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Autore: itsonlyalie    29/08/2012    8 recensioni
Rebecca, una ragazza con una vita disastrata, costellata da morti di persone care, sarà affiancata da un gruppo di cantanti pieni di gioia e carisma, che le faranno tornare la voglia di vivere ed il sorriso. e magari, qualcuno riuscirà a far battere quel cuore gelato da più di quattro anni.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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La sveglia suonò. Rebecca non aveva nessuna voglia di affrontare un giorno come l’altro, non più. La casa, pur essendo fresca ed accogliente, le sembrava qualcosa di vecchio, come un nido ormai troppo vecchio. Inciampò sulla borsa ai piedi del letto e si preparò un caffè.
Un altro interminabile giorno. Meglio che mi sbrighi.
Dopo un’ora, come al solito era fuori casa, con le chiavi della macchina in mano. Il suo lavoro era rispettabile, e anche molto ma a lei non era mai piaciuto. Dover servire gente dalla mattina alla sera, anche trattandosi di celebrità conosciute nel mondo non l’allettava, neanche quando suo padre, prima che morisse, le diede quel lavoro. Era morto da due anni, e a lei non mancava, si sentiva sollevata più che altro. Era sempre stata trattata con diffidenza e inferiorità dal padre, probabilmente dal fatto che sua madre, la sua moglie tanto amata, era morta per dare alla luce lei. A scuola, si ricordava i brutti momenti che aveva passato, derisa dai bambini che la chiamavano ‘bimba assassina’ per identificarla. Poi alle superiori tutto sembrava essersi sistemato, aveva trovato amici e aveva raggiunto un equilibrio che non si sarebbe mai aspettata di trovare. Il pub, dato che era di sua proprietà, lo doveva aprire ogni giorno lei, e chiuderlo ogni volta. Ammirava suo padre, per tutti gli sforzi che aveva fatto, per far sì che quel pub, apparentemente tutta la sua vita, diventasse il più famoso di Londra e conosciuto persino dall’altro capo del mondo. Aveva impiegato tutte le sue energie su quel posto, non aveva tempo per sua figlia e per lei suo padre non era altro colui che le dava da mangiare e le comprava il necessario per vivere, non una carezza, non uno sguardo accorato. Lo ammirava per l’impegno, non per altro. Accese le luci, per far sì che i raggi di sole entrassero il quel locale, ormai la sua vita. Poco dopo arrivarono i collaboratori e i chi si occupava della cucina e ben presto fu tutto pronto. Girò il cartello da chiuso ad aperto, ormai più che altro una formalità.
Poco dopo la gente guardava l’insegna e capendo che era un posto famoso entrava e ben presto il pub fu pieno. La mattina non c’era traccia di celebrità e il pub poteva sembrare un normalissimo bar, era la sera che le stelle affluivano nel locale. Rebecca, pur essendo giovane conosceva molte star e spesso era finita in conversazioni interessanti che non si sarebbe aspettata di fare con una celebrità.
<< Rebecca, hanno bisogno di te dietro, potresti andarci? >>
Con non curanza si diresse verso il retro con un breve cenno.
In quasi vent’anni che questa gente lavora qua, non hanno capito ancora qualcosa.
Il problema era semplicemente che si erano rotte due tazze, nel tentativo di portarle ai clienti.
<< non dovreste disturbarmi, mi occupo di quasi tutto ciò che viene al di fuori di queste due stanze. Fai pulire a chi si occupa delle pulizie, lo sai che non vi rimprovero o roba del genere. Lavorate per me, e ne sono grata, ma non dovete disturbarmi mentre lavoro. >>
Si limitarono ad annuire con un sorriso appena.
La fila di gente era aumentata e la ragazza sbuffò. La giornata passò così, interminabile, tra mamme preoccupate che la cioccolata fosse troppo calda per i proprio bambini, e ragazzi che parlavano fragorosamente, tra una risata e l’altra. Alle cinque e mezzo il locale si svuotò e chi puliva in men che non si dica avevo pulito tutto.
<< Bravi ragazzi, oggi era più affollato di altri giorni. Premierò tutti con un giorno di ferie per domenica. >>
Tutti sorrisero: là si lavorava, e anche tanto, era stancante, ripetitivo. Rebecca si accasciò su una poltroncina, e tutti cominciarono a mangiare ciò che rimaneva, come loro pranzo.
Alle sei e mezza riaprirono il locale e all’entrata si mise un uomo piuttosto grosso, un buttafuori. Molte celebrità, non solo inglesi varcarono la porta: Jessie J, Madonna, Katy Perry, Rita Ora, Ludacris e tanti altri.
<< Il locale è tuo? >>
La Ora si era rivolta a Rebecca che con aria stanca provò a sorriderle
<< oh, sì. Era di mio padre, e lo lasciò a me >>
Anche se non so perché. Avrebbe voluto aggiungere. Suo padre, che non aveva pensato altro che al lavoro e alla moglie defunta si era preso la briga di dare il locale alla figlia che aveva ucciso la donna che amava.
<< ha fatto un gran lavoro. E tu sei stata all’altezza di saper gestirlo, complimenti. >> le strizzò l’occhio ed ordinò due cocktail per poi allontanarsi con qualcuno, probabilmente suo amico. Si fecero le dieci e Rebecca aveva passato tutta la serata a scambiare due parole con i clienti e dare ciò che volevano.
Un ragazzo dalla faccia un po’ stupita si sedette su uno sgabello davanti al bancone, e per un attimo Rebecca pensò che fosse un infiltrato, ma chiuse un occhio perché odiava fare polemiche.
<< Un bicchiere d’acqua >> sembrò deciso ma Rebecca lo guardò stranito e rise a voce bassa
<< Mi stai dicendo che in un pub chiedi acqua e non quale altra cosa? >>
<< non vedo dove sia il problema. Sono un cliente, ho chiesto un bicchiere d’acqua e tu da brava gestore del bar, dovresti darmi ciò che ho chiesto >> il ragazzo dagli occhi verdi azzurri fece roteare gli occhi, e la fece innervosire.
<< subito >> fece con una smorfia Rebecca.
Vorrei sapere chi è questo ragazzo, se sa che sta parlando con la proprietaria di questo pub famoso più di lui.
Lui si limitò ad accennarle un sorriso veloce e bevve la sua acqua, mentre Rebecca osservava il corso che faceva sul collo del ragazzo
<< sei la proprietaria? >> Rebecca si stava per allontanare
<< sì >>
<< capisco >>
<< io invece non ti ho mai visto in questo locale tantomeno su internet o roba simile >>
<< sono Harry Styles. Faccio parte di una boy band, non so se la conosci: i One Direction >>
Rebecca fece spallucce, anche se era interessata in qualche modo a quel ragazzo, per la prima volta voleva sapere cosa balenava per la testa di quel ragazzo con l’aria da bambino. Si sorrisero con diffidenza e lui si allontanò.
Era con dei suoi amici, forse i componenti della band
<< ci hai messo tanto, Harry. Ti sei messo a parlare con la cameriera di turno? >>
Uno dei suoi amici, con degli occhi azzurri come il mare e i capelli biondi sembrò tutto divertito e i gli altri quattro risero.
<< Ho parlato con la proprietaria, niente di più. >>
Da quando era stato lasciato dalla ragazza, sembrava che il senso dell’umorismo che aveva era scomparso definitivamente
<< Harry, capisco che Linda ti manchi, ma devi passare avanti se ha fatto così è una troia. Chi non vorrebbe uno come te? >>
Harry sorrise debolmente
<< Lo so, Louis. Ma … io la amo. >>
Louis affranto alzò le mano con segno di arresa e salutò un paio di persone
Chissà se la proprietaria mi sta fissando ancora come mi fissava prima.
Mosse lentamente il capo e vide che era indaffarata a servire e discutere con i clienti e con lieve imbarazzo tornò alla posizione precedente, e sembrò che l’amico accanto al biondo avesse capito tutto
<< Carina la proprietaria, non trovi Harry? >>
Si sentì preso alla sprovvista e arrossì
<< che stai dicendo Liam? >>
<< Ti ho fatto una domanda, non trovi che sia particolarmente carina? >>
In effetti era vero: una pelle diafana, con qualche lentiggine appena sul naso e sulle guance e gli zigomi più rosei, con degli occhi sul verdastro grigio e dei capelli rossi scuri, confondibili facilmente con un comune castano scuro. Una bocca non carnosa ma timida e un naso perfetto. Però aveva qualcosa che non permetteva alla gente di andare oltre un sguardo e un pensiero toccante il suo fisico e il suo apparire.
Forse quello sguardo gelido, e quel fare da gran donna, quando il suo corpo era solo come quello di una povera bambina. E forse era quel fare che aveva colpito Harry, quello sguardo rassegnato e gelido, senza emozioni
<< sì, può darsi. È discreta. >> mentì
<< Neanche Zayn direbbe una cosa del genere. Ma se tu vuoi mentire, a te la scelta >> andò per alzarsi, seguendo i suoi amici Niall e Louis, mentre l’amico Zayn se ne stava a parlare con qualche celebrità
Linda le assomigliava.
Linda era un punto fisso. Come lo aveva stregato lei nessuna vi era riuscita nell’intento. Si sistemò i capelli ricci e rimase a guardare i suoi amici parlare con delle persone e di tanto in tanto lasciarsi trasportare dalla musica. Una nocciolina colpì in pieno la fronte del ragazzo che si voltò verso Zayn che lo guardava insieme ad altri estremamente divertito. Harry sorrise con tono di sfida e ne lanciò due e in un minuto l’intera clientela era a lanciarsi noccioline.
Che diamine sta succedendo?
Rebecca era appena tornata dal retro e guardava allibita la scena: neanche il buttafuori riusciva a fare calmare la gente, e tutti i camerieri preoccupati la guardavano. Sorrise: era da una vita che nel suo locale non succedeva una cosa così e un po’ si divertiva a quella scena, ma come proprietaria doveva prendere dei giusti provvedimenti.
Fermò la musica con tranquillità e spense le luci. Tutti smisero di lanciare roba e lei riaccese la luce
Che schifo.
Guardò con disprezzo tutti i partecipanti a quella battaglia e con un tono assai severo ma sereno fissò tutti.
<< Chi ha cominciato? >>
La gente si guardava attorno confusa e in lei balenò il ragazzo riccio che le aveva chiesto il bicchiere d’acqua e tra i tanti sguardi c’era lui che lo guardava pentito
<< ho fatto una domanda, chi è stato? >>
Il ragazzo che lei temeva si alzò.
E ti pareva fece roteare gli occhi seccata.
<< e con te chi? >>
L’amico si alzò, anche lui pentito e sconfitto, con una nocciolina nel ciuffo
Sorrise soddisfatta e pregò alla clientela di uscire, essendo l’orario di chiusura
<< Voi due pulirete tutto, anche se siete delle celebrità. Io ho permesso questo finché stavate per spaccare un tavolo, ringraziatemi per questo. Io starò seduta a guardarvi e tornerete a casa solo quando avrete sistemato tutto. >>
<< ma tu hai i la gente che lavora per questo, non dobbiamo far il lavoro che spetta ad altri >>
<< il loro lavoro non è pulire le cazzate che fanno due idioti. Il loro lavoro è pulire ciò che la gente consuma in questo pub. Sono stata chiara? >> indicò i ragazzi e dopodiché diede delle scope per cominciare a pulire e si sedette stanca su una poltroncina.
Nella ragazza c’era qualcosa che Harry non sapeva capire, decifrare. Una specie di enigma, degli enigmi. In quei occhi così freddi, in quella pelle quasi trasparente e candida c’era qualcosa di anormale, strano. Lei lo continuava a guardare mentre compieva i suoi movimenti e lui la guardava sottecchi quando lei si distraeva. I capelli raccolti in quello chignon sbarazzino tiravano l’attaccatura dei capelli rendendole lo sguardo più tirato, più sofferente. Le due ore successive continuarono così: lei che lo guardava curiosa ma con fare severo, lui che la guardava sottecchi con un po’ di antipatia. Mentre l’altro ragazzo, Zayn, si era limitato a restare in silenzio e di tanto in tanto guardare pure lui la ragazza.
Nonostante quella specie di punizione Harry le sorrise quando Rebecca chiuse il locale, e lei non poté che ricambiare.
C’è qualcosa in lei. Che devo riuscire a capire, qualcosa in lei che la rende diversa e unica.
Evidentemente sarà stato quello sguardo ad attirare il riccio, quello sguardo gelido e indifferente, privo di emozioni. Quell’alone scuro che emanava, che teneva lontano chiunque.
Pensierosa tornò a casa, con lo sguardo ancora impresso di quel sorriso, apparentemente sincero, che le aveva scavato qualcosa dentro, di estremamente profondo, quasi come un taglio, una ferita. 

bella gente, è la mia prima storia, quindi vi prego,
siate gentili cwc scherzi a parte, accetto le critche, che ne pensate?
#luvya
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