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Autore: Dreamer91    29/08/2012    11 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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( Salve a tutti miei patatini patatosi (sì, sono uscita di testa XD) nonostante la connessione che oggi ha deciso di fare i capricci e la fretta che ho addosso... eccomi ad aggiornare. Due parole prima di lasciarvi al capitolo... dunque, se sbirciate l'immagine (gentilmente offerta dalla mia adorata Tamara ^^) potrete vedere che questa volta abbondiamo in bei faccini... eh sì, miei cari, arriva il grande Anderson ^^ non so se essere felice o terrorizzata, giudicherete voi (è un combinaguai, ve lo dico fin da ora XD) e per quanto riguarda il biondo... beh, secondo voi chi può mai essere??? eheheh ^^ prima o poi doveva avere un volto anche lui ;) bene, lo scorso capitolo ha fatto scalpore, o meglio, l'ultima frase lo ha fatto... ahahahah eh sì, Kurt non ha davvero il minimo tatto, perdoniamolo... cmq sia, ora vado e vi lascio al capitolo. Ringrazio le dieci magnifiche persone che hanno recensito e mi hanno fatta stare bene con le loro fantastiche parole. Io vi adoro, oltre ogni limite, siete la mia forza ;) Un bacio a tutti...
Comunicazione di servizio: Aggiornamento spostato a Lunedì e a Giovedì... quindi non ci vedremo Sabato 01 Settembre perché come vi ho detto non ci sono, ma direttamente Lunedì 03 Settembre, per poi continuare a fare così: il lunedì e il Giovedì... lo trovo più comodo diciamo ;)
p.s. Tamara mia, so che con queste immagini ti ho fatto venire un colpo al cuore però... ti ringrazio :*






New York City. 02 Aprile 2012. Ore 07.35 P.M. (Lunedì)


Generalmente io nella mia vita non ero mai stato tipo da odiare i lunedì. Certo, erano giorni insulsi, che segnavano inesorabilmente l'inizio di una nuova settimana, così vicini alla fine del week-end ma altrettanto maledettamente lontani da quello successivo. La mia settimana, da quando ero diventato newyorkese a tutti gli effetti, non aveva mai avuto fine. Non c'erano state le domeniche di risposo, i sabati passati a fare le ore piccole in discoteche, i venerdì spesi ad ubriacarsi in locali scadenti. Erano stati semplicemente giorni sommati ad altri giorni di inesorabile e stancante lavoro. Una ruota che sembrava girare sempre nello stesso verso: l'unica differenza evidente, era un'altra pagina che veniva strappata dal calendario appeso al muro della cucina. Ma la differenza era solo quella.
Tuttavia, dovevo ammettere, per la prima volta nella mia vita - vita è una parolone... diciamo i primi venticinque anni - di aver iniziato ad apprezzare sul serio i lunedì. Quella mattina, tutto pimpante e pieno di motivazioni, ero arrivato al forno, dirigendomi senza indugio da Matt, il mio capo e proprietario della baracca e avevo esclamato a gran voce, mettendo le mani sui fianchi
"Matt... apri bene le orecchie perché questo baldo giovane sta per abbandonare la nave!" lui aveva sgranato gli occhi facendosi scappare dalle mani un panetto morbido di pane che cadde sul bancone
"Beata Vergine... stai per morire ragazzo?" domandò facendosi il segno della croce. Fu il mio turno per sgranare gli occhi, scioccato e per poco dimenticai di essere in compagnia di altre persone, perché le mani stavano giusto per abbandonare i fianchi per stringersi attorno a qualcos'altro data la sentenza appena pronunciata. Ma per fortuna mi trattenni
"No, no.. ma che vai a pensare! Semplicemente... mi licenzio. Ti do il preavviso di due settimane dopodiché... tanti saluti a pizze e focaccine!" e fiero e contento recuperai il grembiule per legarmelo in vita. Matt sospirò per poi guardarmi curioso
"Hai vinto alla Lotteria per caso?" ridacchiai lasciandogli una pacca sulla spalla
"Ancora meglio!" mormorai e la discussione finì lì, con il confuso Matt che era rimasto immobile a grattarsi il mento e me, che avevo iniziato energicamente a stendere la pasta per la pizza. Poi più tardi, esattamente alle undici, la scena si era ripetuta, ma l'ambiente e il datore di lavoro erano completamente diversi. Con Margareth Steele, una delle proprietarie del gruppo alimentare presso il quale lavoravo, il rapporto era notevolmente più formale e di certo non mi sarei mai permesso di dispensare sorrisi vittoriosi o pacche amichevoli sulle spalle. Così, alle undici meno cinque - tanto per non rubare tempo prezioso al lavoro - mi ero recato nel suo ufficio, avevo bussato ed ero stato accolto dalla solita gelida professionalità. Le avevo comunicato che mi stavo licenziando e che da quel giorno iniziavano le due settimane di preavviso previste dalla legge. Lei si era limitata ad annuire e ad augurarmi un buon proseguimento di giornata. Con un sospiro stanco era iniziato il mio turno ma neanche quello era riuscito a cancellare il mio sorriso.
Ero letteralmente al settimo cielo. Quasi avessi le ali sotto ai piedi, distribuivo sorrisi a tutti i clienti - una vecchietta mi aveva perfino detto che ero davvero un bel ragazzo. "Grazie mille, signora. Anche lei è davvero una bella ragazza!" le avevo risposto facendola arrossire - e quella mattina neppure i fardelli delle bottiglie di plastica mi sembravano poi così pesanti. I miei colleghi mi guardavano male, alcuni divertiti, altri infastiditi da tanto entusiasmo. Uno, il più anziano e scorbutico tra tutti, mi aveva perfino mormorato un "Ti tengo d'occhio, ragazzo!" sparendo dietro una pila di scottex da cucina. Ma non mi interessava, minimamente. Io sapevo di avere un buon motivo per essere così felice - oh, eccome se lo sapevo.
Vi dice qualcosa un assegno con ben quattro zeri, firmato da Micheal Chang Jr. intestato, niente di meno, che ad un certo Blaine Anderson?...
Come una furia alle cinque ero scappato verso casa per cambiarmi, fare due coccole a Cooper - Daniel era passato da casa mia circa mezz'ora prima, come promesso, per portarlo fuori - e lasciare un post-it per Kurt in cui, a lettere cubitali e con tanto di faccine sorridenti, gli spiegavo di aver dato il preavviso e che mi sarebbe piaciuto festeggiare con lui quella sera. Quindi gli avevo chiesto di raggiungermi al locale, o al massimo di vederci dopo il lavoro se fosse stato ancora sveglio. Avevo un'insana voglia di condividere quella euforia con qualcuno. No, rettifico. Avevo un'insana voglia di condividere quella euforia con Kurt. Non avrei voluto festeggiare con nessun altro al mondo se non con lui: era stato Kurt a trovarmi quell'ingaggio alla festa di beneficenza ed era stato lui a darmi l'assegno - che custodivo gelosamente nel primo cassetto del mio comodino. E poi, dopo averlo salutato sulla soglia della porta la mattina precedente, non ci eravamo più visti né sentiti. In effetti quel post-it che in quel momento stavo attaccando sulla sua porta con tanta cura era il primo contatto dopo un'intera giornata passata lontani e dovevo ammettere, anche se con uno strano nodo alla gola, che mi era mancato. Mi erano mancati i suoi occhi che mi scrutavano attenti e curiosi, mi era mancata la sua risata ma più di tutto mi era mancato il calore del suo corpo nel letto quella notte. Lo so, era stupido da dire soprattutto perché era successo solo una volta e ci eravamo messi d'accordo sul definire la cosa come una semplice parentesi piacevole nelle nostre vite. Ma mi rendevo anche conto di provare una strana stretta allo stomaco ogni volta che ripensavo a quei momenti trascorsi assieme - la notte, la mattina successiva, la colazione, il bacio sulla porta - e che, come Sebastian Smythe aveva sempre affermato, ero stato solo fin troppo a lungo.
I miei pensieri furono interrotti dal rumore dell'ascensore che annunciava il suo arrivo al piano con un leggero ding. Guardai immediatamente l'orologio, sorpreso che Kurt fosse tornato così presto, ma mi preparai ad accoglierlo con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto essere più fortunato. Così saremmo andati direttamente insieme al pub e avremmo festeggiato la mia...
"Oh, guarda tu chi si vede... stavi aspettando me per caso?" per la sorpresa mi scivolò la borsa dalle mani che cadde a terra con un tonfo sordo
"Cooper!" esalai scioccato. Non ci potevo credere. Non poteva essere vero. Mio fratello mi sorrise, lasciando cadere a sua volta un voluminoso zaino rosso per terra - per quanto diavolo aveva intenzione di fermarsi? - e allargando le braccia
"Su, coraggio, schizzo. Vieni qui ed abbraccia il tuo adorato fratellone!" mi invitò. Io, ancora disorientato, mi avvicinai per stringerlo e le sue braccia per poco non mi soffocarono. A cosa dovevo tutto quel trasporto?
"Dio, Coop... potevi avvisarmi che saresti arrivato oggi... mi sarei perlomeno preparato a... ad accoglierti!" mormorai annaspando tra le sue braccia, in cerca d'aria. Lui ridacchiò, assestandomi due pacche dolorose sulle spalle - era sempre stato molto più forte di me, oltre che più alto
"Ma, schizzo... se te lo avessi detto non ci sarebbe stato lo stesso pathos... lo sai che io mi nutro di emozioni e questa..." intensificò l'abbraccio mentre avvertivo con timore un paio di costole scricchiolare pericolosamente "Beh, questa è senza dubbio una gran bella emozione!" sentenziò soddisfatto
Se non altro, hai rischiato di farmi venire un infarto...
"Già, ehm..." finalmente mi liberai della sua stretta ferrea e potei guardarlo in viso, dopo mesi. Non era cambiato poi molto: bello e luminoso come sempre. Sorriso aperto, quasi allucinato, denti bianchissimi, ciuffo perfettamente tirato all'insù. Stentavo ancora a credere che fossimo fratelli io e lui. Fisicamente, a parte forse la forma degli occhi, non ci somigliavamo per niente. E caratterialmente poi... il giorno e la notte, il bianco e il nero
, l'Europa e l'Australia. Certo avevamo entrambi grandi aspettative per la vita e dei sogni da realizzare. Ma io combattevo ogni giorno per potermeli conquistare... lui si limitava a sorridere e a fingere di saper fare qualcosa.
"Allora... questo famoso appartamento?" mi domandò curioso, girando la testa verso la porta di Kurt. Da lì il biglietto verde mela che avevo lasciato si vedeva alla perfezione e quindi, prima che lui potesse leggerlo, mi affrettai ad afferrargli un braccio e a trascinarlo verso la mia porta
"É questo qui. Aspetta adesso te lo faccio vedere!" annunciai con un certo imbarazzo. Aprii la serratura e gli feci segno di entrare. Lui, mormorando qualcosa di incomprensibile, iniziò a sondare l'appartamento. Iniziò con il soggiorno, accarezzò la spalliera del divano, scrutò appena quel piccolo pezzo di terrazzo che riusciva ad intravedere, si affacciò in cucina controllando i mobili e poi si diresse in bagno. Controllò dietro la porta, quasi stesse bonificando l'appartamento di un serial killer, per poi annuire distrattamente e dirigersi in camera da letto. Qui qualcosa lo bloccò e finalmente mi lanciò un'occhiata curiosa
"Immagino che quel coso lì sia..." mormorò diffidente indicando qualcosa nella stanza. Io mi avvicinai curioso per controllare e subito la testolina pelosa di Cooper - il cucciolo - si sollevò dal letto per scrutare entrambi. Io ridacchiai avvicinandomi e presi il cucciolo in braccio che si lamentò appena
"Bene... Cooper ti presento... Cooper... tranquillo non morde!" assicurai accarezzando la testa del cane
"Vorrei ben vedere!" mormorò mio fratello scrutando entrambi con un'aria stizzita
"Non ce l'avevo con te... parlavo con il cucciolo!" scherzai avvicinandoglielo, ma mio fratello saltò quasi sul posto facendo due passi indietro
"Più tempo passa, e più le tue battute perdono di efficacia, schizzo... dovresti seriamente pensare di frequentare un corso... magari ne gioverà anche la tua autostima!" esclamò con tono professionale, quasi fosse pane per i suoi denti. Feci una smorfia infastidita rimettendo il cane sul letto e dirigendomi in soggiorno. Mi era sembrato strano che non avesse ancora tirato fuori nessuna delle sue frecciate al cherosene
E dannazione, odio quando mi chiama schizzo...
"Ascolta Coop... mi dispiace, ma io devo andare a lavoro!" annunciai dandogli le spalle
"E mi lasci qui?" domandò preoccupato "Da solo?" con la coda dell'occhio lo vidi lanciare un'occhiata strana verso la camera da letto.
"Di cosa hai paura? Che il cane ti aggredisca?" lo beffeggiai divertito. Lui sbuffò, passandosi una mano tra i capelli
"Diamine, schizzo... credevo riservassi un'accoglienza diversa al tuo adorato fratellone. Non puoi lasciarmi qui, come se niente fosse, dopo avermi invitato! É davvero poco carino!" mi ammonì fingendosi offeso. Ok, dovevo ammettere che le sue doti di attore erano notevolmente migliorate dall'ultima volta in cui ci eravamo visti. I casi erano due: o si era messo seriamente a studiare recitazione, oppure... diceva sul serio. Si era offeso?
Sospirai, già stanco e pentito di averlo invitato, e sconsolato mormorai
"Puoi venire con me, se proprio vuoi..." ma non feci in tempo a dirlo che lui era già fuori dalla porta, di nuovo raggiante e propositivo
"Beh e allora che cosa stiamo aspettando? Usciamo di qui e andiamo a conquistare New York!" esclamò elettrizzato premendo il tasto dell'ascensore. Con un sospiro, che più che altro pareva un ringhio, mi chiusi la porta alle spalle e prima di entrare nella cabina con un esagitato Cooper Anderson, lanciai un'occhiata distratta alla porta chiusa di Kurt, sulla quale ancora faceva mostra di sé il mio biglietto.
Speriamo che almeno lui venga... migliorerebbe notevolmente la mia serata...

New York City. 02 Aprile 2012. Ore 08.42 P.M. (Lunedì)

Una volta arrivati al pub di Noah, iniziai quasi subito a capire che le cose, presa una brutta piega, difficilmente si sarebbero sistemate. E difatti, se già sopportare mio fratello mi era sembrata un'impresa titanica, avrei ben presto capito quanto ancora poco avessi visto in quella singola giornata.
Erano quasi le nove, quindi a breve sarei andato sul palco a cantare, quando nel pub aveva fatto il suo ingresso Sebastian, con al seguito il suo Daniel. In quel momento avrei voluto morire. Mio fratello e Sebastian si erano scambiati un lungo sguardo, dopodiché il mio amico aveva rotto il silenzio
"Non ci posso credere... Cooper Anderson a New York... a cosa dobbiamo questo onore?" gli domandò con mezzo sorriso e una pacca amichevole sulla spalla. Il più grande sorrise ed ammiccò - e in quel momento potei giurare di aver chiaramente visto una smorfia di disappunto sul viso di Daniel
"Sono qui per allargare i miei orizzonti, per fare esperienze, arricchire il mio bagaglio umano..." spiegò elettrizzato "E ovviamente... anche per controllare il mio schizzo preferito!" aggiunse stringendomi il braccio attorno alle spalle, nuovamente troppo forte. Sebastian scoppiò a ridere di gusto, evidentemente contento del fatto che ci fosse qualcun altro a dargli manforte per prendermi in giro. Lui e Cooper erano sempre andati stranamente d'accordo: avevano due caratteri molto fastidiosi, e prima di farli conoscere, avrei sempre dato per scontato che due così non si sarebbero mai potuti sopportare. Ma ovviamente mi avevano sorpreso entrambi. Dopo un primo scambio di battute acide, non so cosa era scattato in loro. Probabilmente una sorta di tacito sodalizio ai miei danni. Avevano una missione comune: rovinarmi la vita e dovevo ammettere che lo facevano molto bene. Due così, nella stessa serata non si reggevano.
Dopo quel simpatico scambio di convenevoli, finalmente Sebastian tornò a dare attenzione anche al suo ragazzo facendogli segno di avvicinarsi. Il viso di Daniel era ancora oscurato da una strana smorfia. Sembrava... infastidito?
"Cooper, permetti? Devo presentarti una persona..." annunciò e mio fratello mollò la presa dalle mie spalle per guardare meglio "Lui è Daniel... il mio ragazzo! Dan, questo è Cooper.. il fratello di... schizzo!" e mi sorrise divertito. Gli lanciai un'occhiataccia di fuoco ma i suoi occhi erano ritornati immediatamente sui due che in quel momento si stavano stringendo la mano
"Hai capito, Sebastian... sei diventato monogamo! Hai finalmente attaccato gli attrezzi al chiodo e deciso di mettere la testa a posto?" gli domandò esaminando attentamente Daniel, che arrossì, stringendosi appena più vicino al corpo del suo ragazzo. Quest'ultimo ridacchiò
"Puoi dirlo forte... sembra strano, ma è così!" esclamò fiero, poggiando il braccio attorno alle spalle di Daniel che sembrò rilassarsi appena, eppure era evidente che qualcosa non quadrasse. Il più piccolo non aveva ancora aperto bocca e la cosa era molto, molto strana. Daniel era come me... non riusciva neanche sotto tortura a stare zitto. Quindi, era chiaro che fosse successo qualcosa. Lui e Sebastian avevano litigato? Beh, se davvero lo avessero fatto, che senso avrebbe avuto venire al pub quella sera? Sarebbe stato più saggio rimanere a casa per chiarire, no? Eppure... guardai attentamente Daniel piegare la testa di lato e i suoi occhi saettare da una parte all'altra, alternando tra Sebastian e Cooper, per seguire il loro discorso. I suoi occhi erano... spenti, e continuava a darmi l'impressione di essere particolarmente infastidito. Ma da cosa?
La risata chiara e limpida di Sebastian che si diffondeva nell'aria dopo l'ennesima battuta di mio fratello, fu come un'illuminazione per me e all'istante capii: era geloso. Daniel era geloso di Cooper. Era geloso del suo rapporto con Sebastian, della confidenza che sembravano avere, delle battute che continuavano a scambiarsi, della mano di mio fratello ancora poggiata sulla spalla del suo ragazzo. Mi lasciai scappare un sorriso intenerito, perché era strano l'effetto che una gelosia così palese potesse fare. E allo stesso tempo provai un pò di invidia per Sebastian: anche a me sarebbe piaciuto avere un compagno così geloso. Per me la gelosia era sintomo di amore. E Daniel in quel momento era pieno di amore per Sebastian. Peccato che lui fosse troppo impegnato a far ridere mio fratello per accorgersene.
"Coraggio, Blaine... è il tuo momento!" mi avvisò Noah toccandomi appena una spalla. Io annuì scendendo dal mio solito sgabello e mi premurai di passare accanto a Daniel prima di allontanarmi, per stringergli un braccio e sussurrargli, in modo che soltanto lui potesse sentire
"Stai tranquillo, Dan... mio fratello è innocuo!" e gli feci l'occhiolino. Lui mi sorrise, arrossendo appena ma mi fece un piccolo cenno con la testa che io interpretai come di ringraziamento.

New York City. 02. Aprile 2012. Ore 11.35 P.M. (Lunedì)

*Per colpa di tuo fratello, ora Dan ha messo il muso!*
Mi aveva scritto Sebastian ed io gli avevo risposto con mezzo sorriso, mentre rientravamo nel mio appartamento. Io stanco morto, reduce da un'estenuante giornata di lavoro, Cooper pieno di vitalità. In quel momento stava parlando a raffica, passando tranquillamente da un argomento all'altro, senza cognizione di causa. Mi aveva perfino fatto venire il mal di testa.
*Per colpa di mio fratello succedono tante cose spiacevoli, ormai dovresti saperlo!*

risposi divertito, dispiaciuto che il malumore di Daniel dipendesse da qualcosa che aveva combinato Cooper. In fondo lo avevo invitato io a New York. Io lo avevo portato in quel pub. E io avrei potuto tirare qualcosa di molto pesante o magari appuntito in testa al mio migliore amico, non appena quei due avevano iniziato spudoratamente a flirtare come se niente fosse. Mio fratello era fatto così, ed io ormai ci avevo perso ogni speranza: ci provava con qualsiasi cosa respirasse. Era etero, ma non disdegnava di certo la compagnia dei bei ragazzi. E Sebastian sembrava proprio essere il suo tipo. Quest'ultimo poi, aveva sempre cercato solo la scusa per sfoderare le sue doti da seduttore e mio fratello era l'ideale. Peccato che in mezzo a quel simpatico quadretto ci fosse anche il povero Daniel che di certo non si meritava di essere trattato in quel modo. Probabilmente Sebastian non lo aveva neanche fatto di proposito - non volevo di certo credere che avesse fatto qualcosa appositamente per far soffrire il suo Dan - ma dovevo ammettere che delle volte esagerava senza neanche rendersene conto. Era impulsivo o forse semplicemente ancora troppo legato ai suoi vecchi modi di fare da stallone single.
*Già... peccato che adesso Daniel mi abbia chiuso fuori dalla nostra camera!*
Sgranai gli occhi sorpreso, mentre il piccolo Cooper - il cane, non mio fratello - scodinzolava ai miei piedi, così mi diressi in cucina per preparargli da mangiare. Mio fratello intanto continuava a parlarmi del suo ultimo successo cinematografico. Successo che immaginavo già, sarebbe accidentalmente stato un fiasco e i critici lo avrebbero cancellato dalla programmazione.
*Mi dispiace, Bas... ma quel poveretto non ha tutti i torti!*
Versai una generosa porzione di croccantini in una ciotola colorata - quel cane iniziava seriamente a mangiare più di quanto facessi io, il che era davvero strano vista la mia fama da discarica ambulante - e la posai in un angolo. Neanche a dirlo Cooper si avventò con la faccia dentro per ripulire tutto in tempo da record, soddisfatto.
*No, Blaine... forse non hai capito la gravità. Mi ha chiuso fuori dalla nostra stanza... a chiave!*
Ridacchiai, ricordandomi mentalmente di dover fare i miei complimenti a Daniel prima o poi. Quando voleva tirava fuori dal sacco un bel caratterino. Era capace di tenere testa allo spavaldo Sebastian. Se non era un merito quello.
*Se fossi in te, inizierei a pensare ad un modo per farti perdonare. E guai a te se metti in mezzo spogliarelli o qualsiasi altra diavoleria legata al sesso. Daniel ha bisogno di Sebastian in questo momento, non solo del suo corpo!*
Dubitavo fortemente che il mio amico mi avrebbe dato retta, ma a provare non costava nulla.
"Allora schizzo... penso di aver parlato fin troppo questa sera, è ora che metta un pò a riposo le corde vocali!" annunciò Cooper concludendo il suo ennesimo monologo da star. Sorrisi sollevato mentre le mie povere orecchie esultavano
"D'accordo, allora... dove preferisci dormire? Qui sul divano o nel letto matrimoniale con me e il cane?" lo provocai divertito. Mio fratello sconvolto lanciò un'occhiata al cucciolo, intento ad abbaiare flebilmente ad un laccio della sua scarpa
"Questo affare dorme con te?" mi domandò scioccato con una mano sul petto, degno dei migliori attori di Hollywood
"Certo... siamo già costretti a stare lontani per un'intera giornata. Almeno la notte la passiamo insieme!" esclamai tranquillo, divertito dalla sua reazione spropositatamente sconvolta
"In tal caso, penso che il divano possa andare molto più che bene!" mormorò grattandosi una guancia, infastidito. Soddisfatto mi diressi verso la camera per recuperargli un paio di lenzuola pulite ed un cuscino. Per trovarle, dovetti arrampicarmi nell'armadio, rischiando seriamente di spezzarmi l'osso del collo. Ci mancava soltanto che per colpa sua finissi all'ospedale.
Il cellulare cinguettò, avvertendomi dell'arrivo di un nuovo messaggio. Sebastian aveva capitolato?
*Ti pare normale che quell'idiota del tuo amico si sia messo a cantare "Sorry seems to be the hardest word" a squarciagola nel corridoio?*
Sgranai gli occhi, controllando il mittente. Ovviamente non si trattava di Sebastian ma di Daniel e... cosa diamine stava combinando quel deficiente?
*Immagino sia il suo bizzarro modo per chiederti scusa :)*
Scossi la testa divertito, mentre preparavo un altro messaggio per Sebastian
*Sorry seems to be the hardest word? Sebastian... sul serio?*
Immaginai perfettamente la scena: i due separati semplicemente dal legno della porta. Uno che cantava disperato i versi della canzone di Elthon John, l'altro che, disperato allo stesso modo, cercava di trattenersi dall'aprire quella porta per saltargli addosso e perdonarlo... pur di farlo smettere
*Beh, non sta funzionando. Quindi digli di smetterla!*
Appunto!
*Perché non glielo dici tu? Siete sotto lo stesso tetto, Dan... basta alzare un pò la voce e lui ti sente!*
E contemporaneamente era arrivata anche la risposta di Sebastian
*Me lo hai detto tu di cercare un modo per farmi perdonare che non contemplasse le avances fisiche!*
Alla fine era colpa mia? Non feci in tempo a rispondergli che il cellulare suonò di nuovo, con un altro mittente
*Non si merita niente. Benché meno di sentirmi implorare di smetterla. Quindi, Blaine... ti prego!*
Maledizione... mi avevano messo in mezzo. Per qualcosa che alla fine non avevo fatto io. Certo, ero responsabile di aver portato Cooper al pub con me, ma tutto il resto del casino lo aveva combinato Sebastian, io non c'entravo nulla
*Fai così, Bas... adesso smettila di tediarlo con quella lagna. Auguragli la buonanotte e vattene a dormire nella mia stanza. Domani mattina, prima di andare in studio, gli prepari la colazione e gli offri un passaggio. In poche parole: ti comporti da fidanzato! E fai un favore alla comunità... rinnova il tuo repertorio!*
Neanche dieci secondi e un nuovo messaggio di Daniel mi comparì sullo schermo
*Grazie :)*
Sorpreso e compiaciuto risposi
*Ha smesso?*
Sebastian mi aveva dato retta?
*Già...*
Mmm... però... ero bravo dopotutto. Ma la cosa che in quel momento mi preoccupava di più, era il fatto che il mio amico non avesse ancora risposto. Si era offeso per caso? Dio, Sebastian depresso era qualcosa di inguardabile ed atroce. Sarebbe stata troppo grande come punizione, perfino per lui
*Bas?*
Quella volta la sua risposta arrivò immediata e netta. Quasi fosse una fucilata
*Cosa?*
Ecco, era arrabbiato.
*Sono fiero di te :)*
Magari i complimenti lo avrebbero aiutato a sentirsi un pò meglio
*Ne riparliamo domani, B... e di a tuo fratello che, per quanto bello da togliere il fiato, rimane un grandissimo stronzo! Con affetto*
Ridacchiai, lasciando il cellulare sul comodino a caricare e, recuperate le lenzuola, tornai in salotto. Sentii la voce di qualcuno, ovattata e proveniente da un punto indefinito e mio fratello sembrava sparito. Aveva deciso di tornarsene in California? Reputava di aver fatto già abbastanza danni?
"Cooper? Che fine hai fatto?" lo chiamai ma invece della sua risposta, ottenni un sonoro bau da parte del cane che mi fece sorridere. Abbandonai le lenzuola e il cuscino sul divano e notai la porta-finestra aperta. Così uscii sul terrazzo e lì lo trovai.
"Ah mai sei qui!" esclamai avvicinandomi. Lui si girò a guardarmi, con una strana espressione in volto, un misto tra la soddisfazione e il divertimento. Stranamente mi abbracciò di nuovo, sollevandomi appena da terra
"Come sono contento che tu mi abbia fatto venire da te, Blaine!" disse accarezzandomi la schiena
Blaine?...
"Aehm... figurati!" risposi confuso e sorpreso dal suo ennesimo cambio d'umore. Era peggio di Sebastian sotto quel punto di vista
"Ma adesso... è meglio andare a letto. Abbiamo avuta una serata piuttosto... movimentata!" e ridacchiò, per chissà quale motivo sull'ultima parte. Mi scostai per guardarlo male
"Sì... io soprattutto!" mormorai facendolo ridere di gusto. Mi fece l'occhiolino e sparì all'interno. Rimasi qualche istante immobile, sconvolto. Ok, quella giornata era stata fin troppo lunga e complicata e di certo non mi sarei dovuto meravigliare se avessi avuto l'impressione che in quel momento mio fratello sembrava stesse flirtando perfino con me, giusto? Ero solo stanco, tutto lì. Così con un sospiro rientrai anche io, e dopo aver augurato la buonanotte a mio fratello, recuperai il piccolo Cooper e mi trascinai fino in camera da letto. Mi spogliai lentamente e crollai a peso morto tra le lenzuola. Le mie giornate a New York sembravano notevolmente più lunghe da qualche tempo a quella parte. I tre lavori massacranti, l'appartamento nuovo, la serata di beneficenza, l'assegno da trentamila dollari...
Dio, è vero...
Scattai a sedere, come punto da qualcosa, facendo sobbalzare appena il piccolo Cooper che si lamentò con un guaito
"Ma che fine ha fatto Kurt?"
  
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