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Autore: Didyme Petrova    28/08/2012    0 recensioni
Greta Stelle una ragazza di 19 anni perse i suoi genitori in un incidente stradale.La vita di Greta da quel momento cambiò , chissà perchè quell'incubo e in quel giorno cambio Greta.All'improvviso lei aveva deciso di andare contro la morte vivere delle avventure inaspettate.E non sa a cosa va in contro ....
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                  La Ragazza Dall'occhio Verde
 
Era quasi buio e una coltre di nuvole copriva il sole che tramontava...
Avevo intenzione di capire il perché quella donna mi aveva consigliato di andarmene da qui, cosi incominciai a fare un giro per il paese, non c'era niente di strano...
Decisi di dirigermi in piazza, chiedendo indicazioni.
A pochi metri da me notai un uomo, alto e robusto, con i capelli grigi che ricadevano sulle spalle. Anche se non sembrava per niente cortese, decisi di chiedere a lui.
-Scusi, saprebbe indicarmi la strada per la piazza principale?
L'uomo si girò verso di me con aria brusca e disgustata, come se avessi un pessimo aspetto o avessi chiesto qualcosa di sgradevole o stupido.
-La strada è lunga, ma se lei segue quella via fino alla fine, la troverà subito, ma stia attenta!
-La ringrazio- risposi.
Mi girai e notai subito che quella via era tetra e inquietante, e quasi quasi volevo chiedere la strada più lunga, poi pensai che ero venuta qui per questo, per la paura, l'adrenalina.
Accennai un sorriso e m'incamminai per quella via.
Girato l'angolo, un tuono rimbombò per la via e incominciò a piovere.
Mi misi il cappuccio e incomincia a correre, quando notai che c'era un bar, vecchio stile, si chiamava “La botte avvelenata”.
Si adduce molto al posto, questa via è terribilmente buia e sembra abbandonata.
Cominciò a piovere ancora più forte, decisi di entrare.
Quando richiusi la porta dietro di me, un tanfo mi pervase, un misto fra alcool e odore di vecchio, muffa forse.
Anche a vista come luogo era inquietante, c'era una donna con il cappuccio, al bancone, consumato dagli anni.
Tutto in questo bar era tetro e consumato.
Un uomo si avvicino al piano e subito un brivido mi corse per tutto il corpo, quella musica era consona a quell'ambiente proprio al luogo.
Una donna al bancone si affacciò -Salve, desidera qualcosa?-
Mi girai verso di lei e mi diressi verso al bancone. Mi misi seduta a due posti di distanza dalla donna dal volto coperto.
-Vorrei una birra alla spina.-
-Arriva subito.- rispose la barista.
-Di che cosa è alla ricerca?- continuò.
-Come?- ero in sovrappensiero.
Mi ero distratta, avevo notato un uomo all'angolo, aveva un'aria misteriosa, non riuscivo ad intravedere il viso per via della luce, però capii che mi stava guardando, mi sentivo osservata ed ero girato verso di me.
-Chiedevo che cosa cerca in questo paesino sperduto?- disse la barista.
-Come fa a sapere che non sono di qui?-
-Conosco quasi tutti qui e hai un accento un po' diverso.- rispose.
-Ha ragione, non sono di qui, ma sono venuta per cercare “adrenalina”.- le dissi.
-Sei venuta nel posto giusto. Puoi chiedere a lui.- e con un cenno con la testa indicò l'uomo che prima mi aveva distratto.
La barista mi porse la birra.
-Grazie.- dissi infine.
Presi la birra e andai verso l'uomo.
-Mi hanno detto che tu puoi aiutarmi.- cominciai io.
-Dipende in che cosa.- continuo lui.
Alzò lo sguardo e finalmente vidi il suo viso, era giovane e affascinante.
-Io cerco l'avventura.- dopo che ho detto questo, in lui comparve un sorrisetto.
-Hai fatto bene a chiedere a me.-
Cominciai a bere, poi lui continuò -Se cerchi l'avventura, vieni domani in piazza, nell'angolo dietro al negozio di frutta e verdura.- Mi porse un biglietto, con il numero di telefono e la via.
Dopodiché si alzò e si avvicinò alla porta, infine disse -Ti aspetto.- Sorrise e se ne andò.
Finii la birra, la lasciai sul bancone con i soldi poi dissi -Sa dove posso passare la notte?-.
-Se vuole, sopra ho due stanze libere, ne può prendere una.-
-Certo, quanto viene?-
-Non si preoccupi, per lei è gratis.-
-Solo per curiosità, perché?- insistei.
-Lei ha colpito quell'uomo, lo conosco e so che non ha mai visto una donna come lei, questo basta.-.
Questa frase mi lasciò un po' ansiosa e curiosa.
Mi porse le chiavi e disse -Salga le scale, poi svolti a destra, la stanza è la 102.-
-Grazie.- conclusi io.
Salii le scale di corsa e all'angolo girai. Appena vidi il numero aprii la porta, quando sentii dei passi, mi girai di scatto.
Era un giovane affascinante, castano, passo accanto a me e mi sorrise, dopodiché aprii la porta accanto, quella con il numero 101. Mi rivolse un altro caloroso sorrise e poi richiuse la porta.
Mi ripresi da quei magnifici occhi castani, dal sorriso che mi aveva rivolto, dai suoi bellissimi capelli castani. Provai un senso strano allo stomaco. Dopodiché entrai, notai subito che la stanza era molto accogliente, sul color crema e pistacchio. Appena vidi il letto mi ci buttai, quasi come abbracciarlo e mi addormentai dopo qualche minuto.
La mattina dopo mi svegliai con un grandissimo mal di testa e una fame da lupo, avrei mangiato persino il comodino. Decisi che avrei mangiato la barretta energetica che avevo nello zaino, me ne ero completamente dimenticata.
Dopo aver finito di mangiarla presi dallo zaino il bigliettino da visita che mi aveva dato quell'uomo. Nello stesso istante in cui lo guardai, realizzai che era quasi l'ora di pranzo, decisi che sarei andata immediatamente in pazza, ma prima dovevo ringraziare la barista per l'ospitalità.
Zaino in spalla, scesi le scale di fretta e arrivai al bar.
-Grazie per l'ospitalità.- dissi.
-Per me è un piacere, spero di rivederti presto.- rispose.
-Senz'altro.- .
Mentre mi avvicinavo alla porta, notai che il ragazzo che la sera prima mi aveva rivolto un sorriso era lì, davanti alla barista, a parlare con lei.
-Arrivederci.- conclusi brevemente io.
-A presto!- rispose.
Uscita dal bar, la prima cosa che notai, fu il sole, ero contenta che fosse una bella giornata, cosi m'incamminai per andare in piazza.
Quella via non sembrava più tetra grazie al sole, sembrava semplicemente vecchia e consumata.
Subito dopo, sentii dei passi, ma non come una persona che cammina, come se uno stesse correndo. Cercai di capire da dove venivano, mi girai, feci persino un giro completo e infine lo vidi.
Proprio dietro di me, il ragazzo di ieri sera, stava correndo verso di me.
A due metri di distanza da me, si fermò.
Mi sorrise nuovamente, dopodiché rincominciò a correre.
Non riuscivo a spiegarmi il perché si era fermato, sembrava che lo avesse fatto solo per sorridermi. Non so il perché lo abbia fatto, ma di una cosa ero certa, ogni volta che lo vedevo, sentivo una strana sensazione allo stomaco.
Diventai rossa per questo, feci un lieve sorriso, come se lui potesse vedermi.
Mi girai, e continuai per la mia strada.
La via stava per terminare, mi accorsi che c'era gente, in fondo alla strada.
Così supposi che era la fine della via.
Senza accorgermene, avevo già aumentato il passo, stavo marciando, a quel punto mi misi a correre.
Arrivata alla fine della via, mi fermai e con tutte e due le mani e con il petto, mi appoggiai al muro, quasi come rendermi invisibile o nascondermi.
La piazza era piena di gente: c'erano i venditori, che cercavano in tutti i modi di trovare un compratore; c'erano i compratori, che sembravano voler comprare tutta la piazza; infine c'erano quelli che mia madre considerava i “pettegoli”, persona anziane che non hanno niente di meglio da fare che mettere il naso nelle faccende altrui.
Cercai immediatamente l'ortolano e appena lo vidi, cercai subito l'angolo dove avrei trovato l'uomo del bar.
Visto l'angolo, corsi subito alla ricerca del mio “salvatore”.
Girai l'angolo e vidi una specie di roulotte, con un'insegna “Games of Deception”.
Era accogliente come roulotte, era un misto tra la biglietteria di un circo e uno stand, o una specie di “bottega”, quella che usano i maghi o le veggenti.
In effetti era molto accogliente, cosi mi avvicinai e vidi l'uomo del bar, feci un lieve sorriso.
-Salve.- appena lo dissi, l'uomo si girò verso di me.
Era seduto su uno sgabello, sembrava una tenda indiana, era piena di colori sull'oro e sul rosso, pieno di tappeti, di candele e incensi.
-Ciao, sei venuta!- disse lui.
-Certo, l'ho detto, cerco avventura, adrenalina, azione.- continuai.
-Bene, ti spiego un po' in che cosa consiste in modo breve: ci sono quaranta partecipanti, dovrete allenarvi per due settimane e alla fine, vi porteremo su un isola sperduta e lì dovrete affrontare sfide, il gioco termina quando trentanove partecipanti saranno morti, perché solo uno può vincere. T'interessa?-
Rimasi immobile e spaventata quando disse che sarebbero morti trentanove concorrenti, lasciandone in vita uno.
Dopo quattro minuti di silenzio lui parlò nuovamente -Scusa, non mi sono presentato.- si alzò -Mi chiamo Jonatan Werfenty e sono l'organizzatore e il giudice del gioco.- mi strinse la mano e io ricambia, poi continuò  -Vuoi partecipare?-.
Sinceramente non sapevo cosa rispondere, volevo affrontare sfide e provare paura, ma non ero sicura del fatto di morire, avevo poche speranze di vincere, dato che ci sono quaranta concorrenti.
-Non sono del tutto convinta.- risposi con un nodo alla gola.
-Hai paura della morte?-.
A questa domanda non sapevo cosa rispondere, da una parte si, ma dall'altra volevo quasi morire, per non soffrire più.
-No.- risposi sicura di me.
-Bene, allora vuoi partecipare? Se si allora compila questo modulo.- disse mentre mi porgeva un foglio e una penna.
Accettai dopo aver esitato un po', afferrai il modulo e la penna, mi sedetti davanti a lui, e incominciai a scrivere.
Finito il modulo, glie lo resi, insieme alla penna.
Mi rivolse un altro sorriso poi aggiunse -Bene, ti chiameremo quando avremo raggiunto i 40 partecipanti, grazie per esserti unita a loro.-.
Non capivo come avrebbe potuto avvisarmi, poi ricordai che sul modulo, c'era scritto di lasciare il numero del cellulare.
-Grazie e arrivederci.- risposi in modo un po' seccante.
-Arrivederci.-
Mi girai e me ne andai, facendo un giro per la roulotte, tanto per curiosare.
Non era niente di speciale, l'unica cosa che mi colpiva erano i colori.
Dopo aver osservato abbastanza, tornai in piazza e ripresi la vecchia strada, quella che portava al bar.
Ero decisa, volevo tornare alla macchina, perché li vicino vi era un negozio che vendeva cartine della zona. Così corsi sino alla macchina.
Arrivata là, la aprii e entrai. Aprii lo scompartimento e presi una busta con all'interno 670 €, il bancomat, quello che restava di cibo. Quando stavo per chiuderlo, notai qualcosa d'interessante, qualcosa mai visto prima. C'era un libro, senza titolo, dalla copertina marrone, aveva un aspetto usato, vecchio. Senza sapere cosa fosse, lo cacciai nello zaino.
Scesi dalla macchina e mi avviai per il negozio.
Quando arrivai, afferrai la prima cartina di questo paesino e la portai alla cassa, dove vi era un uomo anziano magno e minuto, con un aspetto che mi faceva quasi pena. I suoi occhi sembravano stanchi e a vederlo sembrava che se lo avessi toccato si sarebbe rotto, la pelle era cosi pallida da sembrare porcellana.
-Quanto viene?-  chiesi.
-2,50 € signorina.-
Gli porsi i soldi, la cifra precisa, poi rivolsi un sorriso all'uomo anziano e lui ricambiò.
-Arrivederci.- dissi mentre oltrepassavo la porta.
-Arrivederci signorina.- concluse lui.
Appena uscii, vidi una panchina, e decisi di sedermi.
Aprii la cartina, alla ricerca di un posto dove avrei potuto alloggiare la notte.
So che sarei potuta tornare al bar, ma mi sembrava scorretto nei confronti della barista non dover pagare un'altra sera e se avessi  pagato, so che lei non avrebbe accettato.
Cosi incominciai a guardare un po' e trovai un posto molto carino. Era una specie di albergo, a due stelle e anche se io non sono il tipo di persona che usa gli alberghi, ma preferisce andare in un campeggio, decisi che quello sarebbe stata la mia casa finché non mi avrebbero chiamata, anche a costo di aspettare un mese.
Non ero preoccupata per quanto riguardava il costo, di soldi ne avevo tanti.
Misi la cartina nello zaino e andai alla macchina.
Accesi il motore e seguii le indicazioni della cartina che avevo appoggiato sul sedile accanto al mio. Arrivata all'albergo, seguii le indicazioni sui cartelli per il parcheggio.
L'albergo si chiamava “The Hylend”.
Spensi il motore e scesi, aprii il portabagagli per prendere lo zaino, e dopo averla vista, mi ricordai di avere una borsa per i vestiti.
Presi anche quella. Chiusi la macchina e  mi avviai all'entrata.
Appena entrata, questo posto mi aveva incantata, era elegante e lussuoso, se non sapessi che è a due stelle, giuro che le avrei scambiato per uno da cinque.
Alla reception non c'era nessuno, cosi suonai il campanello che vi era sul bancone.
Molto goffamente, arrivo un ragazzo giovane, magro e abbastanza alto, pronto per servirmi.
 
 
 
 
 
Caroline
  
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