Dedico questa storia a
due persone speciali che adoro:
la mia dolce metà (^__^), ovvero la mia citro, che tutti i
giorni ha la pazienza di sopportarmi e che ha contribuito in grande parte alla
creazione di questo capitolo (non ci sarà mai una sodina senza citro,
ricordatelo!); e alla divina e magnifica Juls, che con i suoi scritti e le sue
recensioni mi fa sempre diventare una specie di gelatina dalla testa ai piedi
(spero che renda l’idea, comunque se non si fosse capito: perchè è un
mito!)
PRIMO
CAPITOLO
A
DAY LIKE THE OTHERS
***
In una giornata
soleggiata di settembre un ragazzo, sdraiato supino in un prato, appena fuori
dalle mura di Hogwarts, cercava di carpire gli ultimi raggi di sole della
giornata, raggi tiepidi, offuscati dal freddo imminente dell’autunno ormai
prossimo.
Lo sguardo, degli
occhi nocciola, era intento ad osservare attentamente il
lago.
Sembrava annoiato,
quanto mai tediato da tutto ciò che lo circondava.
La sigaretta, lasciata
mollemente tra le dita, impregnava l’aria intorno al giovane, avvolgendolo in
una leggera nube di fumo.
La cravatta rosso-oro
era allentata e cadeva sul petto, coperto da una camicia bianca, in modo
apparentemente disordinato.
Solo chi lo conosceva
profondamente sapeva che nulla era lasciato al caso.
I pantaloni neri di
ottima fattura, aderivano perfettamente alle cosce muscolose, dando alla figura,
un’immagine slanciata.
Il risultato finale di
tutto ciò, era un ragazzo vestito in modo accuratamente trasandato, ma allo
stesso tempo elegante; semplicemente bello.
Purtroppo sapeva di
esserlo, sapeva che a circa una quindicina di metri da lui, vicino ad un albero,
si trovavano sei ragazzine dall’aria adorante, che aspettavano pazientemente un
suo sguardo o un suo gesto, in modo
da potersi illudere ancora una volta, immaginando che quel cenno fosse rivolto
ad una di loro.
Sapeva e ne
approfittava, se ne compiaceva.
Improvvisamente un
movimento alla sua destra catturò la sua attenzione, nonostante ostentasse
ancora quell’aria vagamente indifferente.
Spense la sigaretta,
ridotta ad un mozzicone, sull’erba ingiallita dal sole.
Ad uno sguardo attento
però non poteva sfuggire un brillio divertito negli occhi, anche se
l’espressione del viso era rimasta immutata.
Il movimento, che
aveva procurato il cambiamento
repentino negli occhi del giovane, era stato causato dal ragazzo che si era
appena seduto al suo fianco.
Un sorriso minacciava
di trapelare dall’espressione seria ma allo stesso tempo affascinante
dell’intruso.
Aveva l’aria di
divertirsi particolarmente a distrarre il suo compare dall’importante lavoro che stava compiendo e cioè
osservare minuziosamente ed attentamente il lago.
Appena seduto, aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni neri della divisa un pacchetto di sigarette, ne
aveva presa
elegantemente una e l’aveva appoggiata tra le labbra sottili e
rosee.
Con un leggero
movimento della bacchetta aveva acceso la sigaretta, sprigionando un piacevole
sentore di cannella.
- Mio caro James, è
alquanto noioso per non dire di peggio, starti accanto in questi ultimi mesi,
sei estremamente monotono... -
Le parole appena
pronunciate, non avevano ricevuto risposta, sembravano che non fossero state
udite.
Tuttavia la fronte del
compagno era leggermente corrugata, in segno di una tacita
domanda.
- Cerca di capirmi, te
lo dico nei tuoi interessi, se continui a guardarla così insistentemente, rischi
di sciuparla e sarebbero guai conoscendo il suo caratterino. Non credi Ramoso?
-
James, in quel preciso momento, stava
seriamente pensando ad una morte semplice e dolorosa per il suo “migliore”
amico.
Prese una sigaretta
dal suo pacchetto, pensando agli effetti benefici della nicotina sul suo
carattere alquanto irascibile e si mise seduto guardando l’amico con aria
minacciosa, sperando di fargli capire di non avanzare oltre; senza
successo.
- Credimi, non è
adatta a te quella ragazza, troppo focosa, troppo impertinente, soprattutto
troppo “Caposcuola” e poi, ti vorrei ricordare, nel caso te lo fossi dimenticato, un
piccolo, quasi insignificante particolare, -
Con un sorrisetto
degno di Satana, rimase in silenzio qualche istante per enfatizzare meglio la
seguente frase, calcando il suo tono di voce su ogni singola
parola...
- Lei, ti odia
-
A quelle parole James
si alzò di scatto , sovrastando il suo interlocutore, che nel frattempo non
cercava neanche più di trattenere le risate.
Cercò di andarsene, maledicendo mentalmente quando, circa sei anni prima, si era seduto in un vagone del treno di Hogwarts casualmente vicino ad una ragazzino di undici anni, apparentemente tranquillo: l’inizio e la fine della sua vita da bravo ragazzo, (anche se molti negano tutt’ora che James
Potter fosse stato mai
associato alla parola “bravo”).
Il piano di fuga
improvvisata, venne bruscamente interrotto da uno spostamento dalle parti del
lago.
Come dotata di vita
propria la mano che non reggeva la sigaretta andò a ravvivare i capelli di
James: gesto che costò qualche svenimento tra le ragazzine vicine all’albero e
una profonda risata estremamente fastidiosa al suo fianco.
Tutto ciò era stato
causato dallo spostamento in massa di un gruppo indistinto di ragazze del
settimo anno.
Si stavano avvicinando
velocemente al luogo in cui si trovava James, in effetti cosa del tutto logica
visto la sua vicinanza al portone,
ma per il diretto interessato era dovuto all’adorazione che tutti dovevano avere nei suoi confronti: non
aveva tutti i torti.
A circa cinque metri
di distanza, alcune ragazze diedero segni di squilibrio mentale: Sirius Black e
James Potter si trovavano vicino a loro.
Margaret Beats, nota
esponente del club “mangia-uomini”, così soprannominato dai molteplici ragazzi
letteralmente mangiati, con passo studiato si accostò a Sirius, che nel
frattempo si era alzato, naturalmente mostrando un sorriso a trentadue
denti.
- Sirius !
-
- Margaret, che
piacere vederti. –
Con un gesto elegante,
degno di un Black, Sirius prese tra le sue una mano di Margaret, portandosela
alle labbra per un casto bacio; anche se l’occhiata che le lanciò di casto aveva
ben poco.
James, non sembrava
minimamente interessato al dialogo che si svolgeva di fianco a lui, era
estremamente concentrato ad osservare lei.
Con un sorrisetto
malandrino sulle labbra guardò le figura che, in quel momento, parlava con aria
scocciata per l’interruzione non prevista, con una sua
amica.
I mocassini scuri di
morbida pelle, calzavano perfettamente il suo piede, racchiuso in una sottile
calza che arrivava sino al ginocchio.
La gonna nera a balze
copriva le cosce snelle e tornite, che sembravano essere create appositamente
per lui; la camicia rigorosamente abbottonata sino all’ultimo bottone era
infilata con attenzione dentro la gonna e si tendeva sul seno
fiorente.
La sua attenta
ispezione si completò quando alzò la sua visuale sul volto della
ragazza.
La bocca, socchiusa,
atteggiata in quel momento in una simpatica smorfia, era piena e rossa, poco più
su faceva mostra di sé quel nasino deliziosamente
impertinente.
Gli occhi secondo il parere di James,
erano il pezzo forte, naturalmente senza contare quel suo splendido seno che
s’intravedeva dalla camicetta e quel fondoschiena meraviglioso che si poteva
intuire dalla gonna.
Erano di un colore non
definibile con le parole, semplicemente magnifici.
Una persona senza
riflettere avrebbe potuto definirli verdi, invece ad uno sguardo più attento,
molto più attento, erano di un intenso verde smeraldo con sottili striature di
azzurro cielo.
A corniciare il tutto
scendeva intorno al suo viso, una chioma ramata leggermente
ondulata.
Sembrava che avesse,
intorno al capo, lingue di fuoco legate saldamente in una coda
alta.
Lily Evans non era
semplicemente bella, era molto di più e non sapeva di
esserlo.
La maggior parte della
popolazione femminile di Hogwarts si accorciava le gonne per farle diventare più
che una mini, si truccava pesantemente, indossava camicie più corte e di una
taglia inferiore per mostrare ogni più piccola forma, partecipava ad ogni
insignificante festino che si teneva nella scuola.
Lei
no.
Perso tra i propri
pensieri, non si accorse dello sguardo a carica altamente omicida che gli lanciò
il soggetto dei suoi pensieri.
Sirius intento a
mantenere il sangue freddo di fronte a tutto quel bendidio della Beats, non si
accorse del pericolo che stava correndo James.
Lily Evans era famosa
per i suoi scatti d’ira nei confronti di Potter, naturalmente tutti
giustificati, forse talvolta un po’ violenti, ma sempre
giustificati.
La mano attentamente
curata che si stava abbattendo con forza sulla guancia abbronzata di James si
fermò a mezz’aria, bloccata da una presa ferma sul polso esile della
Evans.
James Potter era pur
sempre il Cercatore nonché Capitano della scuola di Quiddith di Grifondoro, ed
era maledettamente bravo in quel che faceva.
I suoi riflessi non erano da
sottovalutare.
La ragazza senza
rendersene conto si ritrovò a stretto contatto, per meglio dire pressata ,
contro un imponente torace, coperto solo dalla sottile
camicia.
Immediatamente, come
illuminata dalla consapevolezza, Lily, diventando su tutto il viso e sul collo
di un delizioso rosso, si dimenò tentando di liberarsi, non osando guardarlo
negli occhi: non sapeva con chi aveva a che fare.
James Potter era
celebre per la sua tenacia, soprattutto nei confronti della povera Evans e
trovarsi in una situazione così piacevole, non era cosa da tutti i
giorni.
Il suo respiro,
leggermente affannato per via dei suoi tentativi di liberarsi, solleticava
piacevolmente il collo del Cercatore e il suo seno premuto contro il suo busto
era oltremodo beatificante.
Gettata la sigaretta,
oramai superflua, posò la mano libera sulla schiena esile di Lily, premendola
ancora più contro di sé e impedendole qualsiasi movimento, o
quasi.
Le labbra appoggiate
sulla chioma fiammeggiante, erano atteggiate in un sorriso ebete e cercavano di
articolare qualche parola ma purtroppo quel corpo premuto contro il suo, gli
impediva qualsiasi pensiero logico.
James Potter rimasto
senza parole, fatto mai avvenuto nella storia di
Hogwarts...
Il piccolo piede della
Evans, racchiuso nei mocassini, approfittando della momentanea situazione
d’immobilità, scattò nelle parti delicate quanto mai virili di James.
Le labbra,
precedentemente a corto di parole, si spalancarono in un urlo
disumano.
Le braccia lasciarono
repentinamente la “prigioniera” andando a posarsi sulle povere e innocenti vittime di quella
violenza.
Il silenzio scese
velocemente, subito però, interrotto da una fastidiosa
risata.
Con uno sguardo che
avrebbe ghiacciato anche l’Ade, Lily Evans si girò con aria stizzita e si
incamminò a passo di marcia verso l’ingresso di Hogwarts, lasciando alle spalle
un Potter dolorante, intento a rotolarsi sul prato in cerca di sollievo.
- Ma che diavolo le è
preso?! -
Aiutando l’amico ad
alzarsi, Sirius s’impose di mantenersi serio di fronte alla domanda del
compagno, ormai diventato eunuco.
- Forza Ramoso, non
pensarci, sono donne. Coraggio, Remus e Peter ci stanno aspettando...
-
Mugugnando qualcosa di
non ben definito James lo seguì, non riuscendo a scacciare dalla mente
l’abbraccio avvenuto poco prima.
***
Se siete arrivati alla
fine del capitolo, vuol dire che non era poi così orrido come pensavo
^__^
Mi lasciate una
piccola, ma proprio piccola recensione per sapere se continuarla? Mi farebbe
estremamente piacere, conoscere i vostri pareri a
riguardo...^^
Un bacione gigantesco
a tutti quelli che hanno letto!
pippimag