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Autore: Electra_Gaunt    29/08/2012    4 recensioni
Once more I say goodbye, to you
Things happen but we don’t really know why
If it’s supposed to be like this,
why do most of us ignore the chance to miss?
All these Things I Hate – Bullet For My Valentine

Brian non sapeva che Zacky sarebbe venuto alla festa di Johnny, quel sabato sera. O, quantomeno, Jimmy non l’aveva avvertito (o se l’aveva fatto allora Syn non era stato capace d’intendere e di volere).
Perciò si ritrovò ad aprire la porta di casa di Seward totalmente impreparato a quella visione.
Non che Zacky Baker non si facesse notare normalmente (quegli occhi erano assolutamente incredibili e, probabilmente, buona parte della fauna femminile della scuola se lo sarebbe scopato volentieri) ma quella sera era.. incredibile.
[...]
Zacky non si mosse per minuti interminabili, arrossendo gradatamente sotto quello sguardo bruciante. A Brian gli si strinse il petto, vedendolo arrossire.
Poi, come scosso da una volontà superiore, lasciò libero il passaggio e lo fece entrare nell’appartamento.
Quella sera iniziò senza neppure un cenno di capo, tra i due.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUINTO CAPITOLO

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And the sun will set for you
The sun will set for you
And the shadow of the day
Will embrace the world in grey
And the sun will set for you

In cards and flowers on your window
Your friends all plead for you to stay
Sometimes beginnings aren’t so simple

Shadows of the Day - Linkin Park

 

 
 
Non vi era nulla d’importante, niente di rilevante oltre loro. I respiri si rincorrevano, si perseguitavano come non avessero un domani.
Le mani volavano a stringere fianchi e braccia, il collo di Jimmy, la schiena di Johnny.
Due affamati.
Sembravano due perfetti affamati che per tutta la vita avevano aspettato il momento opportuno per divorarsi reciprocamente. Continuarono così fino a quando il fiato non mancò loro nel petto e furono costretti a separarsi.
Johnny, quasi immediatamente, abbassò lo sguardo per colpa del troppo imbarazzo; Jimmy, di riflesso, non aveva smesso di fissarlo negli occhi, neppure per un secondo.
“Perché non me l’hai mai detto?” chiese il più grande, ridendo leggermente.
“Ti immagini la scena? Io che vengo lì e ti dico che ti amo … magari davanti a Matt o Brian! Che cazzo di domande fai?” borbottò Johnny, rabbrividendo al pensiero è stringendosi di più all’altro ragazzo, nascondendosi nel suo petto ampio.
Jimmy non poté non aprirsi nell’ennesima risata.
“Ma che cavolo ci parlo a fare con te …” sussurrò tra sé e sé Seward.
“Non te la prendere, dai …” continuò il moro al suo orecchio, con tono lascivo al quale il minore chiuse gli occhi, sospirando.
Tutta quella tensione nascosta e quei brividi che correvano per la schiena non erano di certo un bene. Avevano atteso troppo a lungo, per troppi anni, per resistere ancora a quell’eccitazione crescente.
Johnny non riusciva a muovere un muscolo, completamente assorto e ammaliato dal respiro dell’altro.
Dovevano fermarsi, forse?
“Forse è meglio che vada a riposare. Ti chiamo stasera.”
Johnny annuì silenziosamente benché quella non fosse una domanda.
Sullivan si staccò definitivamente da lui, lasciando un lieve calore sulla pelle di Christ, che dovette appoggiarsi con le mani al muro dietro di sé per non cadere a terra.
Già ne sentiva la mancanza.
“Un’ultima cosa … !” esclamò il più grande, voltandosi nuovamente verso di lui.
“Hai detto che mi ami, poco fa. – Johnny sgranò gli occhi, sbalordito per non essersene accorto prima - .. beh, sappi che ti amo anch’io, nano!”
La sua risata riecheggiò per alcuni minuti. Johnny sentì la porta di casa sbattere e l’auto nel vialetto allontanarsi.  
Jimmy sparì nella luce del tardo mattino.
 
 
Johnny si era svegliato con quel ricordo nella mente. Non aveva potuto evitarlo in alcun modo, proprio come non aveva potuto sviare il pensiero degli occhi azzurro mare di Jimmy.
Di quello che, sino a pochi giorni prima (dio, sembrava passata un’eternità), era uno tra i suoi migliori amici. Dubitava lo fossero ancora.
I migliori amici non si baciano come avevano fatto loro, non con la stessa intensità e con la stessa passione. Se chiudeva gli occhi, poteva ancora percepirne la solennità.
Baciare Jimmy era come suonare la chitarra o il basso. Solo gli accordi succulenti potevano equiparare quello sfioramento di labbra. Johnny non poté fare a meno di rabbrividire, ancora, prima di scuotere la testa.
Doveva distogliere il pensiero, svagarsi e fare altro. Qualunque cosa pur di non pensare.
Perciò si alzò dal letto, con un obiettivo preciso in mente, e rassettò con malavoglia la piccola stanzetta; poi si mise a suonare il suo strumento, tentando di comporre un nuovo arrangiamento per la propria canzone. In ben che non si dica, la mattinata passò rapidamente senza che se ne accorgesse.
Andò a prepararsi qualcosa da sgranocchiare davanti alla televisione e, con aria esausta, si spaparanzò sul divano.
Peccato che non servì a nulla, in verità.
Ogni gesto che compieva lo riconduceva al principio.
Il suo personale principio.
Chissà cosa starà facendo, ora..’ pensò ‘..e vorrei sapere davvero per quale motivo non mi ha chiamato, ieri sera! Ma questa me la paga!
S’imbronciò un po’ di più, incrociando le braccia al petto e rendendosi conto, improvvisamente, a quanto dovesse assomigliare ad una ragazzina mestruata, proprio in quel momento.
Era strano, in effetti. Quella sensazione lieve di incompiutezza riecheggiava nell’aria e nella sua mente, facendolo sentire davvero solo.
Non aveva mai provato una cosa del genere, anche perché prima di ieri non era mai stato fidanzato ufficialmente.
O, quantomeno, non con il proprio migliore amico.
Scosse la testa con enfasi chiudendo gli occhi stanchi.
Da quando era diventato uno strizza cervelli?
Oh, ‘fanculo!
Un frenetico bussare alla porta lo ridestò dalle proprie elucubrazioni mentali, facendolo saltare dallo spavento.
Con aria stravolta si alzò dal divano e percorse il corridoio che portava all’ingresso di casa che, ben presto, fu aperto per rivelare una figura alta e ben piazzata. Gli occhi blu mare in tempesta lasciarono Johnny senza parole.
Le capacità di parlare completamente azzerate.
Non ci fu bisogno, comunque, di riavviarle perché Jimmy entrò rapidamente in casa Seward e, chiudendosi la porta alle spalle, sbatté il piccoletto alla parete, tuffandosi sulle labbra di lui.
Sembrò sbranarle, completamente affamato ed assuefatto dall’odore di pulito di Johnny: come era arrivato a quel punto?
La dipendenza era già tanto grave?
Sospirò di piacere quando le mani vennero a contatto con la pelle al di sotto della maglietta del compagno, così liscia e pallida, e questo provocò un tremito all’altro ragazzo. Una scossa elettrica che risalì la colonna vertebrale di Johnny, stordendolo maggiormente.
Le lingue continuarono a scontrarsi in una lotta silenziosa – o, quasi – e che continuò per parecchi minuti, sfiancandoli per il mancato ossigeno.
Quando si staccarono – i polmoni di entrambi parvero urlare un finalmente, cazzo! – non poterono fare altro se non appoggiare le fronti l’una contro l’altra e sorridersi, in cerca di qualcosa di sensato da pronunciare in quella strana e piacevole situazione.
“Ciao, Johnny bello..”
Come era ovvio, il primo a spiccicare parola era stato Sullivan, accompagnato dal perenne sorriso malizioso che gli illuminava il volto e lo sguardo.
Il più piccolo lo osservò estasiato, sentendo l’irrefrenabile impulso di tornare a occupare il tempo con il nuovo passatempo appena concluso.
Oh, sì. Con piacere. Si sentì sussurrare dalle sue labbra frementi e gonfie.
“Ciao – sussurrò - ...perché non mi hai chiamato, ieri sera?” chiese, tanto per dire qualcosa di logico.
“Ero stravolto e sono crollato. Mentre stamattina sono passato da Matt per poi correre qui..” rispose “..non vedevo l’ora” riprese a sussurrare, sfiorandogli il collo con la bocca e facendolo sospirare piacevolmente.
“P- pensavo.. che, ecco.. forse..” proseguì Johnny, balbettando come non aveva mai fatto prima.
Jimmy si staccò da lui, posando le mani contro il muro ed intrappolandolo nella sua gabbia. L’altro ragazzo si sentì perso, circondato dall’odore di Sullivan, dai suoi occhi, semplicemente da lui.
Sono fottuto.
Jimmy lo guardò intensamente, respirando affannosamente quasi stesse contenendo la rabbia.
“Pensavi seriamente che avessi potuto cambiare idea su di noi? Eh?”
“Beh, io..”
“Johnny Christ guardami negli occhi: il pavimento non è più importante di me. – il ragazzo alzò il viso di scatto – Bene. Ed ora dimmi: l’hai pensato seriamente?”
Il più piccolo poggiò una mano tra i capelli scompigliati dell’altro, osservandole i lineamenti del viso, ammaliato da ciò che scorgeva e tracciando spirali contorte sulle guance di Jimmy.
“Credevo non potesse essere vero.. di, ecco.. di essere diventato più di un amico per te.” Buttò fuori tutto d’un fiato.
“E per quale cazzo di motivo, nanerottolo?” sbottò il ragazzo dagli occhi blu.
Johnny faticò a sostenere quello sguardo. Non rispose alla domanda diretta, imbronciandosi appena sentendo l’appellativo con il quale l’aveva chiamato.
“Ora mi ascolti, chiaro? Perché non mi ripeterò una seconda volta, ok? – incominciò Jimmy, quando comprese che non avrebbe ricevuto alcuna risposta – Se ti può far sentire meglio, sappi che non ho mai desiderato così ardentemente una persona, come con te. Neppure una donna. Capisci bene quanto questa mia ossessione nei tuoi confronti fosse stata deleteria, dato che eravamo ancora migliori amici fino a pochi giorni fa. Quindi se stai cercando di dirmi qualcosa, sappi che non sono disposto a retrocedere al primo step, ok? Ormai sei fottutamente mio, Johnny bello.” Concluse sorridendo maliziosamente.
Johnny non esitò un solo istante: afferrò la maglietta di Sullivan e lo attirò maggiormente a sé.
“E chi ha detto che voglio... retrocedere?
Una risata riecheggiò tra le pareti di casa Seward, che un momento dopo tornò ad essere tranquilla.
Il silenzio interrotto solamente da piacevoli sospiri.
 
 

Everybody
Put up your hands Say:
”I don’t wanna be in love, I don’t wanna be in love”
Feel the beat now
If you’ve got nothing left say:
”I don’t wanna be in love, I don’t wanna be in love”
Back it up now
You’ve got a reason to live say:
”I don’t wanna be in love, I don’t wanna be in love”
Feelin’ good now
Don’t be afraid to get down say:
”I don’t wanna be in love, I don’t wanna be in love”

Feel the beat
Feel the beat
Feel the beat

You got nothing to loose,
Don’t be afraid to get down

 
Good Charlotte - I don’t wanna be in love

 
 
“A proposito, ecco.. mi dispiace di avervi interrotto, nel bagno di Johnny.. non volevo davvero rompere i coglioni. Ma Jimmy ..”
“Tranquillo, non preoccuparti.”
“E’ che.. appena sono entrato mi hai guardato in un modo.. e.. ho pensato..”
Brian era voltato di spalle, fortunatamente. Quindi poté strizzare gli occhi, stringere i pugni e serrare la mascella senza essere visto dall’amico.
“Ero incazzato per i fatti miei.” Rispose freddo.
Baker tacque a quell’affermazione, abbassando lo sguardo, senza aggiungere alcunché.
 
 
Zacky non aveva proposto nessun discorso, non aveva intavolato alcun dibattito. La risposta di Brian riecheggiava ancora nella sua mente: fredda e distaccata.
Erano passate ore, parecchie ore ed il sole era spuntato, nuovamente.  Per la maggior parte del tempo, erano stati in silenzio a vedere la replica di una qualche partita di basket che nessuno dei due seguì minimamente.
Entrambi persi nei propri pensieri.
Poi verso le sette e mezza decisero di prepararsi un caffè forte, lasciando da parte latte e biscotti, ordinatamente riposti sul piano cottura di casa Haner.
Brian lo osservò bere dalla sua tazza a sguardo basso, sentendosi in colpa del modo in cui l’aveva trattato quella notte. Avrebbe voluto scusarsi con tutto il cuore, davvero. Ma come avrebbe spiegato quella reazione anomala?
Oh, ‘fanculo.
“Zacky ascolta.. io non volevo offenderti prima: ero solo nervoso di mio. Me la sarei presa anche con Jimmy, in quel momento. E sai che Jimmy è il mio migliore amico.” Attaccò a dire Haner, senza respirare neppure.
“Quindi.. scusami.”
“N- non devi scusarti e,beh.. non devi neppure darmi spiegazioni. In fondo ci conosciamo poco.”
Brian sorrise del suo velato imbarazzo.
“Ma che cazzo dici? E’ vero non abbiamo parlato tanto fino a ieri sera ma, ehi! Ascolto le conversazioni in mensa, non sono sordo!”
Zackary si aprì in una risata liberatoria, che alleggerì l’aria attorno a loro come un balsamo fresco.
“Forse è meglio prepararci: dobbiamo fare un giro lungo!”
“Ma sono a mala pena le otto..” ribatté il moro, fissando lo sguardo acqua marina sull’orologio appeso al muro.
“Oh, avanti! – esclamò Brian – Non sei stanco di poltrire? Andiamo a farci una doccia e usciamo, su!”
Zacky si aprì nell’ennesimo sorriso.
 
 
Uscirono di casa per le nove, sì e no. Avevano avuto il tempo di lavarsi e sistemarsi, tentando di evitare scene imbarazzanti del tipo ‘ho dimenticato l’asciugamano e mi tocca uscire dal bagno come mamma mi ha fatto’.
Ovviamente tentarono in vano poiché, per quanto Zacky si fosse accertato di avere tutto l’occorrente nella toilette per farsi una doccia in santa pace (e grazie tante), non aveva con sé un cambio. Racimolando il coraggio, e sorvolando sulle proprie condizioni – precarie – mentali, si prodigò a implorare in ginocchio Brian di prestargli un paio di mutande ed una tuta.
Fortunatamente, nonostante la massa muscolare di Haner ( ed a quel pensiero Zackary si ritrovò a sospirare, chiudendo gli occhi istintivamente), la felpa e i pantaloni gli calzarono perfettamente.
Quando era ritornato in stanza, bello pulito e fresco, Brian si era ritrovato a posare lo sguardo su quel corpo fasciato dai propri vestiti. Come fosse flash di un’altra vita, il ragazzo immaginò Zacky indossare una di quelle camicie che Syn si ostinava a tenere nell’armadio (chissà poi per quale arcano motivo), e  fantasticò sul vederlo uscire dal suo letto dopo una notte di fuoco.
Con solo quella addosso.
Brian, riemergendo dai propri filmini mentali, corse in bagno e ci rimase per un tempo considerevolmente lungo.
Quando uscì aveva un sorriso soddisfatto sul volto, l’espressione del viso totalmente appagata.
 
Percorsero la Main street chiacchierando del più e del meno, come non avevano mai fatto prima. Brian gli raccontò del viaggio che il resto dei componenti della sua famiglia stavano facendo in Europa e della band che avevano fondato lui e i ragazzi. Risero e spettegolarono su Jimmy e Johnny, perché davvero era incredibile che non si fossero accorti prima del legame che li univa.
Zacky, incuriosito, chiese a Brian di raccontargli come lui e Jimmy si fossero conosciuti e costui gli rispose che tutti loro si conoscevano da sempre.
“Siamo cresciuti assieme, capisci? Vedo quelle brutte facce – disse, ironicamente – da quando ero un bambinetto che giocava a pallone davanti a casa! Non posso fare a meno di considerarli miei fratelli.” Concluse con un tono di voce spensierato e leggero come l’aria.
Zacky annuì con dolcezza, felice di aver conosciuto persone tanto fantastiche.
Svoltando sulla 14th, si fermarono a comprare qualcosa dall’alimentari e fecero una piccola tappa nel negozio di musica.
Si persero nel reparto Rock/heavy Metal per più di mezzora, passata più che altro ad ascoltare il sound delle nuove band emergenti.
“Un giorno sarete qui, lo sai?” esclamò Zacky “Ne sono certo…”
“Lo spero tanto, davvero. E poi tu come fai a esserne certo? Non ci hai mai ascoltato!”
“Ah! Errore! Johnny mi ha fatto sentire alcune vostre registrazioni.. e posso affermare con certezza che siete bravi!”
Brian rise, osservando quel viso divenire serio e altezzoso.
“Andiamo, critico musicale! Dobbiamo fare un’altra cosa, prima di tornare a casa..”
Uscendo dal negozio, salutarono Jeff, il proprietario, e senza parlare tornarono a percorrere la strada poco affollata.
Non c’era bisogno di scambiarsi parole di troppo, si stava bene anche in silenzio. La presenza l’uno dell’altro era confortante, positiva.
Come fosse un gesto automatico, Brian gli strinse il polso e facendolo arrossire pietosamente. Zacky allungò un po’ di più le dita, intrecciandole con quelle del moro accanto a sé.
Si sorrisero per un momento per poi tornare a guardare dritto davanti a loro.
Da lontano, intravidero la spiaggia bianca e deserta e con un sorriso si accinsero a raggiungerla.
 
Attraversarono il molo lentamente: il rumore dei loro passi, provocato dalle suole delle scarpe sul assi umide di salsedine, era l’unico che si potesse percepire, in quel piccolo anfratto di mondo.
Fatta eccezione per i gabbiani e lo sciabordio delle onde.
Zacky rimase senza fiato quando si affacciò a contemplare il mare, dopo aver appoggiato i gomiti al parapetto in legno.
“Ci eri mai venuto qua?” chiese dopo un po’ Brian, beandosi dell’espressione estasiata sul volto del compagno.
“No, mai..” rispose prontamente “Grazie, davvero. È meraviglioso..”
“Già, lo è. Meraviglioso.” Sussurrò Haner, non riferendosi propriamente al paesaggio.
Ed in qualche modo, Zackary percepì il cambio di tono nella sua voce. Arrossì visibilmente quando Brian circondò la sua vita con il braccio, creando un’intimità che il ragazzo dagli occhi smeraldini non aveva mai provato.
Si fissarono per un attimo che parve loro eterno, come un assolo di chitarra.
Vibrante ed unico.
C’era qualcosa d’indescrivibile nel modo in cui Brian muoveva lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, indeciso sul da farsi. Zacky respirò il fiato caldo dell’altro, con il cuore in subbuglio, fissandogli le pupille dorate.
Le folte ciglia nere quasi sfioravano gli zigomi alti di lui, mentre la sua carnagione caramellata (così in contrasto con la sua, pallida e smorta) lo faceva rabbrividire.
Non aveva mai visto un ragazzo tanto bello, in vita sua.
“Vorrei baciarti, Zacky.” Si ritrovò a sussurrare Brian.
“Non te lo sto impedendo, Bri.” Sorrise.
 
Brian non esitò neppure per un istante: strinse più forte la schiena di Zackary e spinse contro il parapetto, imprigionandolo.
Zacky appoggiò i palmi delle proprie mani ai lati del suo viso, spingendolo con foga verso il proprio.
Niente avrebbe potuto rovinare quel momento.



Note dell'autrice:
...E dopo un casino di tempo, torno ad aggiornare *schiva i pomodori marci* Lo so, lo so...purtroppo ho scelto il momento sbagliato per incominciare questa fanfiction: quando si è a ridosso delle vacanze è così.
Vogliate perdonarmi ç___ç
Anyway! Che ve ne pare del nuovo capitolo? Ho desiderato da morire scrivere l'ultima parte e mi sembrava giusto dare a Zacky e Brian un po' di pace (pace prima della tempesta....ehm....).
Ok! 
Ora mi metterò a rispondere alle recensioni lasciate indietro (mi scuso con chi mi ha scritto...davvero) e iniziare il nuovo capitolo :D
Ringrazio chi ha letto e seguito/preferito/ricordato e recensito questo obrobrio fino ad ora :D
Dedico il capitolo a tutti voi<3

Un saluto,

_Electra_

PS: per chi volesse insultarmi su twitter, io sono @ElectraGaunt ;)
PPS: UNA COSA IMPORTANTE: per la descrizione del molo mi sono ispirata a questa foto :D
Baci!
  
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