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Autore: Mika    04/06/2004    1 recensioni
Come una chitarra, la musica, può far sembrare bella anche la giornata più brutta.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva forte e la ragazza correva a più non posso per raggiungere la sua casa

Questa storia è nata per caso, pensata e scritta in un solo pomeriggio e non so quindi come sia venuta fuori, ma spero vi piaccia. La voglio dedicare ad Elisa e a Marzia e a tutti coloro che come loro, e me, amano la musica sia ascoltata che suonata in prima persona.

Guitar

La pioggia batteva forte e la ragazza correva a più non posso per raggiungere la sua casa. Non che non avesse portato con se l’ombrello quando era uscita, ma oltre a piovere incessantemente da due giorni, aveva anche cominciato a tirare un vento pazzesco, che le aveva rotto l’ombrello, e così l’aveva buttato.

"dannazione" imprecò fra se e se

Arrivata a casa aprì la porta e si tuffò dentro di corsa. Finalmente! Casa!

"ciao Emma…mammina che aspetto terribile hai sorellona!!! Sembri un pulcino bagnato." la canzonò il fratello più piccolo. Be solo per modo di dire, lei aveva 24 anni e sui fratello ne aveva 21…solo tre anni di differenza

"ti prego Michele, non ti ci mettere anche te, te lo chiedo per favore." Disse la ragazza mentre si toglieva le scarpe e buttava da una parte lo zainetto

"ok ok non ti scaldare. Comunque ascolta io ora esco, mamma e papà sono in viaggio di lavoro, e hanno telefonato che purtroppo il loro aereo è in ritardo è torneranno domani pomeriggio."

"okey, torni per cena?"

"no."

"ma dai Miky si potrebbe mangiare insieme no?"

"no, ho da fare, devo finire un lavoro."

"eddai.."

"no…al contrario di te io lavoro- disse uscendo di casa un po’ arrabbiato.

Emma era allibita, eccerto! Perché lei invece si divertiva! Passava le sue giornate in panciolle a fare un ca***!!!

"va al diavolo Miky!" gli urlò la sorella.

"Dannazione" pensò mentre saliva le scale che la conducevano al piano superiore "perché deve darsi tante arie solo perché lavora? Studiare all’università è come lavorare, anzi peggio, è un lavoro a tempo pieno."

"che giornata di merda!" disse aprendo la porta della sua stanza "da schifo."

Quel giorno era andato tutto storto, fin dal mattino. Si era svegliata con un mal di testa incredibile, poi era uscita per andare all’università, ma il bus era in ritardo. Una volta raggiunto la sede era andata a fare delle fotocopie di un libro, poi aveva cercato il suo professore con cui avrebbe dovuto discutere la tesi entro la prossima estate, e invece questi gli aveva detto che la sua tesina non andava bene, e che comunque c’erano stati dei problemi, per cui il tutto si sarebbe dovuto spostare in autunno. Poi aveva litigato con una sua amica, Monica, per via della serata precedente. Avevano un appuntamento per le nove, e lei non si era proprio fatta vedere, e come scusa le aveva detto che aveva avuto ‘ da fare’ una cosa importante con il suo ragazzo e che si era dimenticata di avvisarla. Emma aveva dovuto mordersi la lingua per non urlargli in faccia che immaginasse quale ‘ grande da fare ‘aveva avuto da fare’ alla sera, sarebbe stata troppo volgare, e non era da lei. Poi ci si etra messo pure l’ombrello rotto.

Sospirò e si guardò allo specchio: aveva ragione suo fratello sembrava un pulcino bagnato, anzi peggio, uno spaventapasseri. I lunghi, soffici capelli rossi, normalmente mossi e dall’aria setoso erano ora tutti bagnati, appiccicati qua e la sl viso, e con la frangia che le copriva gli splendi occhi verdi. I vestiti erano zuppi d’acqua e aderenti alla sua figura snella le davano un aria da….manico di scopa vecchio e stravecchio vestito! Inoltre il nervoso e la rabbia che la scuotevano da capo a piedi le davano un’aria davvero sciatta e disordinata. Decise di levarsi quei vesti bagnati, si asciugò un po’ i capelli e si mise una tuta asciutta. Ecco, ora si, cominciava ad andare meglio..ora doveva solo scrollarsi di dosso tutta la tensione che aveva accumulato, tutta la rabbia che aveva dentro…tutto quello strss.

Accese la televisione, ma non c’era nulla che le interessasse a parte i soliti, noiosi tolk show che la facevano innervosire ancora di più. Ma come poteva la gente andare a certe trasmissioni e sparare cazzate più grandi di loro? Quindi decise di spegnere il televisore. Decise di andare a leggersi un libro in camera, ma quando ci provò si accorse che non ci riusciva. Non ne aveva voglia, e d’altronde era comprensibile, era stanca, e per quanto interessante e piacevole il libro potesse essere richiedeva un’attenzione che lei non possedeva più dopo una giornata come quella: aveva riletto un pezzo tre volte e nonostante tutto non sapeva che cosa avesse letto. Si sedette sulla sponda del letto, annoiata e frustata, odiava sentirsi così :nervosa e senza aver voglia di far nulla davvero. Mentre si guardava intorno con aria assente poggiò lo sguardo su un angolo della stanza, fra il muro e la libreria, li era riposta nella sua custodia ‘ Betty’. Sorrise , poi lentamente si alzò, la prese e tornò a sedersi sul suo letto. Apri delicatamente la custodia e ne tirò fuori, piano piano, come se fosse una cosa preziosa o delicata, molto ma molto importante il suo strumento Si fermò a fissarla, quasi avesse fra le mani il diamante più prezioso del mondo: il legno lucido, bello ,perfetto. Le corde tirate e pulite, forse solo un po’ troppo usate, e sui lati una o due ammaccature, simbolo di quanto tempo avesse e di quanto fosse stata usata. ‘ betty’, la sua Chitarra. L’aveva chiamata così perché Betty è il diminutivo di Elisabetta che in inglese è Elisabeth…e Beth è, nel romanzo di Loiusa May Alcott la ragazzina che suona il pianoforte.

Emma adorava suonare la sua vecchia classica, la musica le piaceva, ma più che ascoltare le piaceva suonarla. Quanti ricordi l’assalivano ogni volta che pizzicava le corde…Comincio a suonarla, dapprima strimpellando note a caso, poi una canzone, poi un’altra. Ogni canzone un ricordo, ogni musica una sensazione. Quella volta in montagna con gli amici, a cantare intorno a un focolare qualche vecchia gloria; quella volta sul pullman, mentre si andava in gita con la scuola; sguardi sensazioni, ricordi dolci e preziosi. E ad ogni nota si sentiva più serena, ad ogni pizzico di corda la tensione che si scioglie, la rabbia che svanisce…tutto che svanisce….il professore, Monica, Micky , l’ombrello che si rompe…solo una grande sensazione di pace, e lei che torna ad essere se stessa. La vera Emma. Ad un tratto senza nemmeno accorgersene inizia a suonare, e a cantare la canzone che tanto adora.

Vivo per lei da quando sai
la prima volta l'ho incontrata,
non mi ricordo come ma
mi è entrata dentro e c'è restata.
Vivo per lei perché mi fa
vibrare forte l'anima,
vivo per lei e non è un peso.

Si anche per lei era così aveva cominciato per gioco a suonare, quando era piccola, ma presto quella bambina che giocava con le note musicali aveva lasciato il posto ad un’adolescente prima, e a una donna poi, profondamente innamorata della musica, delle emozioni che sapeva suscitare in lei.


Vivo per lei anch'io lo sai
e tu non esserne geloso,
lei è di tutti quelli che
hanno un bisogno sempre acceso,
come uno stereo in camera,
di chi è da solo e adesso sa,
che anche per lui, per questo
io vivo per lei.

È una musa che ci invita

a sfiorarla con le dita,
attraverso un pianoforte
la morte è lontana,
io vivo per lei.

Emma sapeva che non era l’unica a provare quelle cose. Quanta gente c’era innamorata della musica? Che si limitassero ad ascoltare, o che la suonassero anche, che importanza aveva? La musica ha il dono raro di allontanare tutti i brutti pensieri, tutte le frustazioni, e addirittura, attraverso le note di un pianoforte, o di una chitarra, come nel suo caso, allontanare il pensiero della morte.


Vivo per lei che spesso sa
essere dolce e sensuale,
a volte picchia in testa ma
è un pugno che non fa mai male.
Vivo per lei lo so mi fa
girare di città in città,
soffrire un po' ma almeno io vivo.
È un dolore quando parte.
Vivo per lei dentro al mio hotel.
Con piacere estremo cresce.
Vivo per lei nel vortice.
Attraverso la mia voce
si espande e amore produce.
Vivo per lei nient'altro ho
e quanti altri incontrerò
che come me hanno scritto in viso:
io vivo per lei.
Io vivo per lei
sopra un palco contro un muro...
Vivo per lei al limite.
... anche in un domani d’oro.
Vivo per lei al margine.
Ogni giorno
una conquista,
la protagonista
sarà sempre lei.

Si, si Bocelli aveva ragione, era azzeccata ogni parola, ogni virgola. Sembrava che quella canzone l’avesse scritta lei e non un perfetto estraneo…anche per questo era merito della musica. Amava la musica, l’amava come non amava nient’altro. Ma soprattutto le piaceva suonare…le piaceva il fatto che ogni volta che iniziasse a suonare una canzone tutti i presenti cominciassero a cantare. L’aria si faceva subito più allegra.


Vivo per lei perché oramai
io non ho altra via d'uscita,
perché la musica lo sai
davvero non l' ho mai tradita.
Vivo per lei perché mi da’
pause e note in libertà
Ci fosse un'altra vita la vivo,
la vivo per lei.
Vivo per lei la musica.
Io vivo per lei.
Vivo per lei è unica.
Io vivo per lei.
Io vivo per lei.
Io vivo
per lei.*

Si Emma viveva per la musica, per la sua chitarra, che sapeva darle tanto solo con una cassa e quattro corde messe in croce. Le dava la vita, la libertà, pace e sicurezza. La faceva stare bene. Non viveva per i suoi genitori, per Miky o Monica, non importava quanto bagnata e infreddolita potesse essere, quanto stanca potesse tornare ogni giorno a casa, non importava.

Tanto a riportarla alla sua pace ci avrebbe pensato la sua migliore amica: Betty, la sua chitarra.

 

FINE

* "Vivo per lei" è degli aventi il diritto

  
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