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Autore: kiky91    12/03/2007    12 recensioni
se dopo l'esordio ne: "la villa d'acqua" Sanachan avesse deciso di non tornare a casa, ma avesse accettato altre proposte di lavoro che spesso la costringevano a stare fuori dal giappone? fanfiction ispirata dal cartone di "Rossana" ma con l'utilizzo dei nomi del manga ("il giocattolo dei bambini") XD
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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PARIGI

▫▪□PARIGI□▪▫

 

 

 

 

Le grosse valigie scure riempivano la stanza d’albergo n. 161. Quello che era stato preso d’assalto dai paparazzi, fino a qualche giorno prima. Quello che era stato occupato dalla famosa attrice Sanachan Kurata, ormai quindicenne e già protagonista di molti rinomati film. La ragazza si stese sul letto e si mise le mani fra i capelli.

Le riprese del suo ultimo lungometraggio erano finite da poco e a distanza di qualche giorno sarebbe dovuta tornare a Tokio; per l’inizio del liceo.

Tutti dipingevano la sua vita in modo perfetto. E allora perché stava così male?

Non vedeva i suoi compagni da quando se n’era andata, in prima media per girare un film.

Ma lo sapeva che non era questo il motivo.

Alcuni giornalisti spesso le avevano chiesto perché non era tornata a casa. A quello domanda la sua reazione era da copione, come l’avevano definita alcuni critici; Naozumi le stringeva la mano lei sorrideva e il suo manager elencava alcune proposte che l’avevano tenuta lontano da casa.

Rey lo sapeva, Naozumi non voleva pensarci, lei voleva semplicemente dimenticare, che, aveva deciso di non tornarci solo dopo una delusione d’amore. Profonda di una bambina ferita. Era come se le si fosse sbucciato il ginocchio, ma la pelle non si rimarginava.

Akito Hayama.

Una delusione che sarebbe rimasta con lei, per sempre.

                                                                 

****

 

- ciao Akito come stai? Qui ho quasi finito le riprese! Che cosa dovevi dirmi prima che io partissi?- gli chiese con voce allegra.

- io… - la voce gli tremava, era insicuro - io… sono innamorato di Fuka. –                          

 

Tremava. Questa scena era successa troppi anni prima, tutti e due non sapevano nemmeno più con esattezza quanti, comunque sicuri che quegli anni non erano bastati a rimarginare un dolore provocato da un’arma a doppio taglio.

Solo l’idea del ricordo di quella telefonata le faceva salire uno strano senso di nausea nello stomaco. Gli occhi di Sana si erano gonfiati e si riempiti nuovamente di lacrime amare. Troppo amare perché fossero versate da una ragazza di appena 15 anni.

Ogni giorno sperava che la sua vita cambiasse, prendesse una svolta diversa. Come scrivevano abitualmente i quotidiani, da più di due anni la ragazza aveva trovato un presunto amore tra la braccia di Naozumi Kamura. Ovviamente nessuno si chiedeva se il sentimento che li legava era vero o era una subdola trovata pubblicitaria. 

Questo Sana non se lo era mai domanda, ma se glielo avessero chiesto era sicura che la risposta fosse stata – io a Kamura ci tengo veramente molto –

Le lacrime scendevano lente sulle guance rosee della ragazza, ormai le si era appannata la vista, e per chissà quale strano motivo tutto stava vorticando intorno a lei, insicura dell’operazione che stava compiendo si accovacciò alla spalliera del letto lei e si prese la testa tra le mani.

Come se fosse stato calcolato nei minimi dettagli, la porta si aprì. Sana avrebbe voluto essere tanto veloce da poter arrivare in bagno e nascondersi li dentro prima che lui la vedesse, ma non era in suo potere fare ciò. Naozumi represse quel sorriso con cui era entrato e, prima, che lei potesse solamente pensare ad una scusa attendibile a quel suo sfogo lui disse quel nome tanto odiato da lui, quanto, inconsciamente amato da lei - Akito. - le lacrime della ragazza si placarono.

Come una bambina che piange e tira le pieghe della gonna della madre per farsi prendere in braccio,  e quando l’accontentano, il suo pianto si trasforma in deboli singhiozzi.

Kamura aveva detto quel nome con un’insolita rabbia furiosa. Almeno una volta a settimana da quando gli avevano avvertiti del loro ritorno in Giappone, Sana piangeva, lasciando che lo strazio accumulato si dissipasse. Naozumi Kamura prese una decisione: non ce la faceva più e, si sa, se si tira una bomba questa scoppia, ed è quello che fece lui.

- BASTA non ce la faccio più. - gridò

- almeno una volta al giorno piangi per lui. - continuò imperterrito

Sana spalancò gli occhi - ma… - provò a difendersi lei. Era più che spaventata. La parola giusta probabilmente era: terrorizzata. Kamura non si era mai comportato così con nessuno tanto meno con lei.

Lui la fulminò e la riprese - niente ma! - non l’aveva detto con dolcezza come faceva solitamente quando la rimproverava. Ora la sua voce era insolitamente dura. – me l’avevi promesso… - non riuscì a proseguire, inghiottì il vuoto; la guardò con insolito disprezzo e uscì dalla stanza.

Si la sua vita quel giorno era cambiata, aveva preso un’inclinazione diversa, ma non nel modo in cui avrebbe desiderato lei.

 

Il nuovo cortometraggio di Sana e Naozumi era quasi finito. Da quando avevano recitato come protagonisti nel film “la villa d’acqua”, le proposte di lavoro erano aumentate a dismisura. Il panorama del luogo era fantastico, e si poteva vedere meglio da un piccolo dirupo. Prima di partire per Siviglia, dove dovevano girare uno spot pubblicitario, Sana voleva dare un’ultima occhiata al paesaggio, dopotutto la natura delle alpi svizzere non era uno spettacolo da poter ammirare tutti i giorni; e senza volerlo si sporse troppo mentre stava per cadere una mano la trattenne, e la riportò su era Naozumi che dopo il brutto incidente la abbracciò possessivamente, senza aver detto una parola; tra le sue braccia, la ragazza si sentiva sicura e quando alzò lo sguardo per ringraziarlo si accorse che le sue labbra si erano involontariamente appoggiate su quelle del ragazzo. Il casto bacio, si trasformò lentamente in qualcosa di più, di inaspettato. Quando si staccarono la ragazza appoggiò la testa sul suo petto, calò il silenzio, non era un silenzio imbarazzante, era per scegliere le parole adatte, infatti, Sana disse:

- sono decisa a dimenticare Akito se tu sei al mio fianco; lui è il mio passato ora se vuoi tu puoi essere il mio presente e futuro. - era imbarazzata come non lo era mai stata in vita sua; sicuramente, si disse, non l’avrei mai fatto se non sapessi dell’ovvia risposta di Nao.

- lo voglio – le rispose abbassandosi fino a sfiorarle nuovamente le labbra; Sana ammiccò ad un sorriso sulle labbra del ragazzo. Lui la guardò interrogativamente, lei si staccò quel poco per poter parlare – sembra una risposta da matrimonio – anche Naozumi accennò ad un sorriso, poi la baciò nuovamente.

 

Naozumi si chiuse la porta alle spalle lasciando la ragazza a piangere. Questa volta, per qualcosa di concreto.

La sera arrivò prima di quanto Sana sperasse, e con se portò il tanto atteso momento della partenza.

                                                       

In aeroporto i giornalisti sbucavano come funghi sotto gli alberi, il rumore era quasi insostenibile, ma Sana sentiva un silenzio fastidioso attorno a lei.

Troppo. Così tanto da farle tappare le orecchie.

Il suo manager cercava di farla parlare, di distrarla, in tutti i modi, ma lei con voce ferma lo fece tacere - Rey per favore, ho mal di testa – e si massaggiava leggermente la testa

Non sapeva cosa stava succedendo.

Sull’aereo la ragazza si sedette, silenziosamente, di fianco a Kamura.

Verso la metà del viaggio, si girò a fissarlo, ma lui continuò a guardare al di fuori del piccolo finestrino alla sua destra – è davvero finita? – Naozumi si mise le mani nei capelli sospirò poi si girò e la fissò – no, lo sai che non ci riuscirei – fece vagare sul viso sorridente della ragazza soffermandosi sulle labbra che si stava mordicchiando sensualmente, continuò a fissarle fino a che non riuscì a sentirle sulle proprie.

- non vedo l’ora di tornare a Tokio, finalmente arriveremo fra poche ore – 

Il ragazzo arrossì leggermente e cominciò a balbettare – Sana, vedi… in realtà, è stato previsto uno scalo –

La ragazza si alzò in piedi – cosa? Kamura che diamine stai dicendo? – il ragazzo la tirò a sedere per un braccio – stai seduta, tranquilla arriveremo a Tokio tra due giorni, dobbiamo solo fare un piccolo scalo a Dublino. Dobbiamo passare a prendere un possibile nuovo copione –

Sana sorrise.

Il viaggio in aereo passò tra risate e resoconto del film appena concluso. L’aereo atterrò all’aeroporto di Dublino, e furono accolti da fotografi e guardie del corpo.

 

Mentre Naozumi parlava con il direttore dello studio cinematografico Sanachan sedeva a gambe accavallate e braccia conserte di fianco al suo manager che stava gustando un caffè.

- c’è qualcosa che devi dirmi Sana? – chiese distrattamente Rey.

- non parteciperò a questo film -

 

 

 

 

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