Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
Segui la storia  |       
Autore: Ale666ia    29/08/2012    3 recensioni
Da Gesù Cristo a Nelson Mandela, da Rosa Parks a Martin Luther King, la legge é sempre stata infranta per permettere cambiamenti sostanziali.
(Gary Yourofsky, vegano, attivista per i diritti animali)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

ANGOLO DELL'AUTRICE
Non voglio rovinarvi le sensazioni che spero vi lascerò alla fine del capitolo, ergo vi saluto quassù! Innanzitutto, troverete dei cambiamenti nella formazione dei Mars. Mi sono concessa questo lusso perché la storia si svolge in un AU. Ergo, tutto regolare :)
Grazie mille per le recensioni, e volevo dire che se c'è qualche lettore che rimane nell'anonimato sarei felice se avesse voglia di lasciare qualcosa nelle recensioni! Mica è un obbligo, ma è un'emozione fantastica sentire critiche costruttive :D
Non smetterò mai di ringraziarvi per leggere questa storia: vi adoro ;3;
alla prossima :D :D :D
 
 
 
 
Sto facendo colazione da solo.
Tendo sempre a svegliarmi più presto degli altri, e quindi ho il tempo e la tranquillità necessarie per riflettere su ciò che è successo ieri sera.
Ho un vago mal di testa -nulla di preoccupante.
Anche se fosse stato più forte, non avrei preso neanche una tachipirina: le medicine vengono testate sugli animali, dalla prima all'ultima; a parte quelle omeopatiche... e lì bisogna stare attenti e controllare che non contengano ingredienti come fegato d'oca o roba del genere.
Mentre sgranocchio qualche noce mi viene in mente che questa mattina mi sono svegliato con i boxer abbassati. Segno che ho fatto qualcosa di poco casto, stanotte.
Sorrido. È la natura, no?
Ultimamente il sesso è l'ultimo dei miei pensieri, quindi mi chiedo con curiosità a chi stessi pensando, ma non riesco a ricordare nulla.
Mentre sto sgombrando la tavola dalle poche cose che ho utilizzato, sento un rumore e vedo Colin uscire dalla propria stanza.
Si stiracchia, sbadigliando e grattandosi la nuca. Ha delle sopracciglia enormi e si è accorto che lo sto guardando.
“Ciao... bambolina.” dice con un ghigno.
È una mia impressione o la sua voce si è abbassata di un tono, mentre pronunciava l'ultima parola che ha detto?
“Ciao Cole. Quando la smetterai di chiamarmi in questo modo?”
“Sicuramente non presto. Per cui abituati.” e si siede al tavolo, dopo essersi riempito una tazza con del latte di mandorle.
C'è qualcosa di strano nel modo in cui mi tratta.
È... spavaldo, ma non capisco perché.
Come se fosse sicuro di ottenere qualcosa.
Boh.
Mi stringo impercettibilmente nelle spalle, scaccio quel pensiero e mi siedo accanto a lui, facendogli compagnia ed aspettando che Shannon e Tomo si sveglino.
Anche oggi è uno di quei giorni liberi, per cui abbiamo deciso di andare a fare le prove e spolverare gli ingranaggi in disuso del gruppo.
 
Il pomeriggio, infatti, vede noi tre in una delle sale prove del Centro Aggregazione Giovani del quartiere. La batteria è mezza scassata, il materiale isolante si stacca dalle pareti e dobbiamo suonare con la finestra chiusa nonostante il caldo per non disturbare il vicinato, ma non mi interessa: è troppo bello sentire il peso del mio basso che grava sulle spalle mentre un microfono mi sta davanti, ben ancorato all'asta che lo sorregge.
Shannon e Tomo hanno portato da Los Angeles chitarra, batteria (che utilizzeremo solo nel giorno del concerto), basso, jack, pedali, accordatori e tutto il necessario per suonare.
“Mi dispiace che Irlanda non sia voluto venire con noi” dice mio fratello, posizionando i vari componenti della batteria nella maniera più adatta a lui.
Mi stringo nelle spalle.
“Ha detto che avrebbe avuto altro da fare.”
“Seh, ascoltare musica celtica.”
Sorrido, mentre vedo Tomo alzare gli occhi al cielo.
Quando siamo tutti pronti, i miei compari mi informano che, com'era prevedibile, c'è un limite di dieci minuti per esibirsi al concorso, ed è possibile presentare solo tre canzoni.
“Noi due avevamo pensato” dice Tomo “di portare 'Welcome to the Universe', 'Oblivion' e 'Capricorn'.”
“Okay” annuisco “Queste tre sono le mie preferite.”
“Che culo!” esclama Shannon, ridendo.
“Siamo tutti pronti?” chiede Tomo, sorridendo “Allora direi di cominciare.”
E poco dopo la stanza si riempe con la nostra musica, che striscia sotto la porta, si infila tra gli spifferi della finestra e attraversa il soffice materiale spugnoso incollato alle pareti, invadendo l'edificio e le strade lì attorno, perdendosi nell'immensità di San Francisco.
 
Sono contento. Abbiamo provato per più di due ore (non solo le tre canzoni scelte, ma tutto il nostro repertorio). Abbiamo ritoccato alcune cose, cambiato delle note e apportato delle migliorie alle nostre creazioni.
Era da molto tempo che non mi sentivo così appagato, poter suonare i prodotti della propria mente è una cosa meravigliosa.
Siamo tutti felici e sudati da far schifo.
Usciamo dalla sala con tutta la nostra attrezzatura e torniamo a casa verso le cinque.
 
Manteniamo questa routine per tutta la settimana.
Colin lo vedo solo a pranzo e a cena, anzi, ci sono dei giorni in cui non lo vedo affatto.
Ogni momento libero che non è occupato dall'accademia o dal lavoro lo passo a cantare e a strimpellare il basso, devo assolutamente essere al massimo della forma per il concerto... anche se credo che qualche giorno di riposo dovrò prenderlo, soprattutto ora che comincio a sentire la tensione per il colpo che io, Natalie ed Anne stiamo organizzando.
Il quaderno su cui appuntiamo la dinamica dell'azione si è riempito di aggiunte, asterischi e frasi sottolineate tre volte.
Gli accorgimenti non sono mai troppi in operazioni come questa, soprattutto quando ne va della tua libertà: chiuso nella cella di una prigione non puoi fare molto per aiutare gli animali, è meglio rimanere a piede libero.
 
Il tempo scorre inesorabile, in questi ultimi giorni non sono riuscito a dormire un granché.
La preoccupazione mi attanaglia lo stomaco.
Sono le undici e tre quarti di sera, mancano quindici minuti prima di entrare ufficialmente nel giorno X e io mi rotolo nel letto, cercando il sonno che non trovo.
Sono qui, vestito solo della mia pelle, boxer e sudori freddi.
Shannon e Tomo sono usciti da soli, visto che domani ho lezione all'accademia e quindi mi devo svegliare presto.
Colin è in camera sua, credo.
Cazzo.
Porto le mani sulla faccia, tirando la pelle verso il basso e spalancando gli occhi.
Vado in cucina, bevo un bicchiere d'acqua, esco nel balcone ma l'immensità di quel cielo senza stelle serve solo a farmi sentire più male.
Apro la porta della camera del mio coinquilino irlandese.
“Cole!” esclamo, ho la voce che trema un po'. Mi sento proprio male. “Dormi?”
Si volta verso di me. È sdraiato a pancia in su, vestito solo dei boxer, le lenzuola aggrovigliate ai piedi del letto perché è un caldo boia.
“Che c'è Jared?” mi chiede. È preoccupato. “Stai male?”
Non posso dirgli nulla, per cui mi limito ad un semplice “Non riesco a dormire.” Beh, è la verità. “Posso stare con te per un po'? Magari se parlo con qualcuno riesco a prendere sonno.”
“Certo.” e si sposta un po' più in là. “Che succede, Jay?”
“Non lo so...” mento. Mi sento in colpa. Ma non posso dirgli nulla, ripeto a me stesso. Cerco comunque di spiegargli il mio stato d'animo. “Non so se hai mai provato questa sensazione, ma a me da piccolo capitava spesso di pensare alla fine del mondo, sai... asteroidi, tsunami, terremoti... queste cose qui.” gli dico, mentre mi sdraio sul suo letto.
“Che infanzia piacevole” ridacchia.
“Quando pensavo a queste cose... sentivo un gran bruciore qui, sullo sterno” e porto la mia mano sinistra sulla parte anatomica appena menzionata “Non ci dormivo la notte! E adesso sto provando quelle stesse sensazioni... Come se la mia vita fosse appesa ad un filo, come se qualcosa di terribile potesse capitare da un momento all'altro...” finisco di raccontare tutto con lo sguardo perso nel vuoto, verso il soffitto.
Volto la testa verso di lui, cercando il suo sguardo.
“A te non è mai capitato?” chiedo.
“Sì, qualche volta... Quando uscivano da non si sa dove quelle profezie del cazzo...”
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi.
Perché devo stare così male?
Mi giro completamente verso di lui.
“Mamma per calmarmi mi faceva prendere la valeriana.” gli racconto, sorridendo mestamente. “Sapeva di insalata. Insalata liquida. Uno schifo. La prima volta che me ne somministrò un paio di gocce, queste hanno agito così in fretta che mi è quasi mancato il respiro e per poco non mi mettevo a dormire sul pavimento della cucina.”
Se solo avessi un po' di quella roba.
Maledizione, sento gli occhi pizzicare.
“Jay, quelle sono lacrime?”
Non gli rispondo, ma chiudo gli occhi per impedirgli la vista della mia debolezza.
“No.” dico dopo un po', la voce tremante.
“Oh, Jay...”
Colin si avvicina, circondando la mia cassa toracica con un braccio.
Comincia ad accarezzarmi la pelle tra le scapole mentre con l'altra mano, delicatamente, solleva il mio mento, facendo in modo che i nostri visi arrivino alla stessa altezza.
“Jay, mi concedi l'onore di perdermi nei tuoi splendidi occhi?”
Faccio un sorriso sghembo, e con una lentezza terribile riesco a mostrargli due pozze d'acqua.
“Dio... sono come il mare d'Irlanda.” ha uno sguardo rapito, ed io riesco a vedere solo due immensi pozzi neri, perché sì, ho la vista completamente annebbiata da questo fiume di paura.
“Cole” tiro su col naso, e riesco ad abbozzare un tono sinceramente divertito, nonostante la voce tremi ancora “Ma queste frasi da romanzo rosa te le insegnano a scuola?”
“No,” sussurra “questa è improvvisazione.”
Ora mi sento accarezzare anche sul viso.
Cristo, Colin, ti direi tutto.
Ma non posso, e questo mi fa star male.
“Colin...” mi stringo ancora di più a lui, il naso che respira la pelle del suo petto, e lui mi accoglie, intrecciando le gambe con le mie.
Lo sento affondare nei miei capelli, respirando lo shampoo della doccia che ho fatto qualche ora fa.
“E' buono.” dice.
Sorrido un po'.
“E' buono perché non è testato sugli animali.”
“Mh...” espira, le labbra increspate in un sorriso.
Lo sento baciare la mia testa.
La mia fronte.
Il punto esatto tra le sopracciglia.
Il setto nasale, la punta del mio naso.
Ha gli occhi socchiusi e rapiti dalle mie labbra.
Io lo guardo, le palpebre un po' più aperte delle sue, le pupille che passano lentamente ad esaminare prima le sue iridi di corteccia, poi quelle labbra perfette, ora le une, ora le altre.
Quando i nostri sguardi si incontrano il tempo si dilata.
Con una lentezza indescrivibile posso sentire gli occhi di entrambi chiudersi in un tacito accordo.
E mentre sento che la distanza tra di noi si sta annullando del tutto, tutti i pensieri razionali vengono annientati, uno ad uno.
 
Le tue labbra morbide sigillano le mie.
Rimaniamo così collegati per non so quanto tempo, in una stasi temporale.
Fino a quando non decidi di portarti sopra di me, riprendendo subito il contatto interrotto, come se questo bacio fosse il tuo ossigeno.
Ora io sono sotto di te, e continuiamo a baciarci, a regalare l'un l'altro questi meravigliosi baci che per me sono valeriana, una valeriana dal sapore assuefacente.
Sei appoggiato sui gomiti e con una mano giocherelli con i miei capelli, l'altra lasci che accarezzi il mio viso.
Io tengo tra le mani il tuo, e continuiamo a sovrapporre le nostre labbra in un gesto casto e puro.
Apro i miei occhi e tu pensi che siano i cieli del paradiso o qualche altra romanticheria.
Ti sorrido dolcemente ed avvicino nuovamente il tuo viso al mio.
Voglio baciarti fino a quando l'universo intero cesserà di esistere.
Ad un tratto sento qualcosa di più umido e bagnato chiedere il permesso di entrare.
La tua lingua vuole venire a conoscere la mia, e si presenta, un po' timida, un po' imbarazzata, tracciando lentamente il contorno delle mie labbra, quasi avesse paura di un rifiuto.
Io le apro e tu entri.
Le nostre lingue bagnate si salutano con circospezione, per poi gettarsi in una conversazione pacata ma interessante, che le tiene impegnate per molto tempo.
Faccio scorrere le mani sulla tua schiena, tra i tuoi capelli, lungo i tuoi fianchi e mi aggrappo con forza alle tue spalle, non voglio lasciarti andare.
Forse i muscoli delle braccia ti fanno male, perché ora sono io che mi trovo sopra di te.
Sono seduto sul tuo bacino e quell'improvvisa interruzione mi fa smaniare per tornare ad assaporarti.
Fai scorrere l'indice della mano destra lungo la mia fronte, fino alla punta del naso.
“Sei così bello, Jared.” mi dici.
Non mi lasci il tempo di replicare che alzi il busto, baciandomi ancora, delicatamente.
Ora siamo entrambi seduti, le nostre gambe ci circondano, i talloni di entrambi sfiorano la pelle del bacino semicoperta dai boxer.
“Dimmi che domani non farai finta di niente.” mi dici “Che non farai l'indifferente. Che non mi eviterai.”
Sei sinceramente preoccupato.
“Colin...” ti bacio “...non potrei mai” e ancora “fare una cosa del genere.” e ancora.
Sento il peso sul tuo cuore sollevarsi.
Ci baciamo dolcemente per tutta la notte, fino a quando le labbra non prendono fuoco e i muscoli si indolenziscono, fino a quando non ci addormentiamo l'uno tra le braccia dell'altro.
Siamo braccia che si intrecciano contro schiene, mani che reclamano il possesso reciproco e gambe che si strofinano pigramente tra loro.   
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto / Vai alla pagina dell'autore: Ale666ia