SEI MESI DOPO.
Sono passati sei
mesi dalla morte di Skyle, e il mio amico non trova un momento di pace.
S’incolpa per non averla aspettata fuori dalla porta del locale, s’incolpa
perché si era incantato a guardare le stelle, invece di aspettare il ritorno
della sua amata.
Lo psicologo, gli antidepressivi, i medici e il perdono da parte dei genitori
di Skyle non hanno avuto alcun effetto positivo su di lui, che vive in modo
passivo, aspettando a sua volta la morte.
Si è licenziato dal supermercato e ora vive a casa mia, per evitare il ricovero
in un centro specializzato.
Nessuno dovrebbe soffrire in questo modo quando perde l’amore.
Gli uomini dovrebbero essere programmati come quei pappagalli chiamati
“inseparabili” che alla morte del loro partner, muoiono.
Ho troppa paura di lasciarlo solo al mattino, quando devo andare al lavoro,
così lo porto con me e lo lascio in biblioteca con Zane, dove insieme vanno a
trovare Skyle.
Abbiamo superato i dissapori, lei sarebbe fiera di entrambi, adesso.
Ma lei non c’è più. E non tornerà.
L’unica cosa che ricorda la sua esistenza è quella lapide bianca nel cimitero
della città.
Mary ed io ci siamo consolati a vicenda, e abbiamo finito per essere innamorati
l’uno dell’altra, ma lei è ancora troppo scossa per andare a trovare Skyle,
così ci vado da solo, tutti i giorni.
Di fronte all’ingresso del cimitero vedo Zane e riconosco Sam dal portamento
altero che assume ogni volta che va a trovarla.
Zane stringe tra le mani un cappellino da baseball; lo fa tutti i giorni: le
porta un cappello nuovo nei giorni di sole, un ombrello nei giorni di pioggia e
una coperta quando fa troppo freddo.
Nessuno di noi l’ha lasciata andare veramente, e mi chiedo se mai saremo in
grado di farlo.
Aspetto che loro se ne vadano.
Non voglio interrompere il momento di Sam;
non
appena lo vedo allontanarsi, scorgo l’ombra di un sorriso sul suo volto:
non è
giusto che lei ne sia andata così presto.
Senza rendermene conto sono davanti alla sua lapide, e ho il suo libro
preferito stretto nella mano.
Leggo l’incisione sulla lastra:
Elizabeth Hewitt.
1980 – 2012
“Like a shooting star,
Flying across the room.
So fast, so far,
you were gone too soon”
Addio, Skyle.
Rigiro il libro
tra le mie mani, lo apro e con tono solenne inizio.
“Ieri abbiamo letto la
lettera, ricordi, Skyle?”
le chiedo retoricamente, prima di cimentarmi nella
lettura.
Abbozzo un sorriso:
“Se Elizabeth, quando Darcy le consegnò la lettera, non si
aspettava che rinnovasse le sue proposte …”
terminai il capitolo e mi
congedai.
“A domani, Skyle”.
Questa è la triste storia di Elizabeth Hewitt, Samuel Harplan e Darcy Beck.
Note:
Eccoci.
La fine, di tutto.
Vi ringrazio per essere stati pazienti e aver letto tutta questa storia.
Sono qualcosa come 12mila parole, e sono tante.
Non so se è piaciuta a tutti quelli che l'hanno inserita tra le
loro preferite/ricordate/seguite, ma fate tanto piacere a me.
Queste righe le dedico ad Anya_20
che ha praticamente adottato Beck come suo ragazzo; grazie,
perché hai praticamente seguito tutta la storia, e con le tue
recensioni mi hai evitato la depressione che assale i poveri autori che
restano senza.
E questa è per ithurtsbutIwillbeokay che ho avuto l'onore (?) di conoscere da qualche parte: grazie.
Nient'altro.
Grazie.
A tutti.
PS: Adesso speculo e faccio pubblicità. Se c'è qualche
fan di Harry Potter, ho pubblicato una OneShot sulla mia (mica troppo)
Pansy Parkinson. E, per i / le fan di TVD, entro stasera o domani
(dipende dal pc e dalla voglia che ha internet di funzionare)
pubblicherò otto Flashfic in un capitolo solo (ovviamente) dal
titolo:
8 couples, 1 word: Love.
E... per quelli che non sono né Potteriani, né fan di
TVD, a breve pubblicherò la mia nuova storia: The Prophecy (se
vi piacciono le storie fantasy), altrimenti... alla prossima, semmai.
Detto questo, posso mettere la parola fine alla storia.
The End.