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Autore: hele    30/08/2012    3 recensioni
Mi strattonò con forza costringendomi ad entrare nella stanza. La carne del mio polso nudo, serrato nella morsa impietosa del suo pugno, bruciava lì dove le dita stringevano. Guidata dal suo avanzare arrivai alla parete sbattendovici contro. Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco. Sapevo che non avrei potuto fare nulla per sfuggirgli, per divincolarmi. Sapevo che mi avrebbe preso e che non sarebbe stato come nei miei sogni.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bulma e vegeta love story 2
                                                                       Una piccola vendetta...







-ALLORA?! VUOI DIRMI COSA DIAVOLO CI FAI NELLA MIA STANZA?!-


-AH!- sussultai. Non mi ero resa conto che alla mia destra, proprio accanto al letto, Vegeta con un asciugamano in spalla e una maglietta talmente impregnata di sudore da esserglisi incollata addosso, mi stava squadrando dall'alto in basso. E vi assicuro che la sua espressione non era delle più rassicuranti.



-
Ve..Vegeta! Sei tu...- balbettai senza fiato con la mano ancora poggiata sul petto. Il cuore aveva ricominciato a battere all'impazzata per il nuovo spavento.

-Che acume! Si da il caso che questa sia la mia stanza- rispose sprezzante fissandomi con ferocia.

-Io ero venuta per..- tentai di giustificarmi ma lui tagliò corto senza darmi tempo di rispondere alla sua precedente domanda.

-Vattene-

-Ma..-

-Vattene!- ripetè con un tono più duro che non ammetteva repliche.

Impaurita saltai giù dal letto facendo volare di qua e di là i panni che si erano riversati sulle mie gambe, con velocità raggiunsi la porta lasciata spalancata dal Sayan ed uscii  sbattendola alle mie spalle.

Rimasi qualche attimo con la schiena poggiata su quella lastra di legno laccata di bianco che mi separava da una morte certa e dolorosa.

Il tempo di permettere al cuore e alla respirazione di ritrovare il loro abituale ritmo, il tempo necessario al mio cervello per tornare a lavorare come di consueto.

Ed eccolo là già a porsi mille domande.

Perchè ero scappata a quel modo? Avevo fatto qualcosa di male?

No.

Mi ero solo inavvertitamente addormentata sul letto sbagliato per... cosa saranno state? un'ora? due?

Mi ero addormentata perchè ero esausta, perchè era dalla mattina che lavoravo per lui.

Ero in torto?

No di  certo!

Mi ha preso alla sprovvista, mi giustificai mentalmente, altrimenti avrei saputo come fargli abbassare la cresta! Non ero certo uno di quei tipi che sottostavano alle discussioni facendosi comandare a bacchetta.

Oh no!

Avrebbe dovuto porgermi le sue scuse quello stupido zoticone, anche solo per avermi trattato in quel modo! Insomma, chi si credeva di essere per potersi permettere di parlarmi con tanta strafottenza?!

In primo luogo non ero la sua schiava, tanto meno la sua donna di servizio. Se mi davo così da fare per i suoi comodi era solo perchè ero estremamente magnanima e generosa, una ragazza dal cuore d'oro, deliberai stringendo un pugno.

Mi aveva umiliato senza alcun motivo!

Era deciso, sarei tornata lì dentro e mi sarei fatta sentire.  Doveva imparare a rispettarmi, doveva capire una volta per tutte chi comandava in questa casa!

Feci un cenno di assenso con il capo convinta dai miei stessi pensieri.

Più risoluta che mai mi voltai verso la porta ed afferrai la maniglia decisa.

Dai Bulma, coraggio, mi feci forza. Un, due, tre.

Spalancai la porta con determinazione assumendo la posa che solitamente sfoggiavo quando volevo farmi valere in una discussione: pugni puntati su fianchi, gambe divaricate e sguardo fiero.

Ma la reazione del Sayan non fu quella aspettata.

Ad eccezione dello sbattere della porta contro il muro, un silenzio inatteso accompagnò la mia entrata in scena trionfale.

Ero più che convinta che quel cavernicolo cerebralmente menomato mi avrebbe sbraitato contro con veemenza. Eppure non fu così.

Se ne stava seduto sul suo letto buono buono, senza dare il benchè minimo segno di essersi accorto del mio ingresso.

Mantenendo la postura, tossicchiai cercando di palesare la mia presenza.

Niente.

Ah era così è? Mi dava le spalle il codardo!

Mi diressi risoluta verso il letto che raggiunsi con poche falcate, aggirandolo e puntando gli occhi sullo scimmione.

Solo allora mi accorsi che non stava bene.

La sua mano era premuta sul fianco sinistro, un blando tentativo di bloccare quella che era un'evidente emorragia.

Le dita erano macchiate di sangue e sulla maglietta un  alone  rosso dalle dimensioni notevoli impregnava il tessuto assieme al sudore.
 
-Cosa hai fatto?- chiesi dimenticando seduta stante il motivo della mia "visita".

Ricevetti un ringhio minaccioso come risposta.

Doveva far parecchio male, constatai, se il dolore non gli lasciava neanche le forze per intimarmi di togliermi dai piedi.

Non era la prima volta, però, che assistevo ad una scena del genere. Vegeta era solito farsi male con particolare frequenza durante i suoi allenamenti  autodistruttivi. Nonostante ciò ogni volta restavo sorpresa dalla gravità delle sue ferite. Come diavolo facesse a procurarsi certe ecchimosi allenandosi da solo era uno dei misteri ai quali probabilmente non avrei mai trovato risposta.

Mi inginocchiai di fronte a lui e feci per alzargli un lembo della maglietta. Volevo visionare meglio il taglio, ma lui fu più rapido e bloccò il mio polso con la mano insanguinata.

-Fammi vedere. O preferisci morire dissanguato? Sarebbe una fine piuttosto ridicola per il principe dei Sayan- lo canzonai sapendo di aver toccato il tasto giusto.

Lentamente la morsa attorno al mio polso si allentò, lasciandomi la pelle macchiata del liquido cremisi.

Sollevai la maglietta ed esaminai lo squarcio. Era lungo almeno una spanna e profondo un centimetro buono. Il sangue usciva talmente copioso che mi chiesi come avessi fatto a non accorgermene prima.

Scossi la testa sbuffando esasperata.

A quanto pareva era necessaria una sutura.

Fortunatamente portavo sempre con me le capsule d'emergenza.

Infilai la mano in tasca e ne estrassi un astuccio dal quale scelsi una capsula azzurra numerata 01.
 
Pigiai il pulsante apposito e la lanciai a terra.

Poff.

La nuvoletta di fumo si diradò rapida rivelando la mia fidata cassetta del pronto soccorso adagiata sulla moquette della stanza. 

-Sei veramente fortunato. Crescere circondata da valorosi guerrieri con l'abitudine di mutilarsi mi ha insegnato molte cose-

Lo sentii mugugnare infastidito mentre rovistavo tra cerotti, aghi, garze e disinfettanti, sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.

Non riuscii a trattenere un ghigno divertito, anche io lo sapevo. Sarebbe stata la mia piccola vendetta, me la sarei fatta bastare.

-Tadaan!- esclamai soddisfatta tirando fuori dalla cassetta e allineando sul pavimento rispettivamente: una confezione di cotone idrofilo, un rotolo di garza, ago e filo ma soprattutto lei... la boccetta di alcool etilico.

Spiai di sottecchi la reazione di Vegeta il quale si irrigidì immediatamente. Grande e grosso eppure difronte al disinfettante diventava un bambino capriccioso.

-Non è necessario- buttò lì nervosamente, cercando di imprimere tutta la sua autorità in quello che presumibilmente doveva essere un ordine.

Tsk! Pensava di convincermi così facilmente?

Povero ingenuo.

Lo ignorai svitando con voluta lentezza il tappo della bottiglietta.

Adoravo avere il coltello dalla parte del manico. Se non se ne stava buono e zitto avrei potuto minacciarlo di spruzzargli il liquido direttamente all'interno del taglio! Nonostante tutto dovevo cercare di rimanere seria, rischiavo di essere freddata in un decimo di secondo, meglio non tirare troppo la corda.

-Levati la maglietta e sdraiati- gli intimai con noncuranza.

-Mi hai sentito donna? Rispondimi quando ti parlo!- 

-Devo pulire la ferita. Sdraiati- ripetei mettendomi a mia volta seduta accanto a lui, armata di tutto il necessario.

Diedi una leggera spintarella sulla spalla del mio interlocutore e quest'ultimo con riluttanza si lasciò andare giù disteso sul materasso prima di sfilarsi l'indumento.

-Guai a te se mi fai male!-

-Questa poi! Vengo minacciata una decina di volte al giorno dal sottoscritto di venire eliminata dalla faccia della Terra ed io non dovrei farti del male?- replicai cominciando ad armeggiare sulla ferita.

Il Sayan storse la bocca in una smorfia di dolore.

-MALEDIZIONE DONNA!-

-Shh zitto! Se eviti di agitarti farò più in fretta-  

Ma sapevo che non l'avrei fatto.

Oh mio caro Vegeta, avresti pagato molto cara la tua impertinenza.

Sono io che comando dentro questa casa, pensai versando una quantità eccessiva di alcool su un nuovo batuffolo di cotone. 


Ecco qui questo nuovo capitoletto.
Ci tenevo tanto a ringraziarvi sia per la recensione che per aver inserito la mia storia tra le seguite e preferite.

Fatemi sapere cosa ne pensate.
baci
Hele



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