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Autore: Miyu Orwell    12/03/2007    11 recensioni
« Cosa posso fare se io sono così?! Che colpa ne ho se sono fatta così?!
Quanto pretendono che io cambi?! Non posso essere qualcuno che non sono! Perché non riescono a capirlo?!

Esiste… esiste qualcuno che vedrà oltre la cortina di offese e prese in giro di cui sono ricoperta? »

Una storia a cui tengo molto. Grazie a chiunque la leggerà.
Miyu
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Millicent Bullstrode
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Mille punti di autostima
Autore: Miyu Orwell
Personaggi: Millicent Bulstrode, Draco Malfoy, Harry Potter
Rating: PG
Avvertenze: One-shot, Out Of Character, Linguaggio
Beta-reader: Cleo

Commento: « Cosa posso fare se io sono così?! Che colpa ne ho se sono fatta così?!
Quanto pretendono che io cambi?! Non posso essere qualcuno che non sono! Perché non riescono a capirlo?!

Esiste… esiste qualcuno che vedrà oltre la cortina di offese e prese in giro di cui sono ricoperta? »


Dedicata a: Tiziana, perché mi sopporta e legge tutto quello che le mando. Mi sto ancora chiedendo quando la faranno santa... :D
La dedico anche a me stessa, perché mi piace sognare. Perché, almeno nei sogni, riesco a trovare anche io un Harry Potter così...

Ringraziamenti: A Crazycolors, perché non solo mi ha trovato un titolo stupendo, ma ha anche avuto la pazienza e la voglia di leggere questo storia e di darmi consigli utili. Te ne sarò sempre grata!


Mille punti di autostima


Quando ero ancora molto piccola, stavo sempre in casa. Raramente uscivo. Non avendo nessuno con cui stare, restavo sempre da sola. Non c’erano bambini con cui potevo giocare. Ma se anche ci fossero stati, non avrebbero giocato con me. Non avevo nemmeno animali. Mia madre sembrava totalmente disgustata da loro. Per questo non ne abbiamo mai avuti. E io sono rimasta sempre sola.

Poi, un giorno, i miei genitori mi portarono a casa di alcuni loro amici. E fu lì che incontrai la persona di cui sono stata innamorata per anni: un bellissimo bambino di appena sei anni che mi fissò con i suoi occhioni grigi, per poi pormi quella fatidica domanda che ha dato inizio a tutto questo: « Vuoi giocare con me? ».

A nessun altro lo avrei fatto… ma io, a lui, risposi semplicemente di sì.

Uscimmo nel parco del suo maniero per giocare e la felicità mi sommerse il cuore. Mi sorrideva, mi parlava, mi ascoltava. Era gentile con me.
E io, nella mia stupida ingenuità, gli donai il mio cuore.
*


La prima volta che una crepa intaccò il mio cuore fu tre settimane dopo: il giorno del mio settimo compleanno.
I miei genitori ne avevano approfittato per dare un piccolo party al quale avevano invitato anche i loro amici. Molti dei quali avevano dei figli.

Tra cui lui.
Lui.

Era venuto da me, con quel ghigno che gli increspava le labbra…
Dov’era il suo sorriso gentile?

…con lo sguardo più freddo della morte stessa…
Dov’era il suo sguardo allegro?

…e con il disgusto sul viso.
Dov’era la persona che conoscevo io?

Era lì, davanti a me, insieme ad altri bambini, tre maschietti e una femminuccia. Mi fissavano tutti con aria da sufficienza, dall’alto in basso, come se fossi uno scarto umano e loro fossero lì solo per obbligo.
Poi, lui prese parola. Era il capo. Lo era già a quel tempo.
« Questi sono Zabini, Goyle e Tiger e lei… » mi disse, indicandone uno ad uno, per poi passare alla bambina che in quel momento gli si attaccò al braccio peggio di una ventosa. «…lei è Pansy Parkinson, la mia fidanzatina ».
Dopodiché, con un sorriso disgustato, parlò agli altri. « Questo, ragazzi, è quel mostro con cui sono stato costretto a stare mentre voi eravate in giro a divertirvi. Dato che siete stati obbligati anche voi a partecipare a questo noiosissimo party, potrete di certo capire che cosa ho dovuto sopportare io in questo periodo ».
Gli altri annuirono, fissandomi con disgusto.
Ma io non guardavo loro. Fissavo lui, solo lui.
E, cullandomi nella mia beata ingenuità, mi dicevo: sta scherzando…sta scherzando… sta scherzando…
« Avevi proprio ragione, Draco: è veramente brutta! » disse Zabini.

…sta scherzando…

« Ed è pure grassa! Che schifo! » esclamò Pansy Parkinson con voce squillante.

...sta scherzando…

« Oh, sì! E pensate che è anche stupida come un troll » aggiunse Draco, con un ghigno di pura crudeltà.

…sta scherzando!

Mi alzai, barcollando. Gli altri si scostarono, schifati. Non sia mai che io li tocchi. Neanche fossi stata affetta da peste…
Appena riuscii a reggermi in piedi, scappai via. Su, di corsa, fino in camera mia.

E lì, nel mio letto, piansi.

Mentre il cuore sembrava una pugno rovente che ad ogni battito era sul punto di trapassarmi il petto…
Mentre la testa sembrava una scatola presa a martellate…
Mentre gli occhi sembravano un vaso troppo pieno che era traboccato…
Mentre la gola sembrava un grattare di artigli ad ogni urlo di disperazione…

Soffrivo. Piangevo. Urlavo.

Ma tanto non importava a nessuno. Nessuno sarebbe venuto ad alleviare le mie pene. Nessuno si sarebbe curato di me. Nessuno sarebbe stato gentile con me.
Nemmeno lui.


*

Durante tutti questi anni, le crepe si sono infittite. Ce ne sono così tante che non riesco nemmeno a ricordare quante sono. So solo che, da quel giorno, tutti loro non hanno mai smesso di prendermi in giro. Qualsiasi cosa io facessi.

Se cercavo di dare il meglio di me, loro ridevano dei miei sforzi.
Se cercavo di rimanere nell’ombra e non farmi notare, loro ridevano della mia inconsistenza.
Ho cercato di oppormi. Ma loro riuscivano a trovare da ridere anche in quello.
Ho commesso la sciocchezza di mostrare loro il mio dolore, le mie lacrime, le mie grida. Da sadici bastardi quali sono, hanno riso anche di quello sfogo.
Qualsiasi cosa io facessi, loro ridevano, prendendomi in giro.
Qualsiasi cosa io fossi, loro ridevano, prendendosi gioco di me.
Cosa posso fare se io sono così?! Che colpa ne ho se sono fatta così?!
Quanto pretendono che io cambi?! Non posso essere qualcuno che non sono! Perché non riescono a capirlo?!

Esiste… esiste qualcuno che vedrà oltre la cortina di offese e prese in giro di cui sono ricoperta?


*

Ricordo alla perfezione il giorno in cui qualcuno è stato veramente gentile con me. E, strano ma vero, questo evento è accaduto a scuola. Non credevo che potesse esserci qualcuno di gentile nella scuola. Né credevo che qualcuno sapesse il mio nome di battesimo. Di norma, i professori mi chiamano per cognome… gli altri usano nomignoli bastardi, inventati da altrettanti bastardi. Anzi, per essere sinceri, l’unico bastardo che inventa nomignoli bastardi su di me è quel bastardo di cui ero innamorata; un bastardo che risponde al nome di Draco Malfoy.

In effetti, non ho capito perché ero ancora innamorata di lui dopo tutto quello che mi aveva fatto. Forse speravo che il Draco Malfoy che avevo conosciuto io potesse ritornare, prima o poi, e distruggere quello bastardo che gli aveva fregato il posto al mio settimo compleanno. O forse non riuscivo più a capire i miei sentimenti e quindi confondevo l’amore con l’odio. O forse, più semplicemente, ero pazza.

Scema, brutta e grassa lo sono già. Con pazza faccio pure l’unplaine. Che fortuna, eh?
Va be’, sto divagando.
Ritorniamo al fatidico giorno in cui ho fatto due scoperte eccezionali: 1. c’è qualcuno che conosce il mio nome di battesimo; 2. c’è qualcuno di gentile nella scuola.

Tutto è cominciato con uno scherzo cretino. Uno dei tanti.
Dei ragazzi di Grifondoro hanno pensato bene che fosse…nh… divertente fare in modo che la mia borsa si lacerasse, facendo fuoriuscire tutto: libri, pergamene, piume…boccette d’inchiostro che ovviamente si sono rotte sporcando tutto…
Oltre a lesione di oggetti personali, hanno anche deciso di ferire la mia povera e già provata anima, cominciando a ridere e usare quegli stupidi…scusate, bastardi nomignoli che si è inventato Draco e che oramai sono di uso comune della scolaresca. Se cerco bene, penso di poter trovare persino una lista di consultazione con tutti i nomignoli… più lo spazio per quelli nuovi, ovviamente. I suggerimenti sono sempre ben visti.

« Ehi, grassona! Lo sai che hai il culo così grosso che lo vedono persino gli alieni che si trovano dall’altra parte dell’universo? » mi disse uno.
« Io scommetto che un buco nero non riuscirebbe nemmeno a risucchiarlo tutto! » esclamò un altro.

Simpatia portami via, eh? Oh santa Morgana, ma come si fa a trovare divertente una cosa simile? Scommetto che se gli chiedessi una spiegazione chiara e concisa di “buco nero” probabilmente il loro cervello avrebbe un sovraccarico: provare a pensare a qualcosa di serio può distruggere quei due neuroni che tutti i Grifondoro hanno in comune.

Stavo ancora formulando questo pensiero, maledicendo gli alieni dall’altra parte dell’universo e la loro vista troppo acuta, quando arrivò colui che mi ha fatto credere che forse qualche Grifondoro ha, in effetti, dei neuroni propri: Harry Potter.
Lo sanno tutti che Potter ha la sindrome dell’eroe e che se non salva almeno venti persone in una giornata non riesce a dormire sereno; però non mi aspettavo di certo che nella parte del “cavaliere dalla scintillante armatura” salvasse me dai “malvagi oppressori”.
..ok, devo smettere di leggere i romanzetti rosa di Pansy. Va a finire che mi rincoglionisco come lei. E su questo argomento potrei parlare per ore, ma divagherei. Comunque nel caso vogliate informazioni più dettagliate, potrei preparare un appendice in cui parlare ESCLUSIVAMENTE di Pansy. E scommetto che verrebbe più lunga di questa “storia della mia vita”.

Ma anche qui sto divagando.
Dicevo… stavo maledicendo gli alieni e la loro vista, quando qualcuno ci venne incontro (io ero chinata a terra per raccogliere tutte le mie cose e non lo vedevo in faccia). Due istanti dopo, una voce, neanche tanto nota dato che io con Potter non avevo praticamente mai parlato, interruppe i miei pensieri e le simpaticissime battute dei Grifondoro.

« Venti punti in meno per ognuno di voi. E se non smettete di insultarla, giuro che vi metterò in punizione. Con Piton. Per un mese intero » sibilò minaccioso, scandendo bene ogni singola parola.

Ora, se uno che ha sconfitto il Mago Oscuro più potente al mondo ti minaccia in QUEL modo e tu non fai una piega, o sei scemo o sei più forte di lui. I tre simpaticissimi Grifondoro non erano né potenti né abbastanza scemi (perché scemi lo erano per forza) per poter disobbedire. E in due nanosecondi, da bravi leoni, erano già scomparsi.
E Potter ovviamente era enormemente soddisfatto. Li guardò allontanarsi con un ghigno che diceva tutto. E che lo rendeva molto… Serpeverde.

Mmh… mi sa che sono veramente pazza…

Un istante dopo, si girò verso di me, mi sorrise e mi chiese: « Tutto bene, Millicent? ».





Scusate, ho avuto un black-out. Ogni volta che ripenso a quell’episodio, mi va in tilt il cervello per circa cinque secondi.
Dato che anche quel giorno il cervello mi era partito per le Hawaii, Potter in mancanza di una risposta aveva sollevato un sopracciglio, incuriosito da quel mutismo.

« Hai bisogno che ti porti da Madama Chips? » mi chiese, appoggiando una mano sulla mia spalla con fare gentile.





Scusate, mi ero dimenticata che anche questo mi aveva causato un black-out al cervello. Chiedo venia.

In quel momento, comunque, rendendomi conto che avrei fatto meglio a rispondergli, prima che Potter mi portasse d’urgenza al S.Mungo dopo aver creato una Passaporta illegale e, ancora più grave, dopo aver saltato la fila allo sportello delle Informazioni, decisi di negare con la testa.

Lui non sembrava molto convinto. « Sicura? ».

Trovai persino la voce per rispondergli, questa volta. « Sì, grazie… ehm… Har-Harry? ».
Non ero molto convinta. Non sapevo se potevo usare il suo nome di battesimo oppure no, ma dato che lui l’aveva fatto con me, perchè io non avrei potuto?

Lui mi sorrise e, dopo aver annuito, con un paio di incantesimi ripulì, riparò e rimise a posto tutto. Mentre io avrei combinato solo disastri se avessi usato degli incantesimi.

Ringrazio quella sciagurata della mia buona stella per aver deciso di farmi una visitina oggi…

« Bene, se sei sicura… » Mi sorrise gentilmente, per poi appoggiarmi una mano sulla testa e mormorare: « Ci si vede in giro, Millicent ».

…è inutile dire che in quel momento il mio cervello ha subito un sovraccarico che ha fritto il 70% dei miei neuroni, vero?
*

Dopo l’incontro con Potter, cercai di pensare a un motivo per cui lui fosse stato così gentile con me. Alla fine ero giunta alla conclusione che o aveva avuto pietà di me oppure al caro perfettissimo Caposcuola Harry Potter si era fritto definitivamente il cervello.
L’ipotesi che IO potessi piacergli, l’avevo scartata dopo aver passato circa tre minuti della mia vita allo specchio, nei quali comunque avevo cercato di autoconvincermi che forse non ero poi proprio quel cesso che gli altri dicevano che io fossi.

In fondo il mio viso non è mai stato proprio così male: in questo sono di certo più carina di Pansy. Lei e la sua faccia da carlino…
Ok, Daphne non la si può battere. Lei è bella. Punto e basta. Ma Pansy! Lei di faccia è proprio bruttina, eh! Non ho ancora capito come faccia Draco a starci insieme.

Secondo me, in realtà non la sopporta, ma è obbligato a starci insieme.
…lo sapevo: la mia vocetta interiore è tornata a rompere… lo so che non mi devo illudere! Non sono poi così scema! Però che ci posso fare se ho una vera e propria ossessione per lui?


Va be’…
Sempre allo specchio, mi ero messa ad osservare il mio corpo. Non ero magra. Su questo non si può ribattere. Però non ero nemmeno così tanto grassa come dicevano gli altri.
Ok, il mio sedere era piuttosto.. in carne, però non ero di certo una balena!

E per quanto riguarda la mia intelligenza, io NON sono scema; non mi sono mai avvicinata neanche lontanamente ai voti della Granger, però non ero nemmeno al livello di Pansy! E anche qui potrei parlare per ore, ma preferisco rimandarvi all’Appendice che potrei preparare…
Insomma, non sono mai stata né un genio né una troglodita, checché ne dicessero i miei amatissimi amici. Sono sempre stata semplicemente nella norma: andavo meglio in alcune materie, peggio in altre. Punto.

Nonostante questo, comunque, potevo affermare senza il minimo dubbio che IO non piacevo a Potter.
*

Nei giorni che seguirono, mi ritrovai a fissare spesso Potter. E questo prova benissimo quanto io sia pazza perché, benché la parte razionale di me sia totalmente convinta di non piacere a Potter, quell’altra, quella stupida, ci spera un po’.

Folle.

Lo sanno tutti che una come me non può piacere a nessuno. Solo a un disperato forse. O a un pazzo. O a un misto di tutti e due. E Potter non è né l’uno né l’altro. Quindi a me è andata male e al resto del mondo bene: Potter è la perfezione fatta persona (sì, anche i capelli per aria fanno parte della sua “perfezione da eroe del mondo”) e per questo ha sconfitto Colui-che-non-deve-essere-nominato. Una persona normale non ce l’avrebbe fatta. Lui deve essere per forza speciale.. e quelli come lui non stanno con quelle come me, con le sfigate.

…che schifo la vita.

E mentre me ne stavo a rimuginare in biblioteca, nell’angolo più remoto tra la sezione Babbanologia e la sezione Storia della Magia (Chi è lo sfigato che verrebbe qui? Solo io, ovviamente…), vidi spuntare un affannato Harry Potter. Aveva le guance arrossate e il fiato corto, come se avesse corso per tutta la scuola, e sembrava al limite tra la disperazione e l’irritazione.
Quando si accorse di me, si fermò e mi fece un cenno con capo e mano per salutarmi. Prima che io potessi anche solo reagire, però, sentii l’inconfondibile voce di quel fotografo da strapazzo che corrisponde al nome di Colin Canon. E sentii anche Potter emettere un gemito di frustrazione.

« Millicent, ti prego, nascondimi! ». Potter si era avvicinato di corsa a me, implorandomi con uno sguardo che avrebbe sciolto anche un ghiacciaio. E dato che io non mi chiamo Draco Malfoy, né sono mai stata un ghiacciaio, andai semplicemente a fuoco e annuii brevemente, senza riflettere molto.
Sentivo i passi di Canon e non ero la sola ad udirli. Potter si guardava intorno freneticamente, alla ricerca di una via di fuga.

« Sotto al tavolo! » esclamai di scatto, alzandomi per farlo passare. Lui si gettò sotto. E io appena in tempo mi risedetti, perché un istante dopo il fanatico di foto si mostrò a me.

Ansimando un po’ per la corsa (Mi viene da chiedere perché Madama Pince non gli abbia detto nulla: di solito si incazza come una iena quando si fa confusione in biblioteca. E correre come folli è sinonimo di confusione… ), si voltò a fissarmi.

« Ehy, tu! Hai visto in giro Harry Potter? » mi chiese Canon, mostrando una gentilezza simile a quella di un Troll che non mangia da tre mesi e che è stato svegliato presto la domenica mattina.

Io lo fissai brevemente con aria di superiorità e poi sbottai un secco: « No ».

Lui sembrò un po’ infastidito dal mio tono e si avvicinò, minaccioso. « Sì, immagino. Scommetto che comunque una troglodita come te, che ha bisogno di scriversi sulla mano il proprio nome per non dimenticarlo, non si accorgerebbe di avere davanti Harry nemmeno se glielo dicesse lui stesso! ».

Se lui era sembrato infastidito, io ero palesemente incazzata. Fatto sta che mi alzai e gli puntai la bacchetta alla gola, piuttosto velocemente (Strano, ma vero, eh? Non pensavi che un Troll come me potesse essere così veloce, eh?).
« Se non te ne sei accorto, io sto cercando di studiare. Quindi, invece di infastidire il mondo intero con le tue foto inutili, vai a farti un giro. E giuro che se osi insultarmi di nuovo, ti lancio una maledizione che ricorderai per il resto della tua misera esistenza! ».

Posso commuovermi? Che brava che sono: ho confermato la mia appartenenza alla casa di Serpeverde!

…ok, mi ci sono voluti sette anni, però non bisogna essere così pignoli.


E mentre io mi compiacevo di me stessa, Canon se ne andò con la coda tra le gambe. E due istanti dopo, mi ritrovai Potter alle spalle. Incazzato nero. E di norma questo mi avrebbe messo paura. Ma non quella volta: non sentivo alcuna minaccia. Si vede che la sua rabbia non era rivolta verso di me. E di questo ringraziai la mia buona stella che anche quella volta aveva deciso di farmi visita…

« Se ti offende di nuovo, dopo averti dato il privilegio di torturarlo, lascialo a me che ci penso io » si offrì, con aria seria. « E grazie per avermi nascosto. Mi ha fatto correre per la scuola per quaranta lunghissimi minuti; iniziavo a disperare ».

Io scrollai le spalle. Non sapevo che dire, in effetti.

Lui fece un sorrisino. « Adesso siamo pari, eh? ». E poi con aria un po’ melodrammatica, esclamò: « Ah, lo sapevo io! Voi Serpeverde siete sempre i soliti: non fate mai nulla per nulla! ». E detto questo sorrise, notando che ero arrossita.

Nonostante tutto, trovai la forza di rispondergli a tono: « Eh, certo. Non potevo rimanere in debito con te. Salazar Serpeverde si rivolterebbe nella tomba se sapesse che uno studente della sua nobile casa ha un debito verso il Grifondoro per eccellenza ».

Lui ridacchiò brevemente. Dopodiché si avvicinò a me e con un ghigno mi sussurrò: « Il Cappello mi voleva mettere a Serpeverde, Millicent. Quindi non sono proprio IL Grifondoro ».

Io lo guardai incredula, sbattendo diverse volte le palpebre.

Sempre con il ghigno stampato in faccia, mi appoggiò una mano sulla testa (Deve essere una sua mania…) e mi disse: « A presto, Millicent ».

…il restante 30% dei miei neuroni andò a farsi benedire nel giro di un nanosecondo.
*

Non conosco con precisione il perché, ma è da un po’ che mi sento più sicura di me stessa. Sarà che ho perso il 100% dei miei neuroni a causa di Potter e ora non riesco più a capire niente… o sarà che basta respirare la stessa aria di Potter per venire contagiato dal suo eroismo innato. Fatto sta che mi sento più sicura, più forte, più pronta a rispondere alle offese piuttosto che subire passivamente.
Ed è una sensazione strana. Non avendola mai provata prima, credo sia normale che faccia questo effetto. Mi inquieta. E al tempo stesso mi elettrizza, come se fosse una sensazione desiderata da lungo tempo. Una sorta di liberazione dal guscio che mi sono creata durante tutti questi anni.
È bello. Rilassante. E mi piace. Tanto.
Ed è come se una parte di me mi desse una pacca sulla spalla dicendomi “Brava. Continua così. Te lo meriti”. Ed è vero. Così vero da non poter essere confuso con un sogno ad occhi aperti.

Probabilmente dovrei ringraziare Potter. Credo che sia proprio merito suo. Forse perché mi tratta con gentilezza e non mi prende in giro. Forse perché non da peso a ciò che dicono gli altri, ma solo a ciò che dico io. Qualunque sia il motivo, sento che anche questo è bello. Perché mi fa sentire bene. E non mi capita spesso di sentirmi così.

Probabilmente furono questi pensieri a impedirmi di vedere i segnali causanti ciò che sarebbe successo di lì a pochi giorni. Fu una sorpresa e ancora oggi non riesco a capire che cosa scatenò quella furia; forse il fatto che lui notò il cambiamento o semplicemente il modo in cui lo guardavo quando mi prendeva in giro. Non saprei dire.
*

Ero appena uscita dalla biblioteca, a dieci minuti dall’inizio del coprifuoco. Madama Pince mi aveva trattenuto in biblioteca per rimproverarmi: avevo per sbaglio fatto cadere due libri e questo per lei è un reato punibile con la carcerazione a vita ad Azkaban. Se rompevo qualcosa, mi condannava semplicemente a morte…
Stavo camminando piuttosto di fretta, quando sentii delle mani forti che mi afferrarono le braccia, facendomi fermare. E in meno di un secondo, mi ritrovai davanti due occhi grigi, freddi come il ghiaccio.

Draco.

« Non dovresti essere ancora in giro a quest’ora, vero Bulstrode? » mi domandò Draco, con un tono che avrebbe usato solo con una persona stupida, indicando intanto ai suoi due scagnozzi di lasciarmi andare.

« Non è ancora scattato il coprifuoco, quindi non vedo quale sia il problema se io sono ancora fuori dalla Sala Comune, Draco. E comunque tu non sei Caposcuola, quindi non puoi dirmi nulla » risposi, massaggiandomi le braccia, dolenti per la stretta a cui erano state sottoposte.

Alla mia risposta per nulla intimidita, lui assottigliò lo sguardo. Poi sorrise lievemente.
« Milly, Milly, Milly » iniziò, mettendosi a giocare con una ciocca dei miei capelli.
Non l’aveva mai fatto, né mi aveva chiamata così da anni; dall’ultima volta che si mostrò gentile con me. E il mio povero, ingenuo cuore fremette di speranza.
« Non dovresti rispondermi così. Credevo che mi amassi, o sbaglio? No, ovviamente non sbaglio. E non sbaglio nemmeno nel dire che di norma le persone innamorate non trattano male coloro a cui tengono, vero? Oh, mia piccola Milly… ».

Io non riuscivo ad articolare nemmeno un suono, troppo sconcertata e confusa. Aprii e chiusi la bocca un paio di volte, senza riuscire veramente a dire nulla, istupidita e in qualche modo così lieta che lui sapesse ciò che provavo per lui. In quel momento, però, non mi venne in mente che la sua consapevolezza lo rendeva ancora più crudele, troppo intenta a pendere dal suo sorriso e dai suoi occhi.
Il suo sguardo non mi si staccò di dosso nemmeno per un momento, mentre la sua mano si tuffava tra i miei capelli; una mano che un istante dopo si artigliò ad essi, tirandomeli con forza. Gemetti di dolore, sorpresa. E mi abbassai in avanti, per un riflesso involontario.
Quando rialzai il viso verso di lui e lo guardai, la maschera di dolcezza era sparita, lasciando il posto al vero Draco, il crudele bastardo che mi aveva perseguitato.

« …non tollero proprio che una come te osi rispondermi in questo modo. Anzi, mi irrita moltissimo. A tal punto da farmi venire voglia di farle del male. Molto male. Capisci cosa intendo dire, specie di ippopotamo senza cervello? » mi chiese, in un sussurro minaccioso, tirandomi più forte i capelli.
Aveva avvicinato il viso al mio. E probabilmente quella fu la prima volta che lo vidi veramente: il volto era deformato da una furia feroce, che gli contraeva la bocca in uno squallido ghigno e gli riduceva le pupille a due puntini neri.

Io amo davvero questo mostro crudele?! Ho sofferto così tanto per colpa di questo misero, viziato, bastardo figlio di papà?! Sai che ti dico, Draco Malfoy? Vai al diavolo!

Io lo fissai negli occhi, con rabbia. E risposi. « Certo che ho capito, stupido furetto platinato! ».
Non si aspettava che io rispondessi in questo modo. Come non sospettava che avrei trovato la forza di tirargli un pugno su quella faccia da furetto che si ritrova (Mi sento un po’ sottovalutata, in effetti…).

Ora, io non sono una forza della natura e quel pugno non credo fosse poi così forte... quindi l’unica conclusione a cui posso arrivare è che Malfoy, senza magia, è forte quanto un bambino di tre anni e con una rapidità di riflessi pari a quella di una talpa storpia.
E questo spiega perché si porta sempre dietro Tiger e Goyle: lui compensa loro con la sua innata crudeltà e la sua abilità magica; loro compensano lui in fatto di forza bruta. In fatto di stupidità, però, sono tutti e tre allo stesso livello.

Comunque, dopo che Malfoy cadde a terra, Tiger e Goyle gli si avvicinarono di corsa, per soccorrerlo. Ed io ne approfittai per scappare.
Corsi più veloce che potei. Cercando di allontanarmi il più possibile dal mostro che avevo amato e per il quale avevo sofferto così tanto. Incurante del dolore bruciante dei polmoni e delle lamine gelide che mi attraversavano i muscoli e la milza.
*

Non so dire per quanto tempo corsi. So solo che il pensiero di allontanarmi da Malfoy mi stava portando sempre più in alto. Continuavo a salire scale e percorrere corridoi infiniti, ma che io vedevo come la salvezza. Finché lungo uno di essi non andai a sbattere contro qualcosa che non avevo visto. In effetti, non c’era nulla da vedere. Ma qualcosa che mi aveva sbarrato la strada c’era eccome!

Fatto sta che nella foga della corsa, mi ritrovai all’improvviso questo ostacolo contro cui mi scontrai e che mi portai a terra, cadendogli addosso. Con un ultimo residuo di forza rotolai di lato a questa cosa, cercando poi di rimettermi in piedi e correre ancora. Ma quando appoggiai la mano a terra, una terribile fitta di dolore mi attraversò tutto il braccio, facendomi crollare a terra. Mi si bloccò il fiato in gola, espirato poi con un gemito strozzato, mentre alcune lacrime cominciarono a sfuggire dai miei occhi. Poche lacrime, che poi divennero un torrente incontenibile.

Tremante e dolorante, mi acciambellai su un fianco ancora stesa a terra, singhiozzando senza ritegno. Come ero sempre abituata a fare, ormai non più così ingenua da credere che qualcuno potesse interessarsi al mio dolore. Perché come sempre nessuno sarebbe venuto ad alleviare le mie pene. Nessuno si sarebbe curato di me. Nessuno sarebbe stato gentile con me. Come sempre.

Ma mi sbagliavo. Perché pochi istanti dopo, una mano si posò leggera sulla mia guancia rigata di lacrime, scostando i capelli che vi si erano appiccicati. E una voce, la sua voce, chiamò il mio nome. Con gentilezza. E preoccupazione.

« Millicent… »

Sollevai la testa, sorpresa. Gli occhi rossi per le lacrime e sbarrati dall’incredulità di vederlo lì, in quel momento e con quello sguardo così preoccupato.

« Harry » singhiozzai. Con disperazione. E dolore. E sollievo. Incapace di dire altro, troppo sconvolta e debole.

Lui mi aiutò a mettermi a sedere, prendendo poi un fazzoletto spiegazzato da una tasca dei pantaloni e asciugandomi il sudore e le lacrime che si erano mischiati sul mio viso.
Attese paziente che io smettessi di piangere, seduto vicino a me e con un braccio poggiato sulle mie spalle. E sinceramente non so quanto tempo ci impiegai. So solo che quando finii, la testa mi doleva e gli occhi mi bruciavano.

« Grazie » mormorai, singhiozzando un istante dopo. Mi era stato vicino. Come nessuno mai prima. Ed io gliene ero grata.

« Che cosa ti è successo? » mi chiese, passandomi una mano sulla testa. Una leggera carezza che mi fece sentire meglio e che si contrappose fortemente con la fredda mano di Draco che si era artigliata ai miei capelli.

Gli raccontai ciò che era successo. Senza remore. Senza timore. Sapevo che di lui potevo fidarmi. E che non mi avrebbe tradita.

Quando arrivai al momento del “cazzotto in faccia al furetto”, mi prese con delicatezza il polso per dare un’occhiata alla mia mano, interrompendo per un momento il racconto con un mormorato : « Infermeria ».

Terminai il mio resoconto. Dopodiché Harry cominciò a insultare Malfoy con un repertorio davvero ben rifornito e molto originale.
A quel punto io sorrisi e con un mezzo singhiozzo, mormorai: « L’ho già sistemato io, quel bastardello viziato ».

Harry mi rivolse uno sguardo da cucciolo. « Ma come? Non mi fai nemmeno giocare un po’ con lui?! Potrei trasformarlo di nuovo in un furetto e fargli ripetere la performance del quarto anno. Che ne pensi? Se gli facciamo fare uno spettacolino, possiamo anche far pagare l’ingresso e prima della fine della scuola saremo ricchi sfondati! » esclamò con un ghigno.

Io ridacchiai, scuotendo lievemente la testa, incredula. « Potrebbe essere una buona idea. Ma non bisogna farsi beccare dai prof: Piton ci ucciderebbe se ci scoprisse ».

« Naa. Ucciderebbe me, non te, fidati ». Strizzandomi un occhio, si puntellò sulle ginocchia e si alzò in piedi. Poi mi aiutò ad alzami, con un sorriso. « Ti porto in infermeria. Quella mano ha bisogno di essere curata ».

« Grazie ». Per tutto.

Lui mi sorrise. « Siamo amici » rispose.

Io ricambia il sorriso e annuii, pensando che avere un amico come lui mi rendeva la persona più fortunata della Terra.
*

Ormai sono passati mesi da quel giorno e la scuola sta per finire. Draco all’inizio mi aveva minacciato alcune volte, ma non mi sono mai mostrata intimidita. E si vede che lui quel pugno l’ha sentito veramente bene, perché oltre alle minacce verbali, non ha mai fatto altro. Soprattutto da quando Harry gli ha fatto chiaramente capire che se mi avesse toccata ancora una volta, lo spettacolino del "Furetto rimbalzante" sarebbe stato un'inezia in confronto alla punizione cui sarebbe andato incontro…

Inoltre, da quando i miei compagni hanno scoperto che sono diventata amica di Harry Potter, hanno smesso di rivolgermi la parola. Ma non mi interessa. Che rimangano per sempre degli immaturi, perfidi ragazzini senza un briciolo di amore nella vita.
E per quanto riguarda l’amore… ciò che provavo per Draco è scemato completamente, ma, come è giusto che sia, io mi ricorderò sempre di lui. Non solo per la sua sgradevolezza e per la sua perfidia. Ma anche per quel tenero sorriso che mi rivolgeva quando, da bambini, giocavamo insieme.

Perché tutti hanno un lato più “buono” e uno più “cattivo”, se si può banalizzare così l’animo di una persona. Io ho conosciuto entrambi in Draco. Ma amarne solo uno non vuol dire amare la persona in sé. Vuol dire prendersi gioco di sé stessi e della persona amata. Vuol dire illudersi.

E io mi sono illusa anche troppo. Era ora che aprissi gli occhi e lasciassi alle spalle la mia “ossessione-Malfoy”.

« Andiamo, Milly? La cerimonia sta per cominciare! »

« Arrivo, Harry. Arrivo! » gli rispondo, andandogli incontro di corsa.

Sì, decisamente era proprio ora.

The end

Ah, a proposito. Se ve lo state chiedendo: sì, abbiamo allestito lo spettacolino e abbiamo fatto pagare l’ingresso. Ovviamente i soldi sono andati in beneficenza al S. Mungo.
Che altro ci si poteva aspettare da Harry?
The end (per davvero ^^)




  
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