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Autore: Proud GleekSmiler    27/08/2012    0 recensioni
Dunque, il titolo della storia è un po' ironico, ma non avevo molta fantasia. Rachel ha avuto un incidente e ha perso la memoria. Quindi? Quindi pian piano deve conoscere tutti i suoi amici e capire qualcosa di più su sé stessa. Spero vi piaccia. Uso il bollino giallo per precauzione, non sia mai mi prendono attacchi che non sono da bollino verde.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rachel aprì gli occhi sentendo un forte mal di testa.
Dove sono?

Si girò e vide un infermiere che entrava. Capì di essere in un'ospedale. 
- Buongiorno signorina, si sente meglio?
- Sì, credo...

Perché, prima si sentiva male?

- Le chiamo subito il dottore.

Passò la mattinata facendo controlli e tentando di capire cosa le chiedesse il medico. 

- Quindi non ricordi niente della sera dell'incidente?
- Non ricordo niente in generale. 

Il dottore la guardò preoccupato. 

- Va bene, per oggi basta così, ti puoi riposare e oggi pomeriggio arriveranno i tuoi genitori e i tuoi amici a farti visita. Buona giornata Rachel.
- Mi scusi... potrebbe dirmi come faccio di cognome?

Il medico si girò e la guardò, perdendo quel briciolo di spernza rimasta.

- Berry, Rachel Berry.
- Grazie...

Dentro di sé si sentì malissimo per aver fatto quella domanda.
Non riusciva a ricordare qualcosa che risalisse a prima dell'incidente, era come se fosse appena nata, anche se dai suoi pensieri capiva di aver già vissuto.
Per quanti anni, poi?
Mentre il dottore le parlava dei danni ricevuti al cervello, sentiva di saper già qualche cosa che diceva, sentiva di averla già studiata.

"Sai leggere, scrivere e ricordi tutti i vocaboli, questo è un ottimo segno"
Questo, le avevano detto. Eppure lei avrebbe preferito ricordare almeno i genitori, piuttosto che qualche vocabolo scientifico. 

Per ingannare l'attesa, iniziò a immaginare come fossero. 
immaginò suo padre alto, moro con gli occhi color nocciola come i suoi, che lavorava in un ufficio e seguiva il football.  Quel tipo di persona socievole, aperta e divertente, che fa amicizia con tutti. 
Sua madre, invece, la ideò come una donna di classe e molto elegante. Poco più bassa del marito, con lunghi capelli castani e occhi verdi. Un'insegnante, magari, o un avvocato. 

- Sei pensierosa?

Rachel si girò verso l'infermiere, Daniel, l'unico nome che conoscesse.

- Un po'. 
- A cosa pensi?
- Ai miei genitori.
- Te li ricordi?
- No, li sto immaginando...
- Parlando per esperienza, non è una buona idea. Ho visto molti ragazzi come te e spesso sono rimasti delusi avendo grandi aspettative.
- Vorrei solo sapere se rivedendo persone che conosco, riesco a ricordare qualcosa. Vanno bene anche un carcerato e una tossicodipendente. 
- Be', spero per te che non sia così. 

Rachel sorrise e aspettò con ansia le 5 del pomeriggio, orario di visite. 

- - -


- Rachel, sono i tuoi genitori, li faccio entrare?
- E lo chiedi?
- Protocollo. 

Rachel, emozionata per l'incontro, sorrise e vide Daniel uscire, per poi rientrare con due uomini sulla cinquantina.
- Ciao tesoro, che bello vedere che stai bene.
- Ci sei mancata tantissimo. 

Rachel continuò a sorridere rispondendo con un timido "ciao". 
Dopo arrossì e disse a bassa voce:
- Mi dispiace chiedervelo, ma non so come... 
- Oh, certo cara. Vedi, lui è Leroy e io sono Hiram.
Dopo un altro momento di silenzio, Rachelprese coraggio e disse ad alta voce la domanda che le ronzava in testa dall'inizio:
- Non ho capito bene, voi siete mio padre e mio zio o cosa..
I due si guardarono ed entrambi pensarono che non volevano fare quel discorso un'altra volta. 
- No, siamo noi i tuoi genitori. Dopo esserci sposati abbiamo... pagato tua madre affinché potesse portarti in grembo per poi lasciarti a noi. 
- E... la conosco?
- No...
Rachel capì di aver fatto troppe domande e per smorzare un po' la tensione disse:
- Be', meglio, una persona in meno da ricordare. 
Non sapevano che altro dirsi e Rachel, che si sentiva un po' in colpa per quel silenzio, azzardò un:
- Abbiamo un buon rapporto? 
- Oh, sì, non litighiamo quasi mai e...
Iniziarono a parlare di delle loro tradizioni e di altre cose che Rachel cercò di memorizzare il più possibile. 
Sorrideva, rideva e qualche volta dava la sua opinione. 
- Okay tesoro, noi andiamo e ti lasciamo un po' di tempo con i tuoi amici.
- Ci vediamo domani.
- Va bene, ciao. 

Dopo qualche minuto vide entrare un ragazzo moro, un po' basso e sorridente.
- Rachel! Che bello rivederti!
Quelle parole dette con così tanto calore fecero sentire bene Rachel, che arrossì e si ritrovò nella stessa situazione imbarazzante di poco prima. 
Il ragazzo capiì subito perché non riusciva a finire la frase.
- Blaine Anderson. 
Vedendo che le stava stringendo la mano, Rachel chiese:
- Stiamo insieme?
- Ahahahaah, no, no, sono il tuo migliore amico. Anche se l'altro ieri, poco prima che partissimo, hai detto di avere una cotta per me.
- Sul serio? E tu che mi hai detto?
- Niente, perché poi sono arrivati i tuoi e siamo saliti in macchina . 
- Ah... certo che devo essere molto sicura di me per aver fatto il primo passo.
- Be', praticamente neanche mi conosci e mi hai chiesto se stiamo insieme, quindi suppongo di sì. 
- Scusa, eh, se qui nessuno mi dice niente della mia vita sociale. 

Risero entrambi. Rachel si sentiva a suo agio con lui, non le sembrava strano che prima avesse una piccola cotta. Fortunatamente, con a memoria, si era cancellata anche quella. 
Meglio per me, l'ultima cosa a cui posso pensare adesso è un ragazzo.
- Quindi sono single?
- Yes. 
- Bene, un peso in meno sulla coscienza. 
-Perché? 
- Perché mi sarei sentita terribilmente in colpa a non riconoscere una persona che mi dovrebbe amare. 
- Fidati che per un amico non è poi così diverso. 
Rachel si morse un labbro.
- Siamo molto legati noi, vero?
- Sì...
- Lo sento, lo sento anche adesso. E ti prometto che tra qualche giorno tornerà tutto come prima. 
Peccato che non abbia la minima idea di come fosse prima.
- Va bene.
- Allora dimmi, dove andavamo di bello prima dell'incidente?
- Alle provinciali. 
- Di cosa? 
- Del glee club. 
- E.. cos' è il glee club?
- Santo cielo...









Note dell'autrice:
vi piace l'idea? Probabilmente no, però a me sì. No, non sono ispirata a 'La memoria del cuore',  ma ho trovato ispirazione in un personaggio che perdeva la memoria in un libro che ho letto quando sono partita. 
In teoria il primo capitolo era un po' più lungo, ma ho deciso di tagliare la fine e metterla nel prossimo perché altrimenti questo era troppo lungo per essere un primo capitolo. E niente, spero vi piaccia. 



  
  
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