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Autore: FairySweet    27/08/2012    3 recensioni
Era semplicemente una seconda occasione e niente di più. In fondo, lui non aveva chiesto niente dalla vita ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Short Film                                                                 Creata per Ferire






Non avere voglia di lavorare era normale per lui anzi, a dir la verità era una vera goduria in quella città. Al direttore sanitario interessava solo il prestigio dell’ospedale e nient’altro, veniva pagato profumatamente per non fare niente.
Era una situazione meravigliosa e di certo, ci si stava abituando in fretta. Erano passati cinque mesi dalla partenza e ora, stava velocemente correndo verso il futuro.
Non credeva in Dio, non l’aveva mai fatto ma voleva che la sua bambina, potesse crescere con la convinzione che lassù esistesse davvero qualcuno. Questa dolce illusione le avrebbe dato la forza necessaria a crescere, forza che non comprendeva ma che, a quanto pareva, era più forte di lui.
L’avrebbe battezzata, le avrebbe dato una vita uguale a quella di tutti gli altri con l’unica differenza che Rylie sarebbe cresciuta con una visione diversa delle cose.
Alzarsi alle otto era una tortura, ma farlo con il suono del campanello nelle orecchie era una vera e propria persecuzione.
Infilò la prima maglietta che riuscì a sentire sotto le dita e scese svogliatamente le scale fino alla porta d’ingresso, si stiracchiò qualche minuto lasciando che il campanello continuasse a suonare e divertito aprì la porta.
Il sorriso si bloccò sul volto quasi come se vi fosse stato scolpito, aveva davanti il suo ricordo in carne ed ossa e non riusciva nemmeno a dire due stupide parole “Ciao” mormorò Lisa scostandosi dagli occhi una ciocca di capelli corvini “Che ci fai qui?” “Beh .. avevo bisogno di parlare con te ma tu ..” bloccò quel fiume di parole con un semplice gesto della mano e aprì la porta per farla entrare “E così ..” continuò al ragazza sorridendo “ … questa è la tua nuova casa?” annuì distrattamente dirigendosi in cucina ma lo sguardo di Lisa non si scollava da lui “Dov’è il tuo bastone” sussurrò sedendosi accanto al tavolo “Non ne ho idea” rispose guardandosi attorno “Ma la gamba non ..” “No” le posò davanti una tazza di caffè e si lasciò cadere sgraziatamente sulla sedia di fronte a lei “Perché sei qui?” “E tu perché te ne sei andato?” sorrise sorseggiando il caffè “Avevo bisogno di staccare da tutto” “E spiegarmi qualcosa era pericoloso perché …” lasciò cadere la frase nel silenzio aspettandosi una sua reazione ma lui continuò a bere “Senti, ho passato gli ultimi cinque mesi a tentare di capire se per caso fosse stata colpa mia. Non riesco a trovare una spiegazione per …”  un suono leggero, un sospiro si sparse per la stanza, Lisa lo guardò confuso e lui fece la stessa cosa prima di ricordarsi del baby monitor nella sua tasca “Ma cosa ..:” “Aspettami qui” rispose posando sul tavolo la tazza.
Quello era davvero un bel casino, Lisa era corsa fino lì e lui non riusciva nemmeno a rispondere alle sue domande. Vestì la bambina e tornò di sotto cercando di comportarsi nel modo più naturale possibile ma più si avvicinava alla cucina, più sentiva le forze venire meno “Scusa” esclamò spingendo la carrozzina fino al tavolo “Ieri sera abbiamo avuto qualche problemino di febbre”  “House non …” la ragazza si alzò  confusa, era convinta di essere presa in giro ma quando si avvicinò al passeggino un’espressione strana le si dipinse in viso, un misto di meraviglia e paura che la rendeva terribilmente dolce “Lei è .. lei … è una bambina” “Già, e tu sei un medico! Non balbettare” ribatté divertito scaldando il latte di Rylie “House è una bambina” “Ho capito”  tornò a sedersi al suo posto fissandola divertito mentre osservava Rylie  “È mia figlia” mormorò sorridendo appena “Mi prendi in giro?” scosse la testa “Non sono mai stato più serio”  Lisa annuì appena tornando a sedere “Beh .. è bellissima” ma la sua voce lasciava trasparire qualcosa di diverso “È per lei che sei scappato?” “Se ti dicessi di si cosa cambierebbe?” “Almeno sarebbe una spiegazione”  gli occhi della ragazza percorrevano ogni centimetro del suo viso cercando risposte che  nemmeno lui poteva dare “Si chiama Rylie. L’ho avuta da una ragazza quando .. beh quando ci siamo lasciati. L’avevo conosciuta ad una festa, ci siamo ubriacati, abbiamo fatto sesso e nove mesi dopo lei è nata” bravo, buttare fuori tutto d’un fiato era decisamente l’idea migliore “Rylie è mia figlia. Tempi e test del dna lo confermano” “Non solo quelli” sussurrò Lisa sfiorando appena la bambina con lo sguardo “Lei ha .. ha i tuoi occhi e le tue espressioni” era a disagio, delusa e probabilmente se non l’avesse avuto davanti si sarebbe messa a piangere, cercava di nascondere quelle lacrime silenziose dietro a sorrisi falsi e costruiti ma la conosceva troppo bene “Vuoi venire con noi?” domandò all’improvviso dando il biberon alla bambina “Oggi è il grande giorno per lei, oggi il prete le darà il tanto ricercato contatto con il signore dei cieli” gli occhi di Lisa si piantarono nei suoi “Ehi, solo perché Dio si è scordato di me non vuol dire che mia figlia debba avere la stessa sorte non ti pare?” un altro sorriso finto a colorarle il volto  “Allora? Vieni con noi?” “No, non credo sia la cosa migliore da fare” afferrò la giacca ma la mano di Greg si chiuse attorno al suo polso costringendola a voltarsi verso di lui “Resta, mangiamo qualcosa assieme e sarai libera di torturarmi con tutte le tue domande”  sorrise liberandosi da quel contatto gelido e doloroso “D’accordo” sussurrò tornando accanto al tavolo “Puoi guardarla qualche minuto? Devo vestirmi” ma prima che potesse rispondere Greg era sparito lasciandola da sola con la piccola.
Sola con quegli occhi rubati dal viso del padre che la guardavano curiosi.
Aveva attraversato mezzo mondo per vederlo, per parlare con lui e ora, era da sola in una cucina con quella bambina che la massacrava nell’intimo.
Rylie era la sorpresa più grande che potesse travolgerla, non si aspettava di trovarlo così, cambiato, diverso, a dire la verità era convinta di trovarlo in qualche hotel con una lista di ragazze e un frigobar bello pieno e invece, aveva una casa meravigliosa e una figlia.
Era cambiato, ci era riuscito e l’aveva fatto decidendo di tagliarla fuori dalla sua vita, la amava e lei lo sapeva perché provava la stessa cosa ma in quel momento, l’avrebbe preso a calci.
Quei nove mesi passati a litigare non erano serviti a niente, le aveva nascosto Rylie e ora, non sapeva nemmeno lei come comportarsi o cosa fare. Sorrise giocando con una manina della piccola ma quegli occhi di ghiaccio si piantarono violenti sul suo viso, e quasi come se sentisse la sua tristezza e la sua rabbia ritrasse la manina restando immobile ad osservarla “Ehi” esordì Greg entrando di corsa in cucina “Come va?” “Potevi anche evitare di correre” rispose divertita, aveva la camicia mezza allacciata e la giacca appesa per una manica al braccio destro “Andiamo?” “E non ti allacci la camicia?” Greg sorrise appena finendo di prepararsi “Aspetta” sussurrò la ragazza aiutandolo a fare il nodo della cravatta.
Davvero perfetto, ora erano a pochi centimetri uno dall’altra e lui riusciva perfino a sentire il suo profumo “Dev’essere uno sforzo enorme per te,  entrare in chiesa è come chiederti di fare tre ore di ambulatorio tutti i giorni” scoppiò a ridere prendendo in braccio Rylie "Dev'essere uno sforzo enorme anche per te, venire con me al battesimo di mia figlia, la figlia che ti ho nascosto e che ora respira e ride" una sferzata gelida di cattiveria creata apposta per ferire “Cavolo, le chiavi dell’auto” esclamò allegro abbandonando la bambina tra le braccia di Lisa, ancora una volta gesti e azioni creati per studiarla, per capire fino dove poteva spingersi “Ehi” mormorò sistemando il vestitino di Rylie  “Lo sai che sei proprio bella?” un sorriso enorme si dipinse sul volto della piccola “Andiamo” seguì Greg fuori dalla cucina ridendo mentre Rylie tentava di scappare via dalle sue braccia.
Era strano e perfino folle ma quel pensiero continuava a torturarla, in quel momento sembravano una famiglia, o almeno, qualcosa di simile ad una famiglia, qualcosa che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai nemmeno sperato di avere.
Lisa e una bambina, una famiglia, una casa e la voglia matta di scoprire che la vita poteva dargli di più.
  
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