Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Just a Shapeshifter    30/08/2012    5 recensioni
Licantropi e Lupi Mannari... Da sempre creature avvolte da uno strato di mistero, così fitto che non se ne intravede neanche la differenza.
Figli del diavolo. Dannati per l'eternità. Figli della più buia delle notti, illuminata solo da una lucente luna piena, che si rispecchia in un piccolo ruscello, solo la sua immagine è mossa dall'acqua.
Due Clan, due capi, due Immortali, e una continua lotta per trovare la luce, la liberazione.
Ma è veramente tutto come sembra?
----------------------------------------------
Personaggi: TUTTI :D (Sarebbe troppo lungo scriverli)
Genere: Guerra, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, B, Blaineley, Courtney, Dawn, Duncan, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il sole riscaldava il bagnato e freddo terreno di quel così famigliare bosco. Le foglie si stavano asciugando, e le cortecce degli alberi prendevano colore, un venticello fresco soffiava nella loro direzione, facendo rabbrividire la ragazza che un po’ incerta camminava a lenti passi.
Avrebbe voluto tornare a casa al più presto, i suoi vestiti si erano quasi asciugati, ma ancora umidi non la riscaldavano minimamente, ma in fondo, a quello ci pensava Duncan tenendole con un braccio la vita, riscaldandole quel così sensuale ventre.
Dopo quella bufera di pioggia, di quello scalpitio sulle rocce, di quel così famigliare rumore i due si erano uniti, amandosi, cercandosi e costruendo qualcosa che superava quell’innamoramento.

Era così bello stare insieme, niente e nessuno avrebbe potuto separarli. O quasi.

Il cuore correva, i muscoli erano tesi, i polmoni chiedevano aria, il cervello era in fase –pausa- tutto fremeva a quell’affermazione, tutto sembrava più bello, più colorato, più chiaro, più nitido, tutte le cose presero forma, il paesaggio si dipinse di felicità e allegria mentre gli occhi contemplavano l’impossibile che era accaduto. Perfino i fiori, le api, gli alberi, sembravano vivi e pieni di gioia.
<< Courtney sei incinta >> la voce di Dawn risplendeva di luce propria. Sorrisi si disperdevano nell’aria nitida. Tutti erano colmi di felicità, di quella senza parole, senza abbracci e senza baci.
La ragazza dai capelli castani era come se volasse su quelle bellissime sillabe che parevano dette da una fata.
Tutti, o quasi, erano sospesi in una bolla carica di positività raggiante, perfino Heather gioiva a quelle parole, ma non riusciva ad accettare il fatto di essere nonna così giovane.
<< C-cosa?! >> il viso del ragazzo era a dir poco scandalizzato, preso alla sprovvista. Si certo, era contento, ma.. diventare p-padre? Non era quello che voleva. O forse si? Non lo sapeva neanche lui, ma il cuore diceva il contrario, probabilmente era solo l’effetto sorpresa, aveva finito le cose da pensare. Tuttavia non poteva negare di essere contento, non poteva dire che non era entusiasmato.
<< M-ma.. mamama… c-com’è possibile… vuol dire che diventerò p-padre? >> la sua voce sembrava spezzata, appariva non crederci. << D'ah ma mi ci vedi?! Si, va bene, è una cosa bellissima, ma… >> Courtney restò così, sorpresa e un po’ curiosa.
<< Ma cosa? Sbaglio o sei stato tu a saltarmi addosso? >> lo fulminò l'altra con i suoi occhi scuri sibilando la seconda domanda tirandolo nella loro stanza.
<< Si, ma tu hai ricambiato o sbaglio? >> ghignò il primo prendendola per i fianchi avvicinandola a se. << E che scelta avevo? Non potevo mica scappare. >> rispose lei abbassando il tono e mettendosi a fissare il pavimento di legno d’acero.
<< Senti, non voglio che tu soffra. Porteremo a termine questa cosa insieme. >> un dito finì sotto il viso della ragazza, costringendola a guardarlo negli occhi, facendole vedere che faceva davvero sul serio, che non l’avrebbe abbandonata. Insomma, lo sbaglio l’aveva commesso lui, il suo unico obbiettivo era vederla sorridere.
<< Ti amo, Duncan. >>
<< Ti amo anche io Courtney. >>

Quel bacio ne succedette mille altri. E tra sorrisi e dolci parole erano passate 10 settimane da quegli attimi così felici...

I due si fronteggiavano con lo sguardo, ma gli occhi di una madre sono provocatori e riescono sempre a vincere su quelli del figlio.
<< Tu non capisci la gravità della cosa! Non l’hai ancora capita Duncan! >> Heather infieriva sul povero ragazzo, che come sempre ritirava ogni accusa cercando invano di ribattere. << Mah... >> la madre non gli diede il tempo di rispondere che subito si avventò su di lui come una pantera pronta a ghermire con gli artigli la sua preda.
<< Non dirmi “Ma!” dannazione, lo sai che cosa sta succedendo? Non puoi permetterti di andartene via a tuo piacimento quando sai che lei ha bisogno di te! >> la mora si posò una mano sulla fronte buttandosi sulla sua sedia intrecciata con rami morbidi.
<< Non sei più un ragazzino… >> continuò con un filo di voce che diede la possibilità al ragazzo di controbattere. << Senti non era qui da sola ok? C’è sempre Dawn insieme a lei! >> il moro sapeva benissimo che cosa aveva fatto. Forse non doveva scomparire senza preavviso per 3 giorni insieme a Logan.
<< Certo che c’è sempre lei! Ma non lo capisci che lei potrebbe… >> la strega non riuscì a finire il suo discorso. Non poteva neanche dirla quella fredda parola che si dovrebbe pronunciare solo una volta, perché troppo potente, troppo cruda e senza sangue. Così si alzò di scatto dalla sedia dirigendosi a passo veloce e frenetico fuori casa sbattendo la porta con forza e chiudendo le mani in due pugni.
Tutti sapevano che cosa stava succedendo e, quegli attimi di felicità erano scomparsi da tempo. Courtney stava male, sempre di più. Era stanca, affaticata, quasi triste. Ma doveva essere forte, e combattere, lottare finché ne aveva, cercare di non essere sopraffatta da tutto quel dolore lancinante.
Che cosa si può dire quando la mente va via e non riesce a pensare altro che a tutto quel rammarico, dicendo addio a tutte le speranze, a tutti i sogni. Courtney stava perdendo ogni cosa, era solo questione di tempo prima che tutto fosse svanito.
Le sue labbra imprigionavano la tristezza, le lacrime, il respiro. Tutto stava scolorendo, l’autunno era quasi finito, e il gelo invernale si stava già artigliando tutto, portava via le foglie, dipinte di quelle bellissime sfumature tutte diverse le une dalle altre. I primi colpi di vento gelido facevano spostare le tende di quella grigia camera, dove una ragazza dai bellissimi capelli castani era distesa sul letto, coperta da un manto di pensieri negativi e coperte calde e avvolgenti.
Lì, c’era Courtney in tutta la sua persona.
Il rumore scricchiolante delle assi del pavimento attirarono l’attenzione della ragazza dalla pelle caffèlatte distogliendola dai suoi cupi pensieri senza destinazione.
<< E-Ehi Court. >> il ragazzo entrò nella stanza, sedendosi sul letto di fianco all’ispanica. Era debole, la sua pelle caramellata sembrava fredda, morta…Non del suo solito e raggiante colore.
Le occhiaie incorniciavano i suoi scuri occhi, e il suo volto esprimeva tristezza.
Duncan ebbe un colpo al cuore. Stava peggiorando, e la colpa era solo sua, in fondo lo sapeva…perché il bambino che portava in grembo era suo, ergo poteva essere solo unmostro. Era già strano che avesse il ventre così pronunciato dopo appena dieci settimane.
Certo, lui era nato nel giro di quindici settimane, ma sua madre era una strega, e la gravidanza non aveva avuto effetti su di lei. Courtney, invece, sembrava soffrire ogni giorno sempre più.
<< D-Duncan. >> gemette la ragazza alla vista del moro. << Dove…dove sei stato in questi giorni? >> sputò quelle parole come veleno, mentre una smorfia di dolore si impossessò del suo viso.
<< Lo sai…dovevo andare a caccia e… il mio istinto mi ha tenuto fuori più a lungo del previsto. >> poggiò la mano sul suo viso Duncan, regalandole una tenera carezza. << Ma ora sono qui. Non ti devi più preoccupare. >>
Un piccolo sorriso si formò sulle labbra di Courtney. Nonostante la rabbia e l’ansia provate nel sapere che lui era sparito, il suo ritorno riusciva a farla solo stare meglio… Ancora non riusciva a spiegarsi come facesse il ragazzo a cavarsela ogni volta…
Un nuovoattaccoda parte del feto la fece urlare dal dolore. Un grido quasi soffocato e innaturale s’impossessò della sua voce.
L’eremita accorse subito in suo aiuto, posandole un impacco bagnato sulla fronte, per poi mettersi a tritare varie foglie di piante. Quante sfumature di nero scurivano la camera, e quel verde scuro non rilassava Dawn e la sua aurea violetta.
Si sentiva impotente Duncan. La ragazza che amava stava soffrendo, e lui non poteva far niente per aiutarla. Le diede la mano, e Courtney prontamente l’afferrò, stringendola, aspettando la fine di quella fitta.
La sua mano era gelata, nonostante la febbre alta. Sembrava come se il feto le stesse lentamente succhiando via ogni forza, rendendola debole e quasi depressa.
Doveva scaldarsi, o non avrebbe superato la notte. In questo il moro era utile. Si sdraiò al suo fianco, accogliendola in un abbraccio e stringendola delicatamente a se, donandole calore.
Teneva più di ogni altra cosa all’incolumità della sua amata. Non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo.

Vegliò su di lei tutta la notte, stringendola ad ogni suo brivido, rassicurandola ogni volta che si svegliava per colpa degli incubi, aspettando l’alba nascere, per sconfiggere la notte e regalarle un altro giorno.

Tutto era pronto, tutti erano presenti. Il fatidico momento era arrivato, forse troppo velocemente, forse troppo prematuramente. Courtney ebbe la prima contrazione. Il parto era iniziato, e non c’era più tempo per fermarlo o rimandarlo.
Duncan con il suo respiro mozzato era relegato fuori da quella stanza, incapace di vedere ciò che accadeva al suo interno. Tutto gli pareva senza colore, senza emozione. La preoccupazione lo stava devastando, ma cosa gli stava succedendo? Non conosceva quell’emozione così dolorosa, quella stretta ai polmoni, quella che non ti fa respirare e ti fa temere sempre il peggio facendoti battere il cuore senza riuscire a controllarlo. Il dolore era così reale, così vero, e faceva male, era forse peggio di quando si trasformava, apparentemente devastante.
Ma non poteva fare niente, era li, da solo, a sperare, a pregare, le cose potevano andare meglio? Si sarebbero sistemate? Si sentiva come un marinaio che durante una bufera sul mare cadeva in quelle gelide e mosse acque, lottava per non affogare, lottava per non morire da quella strana emozione.
La preoccupazione lo stava divorando come quando lui uccideva senza pietà le vittime mentre era tormentato dal suo mostro interiore.
Sentiva quelle urla doloranti divulgarsi in quell'aria torbida, le sentiva anche senza l'aiuto di quelle due estensioni soffici e pelose che erano le sue orecchie da licantropo. Non ce la faceva più a sentire le sue grida. Non poteva più stare li, sapendo che lei stava dando alla luce il loro primogenito.
Si avvicinò alla porta, appoggiò l'orecchio al legno e degli stralici di frasi scambiate dalla madre e Dawn lo raggiunsero fin troppo chiaramente. << Maledizione Dawn! Non c'è qualcosa che le impedisce di provare tutto questo dolore?! La sta uccidendo! >> ed era vero. La forza del bambino era troppa per la ragazza, non riusciva a controllarlo. Heather posò le mani incorniciando il suo volto rigato dalle lacrime cercando di regalarle un po' di conforto.
<< I-io non lo so. C-con te non ci sono stati questi problemi. >> il tono della veggente era preoccupato. Accecata da tutti i colori che c'erano in quella camera, distratta da essi non riusciva a far calmare la povera Courtney, che nel frattempo stava lottando per rimanere in vita.

Gocce di sudore miste a lacrime bagnavano il suo volto. Come poteva, un bambino fare tutto questo? Come poteva una sola vita far provocare così tanta sofferenza? No, non poteva, e non doveva. Diamine era solo un embrione! Un bambino con il suo stesso sangue, forse con la sua stessa maledizione… Una scossa attraversò la sua mente confusa e imprevedibile. Come un lampo che squarcia il cielo le notti di tempesta, come la corrente più forte dell’oceano. In quel momento Duncan capì che cosa stava succedendo.

<< Fatelo smettere! >> urlava Courtney, non ce la faceva più, ogni spinta le procurava un dolore inaudito, un tormento che non aveva fine.
Il bambino era aggressivo, possedeva una forza inaudita, si era già sviluppato in sole 10 settimane, questo poteva significare che poteva essere anche più forte del padre. Ma in quella stanza c’era solo sangue. Il materasso era in una pozza di quel liquido denso e spaventoso. I bordi della vestaglia della ragazza erano anch’essi tinti di rosso. La situazione stava degenerando, e le urla assillanti dell’ispanica angosciavano tutti, persino il vento fuori stava aumentando la sua intensità, come per aiutarla, ma invano.
<< Non ce la faccio! Non ce la faccio più! >> ripeteva come un mantra, gridando.

Non ce la faceva più nemmeno Duncan, con la testa batteva sulla porta, come se volesse entrare. Entrare e vedere come aiutare, vedere il pessimo stato della ragazza, vedere i suoi occhi gonfi e rossi di lacrime. Ma non poteva. Maledizione non poteva! E questo lo faceva ancora andare più in bestia.
Continuava a premere con la fronte sul legno, mordendosi il labbro per non piangere, digrignava i denti fino a farsi male. Non riusciva più a sentire quelle urla di straziante dolore disumano. Quale Dio poteva creare tanto male in un colpo solo? Perché si sentiva pesante e impotente?! Perché la sua mente non riusciva a formulare una frase di senso compiuto! Perché era tutto così schifosamente brutto, tanto da sembrare un fottuto incubo!

<< Sssh è tutto finito, Courtney ce l’hai fatta… >> la voce di Heather era una dolce melodia per tutti, per la prima volta.

Raggio di Luna prese il neonato in braccio, rimanendo spaventata alla vista di due grandi spirali rosse e nere che coloravano gli occhi del bambino.
Che cos’era? Questo non l’aveva predetto, nessun flash aveva illuminato la sua mente… Dawn si sentì mancare l’aria, il bambino la fissava, il suo sguardo era truce e ipnotico, le gambe cedettero alla paura che la strega annusò subito, lasciando la neomamma riposare dopo quell’apparente carneficina. Prese il neonato fra le sue braccia dopo avergli tagliato il cordone ombelicale e averlo avvolto in una specie di copertina.

L'inquietudine abbandonò il ragazzo una volta resosi conto dei cessati urli il quale a fatica si tirò in piedi entrando nella stanza, subito un acre e malsano odore lo invase da capo a piedi.
Odore di morte, troppo simile all'odore di morte.
Scosse la testa notando poi la veggente seduta su una seggiola con le mani tra i capelli e la testa piegata sulle ginocchia scossa di tanto in tanto da alcuni singhiozzi. Rimase impietrito alla vista di tutto quel sangue, la consapevolezza si fece strada attraverso la sua coscienza.
Il liquido rossastro sembrava non scorrere più, come se l’avesse esaurito tutto. Vari conati di vomito che salivano e scendevano dal canale gutturale. Poi collegò.
Il petto ricominciò a dolergli. La vista diventò offuscata e il cuore pompava in eccesso, la temperatura del suo corpo era ormai troppo calda per sopportare tutta quella rabbia, quel rammarico, quella tristezza. Un rivolo di sangue gli colorò il bordo destro del labbro chiuso in un’espressione di struggimento emotivo.
Si inginocchiò ai piedi del letto dove la sua bellissima compagna era distesa, le mani strette in dei pugni dove nascondeva la sua amarezza nel vederla li, con il candido vestito sporco di quell’ammaliante rosso schizzato come dalla punta di un pennello. Gli scostò quel ciuffo ribelle davanti agli occhi per poterla vedere meglio, e memorizzarla come la splendida ragazza di cui si era innamorato la prima volta, e non come una Courtney straziata dopo una eroica azione quasi mortale.
<< C-Courtney?" >> sibilò poi cercando di svegliarla toccandole con leggerezza i morbidi capelli.
<< Principessa?... svegliati, è tutto finito, non ti devi più preoccupare... >> le pettinò i ciuffi con le dita abbandonando piano piano ogni speranza di sentire la sua rassicurante voce sonora. Oh cosa avrebbe dato in quel momento per ascoltare anche un insulto, uno dei suoi dolci insulti.
<< D-Duncan... >> la ragazza girò la testa e sentì lo sguardo di lui le due onici si mossero sempre più, cercando di proferire quello che la voce non poteva.
<< Trova il medaglione. Proteggi nostro figlio. >> sibilò con un filo di voce l’ispanica.
<< Ti amo. >> pronunciò infine la mentre la sua fiamma si spegneva lentamente.
I due sguardi si incrociarono e sembrava che attraverso essi Duncan gridava perdono.
<< Anche io ti amo Court.. v-vedrai che andrà tutto bene, a-adesso Dawn ti prepara qualche strano infuso e.. e ti sentirai subito meglio… >> il ragazzo sapeva più che bene che cosa stava succedendo all'altra. Ma nessuno doveva patire le sorti di una vita ingiusta.
Il sangue copioso si diramava ancora nelle vene di Courtney, finché la sua carnagione si spense del tutto, diventando sempre più pallida, come trasparente.
Duncan si avvicinò al corpo della ragazza finché non avvertì il cuore della sua anima gemella giacere immobile nel petto. Con il viso rigato, chiuse gli occhi per sempre a Courtney.
Una lacrima silenziosa cadde sul collo dell’ispanica.
<< Duncan. >> il ragazzo si girò di scatto con ancora gli occhi lucidi, troppo poco tempo per cacciare giù quelle lacrime salate. La madre gli porse il fagotto che aveva fra le braccia. Il moro per poco non svenne, nel vedere gli occhi del neonato.

Rosso come il colore del sangue, iride bianco e incredibilmente dilatato su uno sfondo nero. Squarciava cadaveri e lacerava le carni con solo un artiglio. Occhi pieni di rabbia, e mascella incredibilmente storpiata in una lunghezza disumana.
La luna bianca alonata di blu risplendeva abnorme in quel cielo che pareva nero.

Ecco che cosa sarebbe diventato. Un mostro.
Duncan rimase paralizzato da quella visione. Forse anche un po’ impaurito non riusciva a distogliere le iridi da quelle del bambino, tanto spaventose quanto surreali.
Stette li, a fissarlo, non potendo fare altro finché anche il piccolo licantropo dagli occhi rossi come rubini chiuse quegli così strani onici per l’ultima volta.
Heather appoggiò una mano sulla spalla del figlio portando fuori la povera Dawn ancora tramortita lasciando Duncan da solo con i suoi demoni.

Rimaneva unicamente il presente. Ed era un presente da incubo.

Il ragazzo si alzò con lo sguardo basso pieno di sofferenza, posando suo figlio nella culla costruita apposta per lui qualche tempo prima.
Una seconda lacrima rigò il suo viso mentre le gambe perdevano sensibilità accasciandosi in ginocchio su quel pavimento d’acero.
Duncan sfociò in un grido che parlava d’inferno, d’odio, di rabbia, di tristezza, di dolore. Abbracciando il corpo dell’amata defluendo in un pianto straziante urlato e frustrato.


Angolo Autrici... anzi no: Angolo P.

AutriceP: S-sono così orgogliosa del mio meritato lavoro :’) Ma prego, voi potete anche lanciarmi i pomodori :D
Scott: Ma scusa, l’altra psicopatica?
AutriceP: Davvero vuoi saperlo?
Duncan: Si… anche perchè sennò non posso prenderti a cazzotti!
AutriceP: Oh ma andiamo! Io ho già un piano tutto mio u.u So come far andare avanti la baracca.. IO!
Scott: Ah si? E perché qui io non ci sono?!
AutriceP: Perché questo capitolo era concentrato sulla morte di Courtney e il bambino occhi rossi inquietanti…
Duncan: Spero che rimedierai a questo tuo errore!
Scott: Fantastico… le cose si complicano… ma non mi hai ancora detto perché non c’è l’altra incapace…
AutriceP: Beh, si da il caso che lei abbia scritto solo da “-E-Ehi Court-“ a “Non lavrebbe lasciata andare.” Il resto l’ho scritto io… lei ha: giocato con il DAS (della serie bambini di 8 anni) pettinato i pony giocattolo, colorato il DAS e mangiato i cereali…
Duncan: Ragazza ne hai di voglia... (comunque io ci sono rimasto male... non doveva ammazzarmi Court)
Scott: Uh, aspetta, faccio io i saluti :D ... RECENSITE E FATECI SAPERE I VOSTRI PARERI!
Duncan: Tkz... leccaculo...

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Just a Shapeshifter