aveva fatto pagare l’affitto del locale, sapendo che il salario di una cameriera non aspirava a tanto, ma poi, quando erano arrivate le prime entrate con le sue foto e aveva messo da parte un po’ di soldi con il suo lavoro (lavorando anche l’estate), aveva voluto ripagargli tutto fino all’ultimo centesimo, anche se lui aveva rifiutato, dicendo:
“ su, signorina Weasley, non sia sciocca, metta da parte quei soldi per una macchinetta decente e non mi faccia perdere tempo.”
Ginny aveva sorriso, ma aveva egualmente dato i soldi a quel signore buono e bisbetico, che in cambio per il suo compleanno, Ginny ancora ignorava come avesse saputo la data, le aveva regalato quella meravigliosa macchinetta fotografica.
Ora però Ginny voleva fare un passo avanti nel suo mondo. “ bè, signor Brancks, volevo chiederle se mi poteva vendere il locale. Mi dica lei il prezzo, sono pronta a pagare la cifra che lei mi chiederà, o almeno la cifra che penso lei mi chiederà.”
Il signor Brancks fece un mezza specie di sorriso e fu quasi dispiaciuto dalla proposta: sapeva benissimo che prima o poi sarebbe accaduto e lui era orgoglioso di quella giovane piena di talento e solare che aveva saputo farlo innamorare della fotografia per la seconda volta nella vita, ma da una parte gli dispiaceva non poter più mantenere quel rapporto che si era instaurato fra i due, che per quanto lo negasse, era molto forte tanto che lui rivedeva ,a volte, in lei un po’ la sua nipotina perduta. Lei a sua volta lo considerava un po’ come suo zio e a volte anche un po’ come suo padre, che difficile e triste da dire, non vedeva da anni.
Stabilirono il prezzo in poco tempo e Ginny, conscia di quello che aveva fatto ma desiderosa di spiccare il volo, lo guardò con furbizia.
“ spero che continuerà a venire alle mie mostre…!”disse, speranzosa
“ se ne avrò il tempo verrò, signorina Weasley.”
Ginny sorrise, sapendo che sarebbe venuto anche se fosse stato in cima al mondo.
“bè, sappi che anche se non verrà le spedirò ogni singola foto e pretendo che lei, come mio istruttore, mi metta un commento su ogni mia foto.” Disse, decisa.
“scommetto però che alcuni miei commenti non le piaceranno perché ha ancora un po’ di problemi con gli sviluppi in bianco e nero e la luce a volte è troppo scura, creando quasi delle ombre.”
Il signor. Brancks strinse la mano alla sua pupilla a mo di saluto ma quello che ricevette in cambio lo commosse, quasi. Ginny lo abbracciò e lo ringraziò per tutto quello che aveva fatto e che stava facendo per lei, sperando che lo continuasse a fare in futuro.
Il signor Brancks rispose con la sua solita compostezza “ signorina Weasley, suvvia non cada nei sentimentalismi, dovrebbe tenere tutto le sue emozioni per la fotografia.” Ginny, niente affatto scoraggiata e sorridente replicò come sua abitudine.
“ bè, non me l’ha detto proprio lei una volta, che un vero fotografo deve saper esternar le sue emozioni?”
“già, già, -annuì il signore di fronte a lei- arrivederci, signorina Weasley.”
“arrivederci, signor Brancks…e spero a presto!”
Camminando, il signor Brancks pensò che fosse proprio per quello che aveva tanto a cuore quella giovane ragazza, perché aveva un gran cuore.


Nel frattempo, Harry non aveva fatto nulla di interessante, tranne trovare un bar molto carino e dove si mangiava davvero bene e scovare un povero ragazzo, che stava cercando di vendere ad un’anziana babbana una chiave rimpicciolente.
Ma a parte questo non aveva rilevato nulla di interessante ed aveva passato il pomeriggio giorovagando in lungo e in largo, dando persino un’occhiata ai negozi lì intorno, dato che tra meno di 3 settimane ci sarebbe stato il matrimonio tra Ron ed Hermione.
Harry adorava prenderli in giro su questo, anche perché si immaginava ancora la loro faccia quando a Hogwarst passavano metà del loro tempo, libero e non, a litigare e sfruttando anche parecchio tempo di Harry che ogni volta era costretto a farli riappacificare.


Tra ord inazioni e tavoli da pulire Ginny vide il tempo passare sull’orologio e non appena potè, uscì dal bar, per passare il resto della serata con la sua macchinetta, a fotografare chiunque, dai giovani agli anziani, dagli innamorati a quelli furiosi con tutti e con tutto, fino a quando la notte non calò e andò tornò nel suo appartamentino, dove sviluppò le foto scattate quel giorno.


Harry, dal canto suo concluse la giornata allenandosi un po’ in palestra e raggiungendo i gli amici in un locale fuori mano, dove scambiò quattro chiacchere con Ron e rise delle sue angosce per l’imminente matrimonio, che sparirono non appena Hermione mise piede nel bar e si sedette accanto a Ron.
  
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