Gli uomini sono fatti per scrivere la storia.
Gli eroi per diventare
leggenda.
Hogwarts taceva.
La battaglia era cessata, il fuoco assassino era
immobile, la luna nascosta dalle nubi celava il viso perlaceo.
Le spade
riposavano e per pochi istanti il sangue sembrò smettere di scorrere.
Le luci
delle fate aleggiarono protettive, aspettando, tendendo le
orecchie.
Eccolo.
Era tornato.
Apparso nella Maledizione Senza
Perdono, Harry Potter, il bambino sopravvissuto, sollevò lentamente il
viso.
In maniera quasi innaturale, rimase immobile con gli occhi verdi
puntati nel Velo dove ora lui poteva vedere.
Oltre il Velo stesso, Lord
Voldemort restava muto, come i suoi Mangiamorte.
E poi quella voce...una voce
che il Signore Oscuro non gli aveva mai sentito.
Harry Potter teneva le iridi
contratte puntate su di lui quando nella sua mano apparve una spada e la
sollevò, osservando la lama con studiata pigrizia.
Dai suoi capelli scuri,
spiccava la cicatrice.
Tutti lo sentirono sospirare, tutti gemettero. Tutti
lo videro rivivere.
Harry distolse lo sguardo dalla spada, tornando a
osservare Voldemort...dopo di che, le sue labbra si piegarono nel ghigno
assolutamente più malvagio che Hermione, Ron e gli altri avrebbero mai più avuto
occasione di rivedergli in faccia.
E gelarono.
Perché quel ghigno
apparteneva a un'altra persona.
- E ora Tom...- sussurrò Harry, la voce
ridotta al sibilo di un serpente - col tuo permesso do inizio alla lezione di
Arti Oscure ripetendo le tue testuali parole di tanto tempo fa.- camminò
indolente verso di lui, ondeggiando con grazia e sprezzo - Che cos'è un
Horcrux?- fece soave, allargando le braccia - Eh? Che cos'è un
Horcrux?-
Voldemort continuò a tacere, senza mai smettere di guardarlo.
I
suoi occhi rossi lampeggiavano ma Silente da lontano non poté capire se di
rabbia o per...un perverso orgoglio.
- Dicesi Horcrux...- continuò Potter,
perseguitando a camminare con indolenza e noncuranza davanti al Velo e allo
Specchio - l'incantesimo più efferato e malvagio che mente incantata di mago
abbia mai saputo concepire. L'utilizzo di tale arte magica è negato a chiunque,
data la sua intrinseca perfidia. L'Horcrux è un oggetto nel quale un mago
esperto nasconde parte della sua anima. L'anima si spacca e anche se il corpo
viene distrutto, il mago resta in vita. Ricongiungere gli Horcrux può
distruggere il mago una volta per tutte ma anche riportarlo in vita, con il suo
reale corpo di un tempo.-
Harry tornò a guardare la lama della spada,
fermandosi.
- Mi sono dimenticato qualcosa?- chiese poi, rivolgendosi a
Voldemort.
Stavolta Riddle Senior attese un secondo, poi tornando a far
gelare tutti batté le mani.
Scoppiò a ridere in maniera sguaiata, facendo
tremare più di un Mangiamorte e di un Auror.
- Molto bene, molto bene.-
La
voce di Voldemort giunse nitida e serpentina, proprio come quella del nuovo
mortale nemico.
- Harry, ancora una volta mi hai stupito.-
Il moro
assottigliò gli occhi, senza perdere il suo ghigno, tanto che gli fece un
leggero inchino con sussiego arrogante - Diciamo che ti ho battuto di
nuovo. E c'è una cosa che gli altri non sanno su questo Horcrux...ti infonde
nelle vene una spiccata aggressività che ti giuro ho una voglia matta di
scaricare.- e si guardò attorno, girandosi la spada fra le dita e roteandola in
aria - Però. Sono tornato al momento giusto...a quanto vedo ti hanno anche
ridato le tue subdole membra Tom.- sghignazzò, facendo preoccupare gli altri -
Non sei così male quando non ti presenti con quella faccia da serpente impiccato
sai?-
La situazione degenerava.
Silente sentiva gli sguardi frementi degli
Auror, di Sirius e dei professori su di sé ma non aveva risposte a quel
comportamento. A meno che...
- Come ci si sente eh?-
Voldemort dette vita
ai pensieri del preside, tornando a parlare con Harry.
- Come ci si sente,
bambino sopravvissuto?-
- Di cosa parli?- chiese Potter, inclinando il capo
con aria fintamente ingenua.
- Non prendermi in giro.- sibilò il Signore
Oscuro, avvolto nelle fiamme - Sai a cosa mi riferisco. Visto che sai tutto
sugli Horcrux, saprai anche che solo un mago che si sia macchiato di omicidio
può fare una cosa simile.-
- Ammazzare un cane come te lo classifichi
omicidio?- rispose Harry, con quella sua nuova flemma arrogante.
L'altro
ignorò l'offesa, anche se serrò la mascella.
- Non fare finta di niente. Tu
sai cosa vuol dire...- Voldemort lo inchiodò con un'occhiata - Se sei riuscito
ad usare una simile magia alla tua giovane età, significa che sei sporco
dentro...che il male è in te. Che l'hai accolto e questo non potrà più
salvarti.-
Sentita quella frase, più di una persona trattenne un
gemito.
In silenzio, Harry rimase a fissare il Velo.
Poi si girò, dando le
spalle al nemico e senza una parola raggiunse Draco e Tom, ancora a terra.
Il
bambino era in braccio a Malfoy e il biondo, col braccio tatuato sanguinante e
gli occhi grigi ridotti a specchi, vide Potter avvicinarsi a loro.
Harry non
li guardò neanche in faccia. Si limitò a posare una mano gelida sulla spalla di
Draco e a spingerlo delicatamente giù dalla gradinata dell'altare, dove Vanessa
aveva cercato di uccidere il biondo.
Li fece passare in mezzo ai Mangiamorte
che feriti o peggio morti, erano stesi a terra.
Agonizzanti nella
disperazione, fissavano Harry Potter nel suo passaggio.
Vanessa e Rafeus
Lestrange furono i primi a rialzarsi, seguiti da tutti gli altri ancora vivi e
con le gambe intere per potersi rimettere in piedi.
Ora l'odio in quella
stanza si era fatto intossicante.
- Come fai ad essere vivo?- gli ringhiò
Vanessa, con voce spezzata - La mia Maledizione Senza Perdono avrebbe anche
dovuto uccidere Draco! Come fate ad essere vivi?!- urlò allora, perdendo la
ragione.
Harry lasciò i due agli altri, che li abbracciarono stretti, ma si
voltò immediatamente.
Levò una mano, sentendo gli Auror che cercavano di
seguirli e li fermò. Tornò dai Mangiamorte e tutti, nessuno escluso, si
scansarono con lo sguardo sbarrato.
Paura. Terrore.
Di nuovo.
La morte
non aveva voluto prenderlo con sé.
- Tu non puoi essere immune!- gli disse
ancora Vanessa - Nemmeno il Mio Padrone può...- ma si bloccò di colpo,
strozzandosi. Si portò le mani alla gola, un rantolo le uscì dalle labbra
insieme a una colata di sangue. Si accasciò in ginocchio, le mani sempre sulla
carotide.
Nella stanza continuava a regnare lo sconvolto, la paura.
Era
Harry.
Potter riaprì il pugno, tornando a farla respirare.
- D'ora in
avanti renderemo tutti grazie nel non sentire più la tua irritante voce,
Vanessa.- sospirò con sussiego - E' un peccato. Mi sarebbe piaciuto sentirti
strillare per tutti i guai che hai provocato stanotte. Faremo il conto dei
morti. Una volta ad Azkaban verrò a presentarti la fattura.-
- Bastardo che
le hai fatto?!- tuonò Rafeus, correndo dalla sorella.
- Però, adesso lanciamo
anche quest'accusa. Bastardo.- Harry si strinse nelle spalle - Piano Lestrange,
vacci più piano. Non vorrai tirare la cuoia subito spero, anche perché io e te
abbiamo una bella faccenda di cui discutere.-
- Ti ucciderò con le mie mani!-
gli urlò Rafeus, tornando in piedi - Giuro che non vivrai abbastanza per vedere
sorgere il sole!-
- Questa costante minaccia nell'aria comincia a stancarmi.-
gli disse Harry, pigramente, guardandolo dall'alto in basso con gelidi occhi
privi di compassione - Comunque ho visto che ti piace scarabocchiare sulla pelle
altrui.-
- Ma di cosa....?!- Rafeus sgranò gli occhi poi un fiotto di sangue
schizzò sul suo viso, quindi Draco si schiacciò Tom al petto, chiudendogli una
mano sugli occhi e lo stesso fece Tristan con Degona mentre le urla di Lestrange
riecheggiavano in tutta Hogwarts.
Il suo braccio sinistro, mozzato al gomito,
cadde a terra e lui insieme ad esso, strisciando come un verme.
Una pozza di
sangue si allargò sotto lui mentre Harry rinfoderava tranquillamente la
spada.
In quella tempesta di grida e maledizioni, Potter vide lo sguardo
lucido di venerazione di Voldemort su di sé.
Ma non gl'importava.
Ora
doveva acquietare quella rabbia. Doveva farlo o sarebbe impazzito.
- Harry
attento!-
All'improvviso il bambino sopravvissuto sentì una bacchetta puntata
alla nuca.
Era una mano tremante a sorreggerla.
- Peter bastardo!- Sirius
venne afferrato per le spalle da Remus, Piton e Lucius, prima che si lanciasse
su Minus presumibilmente per sbranarlo - Lascialo in pace! Non osare
toccarlo!-
Sempre restando immobile, Harry sorrise sinistramente.
Rimase
nella stessa posizione, godendo nel sentire la presa di Minus del tutto
inferma.
- Chi si rivede...- mugugnò - Codaliscia. Sbaglio o stai
tremando?-
Peter Minus si morse le labbra, spaccato in due fra la fuga e gli
occhi del suo Signore che lo trapassavano.
Ucciderlo. Doveva uccidere
Harry.
Doveva farlo...
- Avada...Avada...-
- Dai.-
Harry zittì
tutti, anche Sirius, aprendo bocca.
- Dai fallo.- ordinò serio, restando di
spalle - Fallo Peter. Dillo. Che aspetti?- e piegò di nuovo le labbra, sfidando
Voldemort a guardare, più che temere Minus - Fallo...e vediamo cosa
succede.-
- Avada Ke... Avada...- Minus si strozzò con la saliva, facendo un
passo indietro. Non riusciva!
- Andiamo.- lo incalzò di nuovo Harry - Non
vorrai fermarti qui vero? Alla famiglia manco solo io. Hai fatto ammazzare mio
padre, mia madre...hai quasi fatto morire Sirius e Remus. Ti manco solo io,
Peter. Cos'aspetti?- si volse appena sopra la spalla, puntandogli le iridi
contratte addosso. Un lampo verde le trapassò e allora si girò fulmineo,
prendendogli la bacchetta di mano e puntandogliela in mezzo agli occhi.
Fu
allora, in quella notte, che Peter Minus crollò.
Cadde in ginocchio. E ai
piedi di Harry Potter rimase.
- Allora Peter? Com'è stato eh? Veder morire
mio padre sulla porta di casa?- sibilò Harry, ora con la voce di un bambino
sull'orlo del pianto - Com'è stato sentir urlare mia madre mentre quel bastardo
la uccideva? Eh?-
- Harry...Harry pensa a James...- piagnucolò Minus - Ti
prego...ti prego!-
Era tardi.
In quegli occhi verdi non era rimasto
niente.
- Vall'inferno Peter.- sibilò Harry - Avada Kedavra!-
Il corpo
fantoccio di Peter Minus venne sbalzato via. Quando ricadde, i suoi occhi erano
girati all'indietro.
Passarono secondi interminabili e quando alle orecchie
di Harry giunsero dei singhiozzi, riuscì a staccare l'attenzione dal corpo
esanime di colui che era stato la causa determinante della morte dei suoi
genitori.
Tornò a voltarsi verso il Velo, facendosi apparire in mano la sua
bacchetta.
- Esci da lì.-
Stavolta gli Auror non riuscirono a tacere.
-
Harry ma che diavolo vuoi fare?- urlò Ron, raggiungendolo di corsa - Che hai in
mente?-
- Esci da lì bastardo.- ringhiò allora Potter, ignorando Weasley -
Esci fuori da lì Tom! Una volta per tutte! E giuro che questa volta non ci
saranno lacrime e sangue che ti riporteranno da dove io ti manderò!-
- E
piantala di fare il martire.- gli ringhiò Nott, piegato a terra con il petto
pieno di ferite - Sarai anche tornato dalla morte ma ora il Nostro Signore è
vivo!-
- Martire?- riecheggiò Harry, senza staccare gli occhi dal Velo - Già,
martire! Per uno così dedito alla causa come te, Riddle, mi sembra strano che tu
non abbia progettato anche questo! Perché non t'immoli alla tua dannata causa
eh?- urlò, spaventando i più deboli - Hai anche il sangue adatto, non è vero
Mezzosangue?!-
A quel punto una pioggia di fiaccole e fuoco ricadde addosso a
Harry e Ron ma i due non si mossero, proteggendosi con le bacchette e la magia.
Voldemort sembrava impazzito, i suoi occhi sembravano una via per
l'inferno.
Dal Velo continuò ad uscire quella cascata di fiamme e quando
terminò, Harry era rimasto dov'era.
Chiese al suo migliore amico di farsi
indietro.
Era calmo ora...almeno, così sembrava.
- Harry.- lo richiamò
Hermione a bassa voce - Non può uscire dal Velo. È solo un essere umano.-
-
Quello non è un uomo.- sibilò a denti stretti.
- Perché, tu lo sei ancora?-
lo sfidò Voldemort, furente - Tu mi hai ammazzato! Sei un assassino! Quegli
Horcrux a dimostrarlo e tu non far finta che non sia successo nulla, Silente!-
esplose, verso il Preside - Non scuotere il capo, non proteggerlo a oltranza!
Ormai non è più un ragazzo!-
- Scoppi di gioia a rivederlo vivo, Tom.-
mormorò il vecchio mago - Cos'è che ti urta veramente?- e posò gli occhi azzurri
sul piccolo Riddle, ancora in braccio a Draco - Che abbia preso il tuo posto nel
cuore di tuo figlio?-
Stavolta la stanza intera venne invasa dalle fiamme e
difendersi non fu più così facile.
Voldemort era vivo e infuriato,
aggressivo, colmo di odio e rancore come mai nella sua lunga vita.
Alla fine
il suo potere, divenuto tempesta e tifone di fuoco, si fermò solo quando
qualcosa riuscì a placare la sua ira.
Un'apparizione.
Lucilla dei
Lancaster apparve in mezzo alle lingue rossastre, senza subire alcuna ferita e
quando Voldemort la vide, si fermò all'istante.
La giovane demone rimase in
mezzo alla stanza, sfolgorante nella sua bellezza.
Gli occhi di Voldemort per
lei tornarono blu, come quelli del piccolo Tom ma Lucilla sembrava non vederlo,
sebbene il suo sguardo vacuo puntasse su di lui.
- Stai bene
Harry?-
Potter le andò vicino.
Si scambiarono appena un'occhiata ma fu
quasi una sorta di intimo dialogo.
Le loro cicatrici gemelle bruciavano ma
ormai non ci facevano più caso.
- Lucilla...- sussurrò Voldemort.
- Tom.-
rispose la Lancaster - Vedo che sei vivo e vegeto. A quanto pare sei caduto
talmente in basso da far davvero del male anche al sangue del tuo sangue. Le
lacrime di un figlio sono molto potenti.-
Il Signore Oscuro serrò i
lineamenti.
Vergogna?
Harry lo fissò con disprezzo.
- Sai quale sarebbe
stata la vera vendetta Tom?- sussurrò Lucilla, non muovendosi dal fianco di
Potter - Sai cosa ti avrebbe davvero ucciso? Tu hai massacrato la mia famiglia,
ammazzato i genitori di Harry. La vendetta mi è stata servita su un piatto
d'argento undici anni fa, quando ho salvato tuo figlio.-
Voldemort per la
prima volta, davanti a loro, impallidì.
Guardò il piccolo Tom e quasi
gemette.
- Ucciderlo.- Lucilla era spietata e dura come il marmo - Ucciderlo
ti avrebbe messo per sempre in ginocchio. Ti avrei fatto capire cosa significava
perdere una parte di se stessi perché perdere un figlio ti svuota dentro. Anche
Harry avrebbe potuto farlo...e questa sarebbe stata la vendetta più grande di
tutte.- la demone scosse il capo, quasi malinconica - Sai cosa devi ringraziare?
L'amore che ho provato all'istante per tuo figlio.- mentre lo diceva, Harry le
strinse la mano - Riderai ora...perché non sai fare altro, perché non senti
altro...ma puoi ringraziare solo che l'amore e la devozione che Harry prova per
Tom l'abbiano salvato. O a quest'ora piangeresti la sua morte, ammesso che tu
sappia ancora farlo. Nel petto non ti è rimasto nulla...hai quasi ammazzato di
dolore Tom per avere le sue lacrime per tornare in vita. Era questo che il tuo
cuore di uomo desiderava? Era questo? Un figlio? Per fare cosa, ucciderlo?- urlò
allora, facendo vibrare le pareti con la sua ira - Tom rispondimi!-
Di nuovo
cadde il silenzio.
Il piccolo Tom si strinse nell'abbraccio di Draco, con
Damon, Cloe e Trix avvinghiati a lui.
Harry invece fissava
quell'essere.
Non poteva più considerarlo un uomo.
Forse non l'aveva mai
fatto.
Ma aveva desiderato un figlio, una famiglia.
Le stesse cose che
aveva sottratto a lui.
- Ora ascoltatemi tutti.- mormorò Lucilla, sapendo
bene che non avrebbe ottenuto risposta - Dobbiamo distruggere il Velo. Silente,
dovrai farlo tu. Sei l'unico abbastanza potente...e Voldemort resterà chiuso in
quel limbo ma al mondo esistono altri dodici Veli oltre a questo. Sono portali
incantati, ben nascosti. Trovateli e distruggeteli prima che lui acquisti
abbastanza potere da uscire con le sue sole forze. Avrete anni di tempo a
disposizione.-
- Un attimo...perché parli così? Che vuoi fare?- le chiese
Tristan.
Ma lei stette zitta.
Si scostò leggermente da Harry e gli
sorrise. Si alzò sulle punte, posandogli la bocca sulla fronte in un bacio
leggero.
- Sarai sempre la nostra speranza, bambino sopravvissuto.- gli
sussurrò - Hai nascosto la tua anima in coloro che meglio avrebbero saputo
accoglierla in quel particolare momento. Colui che non voleva vederti morire fra
le sue braccia e colui che hai imparato ad amare, nonostante l'odio che invece
da principio ti ha serrato il cuore.- fece un passo indietro, tenendo strette le
mani dell'Auror - Sei cresciuto Harry. Per un po' ora potrai cavartela anche
senza di me.-
Gli occhi verdi del più giovane ebbero un leggero sobbalzo,
come se nella stretta fredda di Lucilla, Harry avesse sentito e avvertito
nitidamente le sue intenzioni.
Degona poi iniziò a piangere.
Tristan la
sentì tremolare, in braccio a lui e rimase di ghiaccio.
- La mamma va
via.-
Lui si sentì il cuore spaccare in due ma tutto accadde talmente in
fretta che non riuscì neanche a dirle addio.
La vide stringere di nuovo le
mani a Harry, poi girarsi verso di lui.
Si portò le dita alla bocca e gli
lanciò un debole bacio, guardandolo come mai aveva fatto prima.
Con quello
sguardo gli disse ciò che non gli aveva mai detto.
- Mamma...-
Lucilla
guardò anche Degona, sorridendole a mezze labbra.
C'era dolore ora in lei. Il
dolore di un'altra durissima separazione.
Una separazione però
inevitabile.
- Torno.- le sussurrò - Ti giuro che torno diavoletta.-
-
Lucilla cosa vuoi fare?- s'intromise Jess ma le fiaccole in quel momento si
levarono di nuovo alte.
Voldemort brillava nelle fiamme del Velo e in quelle
nello Specchio. Ora, fischi e gemiti di anime di defunti invasero il castello,
mentre lui, vivo, pativa le pene a cui era stato condannato.
- Uscirò di qui
Harry!- sibilò, cominciando lentamente a venire risucchiato da mani pallide e
trasparenti - Un giorno uscirò e mi riprenderò mio figlio! Un giorno ti farò
capire cosa mi hai fatto, ricordatelo!-
Il bambino sopravvissuto non seppe
come dirlo, né come spiegarlo ma da quella frase seppe che era stato designato
di nuovo il suo destino. Quella minaccia...un giorno saprai...un giorno ti
farò capire cosa mi hai fatto...
Sentì due piccole braccia stringerlo
per la vita e una testa nera affondò nella sua schiena.
Chiuse la mano in
quella di Tom, abbassando il viso.
Cos'avrebbe potuto fargli
Voldemort?
Cosa?
- Ora è meglio che vada.- Lucilla posò una mano sulla
spalla di Harry, mentre si voltava verso Silente - Ti prego.- gli disse -
Aspetta che sia entrata, poi chiudi immediatamente il varco! Nel tempo che
avrete a disposizione cercate i Veli, capito? No, niente domande!- aggiunse,
vedendo che tutti stavano per trattenerla - Non dovete venirmi vicino, che
nessuno provi a seguirmi...- poi si voltò verso Hermione, dando finalmente addio
- Ti prego, scusami.-
La Granger cacciò un leggero gridolino quando una
freccia incandescente schizzò sul suo polso destro e il bracciale contenente il
sangue di Caesar andò in pezzi.
Il sangue nero colò a terra e la strega
allibì.
- Lucilla...ma cosa...-
Secondi, solo secondi.
Hermione capì
cosa voleva fare quando fu tardi.
Richiamato dal suo sangue, Caesar Cameron
apparve direttamente davanti a Hermione, ma dando le spalle a Lucilla.
Il
demone di stirpe guardò esterrefatto la sua protetta per un secondo ma quando
lei gridò, per Caesar era tardi.
Una spada l'aveva trafitto in mezzo al petto
e Lucilla teneva saldamente l'elsa.
- No!- strillò Hermione, lacrime agli
occhi e a malapena trattenuta da Draco e Ron - Lucilla non farlo!-
- Mamma
no, ci sarà un altro modo!- le gridò anche il piccolo Tom ma la Lancaster scosse
il capo mentre Cameron serrava i denti - No, non c'è altro modo. Mi dispiace
Caesar...ma non intendo aspettare oltre per il nostro duello. Essendo pericoloso
farlo qui, andremo nel Velo. Ora tu mi seguirai...- e storse leggermente la
lama, strappandogli un'imprecazione - E combatterai contro di me.-
- Lucilla
non puoi farcela!- le disse Tristan rabbioso, andando a sbattere come molti
altri contro una barriera invisibile alzata da lei stessa - E' ancora troppo
potente, ti ammazzerà!-
- Si ma la mia anima sta svanendo...- sussurrò,
spingendo Caesar verso il Velo, usando la spada - E se non provo ora, non saprò
più neanche perché cosa combatto.-
- Ma così morirai!-
- Almeno non dovrò
più stare in gabbia e vedervi attraverso le sbarre.- mormorò. Dopo di che spinse
il compagno demone nel Velo, facendolo sparire. Si volse ancora una volta, le
fiamme ora stavano bruciando ogni cosa dentro alla sua barriera. Voldemort era
sparito, anche Caesar. Lei guardò ancora una volta la sua famiglia, poi
Harry.
Sorrise, quindi passò dolcemente nel velo opaco ed entrò
nell'archetto.
Quando Silente, senza sentire suppliche inutili a quel punto,
alzò le mani e borbottò qualche parola in latino, il mitico Velo esplose in
mille pezzi e la sua luce interna divenne sempre più piccola, fino a sembrare un
minuscolo puntino.
Esploso anche quello, l'archetto di pietra andò in
pezzi.
E tutto tacque.
Il fuoco si spense.
I Mangiamorte rimasero a
terra, in ginocchio.
Era finita.
Di nuovo.
Il fuoco però non si era
spento veramente. A quanto pareva Lord Voldemort era talmente vivo da poter
mettere mano anche nel mondo reale perché di colpo le fiaccole ai bordi della
stanza s'incendiarono di nuovo, arsero in aria per qualche secondo, facendo
gridare ben più di un presente e poi le lingue di fuoco si gettarono sui
Mangiamorte. Uno a uno, il fuoco raccolse tutti quelli rimasti in
vita.
Sembravano diventate torce umane ma in quegli strilli, poco a poco
giunsero invece sfumature di risata.
In un repentino secondo le fiaccole si
spensero, il fuoco svanì.
E i Mangiamorte sopravvissuti, i Lestrange e anche
Jeager Crenshaw sparirono.
Il mezzo demone se n'era andato dalla sua
postazione con un ghigno, gli altri, per un totale di venticinque Mangiamorte,
erano stati salvati al loro Padrone.
Si erano salvati.
Fuggiti.
Nessuno
degli Auror ebbe il coraggio di dire nulla.
Harry Potter taceva, ascoltando
solo le lacrime dei bambini.
E Lucilla...Lucilla se n'era andata.
- Non
pensare male.-
Silente lo raggiunse, andandogli a fianco - Lei è sempre
stata la più forte, credimi.-
- Tornerà?- sussurrò Ron - Lo crede
davvero?-
- Cameron è così...invincibile!- disse anche Milo a bassa voce - Ma
perché l'ha fatto? Avrebbe potuto aspettare...-
- No.- disse Draco
all'improvviso, zittendoli - Perché stava perdendo l'anima. Aveva paura di
dimenticare Tristan e Degona, aveva paura di diventare come tutti gli altri
demoni e di non provare più niente per loro. Per questo ha portato Cameron là
dentro. Ha preferito farlo ora, anche se non è ancora abbastanza potente,
piuttosto che perdere la coscienza di sé e della sua famiglia.-
- Rendiamole
onore.- Silente prese Harry per la spalla - Ora qua non c'è più niente da
fare.-
- Ma come...come faranno a uscire?- singhiozzò Hermione, fissando quel
cumulo di macerie e cenere con gli occhi pieni di lacrime - Se distruggiamo i
Veli quei due...-
- Non ci metteranno anni.- le disse la Mcgranitt, cercando
di placarla - Su, su. Vedrai che andrà tutto bene.-
Harry ancora una volta
non disse nulla.
Una mano stretta in quella di Tom, l'altra in quella di
Elettra, sospirò.
Ora era finita. Ma per quanto?
Il peso dello parole di
Voldemort lo stava schiacciando.
Era come un dannato veleno che uccideva
lentamente.
Il dubbio.
Poi ancora una volta, come tanto tempo prima,
un Veggente vide dove i loro occhi non arrivavano.
Damon Howthorne,
quella mattina che andava lentamente rischiarandosi, vide qualcosa.
I suoi
occhi si fecero persi, lontani.
Un'immagine e una vago sentore
s'impadronirono di lui.
Traballò sulle gambe, Draco lo
sostenne.
Profezia...
Ecco cosa vide.
E la sua voce, innaturale e
piatta, riecheggiò nella sua cantilena.
Quella più vera di
tutte.
"Io dico...sei anni di attesa,
e allora del serpente
tornerà il giorno,
in silenzio, pace e anima tesa,
questo è ciò che
precederà il suo ritorno.
Vorrà vendetta, vorrà rivalsa.
Perché ciò
che a lui è stato tolto,
cercando di uccidere la speranza riotterrà
e
insieme al Nemico, anche la morte dei due figli prescelti avrà.
Morte,
morte al Nemico,
colui che il cuore del Figlio ha rapito.
E perché
vendetta sia,
Figli di Nemico e Traditore perderanno la via.
Morte,
morte a voi.
Il serpente è di ritorno.
Guai, guai ai figli degli eroi
e
per colui che ha dimenticato, morte sarà
perché solo il riso dei bambini, in
nostro aiuto verrà."
Il sole sorse in quel momento.
Alcuni fasci
di luce entrarono dalla spaccatura nella parete e le fate cantarono, poi
volarono per tutto il palazzo, a dare la buona notizia. Harry Potter, il bambino
sopravvissuto, era vivo.
I suoi nemici scomparsi e Lord Voldemort ancora
rinchiuso nel mondo dei morti.
E questo poteva bastare.
Sorgeva un sole
pallido...ma squarciò le nubi e poco a poco invase la valle.
E su Hogwarts,
tornò la luce.
Ciò che accadde nei giorni seguenti e specialmente ciò
che accadde quella lunga notte alla Scuola di Magia, venne insabbiato dal
Ministero della Magia.
Orloff in persona si presentò al castello. Era
attorniato dai suoi Auror della scorta personale e si attardò nell'ufficio di
Silente per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio.
Purtroppo
durante le perlustrazione nella scuola vennero ritrovati dei morti fra cui
alcuni ex studenti appartenenti a Serpeverde, uccisi dallo stesso Draco sotto
possessione, e parecchi Mangiamorte in fin di vita.
Fra gli studenti invece
nessuno fortunatamente aveva subito ferite. Chiusi nei dormitori che erano
totalmente sotto la protezione dei vecchi presidi i ragazzi si salvarono, tutti
gli altri invece vennero portati al San Mungo.
Nella Torre Oscura invece,
Auror e professori aspettavano il ritorno di Silente con la decisione di
Orloff.
Harry Potter dormiva.
Era crollato e dormì a lungo quel giorno,
restando immobile sotto le lenzuola.
Gli altri si fecero curare le ferite
dalla Chips, staccatasi miracolosamente dalla sua infermeria ma qualcun altro
attendeva l'arrivo di due persone.
Edward stava in piedi, accanto al suo
letto. Era ancora coperto di frustate ma non c'era stato verso di farlo staccare
da quelle sponde, dove il corpo di May Aarons aveva finalmente trovato
pace.
May se ne stava lì, immobile, pallida, fredda. Ancora bella e sensuale,
nel suo abito rosso.
Katrina finalmente se n'era andata. L'aveva lasciata
libera.
Alfred e Kaitleen Aarons entrarono a Hogwarts verso le sei di
pomeriggio e quando entrarono nella Torre, accompagnati da Hagrid, non
sembrarono sorpresi di trovare la figlia morta.
Edward e Blaise rimasero
nella stanza coi due genitori e quando la madre si piegò sulla figlia, capirono
che forse lei sapeva da molto tempo della morte di May ma avendo preferito
chiudere gli occhi, entrambi avevano sperato fino all'ultimo di non vedere in
lei quell'anima nera comparsa per caso, come per sbaglio, dopo l'incidente col
suo fidanzato.
- Vi ringrazio.- sussurrò il padre, prima che coprissero il
viso della ragazza col lenzuolo - Grazie per averla salvata.-
Li videro
andarsene, a capo chino, distrutti. E nel contempo sollevati.
- Dei genitori
non dovrebbero seppellire i figli.- mormorò Edward, guardando la sagoma di May
sotto le coperte.
Blaise sorrise mestamente e fece per andarsene quando lo
vide fremere.
Un attimo dopo Dalton quasi svenne e per convincerlo a farsi
curare dovette sfoderare tutta la sua verve.
In sala intanto gli altri
stavano in silenzio, seduti qua e là, attendendo.
Il tempo sembrava non
passare anche se gl'insegnanti erano preoccupati nel placare le acque e calmare
l'animo della scolaresca. In poco si era ormai diffusa la voce della battaglia
notturna che aveva coinvolto tutti.
- Dove sono i bambini?- sussurrò Tristan,
seduto alla finestra.
- Stai tranquillo.- gli disse Jess, a bassa voce, come
per non disturbare l'atmosfera malinconica della Torre - Sono scesi in giardino,
a prendere aria. I Dissennatori sono spariti e con loro c'è Nyssa. Non
temere.-
- Degona?-
- E' con Tom e Nyssa.- continuò suo fratello -
Tristan...per favore...-
- Si, lo so.- il biondo sollevò il viso, gli occhi
tristi velati come in passato - Lo so che lei tornerà.-
Jess gli carezzò il
capo e gli passò il braccio al collo.
- Stanne certo.-
In giardino però,
Tom attendeva pieno di ansia un arrivo che avrebbe potuto spiegargli
tutto.
Seduto sul bordo del lago con Degona fra le gambe, abbracciata a lui,
guardava la superficie piatta dell'acqua.
Accanto a loro Beatrix, Cloe e
Damon, in piedi.
Passarono alcuni minuti, poi finalmente il tipico suono di
Smaterializzazione li colse alle spalle.
- Dimitri!- Tom e Degona balzarono
in piedi, vedendo Demetrius.
Gli corsero in contro e lo afferrarono per le
mani, vedendo anche il lui una profonda tristezza.
- Dimitri!- Degona era di
nuovo in lacrime - La mia mamma tornerà vero? Non si faranno male!
Vero?!-
Insieme a Demetrius apparve anche Leiandros.
I due demoni
abbassarono il capo, osservandosi.
- Sono entrambi molto forti...- iniziò
Demetrius.
- Ma Caesar lo è di più...vero?- concluse Tom, con un groppo in
gola - Dimmi la verità. Li rivedremo ancora?-
L'altro tacque. Alzò il capo,
si guardò attorno...come per cercare le parole adatte.
Quando le ebbe
trovare, s'inginocchiò per arrivare all'altezza dei bambini.
-
Piccoli...Caesar vuole bene a Lucilla.- rispose - Io non so cosa accadrà. Ma
lui...non riuscirebbe a farle del male.-
- Però non vuole lasciarla andare.-
alitò il piccolo Riddle angustiato - Si combatteranno fino a che lei non avrà
ottenuto di poter tornare a casa con Tristan.-
- Si.- ammise Demetrius - Ma
sanno uscire dai Veli. Non temete. Non rimarranno rinchiusi. Un giorno
torneranno.-
- Si ma quando?- pianse Degona - Io voglio la mia mamma!-
Ma
come capirono presto, non c'era risposta a quella domanda.
Non sapevano
quando sarebbe tornata Lucilla.
Non potevano neanche sapere che sarebbe
sopravvissuta.
Come lei aveva detto, meglio morire che guardare la vita da
oltre le sbarre.
Calò il buio e finalmente Silente tornò alla Torre dove
erano tornati anche i bambini.
- Ci dica tutto.- lo incalzò Jess, appena si
fu accomodato.
Gli Auror erano accanto al caminetto
- Hogwarts non sarà
chiusa.- sussurrò il mago, versandosi del the e rivolgendosi a tutti i membri
dell'Ordine della Fenice - Orloff è venuto a sapere che Voldemort è vivo, che
dovremo cercare tutti i Veli e distruggerli. Sa dei Mangiamorte e sa di cosa ha
fatto Harry. Per il resto, se mi permettete, se ne infischia amabilmente.-
-
Idiota.- ringhiò Sirius fra i denti - Non c'è n'è uno con un briciolo di materia
grigia su quella sedia.-
- Per una volta sono d'accordo.- borbottò Piton
esasperato - Abbiamo rischiato il collo stanotte, l'intero collo della Gran
Bretagna preside. Cosa faremo quando i suoi seguaci riprenderanno a provocare
morti e incidenti? Ora sanno che è vivo, cercheranno di recuperare i Veli. Hanno
sentito tutto.-
- Allora dovremo metterci subito all'opera.- scandì Tonks -
Non abbiamo un minuto da perdere.-
- Ci vorranno anni, non capite l'entità
dell'opera.- sibilò Piton.
- Nessuno starà più con le mani in mano, d'ora in
avanti.- s'intromise Ron serio - Più nessuno.-
- Sta buono, signor Weasley.-
gli disse la Mcgranitt, battendogli una mano sulla schiena - Il signor Potter
sta bene, questo è quello che conta. Avete ritrovato tutti gli Horcrux e la
signorina Granger ha elaborato la frase che avrebbe potuto richiamarli e
risvegliarli. Senza ombra di dubbio, avete dato tutti prova che siete ben più
forti di un gruppo di cinquanta Mangiamorte.-
- Già.- Neville Paciock
sorrise, osservando i vecchi amici - Ehi ma ci sarà mai una giornata tranquilla
con voi?-
- No, non credo.- ridacchiò Ron, abbracciando Pansy e anche Elettra
- Dio...che nottata...-
- Bah, sembrate quasi tranquilli.- rognò Malocchio
computo - Bravi ragazzi, avete reso giustizia al vostro nome.-
- Ah, bel
nome!- tuonò Duncan Gillespie, apparendo sulla porta furibondo - Complimenti
idioti, ancora una volta sono venuto a sapere con ben sei ore di ritardo il
maledetto casino che avete combinato! E grazie per tutti i cadaveri che sono ora
all'obitorio Malfoy!- sbraitò, facendo roteare gli occhi a Draco - E adesso come
la sistemiamo eh? Ci sarà una maledetta inchiesta e tanto perché tu lo sappia
Orloff vuole la mia e la tua testa su un piatto d'argento.-
- Che crepi.-
sibilò Draco, seduto in poltrona accanto a Sirius e Blaise.
- Senti un po'
tu...- Duncan si bloccò di botto, vedendo poi Lucius seduto a sorbirsi il the
con Remus e Piton a tavola. Sbiancò, fissando Black e Lupin - E voi due vi siete
portati qua un prigioniero??- si passò le mani fra i capelli, già vicino alla
crisi isterica - Per la miseria, voi siete da chiudere in un manicomio
babbano!-
- Duncan, dai eh?- sbuffò Draco, accendendosi una sigaretta - Hai
anche la pressione alta, sta' buono.-
- Sta buono un corno! C'è il rischio
che tu finisca ad Azkaban in cella con tuo padre!-
- Atroce.- soffiò Lucius,
schifato.
- Concordo.- ringhiò Draco - Che dovevo fare? Eravamo senza poteri,
dovevo lasciare che ci ammazzassero?-
- Ok ma ci sono arti sparsi per tutta
la scuola!-
- Che stress, non siete mai contenti di niente.- s'intromise Ron
- Quei maledetti dei Lestrange hanno cercato di buttare la figlia di Mc dentro
al Velo, sai? Hanno rapito Tom e Damon, messo Trix dentro una gabbia di croci e
quasi soffocato la figlia di Daniel King.-
- Già.- lo seguì Blaise - Può
calare sul nome dei genitori, non crede? Così Orloff si morderà la lingua.-
-
Bella soluzione.- borbottò Tom mogio.
- E piantala mostriciattolo.- gli disse
Draco, passandogli un braccio a collo e coccolandolo un po' - Non ci
pensare.-
Il maghetto gli sorrise vagamente, nascondendo la testa sotto al
suo braccio.
Gli era riconoscente.
Standogli vicino però, sentì le
bende sul braccio sinistro del cugino.
Era stato marchiato per colpa sua. Ora
aveva il segno indelebile dei Mangiamorte.
- Bhè.- Duncan dovette respirare
un paio di volte, contando fino a cento - Se non altro siete tutti sani e salvi.
Non so se piangere o ringraziare.-
- Grazie, molto buono.- dissero tutti gli
Auror in coro, facendo ridere i bambini.
- Quindi...- riassunse Elettra,
stanca ma sorridente - La scuola per ora è salva. Giusto preside?-
- Si,
esatto signorina Baley. Gli studenti sono salvi e Orloff diffonderà una vaga
notizia sul fatto che Harry Potter e i suoi compagni hanno nuovamente sconfitto
un gruppo di Mangiamorte che ci hanno attaccato.-
- E del fatto che è morto
per i maghi e nessuno lo verrà a sapere?- sibilò allora Hermione, alzando la
faccia dal tavolo - Di questo non ne parlerà nessuno, vero?-
- Temo di no.-
mormorò Duncan - Bhè...a meno che a qualcuno non sfugga qualcosa. Sai...le fughe
di notizie...-
- Già, brutte bestie.- sorrise Silente, rimettendosi in piedi
- Cari amici, credo che sia giunta l'ora per tutti di andare a letto. Cercate di
riposare, da domani saremo assediati dai membri della pubblica informazione di
massa e Orloff ci renderà la vita un inferno, conoscendolo. Harry?-
- Dorme
ancora.- gli disse Sirius - Ma starà bene.-
- Benissimo. Spero di vedervi
domani a pranzo. Abbiamo ancora tanto di cui discutere.- ma prima di andare alla
porta, si chinò sul piccolo Riddle, ancora abbracciato al cugino, sorridendogli
dolcemente - Dormi sonno tranquilli Tom. Ora Harry è al sicuro. D'ora in avanti,
lo proteggeremo tutti insieme.-
Gli occhi blu del piccolo s'illuminarono,
s'illanguidirono.
- Si.- mormorò.
- E' ora di andare a letto.- gli disse
Draco - Preside, le spiace se lo teniamo qui?-
- No, figurati. Spero che vi
occuperete anche degli altri piccoli malandrini.- frecciò Silente, veleggiando
alla porta e dirigendosi alle scale - Abbiatene cura.-
- Ci conti.- sogghignò
Ron - Dai cercaguai. Filate in camera mia.-
- Trix, tu chiuditi nella mia.-
le disse invece Milo - E bevi qualcosa, sei uno straccio.-
- Vorrei vedere te
chiuso in una chiesa in miniatura.- rognò la Diurna sbuffando.
- Il
mostriciattolo me lo tengo io.- Draco si mise in piedi, prendendo in braccio Tom
- Noi andiamo a letto.-
- Ok, buona notte.- Hermione si alzò, andando ad
abbracciare il maghetto e baciando Malfoy sulla guancia - Se avete bisogno,
chiamate. Tanto non ho sonno per il momento.-
- Ti conviene dormire
mezzosangue.- fece Draco, levando un sopracciglio - E non pensare di andare a
caccia di mezzi demoni, perché saresti troppo prevedibile.-
-
Spiritoso.-
- Però. Voi Auror avete un senso dell'humour veramente
impressionante.- bofonchiò Lucius, seccato.
- Ehi Black, perché te lo sei
portato dietro eh?- rognò Malferret.
- Perché non avevo più voglia di
discutere con sua signoria.- rispose Sirius con la stessa irritazione di Malfoy
senior - E poi anche volendo dove lo lasciavo eh? Ha intrattenuto quei dementi
dei tuoi cugini almeno.-
- Già, tu invece non sei servito a un tubo Black.
Come al solito.- rognò Piton fra i denti.
- Almeno qualcuno se n'è accorto.-
sibilò Lucius sarcastico.
- Ehi, non cominciate voi quattro eh?- sbraitò la
Mcgranitt - Mi rifiuto di sentire di nuovo le vostre fesserie!-
- Dai Paddy,
vai a dormire.- gli sorrise Remus, più paziente di Sirius - E poi Harry potrebbe
svegliarsi fra un po'.-
- Qualcun altro invece potrebbe non correre questo
rischio.- minacciò il padrino di Harry, andandosene.
In un modo o nell'altro
comunque, passò anche quella notte.
Ora Hogwarts era di nuovo al sicuro.
I
nemici erano lontani, piegati e feriti, immersi nella vergogna.
E la speranza
era tornata.
Dormiva sereno per il momento, immerso in un mondo di oblio dove
c'era solo pace.
Per la guerra, ci sarebbe stato ancora del tempo.
Ma ora
Harry Potter aveva qualcuno a difenderlo.
Che come lui, era disposto a dare
la vita.
- Fine Penultimo Capitolo. -
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