IL SEGRETO DI REMUS
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Questa storia è dedicata alla mia balena, che
conosco da più di dieci anni e che mi ha sempre incitato nello scrivere.
Sere, anche se dall’anno prossimo qualcosa cambierà, sono certa che questo
non metterà in pericolo la nostra amicizia! Ed e proprio di amicizia che parla
questa mia piccola one short.
Un’amicizia lunga e bellissima… (Tranquilla,
prima o poi ti arriverà anche quella su Draco e Ginny ma per ora ho avuto solo
questa idea!)
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“Tu ci credi stupidi?” James era livido per la prima volta
da quando l’avevo conosciuto. Guardai verso la scala che portava ai dormitori…
Sirius ci si era piazzato davanti, gli occhi glaciali che mi squadravano
indagatori. Anche Peter, che era semi-sdraiato su un divanetto vicino al fuoco,
mi guardava, ma il suo sguardo era vuoto. Era evidente che non ce l’avesse con
me veramente né che gli interessasse più di tanto il mio segreto… Si limitava
ad imitare James e Sirius sperando, in questo modo, di entrare ancora di più
nelle loro grazie e, a quanto pareva, la cosa funzionava visto che quei due
adoravano essere idolatrati!
“No!” risposi velocemente evitando i loro sguardi. Da
quando ero arrivato a Hogwarts la mia vita era finalmente degna d’essere
vissuta ed era solamente grazie a quei due cicloni, come li chiamavano
affettuosamente e anche meno affettuosamente i professori! Quando ero con loro
ridevo e mi sentivo parte di un gruppo… Quand’ero con loro mi dimenticavo
persino della mia malattia… Eppure le circostanze mi obbligavano a mentirgli!
Come avrei voluto rivelargli tutto! Ma non potevo!
“Se non ci ritieni stupidi, allora perché ci rifili da un
anno delle palle pazzesche sperando che ci caschiamo?” mi fece Sirius con aria
d’accusa.
“Ma non sono palle!” dissi con un tono che non avrebbe
potuto convincere nessuno “Mia madre sta veramente male!
“Sì, certo, e com’è che ci devi andare sempre tu a
curarla?” Sirius, infatti, non era affatto convinto “Non se ne può occupare tuo
padre?”
“Mio padre è via per lavoro tutto l’anno” mentii sapendo
che i miei amici erano a conoscenza del fatto che mio padre viaggiava spesso
per vendere le sue pozioni in tutta la Gran Bretagna.
“E di cosa soffre tua mamma, scusa?” domandò James con
l’aria di chi la sa lunga “Deve essere una malattia ben strana visto che si
ripete ogni luna piena… Cos’è, un licantropo, forse?”
Sbiancai. James non aveva idea di quanto fosse andato
vicino alla verità!
“No…” provai a obbiettare, ma con una gran voglia di
urlare il mio segreto fregandomene delle conseguenze “E’ che è una cosa un po’
strana… Non l’abbiamo capito ancora bene… Ogni mese ha come delle ricadute
e...”
“Bhè allora non ci sono problemi! Mio padre è un
guaritore! Gli capitano spesso dei casi strani e lui li risolve sempre tutti!”
lo interruppe James con un espressione tra il fiero per la bravura del genitore
e lo scettico per ciò che gli andavo dicendo “Può andare lui a visitarla!”
Non seppi più cosa dire “No… Bhé non ce n’è bisogno…”
provai a controbattere ben sapendo che questa volta ero in un vicolo cieco.
“Smettila Remus! E’ inutile che continui a mentirci!” mi
abbaiò Sirius decisamente arrabbiato.
“Sì, è inutile!” gli fece eco Peter.
“Scusaci! Ci eravamo illusi di essere amici tuoi e abbiamo
fatto l’errore di preoccuparci per te… Ma è evidente che tu te ne infischi
altamente della nostra amicizia!” mi urlò contro James e queste parole mi
fecero molto più male delle ferite che io stesso mi infierivo in quei momenti
terribili.
“Io vorrei dirvelo, davvero!” dissi con voce tremolante e
il magone in gola “Ma non posso! Non posso!”
I miei amici parvero capire che questa volta ero sincero e
che stavo soffrendo veramente perché mi si fecero più vicini, Sirius mi mise
una mano sulla spalla e James si rivolse a me in tono molto più calmo e
rassicurante “Senti, noi ti capiamo se ti hanno ordinato di non dirci niente ma
vorremmo solo aiutarti!”
“Lo so ma…” provai a dire soffocando i singhiozzi ma venni
subito interrotto da Sirius, impulsivo come sempre “Insomma ce lo vuoi dire
cosa cavolo hai?!”
Non ce la facevo proprio più! Era già abbastanza difficile
tenersi tutto dentro senza quel terribile terzo grado!
“Sono un lupo mannaro!” urlai
prima di riuscire a trattenermi “Soddisfatti adesso?!” e senza aspettare la
reazione dei tre amici scappai su per le scale fino al mio dormitorio.
Ci guardammo a vicenda sorpresi e mortificati.
Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere… Neanche
quando avevo tirato fuori quell’orribile battuta…
Scoccai una occhiata a Peter che invece sembrava solo
terrorizzato.
Per un attimo sembrò come se tutti e tre avessimo perso
l’uso della parola, poi Sirius parlò “Oddio, è orribile!”
“Già…” convenni “Lo sapete cosa dobbiamo fare adesso,
vero?”
“Andare dalla McGranitt e dirle tutto?” provò titubante
Peter.
“Ma quanto sei stupido, Peter!” lo prese in giro Sirius
“Secondo te l’hanno ammesso a Hogwarts senza sapere una cosa così importante?
Silente mica è scemo! E poi a cosa servirebbe andarlo a dire alla McGranitt?”
“Bhe, a farlo cacciare dalla scuola, no?” pigolò il
ragazzetto.
“Farlo cacciare dalla scuola?”ripeté Sirius incredulo.
“O come minimo fargli cambiare dormitorio… Insomma, non
possiamo mica dormire con un lupo mannaro in camera, sarebbe troppo
pericoloso!” aggiunse pronunciando la parola lupo mannaro come pochi anni dopo si sarebbe pronunciato il nome di
Voldemort.
“Ma tu sei tutto scemo!” dissi con forza lanciandogli
un’occhiata di disprezzo “Remus è nostro amico e tu vorresti abbandonarlo così,
alla prima occasione?!”
“Ma, Jamie, i lupi mannari sono pericolosi… Io ho paura…”
disse con una vocina tremula Peter indietreggiando di fronte al mio sguardo di
fuoco.
“Allora vacci tu dalla Mc e chiedile se puoi cambiare
dormitorio! Perché noi vogliamo continuare a condividerlo con Rem e se non ti
va bene vattene!”
Il biondino iniziò a farfugliare cose tipo “Scusatemi” e
“Non intendevo dire questo” ma solo al muro perché io e Sirius ce ne eravamo
andati lasciandolo da solo, combattuto tra il volerci seguire e la paura di trovarsi
vicino a un simile mostro quale si era rivelato Remus.
“Remus” provai a dire all’indirizzo di un baldacchino
completamente coperto dal tendaggio rosso.
Da dentro non percepii alcun rumore.
Mi scambiai uno sguardo teso con James che si avvicinò ancora
di più al letto del nostro amico “Remus, sei sveglio?”
Con la solita delicatezza che mi contraddistingueva, presi
un lembo del baldacchino e lo tirai fino a mostrare Remus o almeno quello che
emergeva dalle lenzuola tirate fin sopra la testa.
“Remus, senti, noi dobbiamo parlarne…” disse James
incerto.
“Se volete che io cambi dormitorio o roba del genere è
dalla McGranitt che dovreste andare” sentii mormorare da sotto il lenzuolo che
nascondeva la faccia del nostro amico.
“Non dire stupidaggini! Guarda che non ce ne frega proprio
nulla se sei un Lupo Mannaro!” sbottai pentendosi subito dopo delle mie parole.
Magari a Remus dava fastidio che gli venisse nominata la sua anomalia…
“Non è vero! Nessuno sano di mente vorrebbe essere amico
di uno come me! Lo dite solo per non farmi restare male!” Remus non accennò a
voler uscire da sotto il cuscino mentre diceva queste parole.
“Cosa ti fa pensare che noi siamo sani di mente, scusa?”
rise James sedendosi sul letto di Remus che gli fece un po’ di spazio “E poi ti
sembriamo il tipo di persone che non dicono quello che pensano per non far star
male le persone? E dire che pensavo ci conoscessi…”
Remus non sembrava molto deciso così incalzai “Allora, ti
sembriamo i tipi?”
“No, io vi conosco…” mormorò piano emergendo dalle
lenzuola guardandoci con i grandi occhi
verde scuro.
“E credi veramente che ci lasceremo scoraggiare da una
stupidaggine come questa?!” gli chiesi con un sorriso sedendomi dall’altra
parte del letto.
“Per voi è una stupidaggine…”
“Questo perché vedi la cosa da un punto di vista
sbagliato!” fece James con la sua solita voce allegra “Quello che ti serve è
qualcosa che ti faccia vivere questa cosa come un fatto positivo!”
“Cioè?” domandò Remus curioso e sospettoso allo stesso
tempo.
“Non so, esattamente… Tu cosa fai quando ti trasformi?”
“Bhè, giro per la Stamberga Strillante, rompo tutto ciò
che mi sta intorno e cerco qualcosa da mordere…” tralasciò che quello che alla
fine mordeva non trovando niente di meglio era sè stesso. Era già abbastanza
penoso senza la nostra commiserazione!
“Ma rimani te stesso?”
“No… Solo in alcuni momenti percepisco quello che sta
accadendo ma di rado riesco a controllarmi…”
Vidi un’ombra scura passare sugli occhi di Remus al
revocare quelle sensazioni e James che stava per fargli altre domande.
“Jamie, ho dimenticato il mio libro in sala comune. Mi
accompagni?”
Scusa penosa ma era l’unica che mi era venuta in mente.
Capivo Remus fin troppo bene. Era la stessa sensazione di quando qualcuno
veniva a sapere della mia famiglia e mi riempiva di domande su com’è vivere in
una casa di maghi oscuri!
James dapprima non capì il mio gesto ma a un cenno dei
miei occhi chiari annuì e mi seguì giù per le scale.
“Dobbiamo fare qualcosa per lui!” mi disse appena richiusi
al porta del dormitorio alle nostre spalle. Era esattamente quello che stavo
per dirgli io! Ecco quello che più amavo in Jamie, il coraggio, la lealtà verso
gli amici e il fatto che ci bastava uno sguardo per capire al volo quello che
l’altro pensava; proprio come due gemelli!
Stavo leggendo un libro sui mollicci sotto la mia quercia
preferita quando mi sentii chiamare da due voci conosciute… Molto conosciute!
Mi voltai e sorrisi ai due ragazzi che in poche falcate mi
raggiunsero e si sedettero accanto a me. Sembravano non stare più nella pelle!
“Rem, indovina?” mi chiesero a una voce sprizzando
entusiasmo da tutti i pori.
“Avete deciso che per quest’anno seguirete le lezioni di
Ruf e non dovrò prendere appunti anche per voi?” chiesi sarcastico ben sapendo
che non era quella la risposta.
“Ehhhe? Come ti vengono in mente certe assurdità?!” mi
domandò James scrollando le spalle.
“Dì un po’, lo riconosci?” mi chiese Sirius estraendosi
dalla tasca della divisa una boccettina di pozione verde mentre James controllava
che nessuno ci stesse guardando.
“Dovrei?”
“Sai cos’è un animagus?”
“Sì, certo, ma non credo proprio che voi sareste così
incoscienti da…” un’espressione malandrina sulle loro facce mi fece capire che
non mi sbagliavo.
“Avete fatto una pozione per diventare animagus?!” chiesi
sbalordito sgranando gli occhi.
I due annuirono con il medesimo ghigno stampato in faccia.
“Ma è difficilissima! Non potete avercela fatta!”
“Invece sì!” annuì Sirius convinto.
“Caro, ti ricordo che stai parlando con due geni
ineguagliabili!” fece James con quell’atteggiamento spocchioso che aveva
assunto da quando aveva compiuto tredici anni “E poi erano tre anni che ci
stavamo lavorando su!”
“E se vi avessero beccato?”
“Ma non ci hanno beccato!” disse Sirius con il suo solito
disprezzo dei pericoli.
“Bhè, potevano farlo!”
“Ma non l’hanno fatto, perciò smettila di preoccuparti per
niente!”
“E potrei sapere il perché di questa cosa? E poi perché
non mi avete mai
detto nulla prima? Vi avrei aiutati!”
“Volevamo fosse una sorpresa Remie!” mi disse James
sorridendomi radioso.
“Una sorpresa? Per me?”poi un sospetto mi attraversò la
mente “Che diavolo avete in mente, ragazzi?”
“Lo sai cosa succede stanotte?”
“C’è la luna piena?” i miei sospetti si stavano concretizzando.
“Già! E inoltre avrai visite!” Sirius era allegro come non
mai.
“Ma siete pazzi! No! Assolutamente no! Sarebbe
pericoloso!” dissi
perentorio anche se sapevo bene che le mie parole non
sarebbero valse a nulla. Erano James e Sirius e prendevano ordini solo da James
e Sirius!
“Ma Rem! Ragiona! Tu sei un pericolo solo per le persone e
non ci
trasformeremo in animali! E’ da quando ci hai detto di
questa cosa che ci stiamo riflettendo e questa è l’unica soluzione possibile!”
“Non correte il rischio di venire contagiati, ok, ma
potrei comunque mordervi o…” non riuscii a finire la frase. Sarebbe stato come
nominare le mie peggiori paure messe
insieme… Perdere i miei amici e uccidere qualcuno in quelle notti di delirio…
“Remus, è inutile! Abbiamo deciso così e così sarà! Da ora
in poi non sarai più solo!” disse Sirius che mi guardava fisso. Lui sapeva.
Sapeva cosa volesse dire essere solo… Attorniato da persone uguali a te ma da
te divise da un fardello troppo grosso per le tue spalle…
“Grazie… Ma non dovete…” Tentai di oppormi, ma in verità
non sognavo altro ed ero così commosso di contare così tanto per loro che le
parole mi si fermarono in gola. Se il loro piano fosse andato a buon fine,
quelle notti di tormenti sarebbero finite…
“E chi ti dice che lo facciamo per te? Guarda che anche
noi ci guadagniamo non poco! Sarebbe sicuramente la più grossa evasione dalle
regole scolastiche dalla fondazione di Hogwarts! Ma che dico dalle regole
scolastiche… Da quelle del Ministero!” disse James steso a occhi chiusi
sull’erba con le braccia sotto la testa. L’espressione beffarda sempre presente
sul suo volto.
Sorrisi. Con il suo modo di fare canzonatorio James
riusciva in ogni situazione a farmi sentire a mio agio. Caro vecchio James!
Non aveva di certo detto la verità. Era lampante che
quello che volevano fare era solo e soltanto per me… Per aiutarmi… Eppure era
lì, pronto a negare quel suo atto eroico per non farmi sentire a disagio!
Perché James era così. Sapeva far del bene a chi gli stava
intorno senza chiedere nulla in cambio. Era grazie a lui che Peter aveva
raggiunto il terzo anno senza venir trasfigurato in un posacenere da Malfoy
& Company, era grazie a lui se ora Sirius aveva praticamente smesso di
vedere la sua famiglia anche durante le vacanze estive ed era grazie lui se ora
il mio peggiore incubo si era trasformato in un’avventura da affrontare tutti
insieme!
Camminavamo rasente gli alberi nell’oscurità del parco di
Hogwarts.
A nulla erano valsi i tentativi di dissuaderli di Remus ne
i miei pigolii spaventati; alle dieci di quella serata primaverile avevamo
percorso tutti i corridoi della scuola rannicchiati sotto mantello
dell’invisibilità di Jamie ed ora camminavamo alla volta del Platano
Picchiatore alle cui radici, a detta di Remus, avremmo trovato un passaggio
segreto che ci avrebbe portati dritti dritti alla Stamberga Strillante.
Lui era già là da almeno mezz’ora, dopo che la
professoressa McGranitt l’aveva accompagnato fino al passaggio segreto.
“Credete davvero che sia una buona idea?” domandai incerto
una volta raggiunto il frondoso albero.
“Peter! Se non te la sentivi potevi anche dircelo prima
che facevamo a meno di farci il mazzo per preparare la pozione anche per te!”
mi sbottò contro Sirius. Aveva sempre la capacità di farmi sentire un idiota,
lui!
“Pete, se non vuoi noi non ti obbligheremo di certo!” mi
fece James comprensivo “Questa è una cosa che facciamo per Remus ma sta solo a
te decidere! Potrebbe essere pericoloso e se decidi di tornare indietro non ti
biasimeremo di certo!”
Quanto lo ammiravo! James per me era l’incarnazione della
perfezione fatta a persona. Gli dovevo molto. Moltissimo. Tutto cominciò quella
mattina quando Malfoy, Black e la loro banda mi avevano accerchiato in un
corridoio isolato, pronti a trasformarmi in cibo per cani…
E poi era arrivato lui. Era uno contro sette ma restò
comunque al mio fianco riuscendo a far dileguare i miei torturatori! Era sempre
stato bravo con le arti magiche… Da quel giorno fui la sua ombra. In parte
perché mi conveniva della grossa se ci tenevo a finire l’anno sano e salvo, in
parte perché mi sentito profondamente riconoscente verso quel ragazzo e la cosa
che più era importante per me era diventare suo amico… Essere apprezzato da
lui! Inizialmente si trattava di puro e semplice servilismo.
Lui mi offriva la sua benevolenza e io lo accompagnavo
ovunque tipo cagnolino, acclamandolo e scrivendo i compiti per lui e Sirius
quando tornavano stanchi dagli allenamenti di Quiddich.
Ma col tempo, dietro a questo rapporto di convenienza reciproca,
era nato qualcosa di molto, molto simile all’amicizia. Certo, non ho mai
nemmeno sperato di poter raggiungere nel suo cuore una posizione neanche
lontanamente simile a quella di Sirius o di Remus, ma a me bastava!
E ora non potevo deluderlo, tanto più che Remus era un
bravo ragazzo ed io gli volevo bene…
“No, no… Che dici? Vengo, vengo!” dissi cercando di
apparire sicuro di me stesso per una volta nella mia vita.
“Perfetto, allora! Remus dice che c’è un pulsante sul muro
e che,
schiacciandolo, si bloccano i rami del Platano. Quindi
dobbiamo cercare un bastone…”
“Un bastone… E per cosa?” chiesi stupito.
“Per schiacciare il pulsante da lontano senza beccarci i
rami in un occhio, logico!”
Sospirai, odiavo fare la figura del deficiente e la cosa capitava
spesso…
Non era colpa mia se non arrivavo subito a capire le cose!
“Io direi che è meglio se prima beviamo la pozione… Magari
qualcuno di noi si trasforma in qualcosa di piccolo e veloce che può arrivare
al pulsante senza farsi male! Così non dobbiamo perdere tempo a cercare un
bastone al buio” disse Sirius rivolto a James ma guardando nella mia direzione.
Era chiaro che l’unico che avrebbe potuto trasformarsi in un animaletto di
piccole dimensioni sarei stato io.
“Ben detto!” acconsentì James tirando fuori tre boccettine
di vetro contenenti un liquido verde scuro e distribuendone due a me e a
Sirius.
Bevemmo il liquido nel medesimo istante e subito sentii le
mie viscere contrarsi, la mia schiena incurvarsi, le mie ossa rimpicciolirsi e
cambiare forma e la mia pelle bruciare laddove piccoli peletti scuri stavano
spuntando a vista d’occhio.
Era una sensazione stranissima. Ero sempre io ma sentivo
la mia pancia strofinare contro il suolo e, davanti a me, non avevo difficoltà
a vedere la punta della mia faccia, o meglio del mio muso peloso e appuntito
terminante con un piccolo naso rosa.
Tutto era così grande intorno a me… Tutto aveva assunto
dimensioni gigantesche o, più probabilmente, ero io che mi ero rimpicciolito
incredibilmente. Provai a muovere le braccia e le gambe che si erano
trasformate in quattro corte zampette scure che appoggiavano tutte sul terreno
e sentii che stavo trascinando dietro di me qualcosa di strano…
Mi voltai e vidi una lunga coda nera e liscia. Feci due
più due: ero un topo!
Sirius ci aveva visto giusto. Non solo mi ero trasformato
in una creatura piccola e grossomodo indifesa, ma anche in un animale viscido e
comunemente detestato!
Mi guardai intorno cercando di vedere gli animali in cui
si erano trasformati i miei amici. Li scorsi a qualche metro di distanza, che
si stavano avvicinando con circospezione l’uno all’altro nel buio annusandosi.
Maestosi e giganteschi come li avevo sempre visti anche da
ragazzi.
Uno dei due era un cane nero, dal pelo morbido e lucente
nella notte. Muoveva allegro la coda e annusava da vicino un magnifico cervo
dalle giovani corna ramificate che a sua volta lo guardava divertito dai suoi
grandi occhi nocciola.
Sirius e James. Erano diventati esattamente quello che
desideravano, loro!
E io? Dopo anni di fatiche (più dei miei amici che mie, a
dire il vero!) non ero riuscito a diventare niente di meglio che un topo!!
Abbassai la testa quel poco che bastava per correre nel
passaggio segreto senza raschiare il soffitto rovinando, così, le belle corna
nuove.
Quando Sirius e Peter si divertivano ad immaginare quel
che sarebbero diventati dopo aver bevuto la pozione, solevo non prendere parte
alla discussione. Non perché avessi paura di trasformarmi in qualcosa di
spiacevole… Sul fatto che sarei stato un animale grosso e bellissimo non avevo
alcun dubbio! Piuttosto non avevo nessun’idea di quale specie sarebbe potuta
risultare adatta a me.
Ne ero rimasto soddisfatto! Subito, appena mi ero reso
conto di poggiare su quattro zampe, ero corso al lago per specchiarmi nelle
acque lucenti…
E il mio riflesso mi era piaciuto! Grosso lo ero
abbastanza e quel manto… Quelle zampe lunghe e agili… Quelle corna seppur non
del tutto formate… Mi donavano un non so che di regale!
Voltatomi avevo poi visto un grosso cane nero avvicinarsi
a me in una corsa giocosa. Gli occhi mi brillarono riconoscendo in quegli occhi
grigi e in quel modo di fare buffo e divertente, il mio eterno compagno.
Un moto di tristezza o meglio, di pena, lo ebbi invece
quando vidi Peter. Un topo! Povero Peter… Spesso, durante quei pomeriggi nei
quali lasciavamo Sirius a far compagnia a Remus e ci nascondevano nel bagno di
Mirtilla Malcontenta a mescolare la pozione, mi aveva rivelato le sue paure di
risultare qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
E così era stato! Senza contare che proprio quel
pomeriggio, Sirius aveva annunciato, come al solito con il tatto di un
elefante, che se per esempio si fosse trasformato in un topo o qualcosa di
schifosamente simile, avrebbe abbandonato il progetto per la vergogna!
Naturalmente aveva pronunciato quella parole così, tanto
per dire, senza pensare davvero che quella cosa potesse avvenire e senza
riflettere sugli effetti che potessero avere su Peter.
Adesso potevo soltanto immaginare come si doveva sentire
il nostro fragile amico in quel momento…
Rimuginavo tutto questo dentro la mia testa mentre
trottavo veloce per il passaggio segreto, facendo a gara con Sirius che correva
felice al mio fianco. Fortuna che anche Peter era veloce nonostante le sue
dimensioni ridotte! Era comunque costretto a stare dietro di noi per non
correre il rischio di venire schiacciato sotto i miei zoccoli o le zampe
felpate di Sirius.
Ero in vantaggio ma, all’improvviso, il passaggio si
restrinse e fui costretto a fermarmi di botto per non andare a sbattere con le
corna.
Sirius, invece, corse avanti senza difficoltà ma , preso
dalla foga di vincere e accecato dall’oscurità in cui versava il corridoio, non
vide la fine del passaggio segreto e si schiantò contro un muro di pietre.
Lo raggiunsi scuotendo il capo divertito e, insieme,
spingemmo la botola che si apriva sopra la nostra testa e saltammo fuori.
Ero sdraiato sul quel letto polveroso, aspettando che la
luna sorgesse, quando sentii dei rumori provenienti dal piano di sotto.
All’improvviso i battiti del mio cuore aumentarono
notevolmente.
Avevano detto che sarebbero venuti ma io non avevo dato
poi molto peso a quelle parole. Loro erano fatti così! Avevano mille progetti
che spesso non riuscivano a portare a termine e avevo paura che fossero sorte
delle complicazioni o che si fossero addirittura dimenticati! Erano sempre così
sbadati…
Sentii altri rumori più vicini ma non mi mossi di un
millimetro. Avevo paura che, scendendo le scale, non vi avrei trovato anima
viva e ci sarei rimasto troppo deluso… Ecco, i rumori si erano fermati.
Probabilmente era stata soltanto la mia
immaginazione! Poi, all’improvviso, la porta si aprì scricchiolando, due
animali che riconobbi all’istante entrarono nella stanza e il mio cuore si
riempì di gioia.
Avevamo cercato dappertutto al piano terra e al primo
piano senza trovare traccia di Remus e, infine, lo scoprimmo stravaccato su di
un letto impolverato: la luna non era
ancora alta nel cielo e non aveva ancora cominciato a trasformarsi. Appena ci
vide ci venne incontro con un sorriso gioioso, così raro da trovarsi nella sua
espressione dolce e malinconica!
“Siete venuti allora?” domandò guardandoci commosso.
Vidi James che cercava di tornare al suo corpo originario
e ci provai anch’io a mia volta ma Remus non sembrava dello stesso parere “No!
Che siete pazzi? Potrei trasformarmi da un momento all’altro e voi non dovete
essere assolutamente umani quando succederà!”
Gli demmo ascolto, per una volta.
“Peter? Non è venuto, vero?” non sembrava deluso, piuttosto
appariva come una domanda scontata. Peter venne avanti strisciando tra le zampe
di James e posizionandosi sul letto poco distante da dove Remus si era seduto.
Quest’ultimo lo vide e gli sorrise imbarazzato. Poi ritornò serio.
“Sentite, continuo a pensare che sia pericoloso e che
fareste meglio…” ma non riuscì a finire la frase. Lo videro bloccarsi,
irrigidirsi e poi tremare violentemente.
Peter, spaventato, balzò giù dal letto e si nascose dietro
me e James che a nostra volta indietreggiammo fino al muro, inorriditi da
quello spettacolo.
Anche Remus, come noi pochi minuti prima, si curvò e si
riempì di peli ma i lamenti strazianti che emetteva mi facevano presagire che
la sua trasformazione non doveva per niente essere indolore come lo era stata
la nostra!
Vidi le sue unghie allungarsi e incurvasi e dei lunghi
canini spuntare dalla faccia orami diventata molto simile al mio attuale muso
canino.
Con un ultimo ringhio sommesso si accasciò al suolo per
rialzarsi subito dopo guardandoci con un lampo d’odio nei suoi occhi che da
verde scuro erano diventati rossi rubino.
Ci si avvicinò lento e minaccioso emettendo bassi ringhi
arrabbiati.
James gli si avvicinò a sua volta guardandolo fisso come
per farsi riconoscere ma Remus, o per meglio dire la creatura che era
diventato, non sembrò calmarsi anzi alzò una zampa pronto a colpirlo.
Non potevo permetterlo. Attaccare Remus era l’ultima cosa
che avrei voluto fare in quel momento ma dovevo assolutamente impedire che
facesse del male a James!
Spiccai un balzo e presi il licantropo per la collottola
cercando di portalo il più lontano possibile da James che a sua volta mi aiutò
a trattenere Remus prima che lui potesse riprendersi e cercare di scappare.
Numerosi graffi e mugolii dopo, riuscimmo a immobilizzarlo
contro il muro, tenendogli ferme le zampe anteriori con le mie zampe e con le
corna di James. A quel punto l’unica nostra possibilità era cercare di farci
riconoscere dalla sua mente ottenebrata dal maleficio!
L’ideale sarebbe stato trasformarsi e cercare di
risvegliare con le parole il nostro amico. Anche James aveva avuto questo
pensiero, glielo lessi negli occhi, ma nonostante tutto concordammo in silenzio
di non farlo.
Va bene incoscienti ma sapevamo i rischi a cui andavamo
incontro!
Ci limitammo a tenerlo fermo e a guardarlo dritto negli
occhi sperando che il nostro amico ci riconoscesse.
Mi sentii scuotere dalla rabbia. C’erano degli animali
attorno a me che mi tenevano fermo contro il muro in una posizione dalla quale
mi era impossibile far scattare i miei denti aguzzi nella loro direzione.
Sentivo odore di sangue fresco molto vicino a me ma quel
paio di corna e quelle zampe mi tenevano bloccato contro il muro freddo. Quella
sensazione di impotenza era più di quanto non potessi sopportare! Spalancai la
bocca in un ruggito terrificante che non sembrò ottenere nessun effetto sul
cane e sul cervo. Mi divincolai ancora una volta senza risultato. La presa di
quei due era salda ma, allo stesso tempo, delicata come se avessero paura di
farmi male! Gli scoccai un’occhiata furente ma qualcosa si mosse dentro di me
quando riflessi il mio sguardo nei loro occhi… Quegli occhi… Quello nocciola,
caldo e divertito e l’altro, freddo come il ghiaccio ma non per questo meno
traboccante di dolcezza mentre mi osservava… Un ricordo si ridestò in me! Due
ragazzi… Dei giochi… Delle risa… James! Sirius! I miei amici!
Sentii Remus rilassarsi e smettere di dibattersi, feci per
mollare la presa su di lui ma un occhiata di Sirius mi fece cambiare idea. Non
era ancora il momento di fidarsi. Poi qualcosa di miracoloso e inaspettato mutò
nell’aspetto del nostro amico… Gli occhi rossi che più di tutto mi avevano
terrorizzato stavano gradualmente sparendo mentre il famigliare verde scuro
prendeva il loro posto.
Io e Sirius ci allontanammo simultaneamente da lui e lo
stemmo a guardare felici mentre si rialzava e ci si avvicinava a passi malfermi
con un’espressione mista d’imbarazzo e gratitudine. Mossi allegro il mio
mozzicone di coda mentre Sirius faceva lo stesso con la sua perché entrambi, in
quello sguardo, avevamo riconosciuto il nostro amico!
Ci misi un po’ a trovare il coraggio di avvicinarmi a
Remus anche se avevo avuto la conferma che non era più la belva assassina che
si era mostrata a noi dopo la sua trasformazione, ma alla fine ce la feci.
Quella fu una notte indimenticabile anche se io ne presi
parte più come spettatore che come vero e proprio partecipante. Ma, in fondo,
quello era un po’ il succo della mia vita e ci stavo facendo il callo!
Esplorammo tutta la catapecchia e Sirius e James
intrattennero me e Remus con lotte corpo a corpo da arena. Il loro
combattimento giocoso trasmetteva allegria anche solo a vederlo. Anche Remus ne
prendeva parte ogni tanto ma veniva subito messo al tappeto, vinto più dalla
sua stessa preoccupazione di non far del male agli altri due che dalle zampate
di Sirius o dai calci di James! Mi sentivo infinitamente onorato, onorato di
avere avuto il privilegio di essere riconosciuto ufficialmente come uno di
loro, onorato di aver fatto parte di quel piccolo grande miracolo che era
avvenuto quella notte!
“Remus, so quanto dev’essere dura per te, dover sopportare
quella condanna da solo…”
Silente mi guardava con aria grave da dietro i suoi
occhiali a mezzaluna. Si era scomodato di persona, cosa che faceva assai di
rado, per venire personalmente a prendermi all’uscita del Platano Picchiatore.
Un gigantesco senso di colpa mi attanagliò lo stomaco. Lui
aveva fatto così tanto per me e io lo stavo ripagando tradendo la sua fiducia!
“Professore, io…”
“Sì, immagino quanto deve essere dura per te non dire
niente ai tuoi amici e per questo mi sento in dovere di farti le mie
congratulazioni! Ben pochi sarebbero in grado di mantenere un tale segreto!”
Era troppo. Stavo per dirgli la verità. Forse non si sarebbe
nemmeno arrabbiato tantissimo. Non lui! Lui avrebbe capito che l’avevano fatto
per amicizia e poi era risaputo quanto adorasse James, il suo cocco!
Poi, come un flash back, mi tornarono in mente le immagini
della notte appena finita. I miei amici avevano rischiato l’espulsione e molto
peggio solo per starmi vicino e io li stavo per tradire deliberatamente. Dovevo
fare una scelta e la risposta mi venne spontanea alla mente!
“Grazie professore!” feci timidamente tenendo la testa e
gli occhi bassi.
“Remus, c’è qualcosa che non va?”
Aveva capito che non ero sincero! Era fin troppo facile
accorgersi di quando ero a disagio…
“No, no, davvero professore! Sono solo un po’ stanco!”
dissi cercando di sembrare naturale.
“Allora vai pure, Remus! Fatti una bella dormita!” mi fece
gentilmente il mio preside accennandomi il ritratto della Signora Grassa con un
sorriso.
Una volta varcato il passaggio segreto i sensi di colpa
ricominciarono a rodermi lo stomaco ma la sensazione fu di breve durata perché
nella sala comune, stravaccati sulle poltrone più vicine al fuoco, c’erano i
miei amici. James e Sirius ben svegli davanti a due tazze di cioccolata e Peter
che dormiva della grossa poco distante da loro.
Avevo così tante cose da dirgli ma al momento non mi uscì niente
di meglio di quello stupidissimo “Ciao…”
“Come ti senti?” mi chiese James premuroso.
“Bene, molto meglio del solito comunque!”
Mi sorrisero.
“Ed è solo grazie a voi!”
“Rem, lascia perdere! L’abbiamo fatto volentieri e poi
guarda che noi ci siamo divertiti un casino!” Sirius era sincero, glielo si
leggeva chiaramente in faccia!
“Anch’io… E non era mai successo! Grazie mille, davvero!”
“Immagino che a questo punto l’unico inconveniente è che
tu ora puoi dormire tutta la mattina mentre a noi tocca andare a lezione… Ma a
questo ci dovremo fare l’abitudine!”
“L’abitudine?” chiesi non osando credere a ciò che stavo
pensando.
“Certo! L’esperimento è andato più che bene e mi
sembrerebbe logico ripeterlo ad ogni luna piena!” le parole di James suonavano
come ovvie ma mai un'ovvietà mi aveva riempito il cuore in quel modo!
“Sì, però le prossime volte proviamo anche ad uscire dalla
Stamberga!” suggerì James e Sirius accolse con entusiasmo l’idea prima che io
avessi il tempo di partire con i miei dubbi.
“Sì, dai! Sarebbe troppo forte! E poi se scopriamo tante
cose su Hogwarts e dintorni potremmo anche disegnare una mappa!”
“Sì, per aiutare le future generazioni di Malandrini!”
fece James pomposamente.
“Malandrini?!”
“Bhe, mia nonna mi chiamava sempre così quando ero piccolo
e combinavo qualche disastro!”
“Bhe, suona bene…” dissi sempre più convinto che tutto
quello sarebbe stato la mia fortuna e la mia rovina!
“Vada per Malandrini, allora!” concluse Sirius con l’aria
di aver appena preso una decisione vitale “Però a questo punto credo che ci
dovremmo dare anche dei soprannomi!”
“Bell’idea! Allora io…” cominciò James
“Aspettate un attimo, forse è meglio rimandarle a domani
queste decisioni… E tardi e voi due dovete andare a lezione domani, cioè, oggi…”
dissi accorgendomi che ormai erano già le cinque passate!
“Va bene” si arrese James con uno sbadiglio.
“Lo diciamo anche a Peter?” chiesi accennando al nostro
amico addormentato.
“Io direi di sì visto che ha avuto il coraggio di venire
con noi: è anche lui è un animagus…”
“E che Animagus!” scherzò Sirius con una risatina.
“Sirius!” lo ripresi bonariamente “Ma non è che ha paura e
preferisce di no… Non vorrei che si sentisse obbligato! L’ho visto un po’
titubante!”
“Ma no, gli ho parlato prima e mi ha detto di essere
felice di essere venuto! Poi era stanco ed è crollato. Però se voi non volete
che lo coinvolgiamo…”
“No, no, a me sta bene!” feci subito. Non era nel mio
carattere l’idea di poter far soffrire qualcuno escludendolo!
“Fate come volete!” fece Sirius indifferente alzando le
spalle “Possiamo anche coinvolgerlo, per me…”
“Coinvolgermi in cosa?” chiese Peter che stava aprendo
piano gli occhi stropicciandoseli.
“Nei Malandrini!” fece James sempre più entusiasta.
“Nel trasformasi con me ogni luna piena…” mi sentii in
dovere di spiegargli.
“E di appoggiarci in ogni impresa che decideremo di
intraprendere in questi anni di Hogwarts e anche dopo!” concluse Sirius.
“Allora, ci stai?” chiese James e bruciapelo.
“Sì!”
“Puoi pensarci un po’ su se vuoi!” gli dissi ma lui scosse
la testa.
“No, per me va bene. Non ho bisogno di pensarci!” si
affrettò a dire con voce più o meno sicura “Siamo amici, no?”
“Già, amici…” disse Sirius assaporando il suono di quella
parola magica.
“E lo saremo per sempre, vero?!” chiesi io speranzoso.
“Certo!” fece James con la sua solita sicurezza e
semplicità “Per sempre!”
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