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Autore: F l a n    27/08/2012    2 recensioni
What If sulla 4°stagione | Klaine | Faberry/Finchel| Pezberry friendship | Hummelberry/Kurtana friendship
Kurt Hummel può finalmente realizzare il suo sogno ed andare a NY dove un futuro a Vogue, nel mondo della moda, lo aspetta. Ma oltre a questo, ci saranno molte altre novità ad invadere la sua vita e qualche questione sentimentale da risolvere.
"Non era stato facile dire addio a Lima e non era stata una bella giornata. Kurt odiava gli addii ed i saluti, odiava dover fare promesse che sapeva di non poter mantenere.
Kurt odiava l’idea di essere lontano da tutta la sua famiglia ed odiava l’idea di essere lontano da Blaine."
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Note iniziali: capitolo betato da nessie_sun.
In questo capitolo verranno introdotti diversi nuovi personaggi fondamentali per lo sviluppo della trama :)


Chapter 3: Runaway




“Credo che dovresti scrivergli. Fissare il cellulare non ti aiuterà a risolvere la situazione,” la voce di Tina risvegliò Blaine dai suoi pensieri, il quale sussultò sulla sedia, sentendosi un po’ a disagio.
Da quando aveva lasciato Kurt non ne aveva praticamente più parlato, ma tutti avevano capito cosa fosse successo tra loro – non ci voleva molto.
“Mh, abbiamo rotto, Tina. Non posso scrivergli.”
“Ma lui ti manca!” esclamò la ragazza, senza capire quale problema avesse Blaine, “Giuro che non ti capisco, anzi, non vi capisco: vi amate ma vi siete mollati ed ora state praticamente piangendo sui vostri cellulari… o almeno tu.”
Blaine le lanciò un’occhiataccia, “cosa pensi di saperne?”
“Penso che ne so fin troppo, visto che non stai nemmeno più cercando di prenderti tutti gli assoli.”
Blaine storse leggermente il naso infastidito da quell’affermazione: non si chiamava Rachel Berry, non era lui a volere tutti gli assoli del Club. A volte si alzava e cantava senza alcun motivo ma… non era come Rachel.
Sorrise, perché in fondo quel pensiero riusciva a divertirlo, in qualche strano modo.
“Hai ragione… non sono io. Ma non posso chiedere a Kurt di tornare con me. Sono stato io a lasciarlo, sai, per il suo bene. Diventerà famoso e… bravissimo. Perché Kurt ha talento ed io non sono nessuno per fermarlo adesso. Se il prossimo anno sarà ancora libero e mi avrà aspettato, allora torneremo assieme.”
Tina mugugnò, poco convinta.

“Ehi Anderson! Vieni a prendere un caffè con noi?!” la voce di Sam interruppe la sua chiacchierata con Tina. Si alzò, rivolse un sorriso amichevole all’amica e la ringraziò velocemente per poi fuggire via.

Avrebbe voluto davvero mandare anche solo un sms a Kurt, ma non era ancora abbastanza pronto per farlo.

***

Kurt si svegliò presto quella mattina. Andò in bagno, si sistemò i capelli ed applicò tutte le proprie creme per il viso.
Era il suo primo giorno da stagista a Vogue ed era teso: tesissimo.
La sua mentore sarebbe stata Isabelle Conner, lo aveva saputo dalla mail dove gli comunicavano che era riuscito ad entrare tra i quattro nuovi inserzionisti.
Kurt ricordò con emozione il momento in cui aveva letto per la prima volta la mail: avrebbe potuto mettersi a piangere. C’era Blaine con lui, lo aveva stretto fortissimo e lo aveva baciato.

Dopo il rifiuto alla NYADA, Kurt si era rassegnato a passare un anno a Lima. Non sarebbe stato male, ma era stanco dei soliti luoghi, aveva bisogno di un cambiamento.
Vogue era stato un bel cambiamento: inaspettato, certo, ma comunque bello e stravolgente.
La moda era sempre stata una delle sue più grandi passioni ed anche solo l’idea di poter far parte di uno staff di quel calibro, seppur per uno stage, era a dir poco fantastico. Kurt non aveva un curriculum ricchissimo, ma era dotato di determinazione, ne aveva talmente tanta che avrebbe potuto praticamente venderla.

Prese un bel respiro, la propria borsa ed uscì di casa con le gambe appena tremanti: era tutto un vortice di emozioni, tra la paura di fare qualcosa di sbagliato e la sensazione che sarebbe stato tutto fantastico.

Chiamò un taxi per arrivare il più velocemente possibile agli studi e si guardò intorno: New York era davvero frenetica, immensa. Il tempo sembrava scorrere tre volte più velocemente e poteva sentire clacson suonare ovunque.
Era la città dei sogni per alcuni, ma indubbiamente non era adatta alle persone tranquille. Kurt pensò che in fondo gli sarebbero serviti almeno un paio di mesetti per abituarsi a quel ritmo.
Sfilò il cellulare dalla borsa e lo strinse nella mano, scorrendo nella rubrica fino al numero di Blaine per poi fermarsi: qualche settimana prima gli avrebbe sicuramente mandato un sms con i propri stati d’animo ma, decisamente, non era più il caso di farlo.
Il sorriso gli morì sulle labbra e ripose il cellulare nella borsa, chiudendola ben bene. Raddrizzò la schiena non poteva permettersi distrazioni e quella era la sua prima importante mattinata a New York, non se la sarebbe rovinata con pensieri così tristi.

Quando scese dal taxi si fiondò dritto dritto negli studi di Vogue, si presentò nel primo ufficio vicino all’ingresso dove una signorina dai capelli biondi raccolti in un’elegante acconciatura stava scrivendo su delle scartoffie.
Quel posto profumava: di moda, di colori, di stile e di novità. Kurt si sentì eccitato come un bambino di fronte ad un negozio di caramelle, come una donna di fronte ad una profumeria e come suo padre di fronte ad una partita di Football della sua squadra preferita.
C’era qualcosa in quel luogo che lo ammaliava e lo faceva sentire incredibilmente bene – e teso per l’ansia.

“Buongiorno, immagino che lei sia il signor Hummel,” disse la ragazza bionda dell’ufficio, sorridendo e compilando un foglio con la foto di Kurt sopra.
Annuì.
“Esattamente… s-sono qui per lo stage per Vogue.com,” spiegò con un mezzo sorriso.
“Allora mi firmi qui e qui,” la signorina mostrò le sue lunghe unghie smaltate indicando dove doveva mettere la firma.
Kurt lesse velocemente il contratto di conferma, sapeva di cosa si trattava perché ovviamente si era informato: sarebbe rimasto come stagista per Vogue.com per circa tre mesi, nel caso non fosse piaciuto particolarmente rispetto ad altri stagisti, sarebbe andato via – con comunque una ricchissima esperienza sulle spalle – in caso contrario c’era la minima, piccolissima ed infintesima possibilità che rimanesse a lavorare lì.

Ma Kurt era fiducioso. In fin dei conti, Kurt era sempre fiducioso e credeva nelle proprie capacità.

“Prima porta a sinistra, secondo piano. Lì la aspetterà la signorina Isabelle Connor,” disse, tornando poi a sfogliare diversi fascicoli.

Kurt si fece strada nel corridoio, tra le pareti tappezzate di poster di modelle e modelli delle varie copertine di Vogue, dalle più vecchie alle più moderne; un brivido percorse la schiena di Kurt. Era una sensazione bellissima e non poteva proprio crederci: era tutto vero.

“Immagino che tu sia Kurt Hummel,” una donna sulla quarantina si presentò di fronte a lui con inaudita eleganza, i capelli di un biondo scuro – quasi castano – ed un sorriso stiratissimo sulle labbra.
Kurt balbettò appena, non riuscendo a tirar fuori la voce.
“Kurt Hummel” rispose, stringendo la mano della donna.
“Isabelle Connor, la tua nuova tutor,” disse, con cortesia.

Kurt arrossì vergognosamente sulle guance perché ehi, quella donna era così piena di stile che il suo orgoglio quasi ne risentì. Beh certo, forse lei non aveva bisogno di star sveglia nottate intere per seguire aste on-line per accaparrarsi i migliori abiti di moda.

“Allora Kurt, come forse avrai già letto sui documenti che ti sono stati inviati, questo stage durerà tre mesi ed io sarò la coordinatrice. Dovrai venire ogni mattina alle otto in punto e questo,” aprì una porta, “sarà l’ufficio dove lavoreremo. Come vedi, qui ci sono altri due ragazzi, anche loro stagisti esattamente come te,” spiegò la donna, indicando i due al pc.

Kurt rimase folgorato per un momento perché mentre non aveva idea di chi fosse il ragazzo, aveva immediatamente riconosciuto la ragazza al secondo computer. Rimase perplesso per un secondo, perché il mondo doveva essere realmente più piccolo di quel che credeva.
La ragazza era Kristine Jackson.

“Adesso vieni, devo portarti a conoscere la direttrice. Vuole fare un colloquio con tutti i nuovi stagisti o dipendenti,” la signorina Connor avanzò a passo veloce davanti a lui, indicandogli di seguirlo lungo un corridoio.

***

Rachel non aveva detto a nessuno quanto fosse difficile e competitiva la NYADA. Perché sì, era tornata ad essere una delle tante, - anzi, per dirla tutta, lei non era mai stata una delle tante, - trovarsi lì, a competere più di prima, era tanto frustrante quanto stimolante.

Rachel pensava sempre a se stessa ed era la cosa che le riusciva meglio: non era esattamente egoista o meglio, sì lo era, ma era qualcosa che stava alla base del suo carattere. Voleva bene ai suoi amici o a chiunque altro, ma lei ed il proprio successo venivano prima di ogni altra cosa. Per quello si spingeva al limite allenandosi il più possibile.

Lei doveva essere una spanna sopra a tutti e ci sarebbe riuscita.

Ci sarebbe riuscita anche mentre la sua insegnante di danza non faceva che urlarle quanti passi facesse sbagliati e ci sarebbe riuscita anche se i suoi compagni di corso la odiavano.
Non aveva bisogno della loro approvazione o amicizia.

A fine lezione, Rachel andò nel bar interno alla scuola, per prendersi un cappuccino. Aveva bisogno di una vera sferzata di energie. Si voltò con il cappuccino in mano e per poco non le se lo versò addosso dopo essersi scontrata con un tizio.
“Guarda dove cammini!” esclamò, contrariata.
“Scusami! Non volevo urtarti, non ti avevo vista!” il ragazzo era alto e ben piazzato. Rachel lo osservò.
“D’accordo, ora fammi passare. Ho giusto cinque minuti di pausa e non voglio sprecarli!” esclamò  leggermente stizzita perché no, quella non era la sua giornata ideale.

Una volta superato il ragazzo, Rachel si sedette ad un tavolo: ma non poteva sapere che il ragazzo di prima la stava ancora guardando.
Sorseggiò il suo cappuccino in tutta tranquillità, ricordandosi con un lampo che Kurt doveva essere dentro lo studio di Vogue; afferrò il cellulare e gli mandò un semplice e breve messaggio. Avrebbe risposto non appena avesse avuto tempo.

“Tutto okay? Non sei svenuto per la troppa emozione, vero?" - R

***

Kurt sentì vibrare il cellulare nella sua tasca ma lo ignorò bellamente. Non era il momento ed era teso come una corda di violino, seduto su un divanetto di fronte alla direttrice di Vogue.
La. Direttrice. Di. Vogue.
Kurt pensò che se non fosse morto in quel momento, con tutta probabilità non sarebbe morto mai più.
La donna aveva dei capelli corvini ed un taglio corto, l’aria piuttosto spavalda – che le si addiceva – ed era ovviamente ben vestita. Sembrava avere un gran senso del gusto.
Lo smoking di Kurt era diventato improvvisamente troppo caldo per colpa dell’ansia.

“Kurt Hummel,” disse finalmente Kurt, porgendole la mano. Poco distante da loro, la signorina Conner li stava guardando.
“È il nuovo stagista,” intervenne Isabelle, con un mezzo sorriso.
La donna lo squadrò.
“Bel completo. Hai gusto,” disse, con un mezzo sorriso.

Il cuore di Kurt sembrava voler uscire dal petto per quanto batteva forte. Gli aveva davvero fatto un complimento?! Arrossì come un tredicenne.

“G-grazie.”
“Quanti anni hai?”
“Diciannove”
“Da dove vieni?”
“Lima, Ohio.”
“Oh, l’Ohio… e sei venuto a New York.”
Kurt annuì.
“Cosa ti ha spinto ad andare così lontano?”
Kurt rimase in silenzio per qualche secondo.
“La mia passione… per la moda, suppongo,” disse, con le guance ancora un po’ arrossate. Era così stupidamente teso.
“mh…”
Kurt capì che avrebbe dovuto riprendere la conversazione, non era bello mostrarsi senza parole di fronte alla direttrice.
“Amo la moda, amo lo stile. È qualcosa che adoro da quando sono piccolo, da quando vedevo mia madre entrare nei negozi per fare shopping. Sceglievo con lei i vestiti, sfogliamo le riviste di moda, guardavo le sfilate in tv e sognavo ogni giorno di poter indossare uno di quei meravigliosi abiti, da grande,” sbottò Kurt; i suoi occhi si illuminarono. Improvvisamente la paura ed il timore sembravano essere scomparsi, come se qualcosa li avesse cacciati via.
La Direttrice continuò a guardarlo, ma in modo differente.
“La passione è ciò che mi spinge ad essere qui, perché so di poter fare un buon lavoro e so che questo fa parte della mia vita assieme ai musical ed al teatro,” concluse, smettendo di parlare e prendendo un respiro per cercare di recuperare un po’ di tranquillità.

“Ammiro i ragazzi giovani come voi, così pieni di voglia ed aspettative. Ma la passione non basta: costanza, impegno e dedizione sono le chiavi del successo. La moda dovrà essere la tua ragione di vita se vorrai lavorare in questo campo, ragazzo,” disse, con tono duro, la direttrice.

Kurt annuì. Lui era pronto per quel tipo di lavoro, lo sentiva nella propria anima.

“So di potercela fare,” buttò fuori, senza rifletterci.
La Direttrice sorrise e scosse la testa.
“Bella determinazione, adesso, però dovrai dimostrarcela,” concluse, guardando poi la signorina Connor.
“Isabelle sarà un’ottima tutor e ti insegnerà tutto ciò che ci sarà da sapere, ti affido a lei,” disse, “buona permanenza, Hummel,” concluse, per far capire che sia lui che Isabelle sarebbero dovuti uscire.

Kurt sorrise, riconoscente. “È stato un piacere conoscerla.”

La donna annuì e lo congedò.


***

“Dobbiamo prepararci per le provinciali!” esclamò il professor Shuester entrando nell’aula e cominciando a scrivere sulla lavagna.
Un urletto di gioia provenne dai ragazzi dietro la sua schiena.

“Allora, il tema di quest’anno pare saranno le band… direi di scegliere almeno un po’ di brani di qualche band famosa. Possiamo rifarci agli anni ott-“
“Professore!” esclamò Artie, “Io ho già un’idea. E non è degli anni ottanta.”
Gli altri ragazzi tirarono un sospiro di sollievo perché ehi, a volte erano stanchi di fare i soliti pezzi antiquati, per quanto molte musiche degli anni ottanta li entusiasmassero.
“Marron Five! La prego! Molti di noi amano questo gruppo, non è vero?” Blaine batté le mani con decisione, “Assolutamente!” esclamò, entusiasta, “Ed avrei già una canzone con la quale cominciare,” disse, saltando giù dalla sedia ed impossessandosi di un microfono.

Giusto la sera precedente aveva ascoltato uno degli ultimi cd e la canzone ‘Runaway’ era perfetta per poter esprimere cosa stava provando nell’ultimo periodo.

Cominciò a cantare, provando un misto di tristezza nel petto, mentre il resto delle New Direction gli faceva da coro.

"I'm taking time to thinking I
Don't think it's fair for us to
Turn around and say goodbye
I have this feeling when I
Finally find the words to say
But I can't tell you if you turn around
And run away, run away"

Era inevitabile pensare a Kurt mentre intonava le parole di quella canzone. Gli mancava e gli mancava da morire. Non poteva continuare a rodersi l’anima per una scelta sbagliata, senza contare che guardando dentro di sé sapeva che loro due non avevano davvero rotto.

Terminò la canzone e guardò i suoi compagni, sorridendo.
Le cose cominciavano a diventare pian piano più chiare.


***


Kurt vide il messaggio di Rachel una volta uscito dalla stanza della Direttrice. Rispose velocemente, cercando di non farsi vedere dalla signorina Isabelle.

 “Ho appena incontrato la direttrice di Vogue, penso di poter morire adesso,” – K

Inviò il messaggio senza altre cerimonie e ricacciò il cellulare in tasca, sospirando di sollievo. La tensione se ne stava andando lentamente.

“Fanno tutti così, sai?” la signorina Isabelle interruppe Kurt dai suoi pensieri, il quale si voltò.
“Così come?”
“Sono tesi, quando la vedono. La Direttrice ha una personalità molto forte e carismatica, è normale rimanere intimiditi. Ma se devo essere sincera, te la sei cavata piuttosto egregiamente.”

Kurt le fece un sorriso riconoscente. Si sentiva piuttosto meglio ed infondo Isabelle sembrava una persona davvero gentile.
Era felice, sembrava un gran posto dove poter cominciare un’eventuale carriera lavorativa.




Note di fine capitolo: mi scuso subito per il ritardo, purtroppo sono stata poco bene anche di salute, perciò il capitolo ha ritardato a sua volta. Spero però ne sia valsa la pena :)
Mi piacerebbe sapere un parere concreto sull'entrata di Kurt a Vogue, l'avete trovata troppo frettolosa? Mi sono fatta un sacco di paranoie su questo proposito e davvero, spero di aver reso bene l'atmosfera e la tensione di Kurt.
Mi sono attenuta a dei vaghi spoiler, ma come al solito... è solo la mia versione dei fatti XD

La canzone "Runaway" è dei Maroon 5.

Se vi và, potete trovarmi sulla mia pagina facebook: *QUI* (FB da dei problemi di visibilità, per ricevere le notizie dovete cliccare su "Mostra nella sezione notizie" dopo aver messo mi piace)
Altrimenti, da oggi ho anche ASK.FM sulla scia di tutta la gente che ha deciso di farselo xD

   
 
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