Proposta
di matrimonio
Axel
rientrò a casa con uno di quei sorrisi ebeti che solo l’amore può far nascere
sul viso e parcheggiò nel vialetto, sulla destra, come
sempre.
Tutti gli ospiti se n’erano andati, tranne Demyx, Xion e Luxord, che avrebbero ripreso la via di casa tra quella sera
e la mattina dopo. O così credeva.
Non fece in tempo a tirare le chiavi fuori dalla
tasca che un Demyx affranto e quasi in lacrime uscì di
casa e lo sorpassò senza nemmeno salutarlo, salendo in macchina e andando via a
tutta velocità.
Axel
rimase un attimo sorpreso, poi sentì Larxene che
parlava con il fratello e la cugina ed entrò. L’aria che trovò in salotto era
piuttosto pesante: la ragazza stava camminando su e giù sul tappeto rosso che
lui aveva comprato tempo addietro e si mangiava le unghie (non era mai un buon
segno quando succedeva), mentre gli altri due erano seduti sul divano che la
guardavano incerto. Luxord si illuminò quando lo
vide.
“Eccoti,
finalmente!” lo accolse, sorridendo. Già questo lo
inquietò.
“Cos’è successo?”
chiese incuriosito. Il biondo fissò la sorella,
insicuro sul da farsi, poi fu Xion a rompere quel
silenzio.
“Demyx le ha
fatto una proposta di matrimonio” disse. Axel
si mise una mano tra i capelli.
Un’ora prima.
Larxene stava facendo il bucato quando il suo fidanzato la
prese da dietro, abbracciandola.
“Salve,
signorina.
Che state facendo?” le chiese,
baciandola sulla testa.
Lei rise e si voltò, dandogli un vero bacio.
“Niente, aspettavo
te” rispose. Il ragazzo sorrise e la strinse a sé., sentendo il cuore
battere forte pensando alla richiesta che stava per
fargli.
“Senti, po… possiamo parlare da soli?” le chiese, tremando.
Lei si staccò e gli sorrise.
“Ma siamo già soli”
gli fece notare.
“Intendevo in un posto
che non fosse davanti alla lavatrice” le spiegò. La ragazza non capì, ma
annuì e lo portò al piano di sopra, dove c’erano le stanze degli
ospiti.
“Qui va bene?”
s’informò, entrando in una camera.
“Sì, qui… qui è
perfetto” rispose, insicuro.
Lei si sedette sul letto e lo fissò incuriosita,
attendendo, ma Demyx non voleva saperne di iniziare e
rimase zitto a fissare il pavimento, giocando con la scatolina dell’anello che
aveva in tasca.
“Allora? Che succede?” gli chiese, impaziente. Lui sobbalzò, quasi si fosse dimenticato della sua
presenza, e rise imbarazzato.
“Allora, io volevo…
cioè, volevo sapere…” balbettò. Furono subito interrotti dallo squillo
del telefono, e Larxene andò a rispondere
velocemente.
“Pronto?” disse. Si
mise a parlare concitatamente con qualcuno a poi riattaccò
sorridente.
“Era solo Aqua, che mi chiedeva se stasera volevamo andare a cena da
lei e Terra.
Ti va?”
propose.
“Sì, certo” annuì
Demyx, senza praticamente averla
sentita.
“Per cui possiamo
riprendere il discorso più tardi” decise la ragazza, uscendo di
camera.
“Cosa? N-no!” si ribellò lui, andandole
dietro.
“Dobbiamo
prepararci!
Sono quasi le sette, e io devo cambiarmi” gli fece presente, entrando in
bagno.
“Ma è meglio se parliamo
ora” ripeté il biondo da fuori la porta. Lei si affacciò e
sorrise.
“Allora lasciami fare la
doccia, poi mi dici” ordinò, dandogli un veloce bacio sulla guancia. Il
ragazzo si accasciò a terra, sconsolato.
“Eccomi, sono
pronta!” annunciò Larxene, entrando in salotto.
Demyx era seduto sul divano con
in mano un bicchiere di acqua e stava cercando di
calmarsi.
“Ah,
benissimo.
Quindi, dicevo…” iniziò,
sorridendo ansioso. Lei lo
fermò di nuovo.
“Cambiati, abbiamo meno di
un’ora per andare” disse, indicandogli le scale.
“Che cosa? Ma mi avevi
detto che…”
“Sta’ zitto e va’ di sopra
a renderti presentabile!” ripeté con un tono che non ammetteva repliche.
Il ragazzo era basito, ma ubbidì.
Mentre era in camera che si cambiava, si mise a
prendere a pugni un cuscino per la frustrazione: possibile che non lo
ascoltasse? Era così insignificante, per lei? Magari, invece, era colpa sua che
ne faceva una questione di stato: se si fosse mosso, avrebbe potuto farle la
proposta.
Rincuorato, si cambiò il più velocemente possibile, e
si precipitò di sotto dove, con suo grande scorno, trovò Luxord e Xion, che erano appena
rientrati da una passeggiata. “E che cazzo!”
pensò.
“Oh, finalmente sei
pronto.
Prendiamo un aperitivo tutti insieme e poi
andiamo” annunciò Larxene, alzandosi e andando in
cucina.
“Non è che potremmo…
parlare?” le chiese Demyx, iniziando a
spazientirsi.
“Tesoro, abbiamo tutta la
notte per parlare, che fretta hai? Adesso prendiamo
l’aperitivo” gli
rispose. Lui strinse i
pugni.
“Perché, nonostante ti
abbia detto che è una cosa importante, non vuoi ascoltarmi?” domandò
irritato.
“Perché le tue cose
importanti sono stupide” spiegò la ragazza, pentendosene un momento dopo.
Il biondo spalancò gli occhi, incredulo.
“Ah, ma
davvero?
Sono troppo più importanti le tue, ovvero lo shopping, la
stupidissima chimica e Aqua!” le rinfacciò, gridando.
“Scusami, non volevo dire
che sono stupide in generale… intendevo dire che sono stupide per me”
cercò di correggersi lei, facendo peggio.
“Ma senti, senti che
cosa viene fuori da una mia semplice richiesta” si stupì Demyx, ridendo isterico. Larxene
si arrabbiò.
“Ascolta, ora
basta. Non
volevo dire ciò che ho detto, ho sbagliato a formulare la frase. Non farne un dramma”
esclamò.
“Forse per te non è un
dramma, ma per me si” le fece presente l’altro.
“Se per me non è un
dramma, non vedo perché dovrebbe esserlo per te” ribatté
lei.
“Perché mi hai
ferito!” esclamò il biondo.
“Ma non
volevo!”
“Eppure l’hai fatto! E
non trovare scuse idiote, tu pensavi ciò che hai
detto”
“No che non lo
pensavo!”
“Sì, sì lo pensavi,
altrimenti non lo avresti ripetuto una seconda volta” la accusò. Larxene strinse le labbra e poi
esplose.
“Ok, forse lo penso sul
serio, però sul serio, amore, ci sono cose che tu reputi importanti e non lo
sono affatto!”
“Non chiamarmi amore,
NON LO FARE!” gridò, isterico, Demyx. Non era mai andato fuori di testa, non una volta che
avesse perso la pazienza, ma si sentiva ferito e deluso. La ragazza rimase
allibita da quel comportamento, e capì che forse aveva
esagerato.
“Va bene, mi dispiace, ma
calmati!” disse.
“No! Non mi calmo, e non dirmi di farlo!
Sei una… un… sei una stronza!”
esclamò infine, quasi sull’orlo delle lacrime.
“Non ti interessano le
cose che reputo importanti perché per te esisti solo tu! Sei un’egocentrica
bambina viziata che non sa fare altro che guardarsi allo specchio e volere tutto
ciò che può come i bambini!”
“Ehi, vacci piano con le
offese!”
“Ma dico ciò che penso,
no? Come hai fatto tu, per cui non è sbagliato! E sai cos’altro penso? Penso che
ho avuto una fortuna sfacciata a non riuscire a
parlare, tutto sommato!”
“Ma che diavolo dici? Di
cosa avrai mai voluto parlarmi di così importante?”
“Di questo!”
urlò, tirando fuori di tasca l’astuccio con dentro l’anello. Quando lo vide,
Larxene si immobilizzò e il cuore prese a batterle
forte in petto.
“T-tu
volevi…”
“Sì, volevo chiederti di
sposarmi, ma è stato meglio così! Se non sono
abbastanza importante per te, allora tanto vale che me ne vada!” gridò, rimettendosi in tasca il gioiello e andando
verso la porta.
“Fermo, Demyx, non ho mai detto che non sei importante” si
ribellò lei, aggrappandosi al suo braccio per farlo
rientrare.
“Hai detto che non ti
interessano le cose che per me sono importanti, quindi non mi reputi importante.
È un ragionamento che anche io riesco a fare!”
“Ragiona un secondo! Se
non fossi stato importante per me non starei con te da anni!”
“Non mi
interessa.
Non voglio più sentirti dire niente” disse, facendola staccare da
sé. Lei si ritirò e lo
fissò arrabbiata.
“Benissimo, allora
vattene!
Sii felice con qualcuno stupido tanto quanto te!” gli augurò.
“Bene!” esclamò
lui.
“Bene!” ripeté lei,
volendo avere l’ultima parola.
Il ragazzo uscì e sbatté la porta, cercando di non
piangere fin quando non fu abbastanza lontano perché nessuno lo
sentisse.
Axel
era rimasto zitto mentre Xion parlava, a guardare
Larxene camminare nervosamente in
su e in giù per la stanza. Teneva le mani stese lungo il corpo, con i
pugni chiusi strettissimi, e la bocca strinta.
“Poi sei arrivato
tu” concluse la mora. Lui la fissò, poi tornò con gli occhi
all’amica.
“Sei un’idiota, lo
sai?” le chiese, senza mezzi termini. Lei si bloccò con lo sguardo
furioso.
“E’ colpa sua, non
mia! È lui l’idiota, è lui quello che se n’è andato!” ribatté, infuriata. Il rosso si alzò e la
fronteggiò.
“No, la stupida sei tu che
non fai altro che vedere te stessa, e sei così orgogliosa da non riuscire ad
ammettere che hai ferito l’unica persona sulla faccia della terra in grado di
starti accanto!” la sgridò.
“Senti, se sei qui per
farmi la paternale puoi andare al diavolo!” urlò Larxene, in preda a una crisi nervosa.
“Non voglio farti la
paternale, lo sai! Ma non posso usare vie traverse per dirti che, se non torni
indietro sui tuoi passi e gli chiedi scusa, perderai la cosa più bella della tua
vita!”
“Che cosa ne sai, tu? Che diavolo ne sa uno come te, che
ha amato una volta sola?” lo accusò la bionda,
iniziando a dargli pugni sul petto. Axel non disse niente, ma la strinse a sé, aspettando che si
calmasse.
“Che ne sai di che
significa?” domandò di nuovo, più flebilmente. Si appoggiò a lui e si
mise a piangere.
“Voleva sposarmi… voleva
sposarmi” ripeteva come impazzita.
“Shh, va tutto
bene” le assicurò il rosso, accarezzandole i capelli. Lei si aggrappò
alla sua maglietta e rimase lì in lacrime per i venti minuti
successivi.
“Se stai così male perché
non vai da lui?” le chiese il rosso, quando si fu calmata. Xion e Luxord li avevano lasciati
soli per gentilezza e ora erano al piano di sopra a fare le
valigie.
“Perché non posso”
rispose Larxene, tirando su col
naso.
“Che diavolo significa che
non puoi?”
“Che… che
non…”
“Non balbettare, mi fai
venire i nervi” la riprese. Lei arrossì e si contorse le
mani.
“Io non so farlo”
sussurrò infine.
“Cosa?”
“Io non so chiedere
scusa!” ammise. Axel rise forte e la guardò
divertito.
“Non sai chiedere
scusa? Santo
Dio, Larxene, lui è il tuo uomo! Non deve interessarti
se sai farlo o no, ma solo quanto tieni a lui e al vostro rapporto. È questo che importa” le
disse.
“Lo so, ma non l’ho mai
fatto, non ho idea di come funzioni. E se non mi
riprendesse?”
“Ma
chi? Demyx? Quello è così idiota che ti
prenderebbe con sé anche se tu gli spaccassi in testa un vaso e lo tradissi
contemporaneamente” le
rispose.
“Non parlare così del mio
Demyx, capito?” s’infiammò la ragazza. Il rosso
la fissò e le prese le mani.
“Tu vuoi che lui torni con
te, giusto?” le chiese serio. Lei
annuì.
“E allora alza il culo,
prendi la macchina e vai a implorare perdono in ginocchio” le consigliò,
facendole l’occhiolino. La bionda guardò fuori dalla finestra e ci pensò su un
attimo.
“Stasera non posso”
disse infine. Axel era già pronto a sgridarla, ma lei
lo fermò.
“Anche se io non me ne
ricordavo, prima di avere un impegno con me, Aqua e
Terra, Demyx doveva andare da sua
nonna. Era per questo che se ne doveva andare prima di Luxord e Xion” spiegò.
“E se lui è da lei io non
voglio certamente disturbarli. Si vedono così poco
che non mi sembra giusto”
concluse.
“Va bene, questa scusa te la
posso anche passare, ma domani la prima cosa che farai sarà alzare codeste chiappette da modella che ti ritrovi e portarle dal tuo
amore. Memorizzato?”
ordinò. Lei annuì,
sorridente.
“Bene. Vuoi un
abbraccio?” le propose. Larxene lo fissò
disgustata.
“Mai!” esclamò,
ridendo. Lui la strinse comunque e lei lo ricambiò, felice di avere un amico
così.
Tirò su col naso e poi ci
pensò.
“Adesso parliamo di te e
del piccoletto” decise, staccandosi. Il rosso
arrossì.
“Di quale
piccoletto?” chiese, facendo finta di niente.
“Axel” lo riprese lei, con un tono da
mammina.
“E va bene, scusami. Che
cosa vuoi sapere?”
“Non ne ho idea. Che cosa
è successo? Come ti senti?”
“In realtà, per il momento è
successo molto poco. Ci siamo baciati
quando ho trovato la formula per la prima volta e oggi pomeriggio la seconda, ma
nient’altro”
raccontò.
“Ma per te è già
importante, vero?” gli chiese. Conosceva quello sguardo di trasporto che
aveva.
“Non so dirti quanto o
perché, però sì, ne sono già preso da morire. Roxas è… non
te lo so spiegare nemmeno io! Il fatto è che mi sembra di aver trovato qualcuno
diverso rispetto ai soliti scemi con cui sto. È intelligente,
è simpatico, è carino e… non lo so!” spiegò, un
po’ confuso. Larxene rise e gli mise una mano su una
guancia.
“E vuoi
rischiare?
Sì, vuoi impegnarti sul serio?” domandò, preoccupata. Axel ci pensò su un
attimo.
“Penso di
sì. È il momento di dimenticare Saix e andare
avanti” rispose
sorridendo.
“Allora ti auguro tutta la
fortuna possibile” concluse la ragazza, alzandosi e andando a salutare
Luxord e Xion.
“Già –pensò il rosso-
me la auguro anche io”