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Autore: _Luthien_    11/03/2007    3 recensioni
La verità. Così importante, così bella, anche se a volte così orribile. Ma deve essere detta. Sempre?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gfhgf TUTTA LA VERITÀ

 

 

“Come ho fatto a non capirlo, come ho fatto ad essere così stupido??”

“Come ho fatto a non accorgermi che non sono chi mi hanno detto di essere?!”

 

Harry James Potter continuava a camminare su e giù per la stanza che divideva con Ronald Weasley che era appena stato scacciato in malo modo dalla sua camera.

Il bambino sopravvissuto non smetteva di lambiccarsi il cervello con quesiti inutili, si torceva le mani e tremava violentemente.

 

Quello che aveva scoperto leggendo quel diario appartenuto ad una persona importantissima per lui, l’aveva sconvolto. Non era arrabbiato, ma semplicemente svuotato.

L’avrebbe accettato con il tempo, ne era consapevole, ma ora, adesso, avrebbe dovuto affrontare l’argomento con lui, con il diretto interessato?

 

“Harry scendi, inizia la riunione” una voce infranse il suo stato alterato.

 

Harry scese lentamente le scale, come se ogni passo che lo conduceva verso il basso gli costasse una piccola dose di consapevolezza su chi era.

 

Entrò nella sala in cui si teneva la riunione dell’Ordine della Fenice ( che, per la cronaca, è la sala da pranzo della casa di Sirius) e guardò insistentemente la persona di fronte a lui. Era quella la causa del suo sgomento.

 

Ron lo guardò preoccupato per la reazione pressochè isterica di poco prima.

Gli lanciò un’occhiata che voleva chiaramente dire “che diavolo ti è successo?” ed Harry rispose scuotendo la testa ad indicare che era tutto a posto.

 

Balla stratosferica.

 

Harry non ascoltò una singola parola della riunione nonostante sapesse che Hermione lo stava fulminando con lo sguardo.

 

Tornato in camera, il ragazzo riprese in mano il diario rosso rilegato di velluto nero.

Glielo aveva dato Silente due settimane prima e fino a quel giorno il giovane mago non aveva avuto il coraggio di aprirlo: aveva l’impressione che, così facendo, avrebbe violentato il proprietario di quell’oggetto.

 

Ma poi, appena cinque ore prima, si era convinto che doveva aprirlo. Quel diario era stato dato a lui all’ insaputa dell’autore di quelle pagine, e ora…

 

Harry era pentito e nel contempo sollevato di aver letto.

 

Pentito perché ciò che aveva appreso lo aveva semplicemente sconvolto e aveva distrutto tutte le certezze che aveva sul suo passato e sul suo futuro.

Persino Voldemort era diventato un dubbio ormai; era davvero lui, davvero Harry Potter, a dover uccidere il Dark Lord?

Come poteva un ragazzo di 17 anni, con un passato pieno di sventure vivere in un presente in cui incombeva una terribile guerra, in cui lui era la chiave, e fingere che non fosse così?

 

E poi c’era quella parte del suo cuore che sprizzava letteralmente di gioia per la sicurezza di non essere totalmente solo al mondo, di avere ancora qualcuno a cui aggrapparsi.

Bussarono alla porta e timidamente sbucò la testa rossa di Ron

“Facciamo una partita a Quidditch, vieni?”

“Arrivo subito…ah, senti, scusa per prima ma sono decisamente nervoso”

“Ma scherzi, tutto a posto”

 

*************

 

Passarono così due settimane, due terribili e lunghissime settimane trascorse a rimuginare su quale fosse la cosa più giusta da fare, due settimane al termine delle quali non era arrivato a nessuna conclusione.

 

Una notte Harry si svegliò di soprassalto, sudato e aggrovigliato nelle lenzuola.

Ron non c’era, Harry si affacciò alla finestra fissando con lo sguardo perso nel vuoto il cielo senza luna. Sapeva bene cosa lo faceva stare così male. Doveva parlargli, altrimenti non ci sarebbe stato tempo. La battaglia finale con Voldemort si avvicinava e lui doveva assolutamente vederci chiaro.

Aveva deciso: la mattina seguente avrebbe affrontato l’argomento.

 

Scese in cucina per bere una tazza di latte caldo sperando che lo aiutasse a riprendere sonno, ma incappò proprio in quella persona che non avrebbe voluto incontrare.

“Harry, che ci fai qui a quest’ora?”
”Non riuscivo a dormire” rispose distaccato

Forse conveniva parlare ora, perché aspettare e logorarsi l’anima ancora: erano lì ed erano soli.

“Hai paura per Voldemort? È normale”

“Smettila di fare il gentile con me”

“Cosa !?”
”So chi sei, l’ho letto sul suo diario”

“Non so di cosa tu stia parlando”

“Smettila Remus, so che sei mio padre”

 

*******

 

Smarrimento. Smarrimento totale.

Remus John Lupin non riusciva a crederci; non poteva crederci.

“Harry cosa stai dicendo?”

“Quello che ho detto,non negare, è totalmente inutile”

“Non sto negando, ti giuro, ma io non so neanche lontanamente di cosa tu stia parlando”

Remus fece una lunga pausa, poi guardò il ragazzo di fronte a lui dritto negli occhi e riprese.

“È vero: io e tua madre avevamo una relazione mentre lei era fidanzata con James. Quando si sposarono andai da lei e le dissi che era finita, che doveva finire. Venni meno al mio proposito solo una volta” – la voce dell’uomo era bassa, profonda, come se ciò di cui stava parlando appartenesse ad un tempo così lontano da sembrare persino un’altra vita.

“Il 2 novembre del 1979”

“Ma poi non ci fu più nulla, te lo giuro”

“Lo so. È tutto scritto nel diario che mi ha dato Silente. E in mezzo a tutte quelle parole c’è anche scritto che tu, tu non James, sei mio padre” – a differenza di Remus, Harry aveva fretta di arrivare ad una conclusione che avesse almeno una parvenza di razionalità.

“Posso vedere il diario?”

Il ragazzo annuì e andò a prenderlo.

Remus si sedette, era come in trance, ancora così fortemente incredulo e tornò con la memoria a quella notte di quasi 18 anni prima.

 

*******

F.B.

 

Un Remus Lupin diciottenne camminava avanti-indietro davanti ad una porta sentendosi un totale idiota per non riuscire a decidersi ad entrare dopo circa 15 minuti che era lì.

“Forza Remus, per una volta nella tua vita sii un bastardo egoista e pensa solo a te stesso. Entra!”

Quasi senza rendersene conto bussò ed entrò subito dopo senza attendere risposta.

“Oh, John sei tu. Cosa ci fai qui?”

A parlare era stata Lily Evans, la sua Lily. Era lì. Davanti a lui, bella come sempre e anche di più. Indossava una camicia da notte lunga fino ai piedi, di un bianco così candido da sembrare quasi luminoso, messo in risalto dai morbidi capelli rossi che le ricadevano ondulati sulle spalle, i suoi occhi di quel particolare color verde riuscivano ad esprimere sia felicità che malinconia.

L’effetto che lei aveva su di lui era sempre lo stesso, in tanti anni non era cambiato, e in quel momento al ragazzo venne in mente una poesia che aveva letto anni prima: “non appena io ti vedo non mi resta nulla di voce in bocca, ma la lingua si intorpidisce, una fiamma sottile si insinua sotto le membra, le orecchie ronzano per un suono interno, gli occhi sono ricoperti dal buio”. Non ricordava chi fosse l’autore, ma rendeva perfettamente ciò che provava.

“Volevo vederti, forse per l’ultima volta. Domani parto per una missione e volevo vederti” disse, pensando in realtà “complimenti Remus, davvero eloquente”

Lei gli si avvicinò posando una mano sulla pelle nuda del suo avambraccio e quel tocco sembrava così rovente che gli diede una scarica di energia.

Remus non resistette e la bacò con trasporto.

Sapevano entrambi che era sbagliato, che non doveva accadere ma quella notte fecero l’amore come mai prima di allora.

 

FINE F.B.

 

******

 

Harry tornò in cucina porgendo il libretto rosso a Remus indicandogli la pagina giusta.

“Oggi e nato Harry ma c’è un segreto, un segreto bello e spaventoso di cui nessuno è a conoscenza: il bambino, il mio bambino, è figlio di John non di James”.

Era lì, impresso sulla carta, nero su bianco, inconfutabile, forse inaccettabile ma definitivo.

“Harry io non so cosa dirti. Non lo sapevo, Lily non me lo aveva mai detto.”

“Lo so”

Silenzio imbarazzato, silenzio rumoroso e assordante, silenzio pieno ed importante.

Harry aveva davanti a sé suo padre e questa era una cosa totalmente nuova per lui. Inaspettata, magnifica, enorme, bella ma nuova e ignota.

Avrebbe voluto alzarsi dalla sedia e abbracciarlo ma aveva paura; paura si uno sbagli, di un’incertezza, si un rifiuto.

D’altra parte Remus era decisamente sorpreso. Aveva scoperto di essere padre, più o meno in un istante e suo figlio era lì, davanti a lui, con le stesse sue paure.

E adesso Remus capiva.

Capiva finalmente perché Voldemort aveva scelto Harry. Tutti gli interrogativi, che Silente si era fatto sul perché proprio il ragazzo, ora avevano risposta.

Lui, Remus John Lupin.

Un uomo, un mezzosangue, un ex grifondoro, un licantropo.

Avrebbe dovuto dirlo a Harry ma non quella sera. Sarebbe stato troppo, per entrambi.

Sapeva che il ragazzo avrebbe fatto fatica ad accettarlo come padre, se poi si aggiungeva quella verità…no, non voleva perderlo.

“Cosa diremo a tutti?” chiese Harry timidamente

“La verità immagino. Ma non ora prima parliamone con Silente. Sei d’accordo?”

Harry annui poi si diresse in camera sua sapendo che Remus aveva bisogno di stare solo pensare, come lui del resto.

 

 

Parlare con il vecchio preside sarebbe stata la cosa migliore e lo sapevano perfettamente entrambi ma trovare il coraggio di farlo era tutto un altro paio di maniche.

Come avrebbero potuto dirglielo?

Bussare al suo ufficio, entrare e dire: “ ‘Giorno professore, ho una novità: Remus è mio padre”

Da infarto al miocardio.

E così nessuno dei due trovava il coraggio e il modo.

 

Intanto cercavano di evitare l’argomento, di non farsi sorprendere ad osservarsi a vicenda,di non guardarsi negli occhi, di fingere.

Tutti vedevano Harry e Remus diversi dal solito ma era ovviamente causa del Lord Oscuro.

 

Avevano aspettato troppo ed ora era tardi.

Severus Snape aveva ucciso Albus Silente.

Harry avrebbe voluto avvicinarsi di più a Remus, proprio perché Silente gli era stato vicino, proprio perchè ancore una volta era morta una persona a cui teneva, proprio perché aveva un disperati bisogno di qualcuno.

Ma Remus aveva tutt’altro a cui pensare.

Il preside era l’unico a cui poter dire quella cosa , quel segreto che cambiava le carte in tavola, quella verità che poteva fare in modo che l’Ordine della Fenice avesse il coltello dalla parte del manico.

Voldemort, il capo della parte oscura, sapeva. Sarebbe stato giusto che anche il leader dei buoni sapesse. Peccato che ora il leader era proprio Harry.

Se il ragazzo avesse saputo, Remus era sicuro che l’avrebbe perso per sempre.

No, non glielo avrebbe detto. Al diavolo il mondo, al diavolo la guerra, Harry era suo figlio e non gli avrebbe fatto del male.

Il piano era semplice, lineare: Harry sarebbe partito con Ron ed Hermione alla ricerca di quella misteriosa cosa di cui nessuno era a conoscenza mentre lui, Remus, avrebbe tenuto Voldemort lontano da Harry.

L’idea era perfetta, realizzarla era un’impresa titanica.

 

 

Aveva i bagagli pronti già da due giorni e già questo era incredibile; il fatto poi che non fosse totalmente convinto di fare ciò che stava per fare lo era ancora di più.

Sempre, fin dal primo anno era sempre stato deciso e sicuro quando c’era da gettarsi nel pericolo per salvare qualcosa o qualcuno: la pietra filosofale, la Camera,…”ma adesso ho paura. Paura di non tornare, paura di perdere una persona che ho appena trovato, paura di non vedere più mio padre.”

“come mi viene spontaneo chiamarlo così, anche se è la prima volta che uso per qualcuno questo appellativo”

“Harry si parte” la voce di Hermione lo strappa dai suoi pensieri. Prende lo zaino, se lo appoggia sulla spalla e scende.

Sono tutti lì, a salutarli, a rendere definitivo quel distacco: tutti gli Weasley (Molly con le lacrime agli occhi), Moody, la McGranitt, alcuni che conosce di vista e poi lui, Remus.

Lo guarda, senza rendersi conto di tutto il resto che gli sta accadendo intorno, implorando di trovare la forza necessaria per andarsene, prendendo in seria considerazione la possibilità di fregarsene di tutto e di restare.

Ma non può; lo sa lui, lo sa Remus.

E all’improvviso forte, quasi inaspettato l’orologio batte le nove ed ecco che tutte la persone presenti in quella stanza si gettano in una specie di rissa fatta di abbracci, lacrime, saluti.

Ma deve finire presto, decisamente presto.

Fine delle lacrime, fine dei saluti, si apre la porta, si raggiunge una zone del parco isolata e ci si smaterializza.

Si arriva a Godric’s Hollow ed è il momento di buttarsi alle spalle dubbi, ripensamenti e rimpianti.

“Noi ti aspettiamo qui, intanto se te la senti vai a vedere le tombe dei tuoi”

Harry cammina nel cimitero, senza davvero cercare le due tombe, senza forse volerle davvero trovare, senza sapere in realtà cosa dire.

E poi ci sbatte praticamente contro, ci inciampa e non le può più evitare.

Lo sguardo di Harry si concentra sulla due fotografie, dove i suoi genitori gli sorridono, sembrano capirlo e le lacrime premono forti, incontrollabili, incontenibili.

Poi la realtà torna a farsi sentire,forte e brutale, e il ragazzo osserva la foto di colui che ha sempre considerato suo padre, accorgendosi che invece è solo un estraneo.

Guarda sua madre, riflettendo che non è poi così perfetta come l’aveva pensata, ha tradito, e non solo James ma anche Remus nascondendogli la verità.

Harry non riesce a dire una parola, si limita ad osservarli e poi ad andarsene sperando un giorno di poter tornare con Remus e parlare.

 

 

Uscito dal cimitero, lasciatosi alle spalle i suoi problemi, decide di dire la verità a Ron e Hermione. Decide, sente che ha bisogno di dire ad alta voce “Remus è mio padre”, di spiegare, parlare, capire, accettare.

Così si avvicina e comincia

“Ragazzi, vi devo dire una cosa”

Subito l’espressione dei suoi amici cambia, diventa allarmata e spaventata ma Harry li rassicura.

“Non ha a che fare con Voldemort; è una bella notizia. Remus è mio padre”

La faccia allibita di Ron fa nascere in Harry una risata che però trattiene conscio che, in caso contrario, non gli crederebbero.

“Ne sei sicuro?” riesce a farfugliare l’amico

“Sì e anche lui lo sa”

Harry si ritrova stretto in una morsa degna della signora Weasley.

“Sono davvero felice per te” esclama Hermione staccandosi mentre Ron gli affibia un’amichevole pacca sulla spalla.

“Sì sono felice anch’io”

È la prima volta che li dice, è la prima volta che lo è.

Felice. Per la prima volta. Sperando di esserlo ancora.

 

*******

 

 

Il fetore in quel luogo era terribile.

Odore di sangue, di morte, di assassinio, di sbranamento.

Remus sa benissimo che deve mostrarsi soddisfatto e appagato come gli altri perché se si fa scoprire ne va della sua vita.

Alza lo sguardo e quelli che si trova davanti non sono uomini ma bestie. Le vesti strappate, luride, gli occhi pieni del desiderio del sangue, del sangue umano, i volti ancora macchiati dalle vittime.

La luna piena è appena tramontata e i lupi quella notte hanno fatto festa.

Remus respinge un conato di vomito e prosegue a testa alta, scorgendo finalmente colui che cerca.

Fenrir Greyback.

Gli si avvicina, l’espressione uguale a quella degli altri, le vesti precedentemente macchiate.

Greyback lo vede, gli rivolge un ghigno spaventoso e capisce subito che Remus vuole qualcosa.

“Allora, piaciuta la notte di caccia?” il tono è sfrontato e beffardo

“Da morire. Ma sai che voglio qualcosa”

“Cosa?” ora è guardingo, attento, sospettoso

“Parlare con il nostro Signore” adesso è stupito, sorpreso, interessato

“Perché?”
”Perché penso, anzi so , che non si fida di me e ha ragione. Voglio vederlo e convincerlo che sono dalla sua”

Greyback non è un idiota, lo fissa insistentemente, cerca di trovare nei suoi occhi l’ombra dell’inganno senza però trovarla,

“Riferirò. Poi ti faccio sapere”

La prima parte è andata, ora resta quella più difficile: Voldemort.

 

******

 

Non avevano la più pallide idea di dove o come trovare gli Horcrux.

Pensandoci bene forse non era stata un grande piano partire senza chiedere consiglio a nessuno.

È già notte e i tre ragazzi si sono rifugiati in una specie di stalla, non c’è molto caldo ma è sempre meglio che dormire all’aperto.

Harry non riesce a chiudere occhio, continua a pensare che hanno sbagliato, che vuole tornare da suo padre.

E poi c’è la questione, tutt’altro che irrilevante, di quel medaglione falso. Chi lo ha sostituito? Chi è R.A.B? E’ ancora vivo? Cosa vuole? Sono tanti gli interrogativi senza risposta.

Non può neanche dimenticare Snape. Ha ucciso Silente. Si è rivelato per quello che è, un traditore bastardo, un uomo che merita davvero di essere ucciso.

E Draco Malfoy? Aveva organizzato un ottimo piano per uccidere il preside, aveva fatto entrare i Mangiamorte nella scuola ma poi si era fermato. Non era riuscito a uccidere, non era diventato un assassino. Harry aveva intravisto in lui un Draco diverso dal Malfoy che aveva sempre conosciuto.

“Forse devo tornare, anzi, sicuramente devo tornare. Qui sto solo perdendo tempo. Voglio sapere chi è R.A.B. e non lo scoprirò certo girando il mondo”

E finalmente Harry si addormenta anche se questi pensieri continuano a tormentarlo.

 

Un raggio di sole colpisce il volto rilassato di Hermione Granger strappandola dal sonno e portandola a svegliare i suoi due compagni di viaggio. Sono ormai tre settimane che viaggiano, senza aver ottenuto alcun risultato, sono stanchi, sfiduciati e l’idea di tornare è sempre più forte.

Stanno attraversando un bosco, le nuvole grigie sopra di loro minacciano uno stupendo temporale ed i ragazzi riescono a trovare riparo in una cascina.

Appena entrati Harry si accorge subito di alcuni dettagli che gli suggeriscono che la cascina è occupata.

Sa che non gli conviene attaccare considerato che non sa chi sia l’occupante e quindi fa la cosa più ovvia:

“Chi c’è?” urla.

Lo ripete qualche volta finché da un angolo compare una figura lunga, vestita di nero che dopo un attimo di esitazione si cala il cappuccio rivelando il suo volto.

Draco Malfoy.

Il suo viso è scavato, gli occhi colmi di terrore risaltano nel confronto con la pelle ancora più chiara del solito.

Subito il ragazzo prende la bacchetta della tasca interna del mantello e la getta verso il trio in segno di arresa.

Garda Harry fisso negli occhi e l’unica cosa che dice è “non uccidermi”. È una supplica, una preghiera e il moro lo accontenta.

“Cosa è successo dopo la tua fuga da Hogwarts?”

“Snape mi ha portato via ma mio padre e il Signore Oscuro erano furiosi, - trema leggermente- sono scappato e da allora cerco di sfuggire ai Mangiamorte e agli Auror che vogliono la mia morte. Ho paura”.

Draco non riesce a capire se è riuscito a convincere i tre ragazzi davanti a lui; sa che la sua vita dipende dalla loro decisione ; vede Potter riflettere e spera fortemente che la sua anima gryffindor abbia il sopravvento.

“Da quanto non mangi?”

“Da parecchio” risponde Draco allibito

“Allora siediti”

È fatta. Harry gli ha concesso la cosa che desiderava più al mondo: una seconda possibilità.

 

Kate: forse qui Harry vi sembrerà un credulone e un idiota perché si fida di Malfoy senza alcuna garanzia. Non pensate che io non mi sia posta il problema ma Harry accetta di fidarsi proprio perché è ormai così stanco, sfiduciato, disperato che ha bisogno di vedere una speranza anche dove forse non c’è e Draco Malfoy è la sua, forse falsa, speranza.

 

********

 

“Ha accettato di incontrarti”

Remus si volta incontrando il viso disgustoso di Greyback.

“Il nostro Signore ha accettato di incontrarti. Ti aspetta a Riddle Manor”

Greyback si allontana e Remus si concede un sospiro.

Ora si gioca il tutto per tutto.

 

*******

 

Ancora una volta Harry non riesce a dormire. Non sa se fidarsi di Draco o no. Non sa se tornare a casa o no.

“Sei preoccupato?”
ad interromperlo è proprio uno dei suoi problemi

“Tu non lo saresti?”
”Lo sarei molto più di te. O comunque lo dimostrerei di più”
”Dimostrare di avere paura o no non cambia la mia situazione; devo uccidere Voldemort e questo è tutto. Fa differenza il fatto che io sia terrorizzato?”

“Parli di uccidere come se fosse una cosa da nulla”

“Uccidere Voldemort non è una cosa da nulla

“Non ho parlato di uccidere Lui, ho parlato di uccidere e basta – Draco fa una pausa poi riprende parlando più a sé stesso che a Harry- io l’ho fatto”

“Tu l’hai fatto? Tu hai ucciso?” Harry è allibito, si rende conto che forse anche Draco ha la sua stessa età. Non età in anni, ma età nel senso di essere grandi, adulti. Proprio per il fatto di dover uccidere Voldemort Harry si è sempre sentito un po’ più adulto degli altri suoi amici. ma Draco ha uccido e questo lo rende più adulto del resto degli adolescenti.

“Chi?”

“Non lo so. Non conosco il suo nome ma ormai i particolari del suo viso mi sono così familiari. L’ho ucciso per scappare dal Signore Oscuro, da mio padre e da allora ogni volta che chiudo gli occhi il suo volto mi ondeggia davanti a ricordarmi la mia colpa. Non volevo ma l’ho fatto quasi senza rendermene conto.

Tu parli di uccidere Lui ma non potrai, non riuscirai a uccidere solo Lui, ammazzerai anche qualcun altro.

E i tuoi amici- accennando a Ron e Hermione ancora addormentati- loro uccideranno per te?”

Harry riflette, non aveva mai pensato che restandogli accanto costringeva non solo Ron e Hermione ma anche altri ad uccidere.

“Le cose cambiano dopo che hai ucciso. Nel bene o nel male, per il bene o per il male hai comunque ucciso e nulla resta com’è”.

 

******

 

Remus è nervoso, molto nervoso.

Sa benissimo che Voldemort non crederebbe mai al suo cambio di bandiera ed in effetti non è di quello che vuole discutere.

È necessità assoluta sapere fino a che punto il Lord è a conoscenza della situazione.

Remus viene portato in una villa, in un luogo sconosciuto e tutti i Mangiamorte che incontra lo guardano, chi sorpreso, chi beffardo, chi disgustato.

Il mago viene introdotto in una grande stanza di pietra, buia, circolare

“Lasciateci”

Non è una voce ma un sibilo e l’uomo non può fare a meno di tremare; tutti escono chiudendo la pesante porta di legno facendoli piombare nell’oscurità.

A sinistra di Remus si accende una fiamma quasi sospesa a mezz’aria e avanza, quasi scivolando, lui: Voldemort.

“Guardami”

Remus alza lo sguardo fissando i suoi occhi azzurri in quelli rossi dell’essere davanti a lui.

“Salve, fratello”

Il licantropo non può parlare, non ci riesce.

“Come stai? Ho saputo che ora prendi una pozione per ovviare in qualche modo al tuo problema. Sono anche venuto a conoscenza dell’anno che hai trascorso alla scuola come insegnante; Snape è stato un vero bastardo a rivelare il tuo segreto ma in fondo gli ho insegnato io a essere così”

“Non sono venuto qui per fare conversazione” lo interrompe Remus

“Lo so. Allora dimmi che cosa vuoi sapere e te lo dirò a condizione che questo non danneggi i miei piani”

“Voglio sapere cosa sai di Harry”

“So che è tuo figlio se è a questo punto che volevi arrivare. L’ho sempre saputo. In fondo un tempo io e te parlavamo parecchio”

“Hai detto bene: un tempo. Voglio sapere se hai scelto Harry perché è mio figlio”

“Ovviamente. Perché avrei dovuto scegliere Paciock, i cui genitori mi avevano comunque dato problemi, quando potevo marchiare Harry, tuo figlio? No, la mia intenzione era quella di uccidere il bambino per poi farti sapere la verità; ma non è andata come speravo e adesso tuo figlio dovrebbe uccidermi. Ma non lo farà”
”Lo farà, invece. Io lo aiuterò a farlo”
”Quanta rabbia fratellino. Eppure una volta mi volevi bene; quando eri bambino, mi chiedevi di proteggerti la notte  dalle bestie e dai mostri”

“E tu hai mandato Greyback, bel modo di proteggermi”

“Non era qualcosa contro di te ma contro Tom”

“Sei riuscito finalmente a chiamarlo per nome, complimenti”
”Oramai lui non conta più niente; ma ti stavo dicendo che Harry non mi ucciderà”

“Cosa te lo fa credere?”
Voldemort si avvicina a Remus, gli appoggia una mano sulla spalla, gli avvicina le labbra all’orecchio e gli sussurra qualcosa, una verità che provoca sul volto del mago un’espressione di incredulità, sorpresa, stupore.

L’oscuro si ritrae, Remus lo guarda negli occhi e non vede menzogna.

Ora non c’è più niente da dire, le pedine sono schierate come in una partita a scacchi, nulla può essere più cambiato.

Remus si allontana voltando le spalle all’uomo vestito di nero.

“Addio fratello” sussurra Voldemort , un sussurro che però giunge all’orecchio dell’altro.

 

*******                                                                                                                                                                            

 

 

Molly Weasley si era incantata a fissare la cucina della sua vecchia casa, cucina stranamente ordinata.

Tale innaturale e inconsueta mancanza di confusione le causava un forte magone all’altezza dello stomaco e la donna non poteva fare a meno di pensare ai suoi figli.

Bill si era sposato pochi mesi prima ed ora viveva nel centro di Londra; Charlie era rimasto in Romania a lavorare e a fare propaganda per la lega anti-Voldemort; Percy non era tornato: Molly aveva sperato ma inutilmente; i due gemelli lavoravano a Diagon Alley e si sentivano pronti alla guerra; Ginny rimaneva accanto alla madre perché si preoccupava della sua salute.

E poi c’era Ron. Molly era fiera del ragazzo, proprio perché aveva deciso di rischiare tutto per qualcosa in cui credeva ma, come madre, non poteva non essere preoccupata.

Oramai le lacrime scendevano copiose e non le permettevano di distinguere chiaramente le quattro figure che avanzavano verso la casa. Ma non avrebbe potuto non riconoscere la voce di una di loro. Era Ron e questo voleva dire che i ragazzi erano tornati. La donna uscì di casa gettandosi sul figlio come un felino sulla sua preda e lo strinse a sé quasi soffocandolo. Dopo qualche rimuto si accorse che con loro, un po’ in diparte, c’era anche Malfoy. Prima ancora che Molly potesse aprir bocca, Harry intervenne e spiegò tutto pregando la donna di accettare Draco, cosa che venne fatta.

 

Non appena Harry ebbe un momento libero si fiondò a casa di Sirius per incontrare suo padre.

Suonò il campanello, nonostante sappia che questo scatenerà la signora Black e non appena si aprì la porta Harry scattò ad abbracciare suo padre.

Remus era sorpreso ma felice di rivedere il ragazzo e subito gli chiese spiegazioni su ciò che aveva fatto durante quel periodo lontano da casa.

La sera venne organizzata una riunione dell’Ordine della Fenice che stabilì il rientro immediato dei ragazzi a Hogwarts, dove Draco resterà nascosto per evitare gli altri studenti.

“Sembra che ora fili tutto liscio- pensa Harry- so che non è così ma mi sembra che lo sia e questo per ora mi basta”.

 

 

*******

 

 

 

 

 

 

 

Il ritorno ad Hogwarts è stato decisamente strano.

Il trio viene guardato dagli altri studenti con gli occhi spalancati quasi stessero osservando persone mitologiche.

A Harry questa situazione non piace affatto, odia essere sotto i riflettori ma ha capito che ormai è inevitabile; Hermione sembra indifferente alle voci che girano su di lei come approfittatrice della situazione per arrivare ad alti livelli; Ron invece è contento della situazione ma non lo dimostra sapendo che ciò infastidirebbe Harry.

Quello che sta peggio però è Draco.

Vive nella Stanza delle Necessità, senza poter mai uscire, con la sola compagnia di Dobby che però lo teme.

Harry è convinto che tra poco il ragazzo esploderà, non è facile vivere in una specie di prigione, ma sa che è necessario e sa che anche Draco ne è consapevole.

Mentre Harry sta pensando questo, la porta della sua stanza, che ora divide solo con Ron, si spalanca ed entra Hermione, agitata e trafelata, con in mano un grosso, anzi enorme libro.

“Harry devo dirti subito una cosa”

“Ok ma calmati così mi fai preoccupare”

“È da quando mi hai detto che Lupin è tuo padre che volevo fare delle ricerche per vedere se la profezia è ancora valida ma quello che ho scoperto è molto più sconvolgente.”

Ora Harry è attento, qualcos’altro di sconvolgente è esattamente quello che non gli serve.

“Su questo vecchio libro sono riportate delle indagini sulla storia do Voldemort, sulla sua vita e sulla sua famiglia. In questa pagina c’è scritto che il padre di Voldemort dopo aver abbandonato Merope Gaunt si è risposato ed ha avuto un altro figlio di nome Remus Lupin”

Dopo aver lanciato la bomba, Hermione tace fissando Harry e preoccupandosi della reazione dell’amico.

“Non è vero”

“Harry…”
”Andiamo Hermione, se Voldemort fosse suo fratello me lo avrebbe detto”

“Forse non lo ha fatto per paura della tua reazione. Comunque ragiona, è stato morso da Greyback perché Voldemort voleva vendicarsi di suo padre”

“Non è possibile, ok?! Adesso lasciami stare”
”Credo che…”
”Non mi interessa ciò che credi. Ti ho detto che ti sbagli, accettalo e basta” adesso Harry sta urlando contro la sua amica odiandola perché sta cercando di rovinare il rapporto che ah con suo padre.

Hermione lo guarda con un’espressione strana poi lascia la stanza sbattendo la porta.

Dopo qualche minuto Harry si alza è si dirige verso la Stanza delle Necessità dove sa di trovare Draco; ha bisogno di sfogarsi e andare da Ron è escluso.

Spalanca la porta e Draco lo guarda stupito capendo subito che qualcosa non va.

“Ti va di fare un giro sulla scopa?”
”Lo sai che non posso uscire”
”Non c’è nessuno al campo”

Draco ci pensa un momento: se viene scoperto rischia di essere arrestato, d’altronde sono settimane che non esce, rischia il crollo psicologico.

“Ok, andiamo”

E dopo due minuti sono là, con il vento sulla faccia e tra i capelli, ad inseguire il boccino, a rincorrersi come due bambini che giocano, ad assaporare quella cosa che ad entrambi è preclusa: la libertà.

 

*******

 

 

Harry sa benissimo di doversi scusare.

Il giorno prima ha trattato Hermione in modo vergognoso e ne è perfettamente consapevole; questo è il suo peggior difetto: quando è stressato o sotto pressione tende a cogliere ogni occasione per sfogarsi in modo brutale.

Pensando alle possibili parole per scusarsi, tra cui è contemplata anche la possibilità di prostrarsi in ginocchio, sale le scale per andare nella camera della ragazza.

Bussa alla porta ed entra anche se non riceve risposta e scopre che non solo lei non c’è ma manca anche il suo zaino e parte della sua roba.

Subito pensa che possa essere successo qualcosa, che qualcuno l’abbia rapita ma poi si rende conto che nessun Mangiamorte sarebbe potuto entrare a Hogwarts e che comunque non avrebbe sicuramente preparato la zaino.

Ma allora cosa è successo?

Harry va in camera sua per chiedere a Ron se l’ha vista ma si accorge che anche lì la situazione è la stessa. A differenza però sul letto di Ron c’era un foglio lasciato lì non a caso. La calligrafia è quella di Hermione e questo lo incuriosisce ancora di più.

“Harry ci dispiace ma io e Ron abbiamo ritenuto giusto allontanarci per un po’ da te. Torneremo, ovviamente, ma non sappiamo dirti quando”

“Ok. Fermo Harry. Questo è uno scherzo”

Harry non riesce a credere che i suoi due migliori amici siano andati via davvero, che l’abbiano lasciato solo.

I corridoi sono vuoti visto che gli studenti sono ad Hogsmeade mentre il ragazzo corre verso l’ufficio della preside a chiedere conferma della partenza dei due.

Harry è arrabbiato, incredulo, furioso, accecato dalla collera e incontra Draco finalmente fuori da quella maledetta camera.

Il biondo si accorge subito che l’altro è fuori di sé, lo afferra per un braccio e senza una parola lo trascina nella classe vuota più vicina.

Non appena la serratura scatta Harry comincia ad urlare:

“Se ne sono andati, lo capisci, mi hanno lasciato solo”

“Se tu mi spiegassi con calma cosa è successo io potrei capire”

Harry fa un paio di respiri profondi e riesce a ritrovare l’autocontrollo.

“Ieri io e Hermione abbiamo litigato. Lei mi ha detto che mio padre è il fratello di Voldemort. Ma

te lo immagini? Comunque, mi sono arrabbiato, una volta che sono felice lei arriva e distrugge tutto. Le ho urlato contro e ho esagerato, lo so, ma anche la loro reazione è esagerata”

Draco riflette un momento prima di parlare.

“Premettendo che di amicizia non capisco nulla, secondo me hanno voluto darti una lezione. Torneranno, proprio quando tu sarai più nei guai ma vogliono che tu capisca quanto sono importanti  per te”

“Mi hanno lasciato nel momento in cui ho più bisogno di loro!! Mia madre è morta, quello che pensavo mio padre è morto, il mio padrino è morto ed ora i miei migliori amici mi abbandonano?!?!”

“Tua madre è morta per salvarti, quello che pensavi tuo padre è morto per salvarti, il tuo padrino è morto per salvarti, il tuo vero padre morirebbe per salvarti. I miei mi ucciderebbero per salvarsi.”

A questo Harry si blocca. Non ha mai pensato a quanto può essere difficile la vita per Draco. Ora il ragazzo capisce la lezione che i suoi amici hanno voluto dargli: non è solo lui quello in difficoltà.

Il biondo comprende che Harry ora si è definitivamente calmato e così si sposta dalla porta e lo lascia uscire. Prima di allontanarsi il moro si gira ancora verso di lui

“Ah, non sei così male come sembri”

“Oh beh, io l’ho sempre saputo”

Harry sogghigna pensando “il lupo perde il pelo ma….”

 

 

*****                                                                                                                                                                                                                                                       

Harry non sa se andare da Remus e dirgli che sa oppure aspettare e vedere cosa farà suo padre; il dubbio è ormai un chiodo fisso, lo dilania dentro, è spaventato e la consapevolezza che anche l’uomo lo sa rende tutto ancora più doloroso.

Poi ricorda la reazione che ha avuto con Hermione e tutto ciò che da essa è derivato e decide di essere lui a fare il primo passo.

Si smaterializza a Grimmauld Place ma la casa è immersa nel buio, sembra che non ci sia nessuno; è scura, impolverata, quasi morta.

E tutto questo gli sbatte in faccia il ricordo di Sirius.

Sirius che è morto, Sirius che si è sacrificato, Sirius che aveva ricominciato a vivere quattro anni prima, quando l’aveva incontrato.

Sirius che gli manca ma non come può mancare l’aria, non come qualcosa di assolutamente necessario, Sirius che gli manca come al Natale può mancare la neve, Sirius come un qualcosa che rendeva la vita più bella e meno difficile da affrontare, Sirius con quello sguardo da falso innocente e quel ghigno così pericoloso.

Una luce in una stanza del piano superiore strappa il ragazzo dai suoi ricordi e gli da la spinta per entrare.

La porta sibila sinistramente, Harry incontra gli occhi della Signora Black che lo guarda in un modo diverso, che sembra aver visto in lui quel poco di Sirius che dal suo padrino ha ereditato e dunque tace in un silenzioso dolore che li accomuna.

Dalla cima delle scale compare Remus che è perfettamente a conoscenza del  motivo che lo ha portato lì grazie a Malfoy.

“So perché sei qui”

Si guardano come padre e figlio, come due persone che stanno cominciando a capirsi, con la consapevolezza che quella è la discussione più difficile che entrambi abbiano mai affrontato.

“Perché non me lo hai detto?”

Remus tace pensando a come riuscire a esprimere ciò che prova e intanto si siede con Harry al tavolo rotondo che ha visto passare almeno una volta tutti i membri dell’Ordine.

“Perché sono un vigliacco. Perché venire a sapere di essere tuo padre è stata la cosa più bella della mia vita e dirti la verità avrebbe significato perderti. Perché ho deciso di essere egoista come quella notte in cui andai da tua madre”

“Io non so cosa dirti, non so cosa provo, se sono arrabbiato, deluso, furioso. Però so che sei mio padre e che questo ha cambiato la mia vita in meglio”

“Lo so. Sono stato un idiota ma ti chiedo di capirmi. Ho scoperto di essere tuo padre nel momento più difficile della tua e della mia vita. Mio padre, ora lo sai, è stato un vero bastardo con Merope e Tom anche se con me è stato diverso. Io non ho la più pallida idea di come si fa il padre ma ci sto provando”

“Io ho bisogno di parlarti. Ho bisogno di far parte della tua vita, ogni giorno, ogni momento per non sentirmi solo quando in realtà non lo sono”

Remus è combattuto. Non sa cosa fare. C’è un’altra terribile notizia che deve rivelare, che Harry deve sapere, adesso.

“Sei mio padre ed io il bambino-sopravvissuto. Quindi ti chiedo: c’è altro che devo sapere?”
Come è possibile che tutto cambi a seconda della risposta?
Come è possibile che un sì o un no possa cambiare il destino del mondo?

Come è possibile che Remus sappia perfettamente cosa deve fare ma non voglia farlo?
”No. Non c’è nient’altro”

Deciso.

Terribile.

Irreversibile.

 

*******                                                                                                                                                                 

 

““ Vieni a Nocturne Alley  dopodomani di mattina. Porta il tuo mantello””

 

Harry fissa il biglietto ricevuto qualche ora prima senza sapere cosa fare.

Non c’è firma, non ci sono dettagli, non c’è nulla.

“È un’immensa cazzata” - come è gentile la sua parte razionale

“Sei un Gryffindor o no? Coraggio ragazzo” – ecco la parte irrazionale che si fa sentire   

“Di solito in questi casi c’erano Ron e Hermione a consigliarmi” – su questo sono tutti d’accordo

“Adesso a chi diavolo chiedo consiglio?”

“A Draco”

Harry si alza ed esce dal dormitorio per andare nella Stanza delle Necessita, cosa che ormai fa abbastanza spesso.

Bussa. Prima non lo faceva, entrava e basta.

“Ho un consiglio da chiederti”

“Ok, ti ascolto”

“Mi è arrivato questo poco fa. So che andare è totalmente irresponsabile ma forse sono Ron e Hermione”

“A istinto cosa faresti?”

“Andrei”

“Allora vai. L’unica volta che ho seguito l’istinto sono scappato ed è stata l’unica volta che ho fatto la cosa giusta”

“Vieni con me?”

“Io?!”

“Sì, così se sono Ron e Hermione mi aiuti a convincerli; s invece è una trappola o mi aiuti a uscirne vivo o almeno catturano anche te”

“Oh grazie”

“Prego di nulla. Allora?”

“Ok”

 

*******

 

Draco e Harry stanno cercando di farsi largo tra la folla di Nocturne Alley nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità.

Il moro guarda incuriosito tutte le persone che camminano per quelle strade e vede tutta la differenza tra sé stesso e loro mentre l’altro gli elenca i vari nomi.

“Sai che vivevi proprio in un bell’ambientino?”

“Non me lo ricordare. Ok, siamo nella strada principale, fermiamoci qui e aspettiamo”

Dopo qualche minuto Harry decide di interrompere il silenzio

“L’avresti mai immaginato?”
”Cosa?”
”Che un giorno io e te saremmo stati qui, sotto lo stesso mantello a parlarci normalmente e perfino ad aiutarci?”

“Onestamente no, ma non mi dispiace”
” A me invece piace proprio. E anche a te ma sei ancora troppo Slytherin per ammetterlo”
”Vuoi un consiglio? Se sopravvivi a Tu-Sai-Chi datti alla psicologia”

“Che vuoi dire con “se sopravvivi”? Non credi forse nella mia straordinaria potenza?”
”Non oserei mai. Mi inchino davanti al tuo potere”

“Che in realtà non so in cosa consiste”

“Che vuoi dire?”
”L’amore. Tutti mi dicono che l’amore è la mia forza ma nessuno mi spiega cosa diavolo vuol dire”
Draco tace un attimo riflettendo. Ha un’idea, il punto è fargliela capire.

 

“Ok, allora pensa.

Siamo alla battaglia finale. Qualcuno di noi uccide un uomo importante del Signore Oscuro. Lui cosa fa?”
”Si arrabbia” Harry fatica a capire dove va a parare quel discorso

“Certo, si arrabbia. E perché?”

Harry ci pensa

“Non pensare rispondi la prima cosa che ti dice l’istinto. Perché si arrabbia?”
”Perché qualcuno per lui importante è stato ucciso”

“Importante come?”

“Importante perché utile”

“Esatto. Ora passiamo dall’altra parte.

Se uno dei Mangiamorte uccide uno dei nostri, tu cosa fai?”
”Mi arrabbio”

“Perché?”
”Perché hanno ucciso qualcuno per me importante”

“Importante in che senso?”
”Perché gli voglio bene”

E appena lo dice Harry capisce il senso del discorso.

“Ecco la differenza. Ecco l’amore che è la tua forza. Se qualcuno uccidesse Ron o Hermione o tuo padre tu ti infurieresti e questa è una forza più grande di qualsiasi altra”

 

“Potter”

Il sangue nelle vene di Harry si raggela, il volto gli si indurisce, gli occhi esprimono solo una cieca rabbia, è pronto a scattare e a uccidere il proprietario di quella voce.

Draco la riconosce e nonostante la folle paura che lo attanaglia riesce a mantenere il controllo e a trattenere il moro afferrandolo per un braccio.

Il biondo esercita una lieve pressione sull’altro per ricordargli che lui c’è ma non può parlare.

“Che diavolo ci fa lei qui?”
L’uomo stenta a riconosce la voce del ragazzo; lo ha già visto arrabbiato e più di una volta ma ora è diverso, è cresciuto, è molto più uomo.

“Seguimi”

Draco trascina Harry che sembra incapace di muoversi.

Mentre vanno dietro alla figura con il mantello scuro il biondo riferisce all’altro che intende rivelarsi.

Si ritrovano in un angolo buio dove l’uomo si toglie il cappuccio confermando ai ragazzi la sua identità.

Severus Snape.

Dio, quanto lo prenderebbero a pugni.

Il Mantello dell’Invisibilità rivela le due figure.

“Ti abbiamo colto di sorpresa bastardo” pensa Harry

L’ex professore fissa Draco sorpreso di vederlo lì, vicino a Potter.

“Cosa vuoi?”

Anche la voce del biondo è cambiata, è più dura, più matura.

 “Sono venuto per dire a Potter la verità”

“La so già quindi se ne vada”

“Non sai tutto”

“Allora mi dica”

Harry è beffardo o così appare, in realtà teme che ci sia davvero qualcos’altro, ha la sensazione che ci sia davvero qualcos’altro.

“Tuo padre è uno degli Horcrux”

Harry sente ma non capisce, lo rifiuta.

Non può credere che sia vero, non vuole.

Reagisce.

“Bene. Ha detto ciò che doveva dirmi. Ora se ne vada”

Snape è sorpreso da questa reazione; pensava che il ragazzo sarebbe rimasto sconvolto o avrebbe urlato, avrebbe cercato di ucciderlo e invece ha il pieno controllo di sé.

L’ex professore volge il suo sguardo su Draco.

Non avrebbe ami pensato di trovarlo lì a combattere con Potter.

Credeva che non si sarebbe mai ribellato a Lucius, che sarebbe diventato Mangiamorte, magari non volentieri ma l’avrebbe fatto.

Invece non solo ha alzato la testa ma ha fatto tutto l’opposto di ciò che era previsto.

L’uomo si volta dando le spalle ai ragazzi e si allontana

“Ancora un attimo”

Snape si volta, fermato dalla voce ancora più dura di prima di Potter.

“Vorrei che riferisse a Voldemort che lui perderà.

Vorrei che ricordasse a Lucius Malfoy, a Bellatrix Lestrange, a Peter Minus, a Fenrir Greyback e a lei stesso che voi perderete ; ma soffrirete più degli altri perché avete fatto del male a persone a cui io voglio bene”

 

********                                                                                                                                                                                               

 

Harry è seduto sul suo letto con le ginocchia strette al petto circondate dalle braccia fissando il vuoto.

Sa che è vero. Ne è così maledettamente consapevole da odiarsi.

Sente distrattamente la porta aprirsi e Draco sedersi sul letto di fronte a lui.

Il biondo lo fissa senza dire una parola mentre Harry fissa il vuoto senza dire una parola.

Restano così tutta la notte, in silenzio, senza bisogno di parole per esprimere tutto il sordo dolore che alberga nel loro cuore.

Una luce dolce e indagatrice si riversa nella stanza e scivola dolcemente sui volti dei due ragazzi ancora muti.

Harry pone fine a quel pesante silenzio:

“Vado a parlare con mio padre”

“Non aggredirlo, resta calmo e soprattutto non perderlo”

 

*******                                                                                                                                                                       

 

Remus e Harry si trovano uno davanti all’altro.

“È strano – pensa il ragazzo – non è passato molto tempo da quando ho scoperto la verità e da allora è successo di tutto. Eppure sono ancora qui a parlare e non voglio assolutamente andarmene”

 

“Ho incontrato Snape. Mi ha detto che sei un Horcrux. So che è vero, sento che è vero. So perfettamente cosa significa questo e onestamente non ho ancora pensato a cosa fare, ora voglio soltanto tutta la verità”

“Nacqui a Londra, in una famiglia che appariva perfetta. Quando compii quattro anni nella mia vita arrivò Tom; non parlai a nessuno di lui, non a mio padre, non a mia madre, era il mio segreto. Ero un bambino particolare, sempre chiuso in me stesso e un po’ isolato, cosa voluta dai miei che erano iperprotettivi. Con Tom avevo quasi un rapporto di dipendenza, senza di lui non stavo bene, non riuscivo ad addormentarmi la notte, vedevo l’oscurità intorno a me.

Quattro anni dopo incontrai Greyback e durante il suo attacco arrivò Tom che lo mandò via, anche se troppo tardi, con un incantesimo. Non sapevo dell’esistenza della magia ma lui mi rivelò chi ero, mi curò e mi riportò a casa.

Quando dissi ai miei che cosa mi era accaduto, tralasciando Tom come lui stesso mi aveva pregato di fare, la mia vita cambiò del tutto. Capii che i miei odiavano e temevano la magia, cominciarono a guardarmi con paura e a trattarmi come un mostro.

Dopo due settimane dall’attacco mio padre morì mentre era a casa dei suoi genitori. Quando mia madre lo venne a sapere pianse, urlò, si disperò e disse che era sicura che la colpa fosse di Tom, il primo figlio di mio padre.

Capii ogni cosa, aspettai Tom tutta la notte e quando arrivò andai via con lui. Rimasi con mio fratello fino a quando compii undici anni e in periodo mi insegnò molte cosa sulla magia. Andai alla scuola ed adesso, col senno di poi, credo che Tom me lo permise perché sperava che avrei fatto la spia per lui; ma conobbi James e Sirius e di nuovo tutto cambiò. Silente mi svelò tutto: chi era Voldemort, che cosa faceva e avanzò l’ipotesi, poi dimostrata, che fosse stato proprio Tom a mandare Greyback.

Quando, finita la scuola, scoppiò la guerra mi schierai con Silente. Non so come, ma Tom sapeva che eri mio figlio e per questo tentò di ucciderti senza successo.

Ora sai tutto ciò che io so. Se Voldemort sa qualcosa in più io non ne sono a conoscenza.

Credo che Tom mi abbia voluto bene davvero, almeno all’inizio, ma poi si rese conto che io avevo una cosa che a lui sarebbe mancata sempre: l’amore e quindi tua madre.

Non so dirti, in tutta sincerità, se mi ha fatto Horcrux solo per proteggersi o pensando anche che così nessuno mia avrebbe ucciso”

“Per uccidere Voldemort devo uccidere te”

“È una decisione che devi prendere tu, da solo”

“L’ho già presa e tu sai qual è”

“Sei convinto che sia la scelta giusta?”

“Sì. Ho dato abbastanza a questo mondo, non darò anche te”

“Ed ora?”

“Combatteremo”

 
  
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