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Autore: Alastor Bowen    11/03/2007    0 recensioni
I draghi hanno un grandissimo potere.... meglio non farli arrabbiare, e soprattutto importantissimo, dovete sapere che rubare nella loro casa è un po' come... beh, condannarsi a morte....Pubblico ora la mia prima ff originale, scartata come lavoro serioso, ma che voglio comunqe rendere pubblica, nella speranza di divertirvi.... insomma, the show must go on... ^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo

Una nuova vita, per custodirne altre.

Una nuova vita, andata persa.

Una nuova vita, che forse ora non è più viva.

Il male che prende chi perde un figlio è tale che dura per sempre.

O forse dura solo dieci anni.

 

Abel Byng era distrutto.

Non vedeva l'ora di raggiungere casa.

Ma prima doveva passare da Tortuga, e mettersi d'accordo per il prezzo adatto.

Ora sarebbe finalmente divenuto ricco, e con le sue nuove ricchezze avrebbe finalmente vissuto come un re.

Camminava per raggiungere la fregata.

Il suo zaino, prima vuoto, ora era pieno, e pesava anche molto.

Camminava lentamente, a causa della fatica per il carico.

Ma non solo per quello, probabilmente già lo cercavano, e non solo lui.

Camminava silenziosamente, non voleva fare alcun rumore per condurre il nemico ove si trovava.

Tentava di schivare ogni rametto, ogni foglia, ogni cosa potesse fare il minimo rumore.

La foresta che lo circondava era talmente fitta da non essere illuminata dal sole di mezzogiorno.

Gli alberi erano enormi, la loro circonferenza era tale da sembrare quella di un palazzo, o più adeguatamente del Colosseo.

Anche se a dir la verità lui non lo aveva mai visto.

Erano distanziati di parecchi metri tra di loro, ma il fogliame era tale da creare tenebre perenni lì sotto.

Si vedeva quel che bastava per muovere dieci passi avanti.

Ora neanche quello.

Una leggera nebbia stava accerchiando l'uomo, che più che ritenersi sfortunato non poteva fare nient'altro.

Fece per muoversi di qualche passo, passi che, nonostante la loro leggiadria, erano insicuri e diffidenti ad avanzare.

I suoi vestiti erano inzuppati di sudore.

La camicia bianca, il gilet, i pantaloni neri, tutti bagnati, a causa dell'umidità, della situazione, e... anche dalla paura.

Le uniche a salvarsi erano le scarpe, quelle scarpe che sembravano essere così costose ma anche così vecchie e consumate.

Si fermò, sentiva il respiro pesante, a fatica l'aria entrava nei polmoni.

Fece in tempo a voltarsi.

Si nascose dietro uno di quegli alberi giganteschi.

Una leggera scossa del terreno fece cadere a terra l'uomo, che stringeva fra le braccia lo zaino e piangeva dalla disperazione.

Nella sua mente, l'unica cosa che riuciva a formulare il suo piccolo cervello era un possibile modo per farla pagare al capitano.

Quando la leggera scossa finì, l'uomo si riazò, più sudato di prima.

La nebbia era ancora più ftta di prima, l'umidità più alta.

Fece un chilometro camminando, finchè non vide la luce del sole che lo avvertiva della fine di quella foresta e l'inizio della sua nuova vita.

Il suo passo si fece inconsciamente più veloce.

Pochi metri pù in là qualcosa si mosse.

Abel Byng si fermò di colpo.

Troppo vicino alla sua morte, troppo lontano dalla sua nuova vita.

Impossibile nascondersi.

L'unica possibilità che aveva era...

... Maledetto bastardo dove sei? Vieni fuori... ridammi ciò che è mio!!!

L'oscura presenza che poco prima lo opprimeva scomparve, e non l'avvertì più.

Ora avrebbe camminato con più attenzione.

Un passo.

Due passi.

Tre passi.

Crac.

Aveva pestato un ramo.

Sentì dietro di lui un soffio di vento caldo.

Ci volle un secondo per realizzare qual'era la situazione.

Non provò neppure a voltarsi.

E' davanti a me, l'ho in pugno.

Lo ucciderò più violentemente degli altri.

Bastardo umano.

I piedi di Abel si mossero da soli.

Il suo volto era rigato dalle lacrime mentre correva e sperava che quell'incubo finisse.

Il sole gli invadeva il volto.

In lontanaza scorgeva due suoi compagni di viaggio.

Quegli amici che, troppo attaccati alla vita, si erano rifiutati del compito più arduo, ma anche quello con più profitto.

Il compito che aveva maledettamente accettato lui.

Ora non gli importava più nulla il rumore che faceva, era completamente allo scoperto, non serviva più a nulla nascondersi.

Trenta metri dalla salvezza.

Ancora poco.

Quel bastardo se ne sta fuggendo con il mio tesoro, ma non scapperai...

Un'albero venne urtato da qualcosa che stava dietro di lui, e cadde, provocando un terribile tonfo.

Aveva sfiorato di poco Abel, che continuava a correre nonostante ciò.

Sapeva che quello non era l'unico pericolo che correva, che doveva essere ancora più veloce, terribilmente veloce.

Correva a fatica, e vacillava quasi in continazione a causa di scosse di terremoto, non tanto distruttive ma importanti per segnare il suo destino.

Quindici metri.

La stanchezza era tale che non riusciva più a sentirsi nel proprio corpo, pensava, o forse sperava, di averlo già abbandonato, di essere già morto, e di non avrebbe voluto soffrire.

Il respiro affannoso ora era insopportabile.

Dieci metri.

I suoi compagni si erano avvicinati, lo vedevano correre con un volto spaventato in faccia, e dietro di lui le tenebre del bosco.

Cadeva in continuazione, come se non possedesse più il dono dell'equilibrio... ma perchè?

Poi, improvvisamente, così come lo vedevano correre e cadere, lo videro fermarsi in mezzo alla boscaglia, e notarono che il volto del loro amico era rigato di lacrime.

Le possibilità erano due: o era impazzito a causa dell'arduo compito e delle leggende riguardati coloro che già avevano tentato nell'impresa, oppure veramente stava per succedergli qualcosa di veramente pericoloso.

E se doveva succedere qualcosa di pericoloso a lui, forse anche loro rischiavano...

Fecero pochi passi indietro, ma non distolsero lo sguardo dal loro amico, che nonostante fosse in difficoltà, non riceveva alcun aiuto

Abel sapeva che non avrebbe mai più rivisto il suo mondo.

Ma poteva dare del buono ai suoi amici, che per anni lo avevano sostenuto ed aiutato nelle precedenti avventure....

Era a cinque metri dalla salvezza, troppo pochi per il tempo che gli rimaneva.

Abbastanza per arricchire i suoi amici, che non potevano essere biasimati per la loro codardia nel non voler avvicinarsi più di molto a lui.

Lanciò lo zaino.

I suoi compagni e amici videro lo zaino che cadeva ai loro piedi.

Abel si voltò.

Vide in faccia ciò che lo stava giustiziando definitivamente.

Ho perso il mio tesoro.... lurido bastardo ti rendi conto di quello che hai fatto?!

Abel non rispose.

Guardò in faccia la sua mietitrice.

Gli amici presero lo zaino, poi si voltarono verso Abel.

Videro il suo corpo spezzarsi inprovvisamente a metà.

Poi le fiamme lo invasero, e fecero di lui cenere e ricordo.

Rimasero immobili per qualche minuto, ciò che avevano appena visto era stato talmente improvviso e inquietante da aver mosso le loro menti.

Poi un terremoto molto potente li fece cadere a terra.

Romperò questa maledetta barriera, e allora verrò ad uccidervi tutti, uno ad uno!!!

Dopo altri minuti interminabili il terremoto improvvisò sparì così come era improvvisamente comparso.

Gli uomini si rialzarono, e si diressero verso la barca, sconfortati dalla perdita dell'amico.

Guardarono dentro lo zaino.

Aveva portato a termine la missione con successo, nonostante avesse perso la vita.

 

Abel si svegliò, guardandosi attorno si accorse che quel posto lo aveva visto pochi minuti prima.

E loro erano lì, davanti a lui.

Umano, ora verrai esaminato e poi finirai dove meglio ti meriti di finire.

Tra quelle presenza mancava quella che lo aveva ucciso.

Dopo pochi minuti di silenzio loro ritornarono a rivolgersi ad Abel.

Hai rubato uno dei nostri più inestimabili tesori, e, nonostante tu fossi un pirata, devo proprio dirti che ti potevi beccare i piani alti... mi dispiace, ma quello che hai fatto invece ti condanna...

Inferno...

 

 

  
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