-Chiara, so che sei lì
in camera tua! Come here and clean up this mess!-
urlò Margaret dalla cucina, ammiccando ai rimasugli
del frullato al cioccolato della figlia sparsi sul bancone in
marmo. Sorrise impercettibilmente, parlare inglese a casa le veniva quasi
spontaneo.
-Che palle, mamma!- La voce di Chiara rimbombò
dalla sua piccola stanza al piano di sopra.
Ora
che sua sorella Benedetta si era trasferita a Perugia
per gli studi universitari, poteva godere a pieno delle sue potenzialità.
Ascoltare le canzoni di Cat Stevens,dei Guns n’Roses
e altri cantanti che adorava ad alto volume tutto il
pomeriggio era la cosa che più le piaceva. Oltre al fatto che poteva mandare sms ai suoi amici fino a notte fonda, e non era costretta a
suonare la chitarra nei limiti imposti da sua sorella. Un po’ però le mancava, almeno quando i suoi genitori erano fuori per riunioni
impreviste c’era lei a cucinare qualcosa e ad accoglierla a casa dopo una
burrascosa giornata al liceo.
Poco
dopo Margaret intravide una massa rossa di capelli
scendere le scale e fiondarsi in cucina, con
l’orecchio ermeticamente attaccato al cellulare.
-Pulisci
questa roba e non usare quel tono con me - sentenziò
lanciandole uno scialbo sguardo di rimprovero.
-Come
vuoi… Allora che mi stavi dicendo, Riky?-
domandò la figlia alla voce maschile che proveniva dal suo cellulare, ignorando
volutamente la madre lamentosa. Afferrò uno straccio e ascoltò interessata.
Riccardo
e Chiara erano amici da un po’, anche se lui frequentava l’ultimo anno di
liceo. Era molto affezionato alla ragazza, come ad una sorella minore ed era
sempre stato del parere che fosse adorabile con quei capelli scarlatti e le
lentiggini. Non era una sua amica, era la sua migliore amica.
-Ti
va di venire al parco? Così parliamo un po’ prima che tu parta… Domani sono
impegnato tutto il giorno con gli allenamenti di pallavolo- propose
la voce metallica del ragazzo dall’altra parte dell’apparecchio.
-Da
soli?- domandò divertita l’altra, assorta nell’osservare il liquido marrone
impregnare la stoffa sporca dello strofinaccio. L’amico esitò per qualche
secondo.
-No…
Posso chiamare anche Sabrina se ti va, giusto oggi mi aveva chiesto se ci andava di uscire tutti insieme.- rispose debolmente. A
Chiara non andava che lui chiamasse anche Sabrina,
però. Non che avesse nulla contro la sua amabile compagna di banco, semplicemente le
piaceva passare del tempo col suo migliore amico. Da soli. Riccardo era così:
riflessivo, sensibile proprio come lei. Solo che a differenza di Chiara era
molto più espansivo e spesso le rimproverava il fatto
che fosse troppoimpulsiva e acida. “Ma
se io sono così, come pretendi di cambiarmi?” le aveva risposto sagacemente la
rossa.
-Perfetto,
al parco fra cinque minuti.-
Chiara
si riprese dalla piega inaspettata che avevano preso i
suoi pensieri. Se fossero stati soli, magari Riky avrebbe ripreso quel discorso
in sospeso sull’amore che avevano intrapreso la sera prima al telefono. Era
stato mollato dalla sua ex da più di due settimane e solo allora aveva ammesso
di non esserne più innamorato. “Sai… con Monica non andava perché lei non mi
ascoltava. Tu invece mi ascolti ”aveva tossicchiato
imbarazzato. La rossa ci aveva pensato tutta la notte, ma era arrivata alla
conclusione che quella frase non significasse
realmente qualcosa.
Chiuse
velocemente la chiamata e si fiondò di sopra a
prendere il suo pesante giubbotto blu. Nonostante
fosse Marzo, la settimana prima aveva nevicato per un giorno intero e la neve
era ancora ammucchiata ai lati delle strade. Intravide sua madre, bisbigliò
qualcosa che suonava tanto come “vado al parco con Sabri,
ci vediamo stasera” e
uscì dal tiepido salotto di casa sua.
-Non
dimenticarti che stasera c’è la cena con quel collega
di papà- le urlò dietro Margaret.
A
Chiara non fregava nulla dei colleghi noiosi di suo padre. Li odiava, a dirla
tutta. Li definiva poveri single
disperati che a quarant’anni e passa non hanno
nient’altro che la carriera e vivono ancora con la madre. Erano tremendamente seri,
come se fra tutti i calcoli aziendali ci vivessero e il reale doverefosse la vita al di fuori
dell’ufficio.
Suo padre prima non era così, prima sorrideva più spesso ed
era più giocoso. Ora il suo nuovo incarico come direttore dell’azienda di
famiglia lo aveva reso un grigio burattino in balia della smania di avere successo.
-E
tu ricordati di firmare le autorizzazioni per la gita a Vienna, domani scade la
consegna!-
Poi
sparì nel vento umido che attanagliava le vie.
Anche il parco era ancora coperto dalla neve
annerita dallo smog. I pochi fili d’erba giallognoli che erano sopravvissuti
all’inverno spuntavano come macabri ciuffi di capelli dal terreno. La figura
infreddolita di Chiara fu subito raggiunta da un’altra più alta e robusta, con
la pelle stranamente abbronzata e un buffo cappellino di lana azzurro in testa.
-Guarda
un po’ chi si vede in giro!- esclamò Riccardo
gioviale, abbracciando l’amica.
-Riky! Così mi soffochi!- l’altra quasi non riuscì a parlare, soffocata dal pesante giubbotto del
ragazzo.
-Oh
scusa… Sabrina ci aspetta vicino al chiosco- riprese,
mentre cercava di lisciare l’unica ciocca di capelli biondicci che fuoriusciva
dal cappello.
-
Conosci oramai la sua strana concezione di puntualità, non arriverà prima di
mezz’ora- constatò Chiara, sbuffando mentre guardava
l’orologio argentato che le fasciava il sottile polso sinistro.
-
Bene, così possiamo parlare un po’ da soli- sorrise l’amico, incamminandosi
verso la panchina più vicina. La rossa lo seguì e si sedettero.
-
E così parti per Vienna fra due giorni, eh?-
La
nota di malinconia nella voce di Riccardo era evidente. Che
davvero si dispiacesse del fatto di non poter vedere la sua migliore
amica per una
settimana?
-
Già, sono così eccitata!- esclamò la ragazza battendo le mani, riscaldate
dal un paio di guanti rossi e logori.
-
Lo immagino… spero tu ti diverta, davvero-
Questa volta la voce baritonale del ragazzo era sinceramente felice, con
le labbra sottili incurvate in un sorriso incerto.
-
Tanto so che non vedi l’ora di liberarti di me per una settimana, così il
sabato sera potrai uscire con quelli della squadra invece che con me e gli
altri- scherzò Chiara, soffiando via dal viso una
ciocca ramata. L’amico scoppiò a ridere, disarmato da tanta buffonaggine.
-
No sul serio, mi mancherai-
Chiara
portò una mano infreddolita a stringergli la spalla. Si sentì calma e
rilassata, mentre cercava di rispondergli.
-
Mi mancherai anche tu-
Riccardo
sorrise di nuovo e l’abbracciò forte, stringendo le mani dietro alla sua
schiena. Si separò bruscamente quando sentì un tonfo
alla sua sinistra, voltandosi.
-
Ragazzi, è mezz’ora che vi cerco! Per una volta che sono
in orario- brontolò Sabrina, inarcando un sopracciglio nel vedere i due ragazzi
così avvinghiati. Poi sparò la frase più detta in ogni telefilm americano che
si rispetti.
-
Ho interrotto qualcosa?- Con quell’aria vagamente
angelica e innocente sembrava quasi comica.
Chiara
si scostò leggermente e increspò le labbra in un sorriso ammiccante.
-
A dire il vero si, ci stavamo abbracciando-
La
sua sincerità era davvero sconcertante a volte. Riccardo divenne rosso in viso
e cercò di balbettare una frase che avesse un vago
senso logico.
-
Ma fa niente… Ti stavamo aspettando- esclamò poi la
rossa in tono mieloso, avvolgendo anche l’amica nell’abbraccio.
Dopo
che ebbero trangugiato una cioccolata calda al bar nell’angolo fra il parco e
il corso principale della città, Riccardo scappò dicendo di essersi
appena ricordato di un appuntamento dal dentista.
-
Scusa Chiara, sarei voluto rimanere per un altro po’, ma devo davvero scappare-
esordì con aria preoccupata. L’altra gli disse che non importava, si sarebbero rivisti comunque fra
una settimana.
-
Buon viaggio allora, ti mando un messaggio appena possibile- il biondo le
sorrise e l’abbracciò di nuovo, con la stessa intensità che a Chiara parve di
non essersi mai separati.
Mentre vedevano la sua imponente figura
allontanarsi con una lunga ombra per il vialetto di fronte, Sabrina prese la
parola.
-
E’ carino Riky, non ci avevo mai fatto
caso. Ha due occhi molto profondi- ammiccò
all’amica, facendole l’occhiolino.
-
Si è carino…- pigolò l’altra imbarazzata, tirandosi il
viso nel collo del giaccone.
-
Davvero, ma non è il mio tipo… Starebbe molto meglio
con te- ridacchiò Sabrina e le prese un braccio.
La
rossa ammutolì, interessandosi al motivo floreale dipinto su una delle vetrine
dall’altra parte della strada.
-
Andiamo non dirmi che non ti piace- Ancora quello
sguardo malizioso negli occhi verdi della ragazza.
-
Non ho detto questo… E poi non capisco davvero dove tu voglia
andare a parare- sentenziò risoluta Chiara, tirando fuori i soldi per la
cioccolata calda e dirigendosi verso il bancone.
-
Colpita e affondata ,Torri!- ridacchiò la ragazza
dalla ciocca viola, mimando il segno nella vittoria con due dita.