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Autore: manicrank    28/08/2012    6 recensioni
Io non sono un rifiuto, io non sono sbagliato. Chiudo gli occhi e vorrei dispiegare le ali ed andarmene, volare via, essere libero.
Ma sono bloccato qui, nell'oscurità. E solo la luna mi benedice, mi bacia, mi sfiora, come fossi suo figlio.
Mi piace - Penso - Essere un figlio della luna
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Consiglio vivamente l'ascolto di Untitled dei GazettE

 

 

 

 

                                Il figlio del sole

 

 

 

Waiting for a smile from a Sunchild.

21 dicembre 1998

 

 

 


Mi stropiccio un occhio con il dorso della mano, mettendo a fuoco il soffitto bianco sopra di me. Dove sono? Penso, non trovando risposta. Mi metto seduto e cerco di ricordare. La stanza in cui sono è completamente bianca, ha due porte. Una, che di sicuro conduce al bagno, e l'altra che, sicuramente, conduce all'esterno. In un angolo c'è uno sgabello ed un piccolo mobile da cucina con uno scaffale. Sono steso in un letto, e davanti ho una grande finestra che prende quasi tutta la parete.
Che posto è?
Mi alzo, sono scalzo, ma non sento freddo ai piedi. Nonostante il parquet sia gelido e sia dicembre.
Sbatto le palpebre un paio di volte e cerco nella mia mente qualche ricordo, ma nulla. Solo il vuoto. Al polso ho un braccialetto. 00053? Leggo, ma archivio quel dettaglio in un angolo della mia mente.
Sento bussare e mi volto di scatto. Non sono solo. Penso, e cauto vado alla porta. Non c'è spioncino, quindi non so chi ho davanti, e sono indeciso se aprire o meno. Mi mordo l'interno della guancia e poi, dopo un'accurata analisi, apro la porta.
Mi ritrovo davanti un uomo sulla cinquantina, con folti capelli grigi e gli occhi penetranti dietro a spesse lenti d'occhiale. Indosso ha un camice bianco da dottore ed un cartellino con appeso il suo nome. Dottor Satoshi.
Sono spaesato, ed il dottore entra nella stanza. Da un'occhiata in giro e poi mi sorride caloroso. “Buongiorno Cinquantatré” mi appella, gettandomi nel panico.
Io mi chiamo Takanori! Matsumoto Takanori! Voglio dirgli, ma sto zitto e lo guardo.
Il dottore continua a sorridere e si sistema sullo sgabello.
Come stai oggi?”.
Silenzio.
Hai paura?”
Annuisco.
Non sai dove ti trovi?”
Annuisco di nuovo.
Ricordi qualcosa?”.
Questa volta faccio cenno di diniego.
Va bene, vieni con me. Può capitare sai? Di perdere la memoria per qualcosa di spiacevole. Il cervello fa da solo. Cancella quei ricordi fastidiosi, ecco perché non sai dove ti trovi”.
Annuisco ed il dottore mi posa la mano sulla schiena. Vorrei ritrarmi inorridito, ma lui mi fa uscire dalla stanza bianca. Il che è una buona cosa, no? Mi fa scendere delle scale, e durante il tragitto incontro altri dottori.
Sono in un ospedale?
Osservo ogni singolo dettaglio di quello che mi circonda e continuo ad avanzare sospinto dal medico. Vorrei solo non trovarmi qui. Essere a casa mia, con i miei amici, a dire cazzate e suonare la chitarra in pace.
Ma sto qui, nel silenzio più totale. Smarrito.
Il dottore poi si ferma davanti ad una porta bianca, dove, inchiodato, c'è un nome in kanji dorati. Dottor Akira Suzuki, psicologo. Recita.
Allora cinquantatré, ora entri e parli con il dottore. Lui ti saprà aiutare, va bene? Io resto qui fuori e ti aspetto”.
Il tono che usa sembra affidabile, come quello di tutti i dottori, e quasi mi convince siano brave persone. Scuoto le spalle e, facendomi coraggio, busso.
Avanti” giunge, da dietro la porta, con un sospiro entro nella stanza. Me l'aspettavo bianca, come quella in cui mi sono svegliato, mentre mi ritrovo in un piccolo studio caldo. Alle pareti ci sono pannelli di legno chiaro, un'imponente scrivania fa bella mostra di sé, e dietro di essa siede un uomo. Anzi, un ragazzo. Ha i capelli biondi, leggermente scompigliati, ed una stranissima fascetta che gli stringe il naso. Il ragazzo si alza facendo volteggiare il camice e mi viene vicino, mi sorride e poi apre la porta.
Io rimango impalato, mentre lo sento parlottare con il dottore che mi ha portato qui.
Chi è lui?”
Numero Cinquantatré”
Dammi la sua cartella”
La trovi in segreteria”
Che mi puoi dire su di lui?”
Non so nulla nemmeno io, parlaci e fattelo dire”
Ah, sei inutile Satoshi”.
Poi i due ridacchiano ed il dottore parla di nuovo: “So solo che si chiama Matsumoto Takanori, diciotto anni, prefettura di Kanagawa” lo sento sussurrare qualcos'altro ma non ne afferro il senso.
Me lo farò bastare”.
Poi il ragazzo biondo chiude di nuovo la porta e mi ripassa davanti, sempre sorridendo. Io lo guardo sospettoso, ma mi siedo appena lui mi indica una poltroncina davanti alla scrivania. Si siede anche lui, venendomi vicino, e mi osserva. “Allora, piccolo Takanori. Che succede?”.
Io sto zitto e lo guardo. Piccolo Takanori. Nessuno mi aveva mai chiamato così.
Non parli?” io scuoto la testa, facendomi finire i ciuffi biondi davanti al viso. Akira Suzuki alza due dita e me li scosta, passandomeli dietro l'orecchio.
Ha le mani bollenti, quasi fosse fatto di fuoco.
E non so perché, ma arrossisco dopo il suo contatto, incapace di mantenere lo sguardo alto. Il dottore ridacchia e torna composto.
Perché non parli?” io alzo le spalle. Non lo so nemmeno io. Ma sento come se qualcosa si fosse spezzato inesorabilmente dentro di me. Le mie corde vocali, a lungo amate, per il canto, si sono bloccate.
Non ci riesci, mi dispiace” sussurra, e sento che è sincero. Scuoto la testa per non farlo sentire in colpa.
Allora, piccolo Takanori...” a quel nome roteo gli occhi, mi da un po' fastidio. Akira Suzuki se ne accorge e ride di nuovo. “...Ricordi nulla?” lo guardo negli occhi e scuoto la testa deciso. Non so nemmeno perché sono qui.
Perfetto. Allora, io posso dirtelo... insomma, perché sei qui. Però preferirei riuscissi a ricordare. Quindi, ora ti dirò qualcosa, e poi ci vedremo ogni giorno per farti tornare la memoria. Va bene?” le sue parole calde mi rassicurano ed io annuisco. Lui non mi fa paura, anzi, mi calma. Riesce a rassicurarmi con due frasi.
Sembra fatto di fuoco.
Sei in questo posto, piccolo Takanori, insieme a tante altre persone come te. Non c'è nulla di cui essere spaventati. Sei qui per guarire, e poi potrai uscire di nuovo”.
Sono malato? Cos'ho? Dov'è la mia famiglia? È grave? Lo guardo negli occhi, sperando che possa leggere le mie domande, e Suzuki mi osserva intrecciando i nostri sguardi. Ha dei magnifici occhi, penetranti, neri. Mi piacciono, sono vivi.
Non sei malato... voglio essere schietto. Non sei malato, fisicamente” fa una piccola pausa per cercare le parole giuste. “È successa una cosa, una cosa brutta e per questo noi vogliamo aiutarti. Nessuno ti farà del male piccolo Takanori. Fidati di noi. Puoi fidarti di noi?”.
Scuoto la testa. No! No che non mi posso fidare di loro. Sono chiuso qui dentro per qualcosa che non ricordo. Sono malato. Anche mio padre mi ha sempre detto che ero malato. Malato perché ero ribelle, malato perché il mio corpo si eccitava davanti ad un bel ragazzo, e mai davanti ad una bella ragazza. Malato perché ero ossessionato dalla musica. Malato, perché non ero il suo amato figlio da centodieci e lode.
Allora, piccolo Takanori, puoi fidarti di me?” mi chiede Akira Suzuki, prendendomi la mano. Lo osservo di sfuggita. Posso fidarmi di lui? Le sue mani sono calde, lui può proteggermi. Annuisco, chinando poi la testa e stringendogli la mano. Ho paura. Akira Suzuki mi alza il viso con due dita e sorride, sorride ed il suo volto si illumina.
Ora ne sono sicuro, non è fatto di fuoco. Lui è fatto di sole. È il sole. È suo figlio. Gli stringo la mano di più, fino a farmi sbiancare le nocche. È bello. Penso, osservando il suo viso rilassato.
Akira Suzuki mi sorride ancora e mi sento morire, poi si alza e mi accompagna alla porta. “Ci vediamo presto, piccolo Takanori” mi dice, lasciandomi di nuovo alle cure di Satoshi. No! Non voglio! Voglio rimanere con lui. Ma la porta si chiude, e piano io torno in camera mia.












allora, che ve ne è sembrato questo capitolo? Ormai ho deciso che metterò un capitolo al giorno... quindi preparatevi psicologicamente!! :D 
Fatemi sapere che ne pensate! *^* 
A presto <3
MR

   
 
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