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Autore: harinezumi    27/08/2012    5 recensioni
Poi era salito il rancore, e si era zittito di colpo, trattenendo delle lacrime isteriche.
Non aveva più detto una parola, e Zoro, che non l'aveva fatto a sua volta fino ad allora, si era azzardato ad aprire gli occhi, con il respiro pesante, per guardare dritto in viso Sanji. Purtroppo, il suo mento -con quella che il cuoco chiamava barba, quando erano solo due peli in croce- si era sovrapposto alla traiettoria ideale, così Zoro aveva grugnito quell'unica parola.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Melodrama
Genere: Generale, Fluff (??)
Rating: Verde
Parole: 570
Personaggi: Sanji, Roronoa Zoro
Avvertimenti: Shonen-ai
Note: La storia (se di storia si può parlare) non è ambientata in nessuna saga particolare di One Piece.
Ho scritto questa fic per tenermi in esercizio dopo un momento di pausa -forse è per questo che non ha complessivamente senso-, quindi-non-è-che-sia-un-capolavoro-coff. Spero comunque piaccia e che qualcuno mi lasci una parola o due, quelle che vuole, nei limiti della decenza perché siamo in pubblico.
ZoSan is always the way -swissha-.

harinezumi


Disclaimer: i personaggi appartengono al sensei Oda.

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Melodrama

 

 

«Parlami».
«E-eh?»

Sanji abbassò lo sguardo sull'uomo sanguinante steso sul suo grembo, sgranando gli occhi sorpreso, rendendosi conto solo allora del perché li aveva alzati. Era più facile non guardarlo, quando Zoro si copriva di ferite. Ed era più facile insultarlo che comprendere il perché dei suoi gesti; perciò fino ad allora aveva fatto scena muta, fissando il vuoto davanti a sé nella speranza che i soccorsi arrivassero, visto che sarebbe anche stata l'ora.

Quando l'aveva trovato, disteso in mezzo alla foresta che quasi ci inciampava addosso credendolo una radice, aveva cominciato a strillare quanto schifosamente imbecille fosse e troppo verde, poi a minacciarlo di fargli indossare solo le sue camicie a fiori rossi per distinguerlo da una qualunque alga, mentre lo rivoltava per il verso giusto e fermava la ferita sul suo petto, la più grave, la più dolorosa per tanti motivi. Poi aveva cominciato a blaterare qualcosa, che forse le sue camicie non gli stavano per via dei suoi stupidi muscoli gonfi e antiestetici, ad accarezzargli una guancia, a dirgli che se Chopper non si fosse sbrigato ad arrivare l'avrebbe fatto al forno per cena, a baciargli ogni angolo della fronte come se anche quella fosse la prassi.
In effetti, Sanji non si era proprio accorto di baciarlo.

Poi era salito il rancore, e si era zittito di colpo, trattenendo delle lacrime isteriche.
Non aveva più detto una parola, e Zoro, che non l'aveva fatto a sua volta fino ad allora, si era azzardato ad aprire gli occhi, con il respiro pesante, per guardare dritto in viso Sanji. Purtroppo, il suo mento -con quella che il cuoco chiamava barba, quando erano solo due peli in croce- si era sovrapposto alla traiettoria ideale, così Zoro aveva grugnito quell'unica parola.

Non sapeva nemmeno lui di cosa Sanji poteva parlargli. Ma forse il ronzio del cuocastro avrebbe coperto un ronzio assai più preoccupante che aveva nelle orecchie.

«Perché vuoi sempre proteggermi? Io so proteggermi da solo» esordì Sanji, titubante.
Zoro sputò un po' di sangue in risposta. Sanji intuì che la conversazione doveva essere a senso unico; sospirò, sollevando lo sguardo e diamine, il discorso che pronunciarono le sue labbra lo fece sentire una femminuccia.
«Sono abbastanza stufo di te, marimo. Corri sempre qua e là solo per gli altri -specie per il sottoscritto quando credi che non lo noti, ed è irritante, oh lo sai quanto mi irrita e lo fai apposta, sono sicuro- e torni indietro a fettine... Se fosse per me, gli unici momenti in cui vorrei essere salvato da te sono quando mi distraggo in cucina».

Avvertì un rantolo proveniente da Zoro, e il suo corpo sussultò leggermente sul suo grembo; si era aspettato che stesse per fare una delle sue uscite molto romantiche, come vomitare sangue o morire, ma quando lo vide stava sorridendo. Si stava divertendo.
Sanji rimase spaesato per qualche istante, prima di ricambiare, rilassando i muscoli facciali irrigiditi dalle due ore in cui aveva tenuto il muso.

«Non c'è nulla da ridere, marimo. Le scottature fanno male, se solo tu facessi il tuo dovere...» replicò, seriamente.

«Oh, e adesso taci».
Zoro, che con tutta probabilità era più vitale di quanto volesse fargli credere, avvicinò il suo capo al proprio tenendogli la nuca, per dargli un bacio, pensando che in fondo il cuoco idiota se lo meritava.
Un po' scomodo, scoordinato, anche dal sapore un po' metallico magari, ma ehi, non era niente male.








 

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