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Autore: zacra    29/08/2012    2 recensioni
questa è la mia seconda FF, parla di quello che parlano tutte le FF una ragazza, un ragazzo, l'amore il solito insomma, è scritta senza pretese quindi ottima lettura per il tempo libero!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Bob salì su una sedia per avere l’attenzione di tutti.
-          Volevo ringraziare tutti voi per questa bellissima serata, siete stati fantastici, in modo particolare Tomo, Jared e Shannon che hanno organizzato tutto- disse alzando a segno di brindisi il suo bicchiere.
Eva lo guardò e lui le sorrise, lei prese un bicchiere e lo sollevò leggermente per lui.
Shannon lo fece scendere passandogli una fetta di torta e si rimisero a parlare come prima.
Eva si mise a cercare dove fosse Jared, lo vide seduto su un divanetto con una modella bionda che gli massaggiava in modo decisamente allusivo la coscia ,posò il bicchiere che aveva in mano e andò verso di loro.
-          Ti dispiace?- disse prendendo la mano di Jared e facendolo alzare.
-          Ma chi ti credi di essere?-disse la modella guardandola male.
Eva le si avvicinò.
-          La sua ragazza e adesso fai il favore di toglierti dalle palle- disse piano.
Jared era stupito di quella reazione da parte sua, non si aspettava che lei fosse così gelosa.
-          Non ti facevo così gelosa- le disse cingendola in vita.
-          Gelosa e di cosa? Di una cosa che per te esiste solo quando siamo da soli?- disse lei seria.
Non poteva certo darle torto, Bob quando si era messo con lei la presentava a tutti come la sua ragazza e la teneva sempre con lui.
Lui invece l’aveva appena salutata e aveva passato la sera a parlare con altre donne e amici, non era sua intenzione farla soffrire ma la sua vita era sempre stata così, amici, musica , feste, era da molto tempo che non doveva occuparsi dei sentimenti di un’ipotetica altra persona.
Eva sentì la stretta di Jared sul suo fianco farsi più decisa e si voltò a guardarlo.
-          Mi dispiace- le disse.
-          Non mi pareva ti dispiacesse la piega che stava prendendo la cosa con la signorina bionda- disse lei.
-          Non ti mentirei mai lo sai!- le disse.
-          No non lo so- disse lei sciogliendosi dal suo abbraccio e uscendo dalla porta.
Jared restò fermo a pensare, poi vide Shannon e lo trascinò con lui in terrazzo.
-          Le hai detto tutto vero?- chiese cercando di controllarsi.
-          Si Jared lo sa, ma è troppo buona perché nonostante tutto ha fatto finta di nulla- rispose Shannon serio prima di tornare alla festa.
Jared si sedette e si spostò i capelli da davanti al viso sospirando.
Eva era seduta sulle scale con gli occhi chiusi e la musica nelle orecchie stava solo cercando di non pensare, a quello che le aveva detto Bob, a quello che aveva fatto Jared, a quanto purtroppo tenesse ad entrambi per motivi diversi, se le lo avessero chiesto non avrebbe saputo dire di chi fosse innamorata, non era neppure sicura di essersi mai innamorata in tutta la sua vita, forse non era capace, forse era come Jared incapace di cedere all’amore come invece faceva Robert che lasciava che i suoi sentimenti lo trasportassero e rendessero felice lui e la persona che amava.
-          Forse me lo merito- disse guardando la fede dopo essersi tolta gli auricolari.
Sentì la porta aprirsi e vide Jared avvicinarsi a lei, si alzò e lo raggiunse, lui le prese la mano sfilandole l’anello.
-          Non sei obbligata a stare con me se non vuoi, ho fatto un casino, mi sono comportato da coglione ma la verità è che l’ho fatto solo perché non so  arrivare secondo, volevo una possibilità con te  e me la sono presa senza chiederti neanche il permesso- disse mettendole l’anello in tasca dei jeans.
-          Jared…- disse lei senza sapere cosa aggiungere.
-          Se ami qualcuno lascialo andare giusto?- disse baciandole la fronte e tornando dentro prima che lei potesse dire altro.
Eva si appoggiò al muro alle sue spalle, la libertà non era mai stata così pesante, nel giro di poche ore si era sentita dire di essere amata due volte e non aveva risposto in nessuno dei due casi.
Si sentiva come arrivata ad una sorta di bivio, mentale, morale, come costretta a scegliere e non le piaceva sentirsi così.
Aveva bisogno d’aria di camminare, di liberare la mente anche se solo per alcuni minuti, guardò le rampe di scale che la separavano dal tetto dell’edificio, neanche troppe, iniziò a salire finchè non arrivò alla porta che dava sul tetto e l’aprì.
Lo spettacolo che si aprì davanti a lei era da togliere il fiato, non aveva mai immaginato che una città potesse farla sentire così, si sentiva piena di tutto, la luce, il rumore delle auto, l’aria pungente dei  primi giorni d’ottobre, alzò lo sguardo e notò che nonostante tutta quella luce si vedevano persino le stelle.
Pensò che doveva essere così che ci si sentiva da innamorati, ci si sentiva pieni come se non si avesse davvero bisogno di nulla.
Si chiese se ci si potesse innamorare di una città perché a lei era successo anni fa di innamorarsi di New York leggendo di lei nei diari di coloro che avevano vissuto e fatto la storia di quel posto, e poi le era successo di nuovo in quel momento.
 
Sentì il cellulare vibrarle in tasca e dopo aver notato il numero dei suoi rispose.
-          Pronto?- disse
-          Eva ho una brutta notizia- disse la voce spezzata della madre.
-          Nonna?- chiese lei trattenendo il respiro fino alla risposta.
-          Si, lo sai che era tempo che stava male, ha avuto una ricaduta ma purtroppo i medici stavolta non ce l’hanno fatta- disse la madre.
Eva chiuse gli occhi inspirando profondamente.
-          Vuoi che torni a casa? Avete bisogno?- disse infine.
-          Non è necessario, ci occuperemo io e tuo zio di tutto, adesso ti lascio tesoro sarà notte da te- disse la madre riattaccando.
Eva rimise il cellulare in tasca e cercò di vagliare attentamente le emozioni che le attraversavano il cervello, si appoggiò al muro e vomitò l’intera cena, era il minimo pensò buttandosi in bocca una decina di reset per togliersi il saporaccio.
Chiuse gli occhi, ancora niente, niente lacrime, niente disperazione, non ne era capace, non riusciva a lasciarsi andare neanche adesso, non c’era mai riuscita, aveva perso tante persone care, suo nonno, vecchi amici del liceo con brutte abitudini che aveva coltivato anche lei per qualche tempo, ma non c’era mai riuscita al massimo una lacrima al momento della notizia poi qualcosa in lei le imponeva di riprendere anche se faceva male, c’era sempre qualcuno per cui doveva essere forte, qualcuno a cui dimostrare che poteva farcela, ma cosa succede quando alla persona a cui dimostravi di essere forte è quella che ti ha appena lasciato?
Eva se lo stava appunto chiedendo, aveva perso la persona a cui teneva di più al mondo e non sentiva niente.
-          Come cazzo è possibile?- disse a se stessa.
Aprì la porta e scese le scale per tornare alla festa, ma si fermò sui gradini dove poco prima Jared l’aveva diciamo “lasciata”, le tremavano le gambe e sentiva le lacrime farsi spazio prepotenti attraverso i suoi occhi, le ricacciò indietro doveva andare via, raccolse tutta la forza che le era rimasta e entrò a prendere le sue cose sorridendo come sempre.
Aveva quasi guadagnato la porta che si sentì afferrare per un polso.
-          Hey te ne vai?- disse la voce di Shannon alle sue spalle.
-          Si sono un po’ stanca- rispose senza guardarlo.
-          Ok allora ci vediamo- disse lui lasciandola andare.
Lei si diresse sicura verso la porta doveva solo chiudersela alle spalle.
Fatto.
Smise di trattenere le lacrime e le sentì rigarle le guance.
-          Hai dimenticato la sciarpa- disse Shannon raggiungendola sui gradini.
-          Cazzo- disse lei cercando di sciugarsi gli occhi.
-          Che succede? Jared?- chiese preoccupato.
 lei si asciugò nuovamente gli occhi ricordando  perché non piangeva mai davanti agli altri, non sopportava dover dare spiegazioni.
-          Non fa niente Shan, e non è colpa di Jared- disse prendendo la sciarpa dalle sue mani.
-          Ti accompagno vuoi?- le chiese.
Eva era titubante sulla risposta non voleva sembrare scortese.
-          Niente domande- le assicurò.
-          Allora andiamo- disse lei scendendo le scale.
Uscirono all’aperto e lei cercò con lo sguardo un distributore di sigarette.
Stava cercando di accendersene una ma la mano le tremava terribilmente così Shannon l’aiutò, si stava chiedendo cosa potesse averla ridotta così, si spostò dopo averle acceso la sigaretta e il suo orologio si incastrò con il suo braccialetto facendoglielo cadere.
-          Perché non stai attento cazzo- disse lei quasi urlando.
-          Mi dispiace- disse raccogliendolo e facendo per rimetterglielo.
-          Non ce la faccio- disse lei ritraendo il braccio e sedendosi sul marciapiede.
Si mise il braccialetto in tasca e la sollevò di peso stringendola forte, lei cercò di spostarlo ma non ce la faceva un po’ perché lui era più forte e un po’ perché non voleva farcela, aveva bisogno di essere abbracciata in quel momento.
  
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